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Se il battesimo debba eliminare le penalità della vita presente
Tertia pars
Quaestio 69
Articulus 3
[50170] IIIª q. 69 a. 3 arg. 1 Ad tertium sic proceditur. Videtur quod per Baptismum debeant auferri poenalitates praesentis vitae. Ut enim apostolus dicit, Rom. V, donum Christi potentius est quam peccatum Adae. Sed per peccatum Adae, ut ibidem apostolus dicit, mors in hunc mundum intravit, et per consequens omnes aliae poenalitates praesentis vitae. Ergo multo magis per donum Christi, quod in Baptismo percipitur, homo a poenalitatibus praesentis vitae debet liberari.
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Terza parte
Questione 69
Articolo 3
[50170] IIIª q. 69 a. 3 arg. 1
SEMBRA che il battesimo non debba eliminare le penalità della vita presente. Infatti:
1. Il dono di Cristo, come insegna S. Paolo, è superiore al peccato di Adamo. Ma col peccato di Adamo "entrò la morte nel mondo", come osserva lo stesso Apostolo, e al suo seguito tutte le altre penalità della vita presente. Dunque a fortiori per il dono di Cristo che si riceve nel battesimo, l'uomo dev'esser liberato dalle sofferenze di questa vita.
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[50171] IIIª q. 69 a. 3 arg. 2 Praeterea, Baptismus aufert et culpam originalem et actualem, sicut supra dictum est. Sic autem aufert actualem culpam quod liberat ab omni reatu poenae consequentis actualem culpam. Ergo etiam liberat a poenalitatibus praesentis vitae, quae sunt poena originalis peccati.
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[50171] IIIª q. 69 a. 3 arg. 2
2. Il battesimo toglie sia la colpa originale, sia la colpa attuale, come si è detto sopra. Anzi esso cancella la colpa attuale, in modo da liberare da ogni debito di pena annesso alla colpa attuale. Dunque libera anche dalle sofferenze della vita presente, che sono pena del peccato originale.
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[50172] IIIª q. 69 a. 3 arg. 3 Praeterea, remota causa, removetur effectus. Sed causa harum poenalitatum est peccatum originale, quod tollitur per Baptismum. Ergo non debent huiusmodi poenalitates remanere.
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[50172] IIIª q. 69 a. 3 arg. 3
3. Tolta la causa, si toglie anche l'effetto. Ma la causa delle attuali penalità è il peccato originale che viene eliminato dal battesimo. Perciò queste penalità non devono rimanere.
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[50173] IIIª q. 69 a. 3 s. c. Sed contra est quod, super illud Rom. VI, destruatur corpus peccati, dicit Glossa, per Baptismum id agitur ut vetus homo crucifigatur et corpus peccati destruatur, non ita ut in ipsa vivente carne concupiscentia respersa et innata repente absumatur et non sit, sed ne obsit mortuo quae inerat nato. Ergo pari ratione nec aliae poenalitates per Baptismum tolluntur.
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[50173] IIIª q. 69 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: A commento di quel testo paolino, "È distrutto il corpo del peccato", la Glossa afferma: "Per il battesimo avviene che l'uomo vecchio sia crocifisso e il corpo del peccato distrutto; non perché nella vita mortale la concupiscenza, dilagata e innata in lui, resti improvvisamente assorbita e sparisca, ma perché non gli può nuocere dopo la morte, pur avendola portata in sé fin dalla sua nascita". Per la stessa ragione dunque non vengono tolte nel battesimo nemmeno le altre penalità.
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[50174] IIIª q. 69 a. 3 co. Respondeo dicendum quod Baptismus habet virtutem auferendi poenalitates praesentis vitae, non tamen eas aufert in praesenti vita, sed eius virtute auferentur a iustis in resurrectione, quando mortale hoc induet immortalitatem, ut dicitur I Cor. XV. Et hoc rationabiliter. Primo quidem, quia per Baptismum homo incorporatur Christo et efficitur membrum eius, ut supra dictum est. Et ideo conveniens est ut id agatur in membro incorporato quod est actum in capite. Christus autem a principio suae conceptionis fuit plenus gratia et veritate, habuit tamen corpus passibile, quod per passionem et mortem est ad vitam gloriosam resuscitatum. Unde et Christianus in Baptismo gratiam consequitur quantum ad animam, habet tamen corpus passibile, in quo pro Christo possit pati; sed tandem resuscitabitur ad impassibilem vitam. Unde apostolus dicit, Rom. VIII, qui suscitavit Iesum Christum a mortuis, vivificabit et mortalia corpora nostra, propter inhabitantem spiritum eius in nobis. Et infra eodem, heredes quidem Dei, coheredes autem Christi, si tamen compatimur, ut et simul glorificemur. Secundo, hoc est conveniens propter spirituale exercitium, ut videlicet contra concupiscentiam et alias passibilitates pugnans homo victoriae coronam acciperet. Unde super illud Rom. VI, ut destruatur corpus peccati, dicit Glossa, si post Baptismum vixerit homo in carne, habet concupiscentiam cum qua pugnet, eamque, adiuvante Deo, superet. In cuius figura dicitur Iudic. III, hae sunt gentes quas dominus dereliquit ut erudiret in eis Israelem, et postea discerent filii eorum certare cum hostibus, et habere consuetudinem praeliandi. Tertio, hoc fuit conveniens ne homines ad Baptismum accederent propter impassibilitatem praesentis vitae, et non propter gloriam vitae aeternae. Unde et apostolus dicit, I Cor. XV, si in hac vita tantum sperantes sumus in Christo, miserabiliores sumus omnibus hominibus.
