III. I tre gradi del sacramento dell’Ordine
[1554] «Il ministero ecclesiastico
di istituzione divina viene esercitato in diversi ordini, da quelli che già
anticamente sono chiamati vescovi, presbiteri, diaconi» . La dottrina
cattolica, espressa nella Liturgia, nel magistero e nella pratica costante
della Chiesa, riconosce che esistono due gradi di partecipazione ministeriale
al sacerdozio di Cristo: l’episcopato e il presbiterato. Il diaconato è
finalizzato al loro aiuto e al loro servizio. Per questo il termine «sacerdos» - sacerdote - designa, nell’uso
attuale, i vescovi e i presbiteri, ma non i diaconi. Tuttavia, la dottrina
cattolica insegna che i gradi di partecipazione sacerdotale (episcopato e
presbiterato) e il grado di servizio (diaconato) sono tutti e tre conferiti da
un atto sacramentale chiamato «ordinazione», cioè dal sacramento dell’Ordine:
"Tutti rispettino i
diaconi come lo stesso Gesù Cristo, e il vescovo come l’immagine del Padre, e i
presbiteri come il senato di Dio e come il collegio apostolico: senza di loro
non c’è Chiesa".
L’ordinazione episcopale
- pienezza del sacramento dell’Ordine
[1555] «Fra i vari ministeri che
fin dai primi tempi si esercitano nella Chiesa, secondo la testimonianza della
Tradizione, tiene il primo posto l’ufficio di quelli che, costituiti
nell’episcopato, per successione che risale all’origine, possiedono i tralci
del seme apostolico» .
[1556] Per adempiere alla loro alta
missione, «gli Apostoli sono stati arricchiti da Cristo con una speciale
effusione dello Spirito Santo discendente su loro, ed essi stessi, con
l’imposizione delle mani, hanno trasmesso questo dono dello Spirito ai loro
collaboratori, dono che è stato trasmesso fino a noi nella consacrazione
episcopale» .
[1557] Il Concilio Vaticano II
insegna che «con la consacrazione episcopale viene conferita la pienezza del sacramento dell’Ordine,
quella cioè che dalla consuetudine liturgica della Chiesa e dalla voce dei
santi Padri viene chiamata il sommo sacerdozio, il vertice [“Summa”] del sacro ministero» .
[1558] «La consacrazione episcopale
conferisce pure, con l’ufficio di santificare, gli uffici di insegnare e di
governare... Infatti... con l’imposizione delle mani e con le parole della
consacrazione la grazia dello Spirito Santo viene conferita e viene impresso un
sacro carattere, in maniera che i vescovi, in modo eminente e visibile,
sostengono le parti dello stesso Cristo Maestro, Pastore e Pontefice, e
agiscono in sua persona [“in Eius persona agant”]» . «Perciò i vescovi, per
virtù dello Spirito Santo, che loro è stato dato, sono divenuti i veri e
autentici maestri della fede, i pontefici e i pastori» .
[1559] «Uno viene costituito membro
del corpo episcopale in virtù della consacrazione episcopale e mediante la
comunione gerarchica col capo del collegio e con i membri» . Il carattere e la natura
collegiale dell’ordine
episcopale si manifestano, tra l’altro, nell’antica prassi della Chiesa che per
la consacrazione di un nuovo vescovo vuole la partecipazione di più vescovi .
Per l’ordinazione legittima di un vescovo, oggi è richiesto un intervento
speciale del Vescovo di Roma, per il fatto che egli è il supremo vincolo
visibile della comunione delle Chiese particolari nell’unica Chiesa e il
garante della loro libertà.
[1560] Ogni vescovo ha, quale
vicario di Cristo, l’ufficio pastorale della Chiesa particolare che gli è stata
affidata, ma nello stesso tempo porta collegialmente con tutti i fratelli
nell’episcopato la sollecitudine per tutte le Chiese: «Se ogni vescovo è
propriamente pastore soltanto della porzione del gregge affidata alle sue cure,
la sua qualità di legittimo successore degli Apostoli, per istituzione divina,
lo rende solidalmente responsabile della missione apostolica della Chiesa» .
[1561] Quanto è stato detto spiega
perché l’Eucaristia celebrata dal vescovo ha un significato tutto speciale come
espressione della Chiesa riunita attorno all’altare sotto la presidenza di
colui che rappresenta visibilmente Cristo, Buon Pastore e Capo della sua Chiesa
.
L’ordinazione dei
presbiteri - cooperatori dei vescovi
[1562] «Cristo, consacrato e
mandato nel mondo dal Padre, per mezzo dei suoi Apostoli ha reso partecipi
della sua consacrazione e della sua missione i loro successori, cioè i vescovi,
i quali hanno legittimamente affidato, secondo diversi gradi, l’ufficio del
loro ministero a vari soggetti nella Chiesa» . «La [loro] funzione ministeriale
fu trasmessa in grado subordinato ai presbiteri, affinché questi, costituiti
nell’Ordine del presbiterato, fossero cooperatori dell’Ordine episcopale,
per il retto assolvimento della missione apostolica affidata da Cristo» .
