[48032] IIIª q. 27 a. 3 co. Respondeo dicendum quod circa hoc sunt diversae opiniones. Quidam enim dixerunt quod in ipsa sanctificatione beatae virginis, qua fuit sanctificata in utero, totaliter fuit ei fomes subtractus. Quidam vero dicunt quod remansit fomes quantum ad hoc quod facit difficultatem ad bonum, sublatus tamen fuit quantum ad hoc quod facit pronitatem ad malum. Alii vero dicunt quod sublatus fuit fomes inquantum pertinet ad corruptionem personae, prout impellit ad malum et difficultatem facit ad bonum, remansit tamen inquantum pertinet ad corruptionem naturae, prout scilicet est causa traducendi originale peccatum in prolem. Alii vero dicunt quod in prima sanctificatione remansit fomes secundum essentiam, sed ligatus fuit, in ipsa autem conceptione filii Dei fuit totaliter sublatus. Ad horum autem intellectum, oportet considerare quod fomes nihil aliud est quam inordinata concupiscentia sensibilis appetitus, habitualis tamen, quia actualis concupiscentia est motus peccati. Dicitur autem concupiscentia sensualitatis esse inordinata, inquantum repugnat rationi, quod quidem fit inquantum inclinat ad malum, vel difficultatem facit ad bonum. Et ideo ad ipsam rationem fomitis pertinet quod inclinet ad malum, vel difficultatem facit in bono. Unde ponere quod remanserit fomes in beata virgine non inclinans ad malum, est ponere duo opposita. Similiter etiam videtur oppositionem implicare quod remanserit fomes inquantum pertinet ad corruptionem naturae, non autem inquantum pertinet ad corruptionem personae. Nam secundum Augustinum, in libro de nuptiis et concupiscentia, libido est quae peccatum originale transmittit in prolem. Libido autem importat inordinatam concupiscentiam, quae non totaliter subditur rationi. Et ideo, si totaliter fomes subtraheretur inquantum pertinet ad corruptionem personae, non posset remanere inquantum pertinet ad corruptionem naturae. Restat igitur ut dicamus quod vel totaliter fomes fuerit ab ea sublatus per primam sanctificationem, vel quod fuerit ligatus. Posset tamen intelligi quod totaliter fuit sublatus fomes hoc modo, quod praestitum fuerit beatae virgini, ex abundantia gratiae descendentis in ipsam, ut talis esset dispositio virium animae in ipsa quod inferiores vires nunquam moverentur sine arbitrio rationis, sicut dictum est, fuisse in Christo, quem constat peccati fomitem non habuisse; et sicut fuit in Adam ante peccatum per originalem iustitiam; ita quod, quantum ad hoc, gratia sanctificationis in virgine habuit vim originalis iustitiae. Et quamvis haec positio ad dignitatem virginis matris pertinere videatur, derogat tamen in aliquo dignitati Christi, absque cuius virtute nullus a prima damnatione liberatus est. Et quamvis per fidem Christi aliqui ante Christi incarnationem sint secundum spiritum ab illa damnatione liberati, tamen quod secundum carnem aliquis ab illa damnatione liberetur, non videtur fieri debuisse nisi post incarnationem eius in qua primo debuit immunitas damnationis apparere. Et ideo, sicut ante immortalitatem carnis Christi resurgentis nullus adeptus fuit carnis immortalitatem, ita inconveniens etiam videtur dicere quod ante carnem Christi, in qua nullum fuit peccatum, caro virginis matris eius, vel cuiuscumque alterius, fuerit absque fomite, qui dicitur lex carnis, sive membrorum. Et ideo melius videtur dicendum quod per sanctificationem in utero non fuit sublatus virgini fomes secundum essentiam, sed remansit ligatus, non quidem per actum rationis suae, sicut in viris sanctis, quia non statim habuit usum liberi arbitrii adhuc in ventre matris existens, hoc enim speciale privilegium Christi fuit; sed per gratiam abundantem quam in sanctificatione recepit, et etiam perfectius per divinam providentiam sensualitatem eius ab omni inordinato motu prohibentem. Postmodum vero, in ipsa conceptione carnis Christi, in qua primo debuit refulgere peccati immunitas, credendum est quod ex prole redundaverit in matrem totaliter a fomite subtractio. Et hoc significatur Ezech. XLIII, ubi dicitur, ecce, gloria Dei Israel ingrediebatur per viam Orientalem, idest per beatam virginem, et terra, idest caro ipsius, splendebat a maiestate eius, scilicet Christi.
