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Articolo 6: IL SACRAMENTO DELL’ORDINE

Articolo 6: IL SACRAMENTO DELL’ORDINE

 

Introduzione

 

[1536] L’Ordine è il sacramento grazie al quale la missione affidata da Cristo ai suoi Apostoli continua ad essere esercitata nella Chiesa sino alla fine dei tempi: è, dunque, il sacramento del ministero apostolico. Comporta tre gradi: l’episcopato, il presbiterato e il diaconato. Per l’istituzione e la missione del ministero apostolico da parte di Cristo, vedi sotto. Qui si tratta soltanto della via sacramentale attraverso la quale tale ministero viene trasmesso.

 

I. Perché il nome di sacramento dell’Ordine?

 

[1537] La parola Ordine, nell’antichità romana, designava dei corpi costituiti in senso civile, soprattutto il corpo di coloro che governano. «Ordinatio» - ordinazione - indica l’integrazione in un «ordo» - ordine -. Nella Chiesa ci sono corpi costituiti che la Tradizione, non senza fondamenti scritturistici,  chiama sin dai tempi antichi con il nome di «taxeis» (in greco), di «ordines»: così la Liturgia parla dell’«ordo episcoporum» - ordine dei vescovi, - dell’«ordo presbyterorum» - ordine dei presbiteri - dell’«ordo diaconorum» - ordine dei diaconi. Anche altri gruppi ricevono questo nome di «ordo»: i catecumeni, le vergini, gli sposi, le vedove...

 

[1538] L’integrazione in uno di questi corpi ecclesiali avveniva con un rito chiamato ordinatio, atto religioso e liturgico che consisteva in una consacrazione, una benedizione o un sacramento. Oggi la parola «ordinatio» è riservata all’atto sacramentale che integra nell’ordine dei vescovi, dei presbiteri e dei diaconi e che va al di là di una semplice elezione, designazione, delega o istituzione da parte della comunità, poiché conferisce un dono dello Spirito Santo che permette di esercitare una «potestà sacra» (sacra potestas»),  la quale non può venire che da Cristo stesso, mediante la sua Chiesa. L’ordinazione è chiamata anche «consecratio» - consacrazione - poiché è una separazione e una investitura da parte di Cristo stesso, per la sua Chiesa. L’imposizione delle mani del vescovo, insieme con la preghiera consacratoria, costituisce il segno visibile di tale consacrazione.

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