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Se il litigio sia un peccato più grave dell'adulazione
Secunda pars secundae partis
Quaestio 116
Articulus 2
[43795] IIª-IIae q. 116 a. 2 arg. 1 Ad secundum sic proceditur. Videtur quod litigium sit minus peccatum quam contrarium vitium, scilicet placiditatis vel adulationis. Quanto enim aliquod peccatum plus nocet, tanto peius esse videtur. Sed adulatio plus nocet quam litigium, dicitur enim Isaiae III, popule meus, qui beatum te dicunt, ipsi te decipiunt, et viam gressuum tuorum dissipant. Ergo adulatio est gravius peccatum quam litigium.
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Seconda parte della seconda parte
Questione 116
Articolo 2
[43795] IIª-IIae q. 116 a. 2 arg. 1
SEMBRA che il litigio sia un peccato meno grave del suo contrario, cioè dell'adulazione, o piaggeria. Infatti:
1. Un peccato tanto è più grave quanto più nuoce. Ma l'adulazione nuoce più del litigio; così infatti si legge in Isaia: "O popolo mio, coloro che ti dicono beato sono quelli che ti ingannano e cancellano la via tracciata ai tuoi passi". Dunque l'adulazione è un peccato più grave del litigio.
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[43796] IIª-IIae q. 116 a. 2 arg. 2 Praeterea, in adulatione videtur esse quaedam dolositas, quia aliud adulator dicit ore, aliud habet in corde. Litigiosus autem caret dolo, quia manifeste contradicit. Ille autem qui cum dolo peccat, turpior est, ut philosophus dicit, in VII Ethic. Ergo gravius peccatum est adulatio quam litigium.
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[43796] IIª-IIae q. 116 a. 2 arg. 2
2. Nell'adulazione c'è dell'inganno: perché l'adulatore con la bocca dice una cosa, e ne pensa un'altra nel suo cuore. Invece il litigioso è senza inganni; perché contraddice apertamente. Ora, peccare con inganno è più vergognoso, come il Filosofo osserva. Perciò l'adulazione è un peccato più grave del litigio.
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[43797] IIª-IIae q. 116 a. 2 arg. 3 Praeterea, verecundia est timor de turpi, ut patet per philosophum, in IV Ethic. Sed magis verecundatur homo esse adulator quam litigiosus. Ergo litigium est minus peccatum quam adulatio.
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[43797] IIª-IIae q. 116 a. 2 arg. 3
3. La vergogna è il timore di qualche cosa di turpe, come insegna il Filosofo. Ma l'uomo si vergogna di più di essere adulatore che di essere litigioso. Dunque il litigio è un peccato meno grave dell'adulazione.
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[43798] IIª-IIae q. 116 a. 2 s. c. Sed contra est quod tanto aliquod peccatum videtur esse gravius quanto spirituali statui magis repugnat. Sed litigium magis repugnare videtur spirituali, dicitur enim I ad Tim. III, quod oportet episcopum non litigiosum esse; et II ad Tim. II, servum domini non oportet litigare. Ergo litigium videtur esse gravius peccatum.
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[43798] IIª-IIae q. 116 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: Un peccato sembra essere tanto più grave quanto più ripugna all'uomo spirituale. Ora, il litigio appare più ripugnante per l'uomo spirituale; S. Paolo infatti scrive a Timoteo, che "il vescovo non deve essere litigioso"; e ancora: "Un servo del Signore non deve litigare". Dunque il litigio è un peccato più grave.
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[43799] IIª-IIae q. 116 a. 2 co. Respondeo dicendum quod de utroque istorum peccatorum loqui possumus dupliciter. Uno modo, considerando speciem utriusque peccati. Et secundum hoc, tanto aliquod vitium est gravius quanto magis repugnat oppositae virtuti. Virtus autem amicitiae principalius tendit ad delectandum quam ad contristandum. Et ideo litigiosus, qui superabundat in contristando, gravius peccat quam placidus vel adulator, qui superabundat in delectando. Alio modo possunt considerari secundum aliqua exteriora motiva. Et secundum hoc, quandoque adulatio est gravior, puta quando intendit per deceptionem indebite honorem vel lucrum acquirere. Quandoque vero litigium est gravius, puta quando homo intendit vel veritatem impugnare, vel dicentem in contemptum adducere.
