Sup, 94

Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Atteggiamento dei santi verso i dannati


Supplemento
Questione 94
Proemio

Veniamo ora a considerare l'atteggiamento dei santi verso i dannati.
In proposito si pongono tre quesiti:

1. Se i santi vedano le pene dei dannati;
2. Se ne abbiano compassione;
3. Se godano dei loro castighi.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Atteggiamento dei santi verso i dannati > Se i beati che abbiano raggiunto la patria vedano le pene dei dannati


Supplemento
Questione 94
Articolo 1

SEMBRA che i beati che abbiano raggiunto la patria non vedano le pene dei dannati. Infatti:
1. I beati sono più distanti dai dannati che dai viatori. Ora, i beati non sempre vedono i fatti di noi viatori; si legge infatti in Isaia: "Abramo non ci conobbe". E la Glossa spiega: "I morti, anche se santi, ignorano quello che fanno i vivi, anche se sono i loro figli". Molto meno quindi essi vedono le pene dei dannati.
2. La perfezione della visione dipende dalla perfetta visibilità dell'oggetto: infatti il Filosofo afferma che "l'operazione più perfetta del senso è quella del senso ottimamente disposto circa l'oggetto più bello che possa brillare sotto il senso". Perciò al contrario la bruttezza dell'oggetto ricade sulla visione come un'imperfezione. Ma nei beati non ci sarà nessuna imperfezione. Dunque essi non vedranno la miseria dei dannati, in cui si riscontra il massimo di bruttura.

IN CONTRARIO: In Isaia il Signore afferma: "Usciranno e vedranno i cadaveri di coloro che hanno prevaricato contro di me".
E la Glossa commenta: "Usciranno gli eletti mediante un'intellezione e una visione evidente, per accendersi maggiormente nella lode di Dio".

RISPONDO: Ai beati non si può negare nulla che contribuisca alla perfezione della loro beatitudine. Ebbene, dal confronto con i contrari le cose si conoscono maggiormente: poiché "i contrari posti l'uno accanto all'altro si illuminano a vicenda". Perché quindi la beatitudine dei santi riesca loro più gradita e maggiormente ne rendano grazie a Dio, viene loro concesso di vedere perfettamente la pena dei reprobi.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La Glossa suddetta parla dei santi defunti secondo le limitazioni di natura; infatti non è detto che essi per conoscenza naturale conoscano tutto ciò che viene compiuto tra i vivi. Ma i santi che sono in paradiso conoscono chiaramente ciò che avviene, sia presso i viatori, che presso i dannati. Ecco perché S. Gregorio scrive: "Ciò non si deve pensare dei santi", che cioè come dice Giobbe, "essi non sanno se i loro figli siano nobili o ignobili, ecc.", "poiché chi ha dentro di sé la luce di Dio non è a credere che ignori qualcosa di quanto è di fuori".
2. Sebbene la bellezza dell'oggetto contribuisca alla perfezione della visione, la sua bruttezza può non inficiarla affatto; poiché le specie intenzionali delle cose esistenti nell'anima, con le quali si ha la conoscenza dei contrari, non sono contrarie tra loro. Dio, infatti, che ha la più perfetta conoscenza, vede tutte le cose, sia belle che brutte.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Atteggiamento dei santi verso i dannati > Se i beati sentano compassione per le sofferenze dei dannati


Supplemento
Questione 94
Articolo 2

SEMBRA che i beati sentano compassione per le sofferenze dei dannati. Infatti:
1. La compassione deriva dalla carità. Ma nei beati la carità sarà perfettissima. Dunque essi avranno massima compassione per le sofferenze dei dannati.
2. I beati non potranno mai essere tanto alieni dalla compassione quanto lo è Dio. Ebbene, Dio, in qualche modo ha compassione delle nostre miserie, tanto è vero che è detto misericordioso; e così pure gli angeli. Perciò i beati avranno compassione per le sofferenze dei dannati.

IN CONTRARIO: Chi ha compassione per un altro è in qualche modo compartecipe della sua sofferenza. Ma i beati non possono essere partecipi di nessuna sofferenza. Quindi non possono aver compassione per i dannati.