[1563] «La funzione dei presbiteri,
in quanto strettamente unita all’Ordine episcopale, partecipa dell’autorità con
la quale Cristo stesso fa crescere, santifica e governa il proprio Corpo. Per
questo motivo, il sacerdozio dei presbiteri, pur presupponendo i sacramenti
dell’iniziazione cristiana, viene conferito da quel particolare sacramento per
il quale i presbiteri, in virtù dell’unzione dello Spirito Santo, sono segnati
da uno speciale carattere che li configura a Cristo Sacerdote, in modo da poter
agire in nome e nella persona di Cristo Capo» .
[1564] «I presbiteri, pur non
possedendo il vertice del sacerdozio e dipendendo dai vescovi nell’esercizio
della loro potestà, sono tuttavia a loro uniti nell’onore sacerdotale e in
virtù del sacramento dell’Ordine, a immagine di Cristo, sommo ed eterno
sacerdote, sono consacrati per
predicare il Vangelo, pascere i fedeli e celebrare il culto divino, quali
veri sacerdoti del Nuovo Testamento» .
[1565] In virtù del sacramento
dell’Ordine i sacerdoti partecipano alla dimensione universale della missione
affidata da Cristo agli Apostoli. «Il dono spirituale che... hanno ricevuto
nell’ordinazione non li prepara ad una missione limitata e ristretta, bensì a
una vastissima e universale missione di salvezza, “fino agli ultimi confini
della terra”», «pronti nel loro animo a
predicare dovunque il Vangelo» .
[1566] Essi «soprattutto esercitano
la loro funzione sacra nel culto o assemblea eucaristica, dove, agendo
in persona di Cristo, e proclamando il suo mistero, uniscono i voti dei fedeli
al sacrificio del loro Capo e nel sacrificio della Messa rendono presente e
applicano, fino alla venuta del Signore, l’unico sacrificio del Nuovo Testamento,
il sacrificio cioè di Cristo, che una volta per tutte si offre al Padre quale
vittima immacolata» . Da questo unico sacrificio tutto il loro ministero
sacerdotale trae la sua forza .
[1567] «I presbiteri, saggi
collaboratori dell’ordine episcopale e suoi aiuto e strumento, chiamati al
servizio del Popolo di Dio, costituiscono col loro vescovo un unico presbiterio,
sebbene destinato a uffici diversi. Nelle singole comunità locali di fedeli
rendono, per così dire, presente il vescovo, cui sono uniti con animo fiducioso
e grande, condividono in parte le sue funzioni e la sua sollecitudine e le
esercitano con dedizione quotidiana» . I sacerdoti non possono esercitare il
loro ministero se non in dipendenza dal vescovo e in comunione con lui. La
promessa di obbedienza che fanno al vescovo al momento dell’ordinazione e il
bacio di pace del vescovo al termine della liturgia dell’ordinazione
significano che il vescovo li considera come suoi collaboratori, suoi figli,
suoi fratelli e suoi amici, e che, in cambio, essi gli devono amore e
obbedienza.
[1568] «I presbiteri, costituiti
nell’ordine del presbiterato mediante l’ordinazione, sono tutti tra loro uniti
da intima fraternità sacramentale; ma in modo speciale essi formano un unico
presbiterio nella diocesi al cui servizio sono assegnati sotto il proprio
vescovo» . L’unità del presbiterio trova un’espressione liturgica nella
consuetudine secondo la quale, durante il rito dell’ordinazione, i presbiteri,
dopo il vescovo, impongono anch’essi le mani.
L’ordinazione dei
diaconi - «per il servizio»
[1569] «In un grado inferiore della
gerarchia stanno i diaconi, ai quali sono imposte le mani “non per il
sacerdozio, ma per il servizio”» . Per l’ordinazione al diaconato soltanto il
vescovo impone le mani, significando così che il diacono è legato in modo
speciale al vescovo nei compiti della sua «diaconia» .
[1570] I diaconi partecipano in una
maniera particolare alla missione e alla grazia di Cristo . Il sacramento
dell’Ordine imprime in loro un segno
(carattere») che nulla può cancellare e che li configura a Cristo, il quale si
è fatto «diacono», cioè il servo di tutti . Compete ai diaconi, tra l’altro,
assistere il vescovo e i presbiteri nella celebrazione dei divini misteri,
soprattutto dell’Eucaristia, distribuirla, assistere e benedire il matrimonio,
proclamare il Vangelo e predicare, presiedere ai funerali e dedicarsi ai vari
servizi della carità .
[1571] Dopo
il Concilio Vaticano II la Chiesa latina ha ripristinato il diaconato «come un
grado proprio e permanente della gerarchia»,
mentre le Chiese d’Oriente lo avevano sempre conservato. Il diaconato
permanente, che può essere conferito a uomini sposati, costituisce un
importante arricchimento per la missione della Chiesa. In realtà, è conveniente
e utile che gli uomini che nella Chiesa adempiono un ministero veramente
diaconale, sia nella vita liturgica e pastorale, sia nelle opere sociali e
caritative «siano fortificati per mezzo dell’imposizione delle mani, trasmessa
dal tempo degli Apostoli, e siano più strettamente uniti all’altare, per poter
esplicare più fruttuosamente il loro ministero con l’aiuto della grazia
sacramentale del diaconato» .