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[50174] IIIª q. 69 a. 3 co.
RISPONDO: Il battesimo ha la virtù di togliere le penalità della vita presente: tuttavia invece di toglierle nella vita presente, in forza di esso saranno tolte ai santi il giorno della resurrezione, quando, a detta dell'Apostolo "questo corpo corruttibile si rivestirà d'incorruttibilità". Ed è giusto che sia così. Primo, perché col battesimo l'uomo viene incorporato a Cristo e diventa suo membro, come si è detto sopra. E quindi è conveniente che nelle membra incorporate si compia quello che si è compiuto nel capo. Ora, Cristo fin dal principio del suo concepimento fu pieno di grazia e di verità, ebbe però un corpo passibile, che attraverso la passione e la morte fu risuscitato alla vita gloriosa. Allo stesso modo il cristiano riceve nel battesimo la grazia per la sua anima, ma conserva un corpo passibile con il quale possa soffrire per Cristo; questo però in seguito sarà risuscitato a una vita impassibile. Ecco perché l'Apostolo scriveva ai Romani: "Colui che risuscita Gesù Cristo dai morti, farà rivivere anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che risiede in voi". E poco dopo aggiungeva: "Eredi di Dio, coeredi di Cristo, se tuttavia soffriamo con lui per essere con lui anche glorificati".
Secondo, ciò è conveniente a scopo di spirituale esercizio, cioè affinché l'uomo combattendo contro la concupiscenza e le altre penalità, ottenga la corona della vittoria. In proposito la Glossa, a commento di quel passo paolino, "perché sia distrutto il corpo del peccato", scrive: "Se dopo il battesimo l'uomo continua a vivere in questa terra, ha da combattere e da vincere con l'aiuto di Dio la sua concupiscenza". Tale combattimento fu così prefigurato nel libro dei Giudici: "Sono queste le nazioni che il Signore lasciò sopravvivere per porre a prova con esse Israele, affinché gli Ebrei imparassero a combattere con i loro nemici e si abituassero alla guerra".
Terzo, ciò era conveniente perché gli uomini non andassero al battesimo per l'immunità dal dolore nella vita presente, invece che per la gloria della vita eterna. Di qui le parole dell'Apostolo: "Se solo per questa vita noi abbiamo riposto in Cristo le nostre speranze, noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini".
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[50175] IIIª q. 69 a. 3 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod, sicut Glossa dicit, Rom. VI, super illud, ut ultra non serviamus peccato, sicut aliquis capiens hostem atrocissimum non statim interficit eum, sed patitur eum cum dedecore et dolore aliquantulum vivere; ita et Christus prius poenam alligavit, in futuro autem perimet.
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[50175] IIIª q. 69 a. 3 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Così commenta la Glossa le parole di S. Paolo, "Non siamo più schiavi del peccato": "Come chi fa prigioniero un suo nemico ferocissimo, non lo uccide subito, ma lo lascia vivere un po' di tempo nella vergogna e nel dolore; così Cristo ha messo prima i ceppi alle nostre penalità, per poi distruggerle".
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[50176] IIIª q. 69 a. 3 ad 2 Ad secundum dicendum quod, sicut ibidem dicit Glossa, duplex est poena peccati, gehennalis et temporalis. Gehennalem prorsus delevit Christus, ut eam non sentiant baptizati et vere poenitentes. Temporalem vero nondum penitus tulit, manet enim fames sitis et mors. Sed regnum et dominium eius deiecit, ut scilicet haec homo non timeat, et tandem in novissimo eam penitus exterminabit.
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[50176] IIIª q. 69 a. 3 ad 2
2. Come spiega la Glossa nel luogo sopracitato, "duplice è la pena dei peccati: infernale e temporale. La pena infernale il Cristo l'ha distrutta in modo che i battezzati e i veri penitenti non la soffrono affatto. La pena temporale invece non l'ha eliminata del tutto: rimangono infatti la fame, la sete e la morte. Ma ne ha abbattuto il regno e il dominio", cosicché l'uomo non ne abbia paura: "da ultimo poi la sterminerà del tutto".
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[50177] IIIª q. 69 a. 3 ad 3 Ad tertium dicendum quod, sicut in secunda parte dictum est, peccatum originale hoc modo processit quod primo persona infecit naturam, postmodum vero natura infecit personam. Christus vero converso ordine prius reparat id quod personae est, postmodum simul in omnibus reparabit id quod naturae est. Et ideo culpam originalis peccati, et etiam poenam carentiae visionis divinae, quae respiciunt personam, statim per Baptismum tollit ab homine. Sed poenalitates praesentis vitae, sicut mors, fames, sitis et alia huiusmodi, respiciunt naturam, ex cuius principiis causantur, prout est destituta originali iustitia. Et ideo isti defectus non tollentur nisi in ultima reparatione naturae per resurrectionem gloriosam.
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[50177] IIIª q. 69 a. 3 ad 3
3. Come abbiamo visto nella Seconda Parte, il peccato originale ha seguito questo decorso: prima la persona contagiò la natura, in seguito la natura contagiò la persona. Cristo invece, invertendo l'ordine, ripara prima quello che è della persona e in seguito riparerà in tutti simultaneamente quello che è della natura. La colpa quindi del peccato originale e la pena della privazione della visione divina, che riguardano la persona, le elimina subito dall'uomo per mezzo del battesimo. Le penalità invece della vita presente, come la morte, la fame, la sete e altri mali consimili, riguardano la natura che le causa in forza dei suoi principi, essendo priva della giustizia originale. Perciò questi difetti non saranno eliminati, se non nella restaurazione finale della natura mediante la risurrezione gloriosa.
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