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Se l'osservanza o rispetto sia una virtù specificamente distinta dalle altre
Secunda pars secundae partis
Quaestio 102
Articulus 1
[43354] IIª-IIae q. 102 a. 1 arg. 1 Ad primum sic proceditur. Videtur quod observantia non sit specialis virtus ab aliis distincta. Virtutes enim distinguuntur secundum obiecta. Sed obiectum observantiae non distinguitur ab obiecto pietatis. Dicit enim Tullius, in sua rhetorica, quod observantia est per quam homines aliqua dignitate antecedentes quodam cultu et honore dignantur. Sed cultum et honorem etiam pietas exhibet parentibus, qui dignitate antecedunt. Ergo observantia non est virtus distincta a pietate.
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Seconda parte della seconda parte
Questione 102
Articolo 1
[43354] IIª-IIae q. 102 a. 1 arg. 1
SEMBRA che l'osservanza o rispetto non sia una virtù specificamente distinta dalle altre. Infatti:
1. Le virtù si distinguono in base al loro oggetto. Ma l'oggetto dell'osservanza non è distinto dall'oggetto della pietà. Infatti Cicerone nella Retorica afferma, che "il rispetto consiste nell'ossequio e nella deferenza che si usano verso uomini superiori in dignità". Ma anche la pietà non fa che offrire ossequio e deferenza verso i genitori, che sono superiori in dignità. Quindi l'osservanza, o rispetto, non è una virtù distinta dalla pietà.
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[43355] IIª-IIae q. 102 a. 1 arg. 2 Praeterea, sicut hominibus in dignitate constitutis debetur honor et cultus, ita etiam eis qui excellunt in scientia et virtute. Sed non est aliqua specialis virtus per quam honorem et cultum exibeamus hominibus qui scientiae vel virtutis excellentiam habent. Ergo etiam observantia, per quam cultum et honorem exhibemus his qui nos in dignitate antecedunt, non est specialis virtus ab aliis distincta.
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[43355] IIª-IIae q. 102 a. 1 arg. 2
2. Come si deve prestare onore e usare deferenza verso gli uomini costituiti in dignità, così si devono tali cose verso coloro che eccellono nella scienza e nella virtù. Ora, non esiste una speciale virtù fatta per rendere onore e deferenza alle persone virtuose e sapienti. Dunque neppure è una virtù specificamente distinta quella che ci porta a prestare deferenza e onore alle persone che ci sono superiori in dignità.
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[43356] IIª-IIae q. 102 a. 1 arg. 3 Praeterea, hominibus in dignitate constitutis multa debentur ad quae solvenda lex cogit, secundum illud Rom. XIII, reddite omnibus debita, cui tributum, tributum, et cetera. Ea vero ad quae per legem compellimur, pertinent ad iustitiam legalem, seu etiam ad iustitiam specialem. Ergo observantia non est per se specialis virtus ab aliis distincta.
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[43356] IIª-IIae q. 102 a. 1 arg. 3
3. Agli uomini costituiti in autorità si devono molte cose che siamo tenuti a rendere per legge; e vi accenna S. Paolo in quel testo: "Rendete a tutti ciò che è dovuto: a chi il tributo il tributo, ecc.". Ma le cose cui siamo tenuti per legge appartengono alla giustizia legale, oppure alla virtù specifica della giustizia. Perciò l'osservanza non è per se stessa una virtù specificamente distinta dalle altre.
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[43357] IIª-IIae q. 102 a. 1 s. c. Sed contra est quod Tullius condividit observantiam aliis iustitiae partibus, quae sunt speciales virtutes.
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[43357] IIª-IIae q. 102 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Cicerone enumera l'osservanza, o rispetto, tra le altre parti della giustizia che sono virtù speciali.
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[43358] IIª-IIae q. 102 a. 1 co. Respondeo dicendum quod, sicut ex dictis patet, necesse est ut eo modo per quendam ordinatum descensum distinguantur virtutes, sicut et excellentia personarum quibus est aliquid reddendum. Sicut autem carnalis pater particulariter participat rationem principii, quae universaliter invenitur in Deo; ita etiam persona quae quantum ad aliquid providentiam circa nos gerit, particulariter participat proprietatem patris, quia pater est principium et generationis et educationis et disciplinae, et omnium quae ad perfectionem humanae vitae pertinent. Persona autem in dignitate constituta est sicut principium gubernationis respectu aliquarum rerum, sicut princeps civitatis in rebus civilibus, dux autem exercitus in rebus bellicis, magister autem in disciplinis, et simile est in aliis. Et inde est quod omnes tales personae patres appellantur, propter similitudinem curae, sicut IV Reg. V, servi Naaman dixerunt ad eum, pater, etsi rem grandem dixisset tibi propheta, et cetera. Et ideo sicut sub religione, per quam cultus tribuitur Deo, quodam ordine invenitur pietas, per quam coluntur parentes; ita sub pietate invenitur observantia, per quam cultus et honor exhibetur personis in dignitate constitutis.