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[48032] IIIª q. 27 a. 3 co.
RISPONDO: Su questo punto ci sono diverse opinioni. Infatti alcuni hanno sostenuto che nella santificazione ricevuta dalla Beata Vergine nel seno materno le fu tolto completamente il fomite. - Altri invece dicono che il fomite le rimase come difficoltà a compiere il bene, ma le fu tolto come proclività al male. - Altri dicono che le fu tolto il fomite come difetto personale che sospinge al male e rende difficile il bene, le rimase però come difetto della natura, cioè come causa di trasmissione del peccato originale alla prole. - Altri infine pensano che nella prima santificazione sostanzialmente rimase in lei il fomite, però inoperante; e che le venne tolto completamente quando essa concepì il Figlio di Dio.
Ora, per capire la cosa si deve considerare che il fomite altro non è che concupiscenza abituale, disordinata, dell'appetito sensibile: poiché la concupiscenza attuale è un moto peccaminoso. Ora, la concupiscenza dei sensi è disordinata in quanto contrasta con la ragione: o inclinando al male, o suscitando difficoltà nel bene. Perciò anche il fomite consiste nell'inclinare al male e nel rendere difficile il bene. Per cui ammettere che nella Beata Vergine sia rimasto un fomite che però non la inclinava al male, significa ammettere due cose contrastanti.
Uguale contraddizione c'è nell'ammettere che il fomite sia rimasto come difetto della natura e non come difetto della persona. Perché, come spiega S. Agostino, è la libidine che trasmette alla prole il peccato originale. Ma la libidine comporta il disordine della concupiscenza, che non sta totalmente soggetta alla ragione. Estinto dunque del tutto il fomite come difetto della persona, non potrebbe sussistere più come difetto della natura.
Perciò dobbiamo ammettere che il fomite nella prima santificazione, o fu totalmente eliminato, o fu reso inoperante. Si potrebbe spiegare la sottrazione totale del fomite, dicendo che alla Beata Vergine fu concessa, per la pienezza della sua grazia, tanta armonia tra le facoltà della sua anima, che quelle inferiori non operassero mai senza l'arbitrio della ragione: come abbiamo detto che avveniva in Cristo, certamente esente dal fomite del peccato, oppure in Adamo prima che peccasse quale effetto della giustizia originale; e allora la grazia della santificazione avrebbe raggiunto nella Vergine il livello della giustizia originale. Questa interpretazione, sebbene sembri tornare a onore della Vergine Madre, toglie qualche cosa alla grandezza di Cristo, la cui virtù è indispensabile a tutti per essere liberati dalla schiavitù primitiva. È vero che prima dell'incarnazione di Cristo alcuni per la fede in lui sono stati liberati nello spirito da quella schiavitù, ma nel corpo la liberazione non si ebbe se non dopo l'incarnazione, alla quale erano riservate le primizie di quella immunità. Come dunque prima dell'immortalità del corpo di Cristo nessuno ebbe l'immortalità corporale, così non sarebbe stato opportuno che la carne della sua Vergine madre o di chiunque altro, prima di quella di Cristo, immune da qualsiasi peccato, fosse immune dal fomite, che è la "legge della carne, o delle membra". Quindi è meglio ritenere che al momento della santificazione nel seno materno, il fomite nella sua essenza non fu tolto alla Vergine, ma fu reso inoperante, non per un atto della sua ragione, come avviene nei santi adulti, perché essa non ebbe nel seno materno l'uso del libero arbitrio, essendo questo uno speciale privilegio di Cristo, ma dalla pienezza di grazia che le fu concessa nella sua santificazione e più ancora dalla divina provvidenza, la quale teneva lontano dalla sua sensibilità ogni moto disordinato. In seguito però, nel concepimento della carne di Cristo, in cui doveva per prima splendere l'immunità dal peccato, è da credere che la piena estinzione del fomite sia ridondata dalla prole nella madre.
E questo viene espresso figuratamente dalle parole di Ezechiele: "La gloria del Dio d'Israele giungeva attraverso la via orientale", cioè attraverso la Beata Vergine, "e la terra", cioè la carne di lei, "risplendeva della sua gloria", cioè della gloria di Cristo.
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