RISPONDO: La misericordia e la compassione possono trovarsi in una persona in due maniere: primo, sotto forma di passioni; secondo, sotto forma di atti deliberati. Ebbene, nei beati non ci sarà nessuna passione nella loro parte inferiore se non in seguito a una deliberazione della ragione. Perciò in essi non ci sarà compassione o misericordia se non sotto forma di atto deliberato dalla ragione. Ora, questa deliberazione nasce per il fatto che uno vuole allontanare il male altrui: cosicché non si ha compassione per quei mali che secondo il giudizio della ragione non si vogliono allontanare. Ebbene, i peccatori fino a che sono in questo mondo sono in tale stato da poter essere liberati dallo stato di miseria e di peccato, senza pregiudizio della giustizia di Dio. Perciò verso di essi può aver luogo la compassione dei beati: sia sotto forma di deliberazione volontaria, in quanto Dio, gli angeli e i beati si dice che ne hanno compassione nel volere la loro salvezza; sia sotto forma di passione, come ne hanno compassione i buoni nella vita presente. Ma nel loro stato futuro costoro non potranno più essere liberati dalla loro miseria. Perciò secondo una deliberazione retta non ci potrà essere compassione per le loro sofferenze. Dunque i beati dopo la loro glorificazione non potranno avere compassione alcuna per i dannati.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La carità è causa della compassione fino a che possiamo volere l'eliminazione della sofferenza in un dato individuo. Ma i santi non possono più voler questo per i dannati: perché è incompatibile con la giustizia di Dio. Perciò l'argomento non regge.
2. Si dice che Dio è misericordioso, in quanto soccorre coloro che è opportuno liberare dalla miseria secondo l'ordine della sapienza e della giustizia divina: non già che egli usi misericordia ai dannati, se non forse perché li punisce al disotto di quanto meriterebbero.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Atteggiamento dei santi verso i dannati > Se i beati si rallegrino delle pene dei dannati


Supplemento
Questione 94
Articolo 3

SEMBRA che i beati non si rallegrino delle pene dei dannati. Infatti:
1. Rallegrarsi del male altrui deriva dall'odio. Ma nei beati l'odio non ci sarà affatto. Dunque essi non si rallegreranno delle sofferenze dei dannati.
2. I beati in patria saranno sommamente conformi a Dio. Ora, "Dio non gode delle nostre pene". Quindi neppure i beati godranno delle pene dei dannati.
3. Ciò che è riprovevole in un viatore in nessun modo può trovarsi in un comprensore. Ma in un uomo viatore è sommamente riprovevole il rallegrarsi delle sofferenze altrui; mentre è lodevole al sommo rattristarsene. Dunque i beati in nessun modo si rallegrano delle sofferenze dei dannati.

IN CONTRARIO: 1. Sta scritto: "Il giusto si rallegrerà nel vedere la vendetta".
2. Isaia afferma che "[Gli empi] daranno spettacolo del loro scempio fino a saziare la vista di ognuno". Ora, la sazietà indica una refezione dello spirito. Dunque i beati godranno delle sofferenze degli empi.

RISPONDO: Una cosa può essere oggetto di godimento in due modi. Primo, direttamente: quando cioè si gode di una cosa per quello che è in sé stessa. E in tal modo i santi non si rallegreranno delle sofferenze dei peccatori. - Secondo, indirettamente, o per accidens, cioè a motivo di qualcosa che è connesso con essa.
Ebbene, in questo modo i santi godranno delle sofferenze degli empi, considerando in essi l'ordine della divina giustizia e la propria liberazione di cui appunto godranno. E così la divina giustizia e la liberazione propria sono direttamente causa del godimento dei beati, mentre le sofferenze dei dannati lo sono indirettamente.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Rallegrarsi del male altrui in quanto tale deriva dall'odio: non così rallegrarsi del male altrui per qualcosa di connesso. Anzi in questo modo talora ci si rallegra persino del male proprio: come quando uno gode delle proprie afflizioni, in quanto giovano per meritare la vita eterna. Di qui le parole di S. Giacomo; "Dovete stimare vero gaudio le diverse prove alle quali vi troverete esposti".
2. Sebbene Dio non goda dei castighi come tali, ne gode però in quanto sono ordinati dalla sua giustizia.
3. Non è lodevole che l'uomo viatore goda delle sofferenze altrui come tali; però è lodevole che ne goda in quanto sono connesse con qualche altra cosa. - Tuttavia la situazione del viatore è diversa da quella del comprensore. Poiché nel viatore spesso insorgono delle passioni senza il previo giudizio della ragione. Però tali passioni talora sono lodevoli, in quanto indicano buone disposizioni d'animo; ciò è evidente nel caso del pudore, della misericordia e del pentimento per il male fatto. Invece nei comprensori non può esserci una passione che non sia preceduta dal giudizio della ragione.

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