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[43358] IIª-IIae q. 102 a. 1 co.
RISPONDO: Come abbiamo già notato, le virtù vanno distinte seguendo i medesimi gradi di dignità delle varie persone verso le quali dobbiamo qualche cosa. Ora, come il padre nostro carnale partecipa la natura di principio, che nella sua universalità è in Dio, così anche le persone che hanno un compito direttivo su di noi sono partecipi in qualche modo della paternità. Poiché il padre è principio, o causa, della generazione, dell'educazione, della formazione intellettuale, e di quanto appartiene al perfetto sviluppo della vita umana; ma la persona costituita in autorità è quasi principio del nostro vivere per certe determinate cose: così il capo dello stato è principio negli affari civili; il capo dell'esercito nelle cose di guerra, l'insegnante in quelle di scuola, e così via. Ecco perché tutte queste persone vengono denominate padri, data la somiglianza dei compiti. In tal senso si espressero i servi di Naaman, come riferisce la Scrittura: "Padre, se il profeta ti avesse ordinato di fare una cosa difficile, ecc.". Perciò come al di sotto della religione, che ha il compito di tributare un culto a Dio, troviamo immediatamente la pietà, che ci fa ossequienti ai genitori; così al di sotto della pietà troviamo l'osservanza, con la quale tributiamo ossequio e rispetto alle autorità.
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[43359] IIª-IIae q. 102 a. 1 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod sicut supra dictum est quod religio per quandam supereminentiam pietas dicitur, et tamen pietas proprie dicta a religione distinguitur; ita etiam pietas per quandam excellentiam potest dici observantia, et tamen observantia proprie dicta a pietate distinguitur.
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[43359] IIª-IIae q. 102 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La religione, come abbiamo già detto, è una pietà di ordine superiore, però la pietà propriamente detta è distinta dalla religione. Parimenti, la pietà può anche presentarsi come un'osservanza di ordine superiore, e tuttavia l'osservanza in senso stretto è distinta dalla pietà.
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[43360] IIª-IIae q. 102 a. 1 ad 2 Ad secundum dicendum quod aliquis ex hoc quod est in dignitate constitutus, non solum quandam status excellentiam habet, sed etiam quandam potestatem gubernandi subditos. Unde competit sibi ratio principii, prout est aliorum gubernator. Ex hoc autem quod aliquis habet perfectionem scientiae vel virtutis, non sortitur rationem principii quantum ad alios, sed solum quandam excellentiam in seipso. Et ideo specialiter quaedam virtus determinatur ad exhibendum honorem et cultum his qui sunt in dignitate constituti. Verum quia per scientiam et virtutem, et omnia alia huiusmodi, aliquis idoneus redditur ad dignitatis statum, reverentia quae propter quamcumque excellentiam aliquibus exhibetur, ad eandem virtutem pertinet.
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[43360] IIª-IIae q. 102 a. 1 ad 2
2. Per il fatto che uno è costituito in autorità, non solo ha una superiorità sugli altri, ma ha pure il potere di governare i suoi sudditi. Perciò egli allora riveste natura di principio, quale guida di altri. Invece per il fatto che uno eccelle nella scienza o nella virtù non riveste natura di principio rispetto agli altri, ma ha solo un valore in se medesimo. Ecco perché c'è una virtù speciale che ha il compito di prestare onore e ossequio alle autorità costituite. - Siccome però la scienza, la virtù e altre simili perfezioni rendono una persona capace di autorità, il rispetto che si ha verso chiunque per la sua eccellenza si riduce a questa medesima virtù.
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[43361] IIª-IIae q. 102 a. 1 ad 3 Ad tertium dicendum quod ad iustitiam specialem proprie sumptam pertinet reddere aequale ei cui aliquid debetur. Quod quidem non potest fieri ad virtuosos, et ad eos qui bene statu dignitatis utuntur, sicut nec ad Deum, nec ad parentes. Et ideo ad quandam virtutem adiunctam hoc pertinet, non autem ad iustitiam specialem, quae est principalis virtus. Iustitia vero legalis se extendit ad actus omnium virtutum, ut supra dictum est.
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[43361] IIª-IIae q. 102 a. 1 ad 3
3. La giustizia come virtù specifica ha il compito di rendere con perfetta uguaglianza quanto a ciascuno è dovuto. Ma questa uguaglianza non si può raggiungere verso le persone virtuose, e verso quelli che esercitano bene la loro autorità: così come non si può fare né verso Dio, né verso i genitori. Ecco perché tale compito spetta a una virtù annessa; non già alla virtù specifica della giustizia, che è una virtù cardinale. - La giustizia legale poi abbraccia, come abbiamo detto sopra, gli atti di tutte le virtù.
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