[39363] IIª-IIae q. 14 a. 1 co. Respondeo dicendum quod de peccato seu blasphemia in spiritum sanctum tripliciter aliqui loquuntur. Antiqui enim doctores, scilicet Athanasius, Hilarius, Ambrosius, Hieronymus et Chrysostomus dicunt esse peccatum in spiritum sanctum quando, ad litteram, aliquid blasphemum dicitur contra spiritum sanctum, sive spiritus sanctus accipiatur secundum quod est nomen essentiale conveniens toti Trinitati, cuius quaelibet persona et spiritus est et sanctus; sive prout est nomen personale unius in Trinitate personae. Et secundum hoc distinguitur, Matth. XII blasphemia in spiritum sanctum contra blasphemiam in filium hominis. Christus enim operabatur quaedam humanitus, comedendo, bibendo et alia huiusmodi faciendo; et quaedam divinitus, scilicet Daemones eiiciendo, mortuos suscitando, et cetera huiusmodi; quae quidem agebat et per virtutem propriae divinitatis, et per operationem spiritus sancti, quo secundum humanitatem erat repletus. Iudaei autem primo quidem dixerant blasphemiam in filium hominis, cum dicebant eum voracem, potatorem vini et publicanorum amatorem, ut habetur Matth. XI. Postmodum autem blasphemaverunt in spiritum sanctum, dum opera quae ipse operabatur virtute propriae divinitatis et per operationem spiritus sancti, attribuebant principi Daemoniorum. Et propter hoc dicuntur in spiritum sanctum blasphemasse. Augustinus autem, in libro de Verb. Dom., blasphemiam vel peccatum in spiritum sanctum dicit esse finalem impoenitentiam, quando scilicet aliquis perseverat in peccato mortali usque ad mortem. Quod quidem non solum verbo oris fit, sed etiam verbo cordis et operis, non uno sed multis. Hoc autem verbum, sic acceptum, dicitur esse contra spiritum sanctum, quia est contra remissionem peccatorum, quae fit per spiritum sanctum, qui est caritas patris et filii. Nec hoc dominus dixit Iudaeis quasi ipsi peccarent in spiritum sanctum, nondum enim erant finaliter impoenitentes. Sed admonuit eos ne, taliter loquentes, ad hoc pervenirent quod in spiritum sanctum peccarent. Et sic intelligendum est quod dicitur Marc. III, ubi, postquam dixerat, qui blasphemaverit in spiritum sanctum etc., subiungit Evangelista quoniam dicebant, spiritum immundum habet. Alii vero aliter accipiunt, dicentes peccatum vel blasphemiam in spiritum sanctum esse quando aliquis peccat contra appropriatum bonum spiritus sancti, cui appropriatur bonitas, sicut patri appropriatur potentia et filio sapientia. Unde peccatum in patrem dicunt esse quando peccatur ex infirmitate; peccatum autem in filium, quando peccatur ex ignorantia; peccatum autem in spiritum sanctum, quando peccatur ex certa malitia, idest ex ipsa electione mali, ut supra expositum est. Quod quidem contingit dupliciter. Uno modo, ex inclinatione habitus vitiosi, qui malitia dicitur, et sic non est idem peccare ex malitia quod peccare in spiritum sanctum. Alio modo contingit ex eo quod per contemptum abiicitur et removetur id quod electionem peccati poterat impedire, sicut spes per desperationem, et timor per praesumptionem, et quaedam alia huiusmodi, ut infra dicetur. Haec autem omnia quae peccati electionem impediunt, sunt effectus spiritus sancti in nobis. Et ideo sic ex malitia peccare est peccare in spiritum sanctum.
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[39363] IIª-IIae q. 14 a. 1 co.
RISPONDO: Del peccato, o bestemmia, contro lo Spirito Santo si possono dare tre spiegazioni. Infatti gli antichi Santi dottori, cioè Atanasio, Ilario, Ambrogio, Girolamo e il Crisostomo, dicono che si ha il peccato contro lo Spirito Santo, quando letteralmente si pronunzia una bestemmia contro lo Spirito Santo: sia che Spirito Santo si prenda come nome essenziale che conviene a tutta la Trinità, di cui ciascuna persona è spirito ed è santa; sia che si prenda come nome personale di una persona divina. E in base a questo la bestemmia contro lo Spirito Santo viene distinta da quella contro il Figlio dell'uomo. Infatti Cristo certe operazioni le compiva con la sua umanità, mangiando, bevendo, e facendo molteplici cose del genere; e altre le compiva con la sua divinità, cioè scacciando i demoni, risuscitando i morti, e così via; operazioni queste che egli compiva in virtù della sua divinità, e per opera dello Spirito Santo, del quale era ripiena la sua umanità. Ora, i Giudei prima avevano bestemmiato contro il Figlio dell'uomo, dicendo che era "un mangione, un beone, e un amico dei pubblicani". E dopo bestemmiarono contro lo Spirito Santo, attribuendo al principe dei demoni i prodigi che egli compiva con la virtù della propria divinità, e per opera dello Spirito Santo. Per questo si dice che bestemmiavano contro lo Spirito Santo.
Invece S. Agostino scrive che la bestemmia, o peccato contro lo Spirito Santo, è l'impenitenza finale, cioè l'ostinazione nel peccato mortale fino alla morte. E questa si compie non solo con le parole della bocca, ma anche con quelle del cuore, e delle opere, e non con un atto solo, ma con molti. E tale bestemmia, presa in codesto senso si dice che è contro lo Spirito Santo, perché è contro la remissione dei peccati, che viene compiuta dallo Spirito Santo, il quale è la carità del Padre e del Figlio. E il Signore disse quelle parole ai Giudei, non perché essi avevano peccato contro lo Spirito Santo: poiché non avevano ancora consumato l'impenitenza finale. Ma per ammonirli, affinché parlando in quel modo non arrivassero a peccare contro lo Spirito Santo. Così si spiegano le parole di S. Marco dopo quella espressione, "Chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, ecc.": "Poiché dicevano che egli è posseduto da uno spirito immondo".
Altri poi spiegano diversamente, dicendo che il peccato, o bestemmia contro lo Spirito Santo si ha quando uno pecca contro la bontà che è il bene appropriato allo Spirito Santo, come la potenza è appropriata al Padre, e la sapienza al Figlio. Perciò essi dicono che si ha il peccato contro il Padre quando si pecca per fragilità; si ha il peccato contro il Figlio quando si pecca per ignoranza; e si ha il peccato contro lo Spirito Santo quando si pecca per malizia, volendo il male per se stesso, secondo le spiegazioni da noi date in precedenza. E questo può avvenire in due modi. Primo, per l'inclinazione degli abiti viziosi, che è denominata malizia: e peccare per malizia in questo senso non è lo stesso che peccare contro lo Spirito Santo. Secondo, per il disprezzo col quale si abbandona e si esclude quanto poteva impedire la decisione di peccare: la speranza, cioè, che viene esclusa dalla disperazione; il timore, escluso dalla presunzione, e così via, come vedremo in seguito. Ora, tutte queste cose che impediscono la decisione di peccare, sono prodotte in noi dallo Spirito Santo. Perciò peccare per malizia in questo modo è peccare contro lo Spirito Santo.
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