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Se i beati che abbiano raggiunto la patria vedano le pene dei dannati
Supplemento
Questione 94
Articolo 1
SEMBRA che i beati che abbiano raggiunto la patria non vedano le pene dei dannati. Infatti:
1. I beati sono più distanti dai dannati che dai viatori. Ora, i beati non sempre vedono i fatti di noi viatori; si legge infatti in Isaia: "Abramo non ci conobbe". E la Glossa spiega: "I morti, anche se santi, ignorano quello che fanno i vivi, anche se sono i loro figli". Molto meno quindi essi vedono le pene dei dannati.
2. La perfezione della visione dipende dalla perfetta visibilità dell'oggetto: infatti il Filosofo afferma che "l'operazione più perfetta del senso è quella del senso ottimamente disposto circa l'oggetto più bello che possa brillare sotto il senso". Perciò al contrario la bruttezza dell'oggetto ricade sulla visione come un'imperfezione. Ma nei beati non ci sarà nessuna imperfezione. Dunque essi non vedranno la miseria dei dannati, in cui si riscontra il massimo di bruttura.
IN CONTRARIO: In Isaia il Signore afferma: "Usciranno e vedranno i cadaveri di coloro che hanno prevaricato contro di me".
E la Glossa commenta: "Usciranno gli eletti mediante un'intellezione e una visione evidente, per accendersi maggiormente nella lode di Dio".
RISPONDO: Ai beati non si può negare nulla che contribuisca alla perfezione della loro beatitudine. Ebbene, dal confronto con i contrari le cose si conoscono maggiormente: poiché "i contrari posti l'uno accanto all'altro si illuminano a vicenda". Perché quindi la beatitudine dei santi riesca loro più gradita e maggiormente ne rendano grazie a Dio, viene loro concesso di vedere perfettamente la pena dei reprobi.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La Glossa suddetta parla dei santi defunti secondo le limitazioni di natura; infatti non è detto che essi per conoscenza naturale conoscano tutto ciò che viene compiuto tra i vivi. Ma i santi che sono in paradiso conoscono chiaramente ciò che avviene, sia presso i viatori, che presso i dannati. Ecco perché S. Gregorio scrive: "Ciò non si deve pensare dei santi", che cioè come dice Giobbe, "essi non sanno se i loro figli siano nobili o ignobili, ecc.", "poiché chi ha dentro di sé la luce di Dio non è a credere che ignori qualcosa di quanto è di fuori".
2. Sebbene la bellezza dell'oggetto contribuisca alla perfezione della visione, la sua bruttezza può non inficiarla affatto; poiché le specie intenzionali delle cose esistenti nell'anima, con le quali si ha la conoscenza dei contrari, non sono contrarie tra loro. Dio, infatti, che ha la più perfetta conoscenza, vede tutte le cose, sia belle che brutte.
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