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[43799] IIª-IIae q. 116 a. 2 co.
RISPONDO: Questi due peccati li possiamo considerare sotto due aspetti. Primo, facendo attenzione alla specie dell'uno e dell'altro. E sotto quest'aspetto un vizio tanto è più grave quanto più è incompatibile con la virtù opposta. Ora, la virtù dell'amabilità tende più a compiacere che a rattristare. Perciò il litigioso, che eccede nel rattristare, pecca più gravemente dell'adulatore che esagera nel compiacere.
Secondo, li possiamo considerare in base ai motivi esterni. E da questo lato talora è peccato più grave l'adulazione: p. es., quando uno con l'inganno cerca di acquistare onore o denaro. Talora invece è più grave il litigio: p. es., quando uno mira a impugnare la verità, o a gettare il discredito sull'interlocutore.
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[43800] IIª-IIae q. 116 a. 2 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod sicut adulator potest nocere occulte decipiendo, ita litigiosus potest interdum nocere manifeste impugnando. Gravius autem est, ceteris paribus, manifeste alicui nocere, quasi per violentiam, quam occulte, unde rapina est gravius peccatum quam furtum, ut supra dictum est.
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[43800] IIª-IIae q. 116 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Come l'adulatore può nuocere con un inganno nascosto, così il litigioso può nuocere in certi casi affrontando apertamente. Ma a parità di condizioni, è più grave nuocere apertamente, quasi di prepotenza, che nascostamente: infatti la rapina è un peccato più grave del furto, come sopra abbiamo visto.
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[43801] IIª-IIae q. 116 a. 2 ad 2 Ad secundum dicendum quod non semper in actibus humanis illud est gravius quod est turpius. Decor enim hominis est ex ratione, et ideo turpiora sunt peccata carnalia, quibus caro dominatur rationi, quamvis peccata spiritualia sint graviora, quia procedunt ex maiori contemptu. Et similiter peccata quae fiunt ex dolo sunt turpiora, inquantum videntur ex quadam infirmitate procedere, et ex quadam falsitate rationis, cum tamen peccata manifesta quandoque sint ex maiori contemptu. Et ideo adulatio, quasi cum dolo existens videtur esse turpior, sed litigium, quasi ex maiori contemptu procedens, videtur esse gravius.
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[43801] IIª-IIae q. 116 a. 2 ad 2
2. Tra gli atti umani non sempre è più grave quello più turpe. Infatti l'onore dell'uomo sta nella ragione, e quindi i peccati più turpi son quelli carnali, in cui la carne domina sulla ragione: sebbene i peccati spirituali siano più gravi, perché derivano da un maggiore disprezzo. Parimenti i peccati commessi con l'inganno sono più turpi, perché sembrano derivare da una certa debolezza, e da una falsità della ragione: ma i peccati fatti senza ritegno spesso derivano da maggiore disprezzo. Perciò l'adulazione, in quanto si attua con l'inganno, è più turpe; ma il litigio è più grave, perché deriva da un disprezzo più grande.
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[43802] IIª-IIae q. 116 a. 2 ad 3 Ad tertium dicendum quod, sicut dictum est, verecundia respicit turpitudinem peccati. Unde non semper magis verecundatur homo de graviori peccato, sed de magis turpi peccato. Et inde est quod magis verecundatur homo de adulatione quam de litigio, quamvis litigium sit gravius.
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[43802] IIª-IIae q. 116 a. 2 ad 3
3. La vergogna, come abbiamo già visto, ha per oggetto la turpitudine del peccato. Perciò non sempre l'uomo si vergogna di più del peccato più grave, ma del peccato più turpe. Ecco perché ci si vergogna di più dell'adulazione che del litigio, sebbene il litigio sia un peccato più grave.
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