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Se il tempo della resurrezione debba essere differito sino alla fine del mondo, perché tutti risorgano insieme
Supplemento
Questione 77
Articolo 1
SEMBRA che il tempo della resurrezione non debba essere differito sino alla fine del mondo, perché tutti risorgano insieme. Infatti:
1. La corrispondenza delle membra col capo è maggiore di quella delle membra fra loro, come quella di un effetto alla causa è maggiore della corrispondenza reciproca dei vari effetti. Ora, Cristo che è nostro capo, non differì la sua resurrezione alla fine del mondo per risorgere insieme a tutti gli altri. Quindi neppure è necessario che la resurrezione dei primi santi sia rimandata alla fine del mondo per risuscitare insieme agli altri.
2. La resurrezione del capo è causa della resurrezione delle membra. Ma la resurrezione di alcuni membri più nobili, perché più prossimi al capo, non è stata rimandata alla fine del mondo, poiché si è verificata subito dopo la resurrezione di Cristo, come piamente si crede della B. Vergine e di S. Giovanni Evangelista. Quindi anche la resurrezione degli altri tanto più sarà vicina nel tempo alla resurrezione di Cristo, quanto più essi furono a lui conformi per grazia e per merito.
3. Lo stato del nuovo Testamento è più perfetto e porta più chiaramente impressa l'immagine di Cristo di quello del vecchio Testamento. Se dunque alla resurrezione di Cristo alcuni Padri del vecchio Testamento risuscitarono; poiché, come dice S. Matteo, "molti corpi dei Santi defunti risuscitarono"; non pare che la resurrezione dei santi del nuovo Testamento si debba rimandare alla fine del mondo, per avere tutti una sola comune resurrezione.
4. Dopo la fine del mondo non ci sarà più computo di anni; invece dopo la resurrezione universale, passeranno ancora molti anni prima che arrivi la resurrezione degli altri, come risulta da quanto leggiamo nell'Apocalisse: "Vidi le anime dei decollati per la testimonianza di Gesù e per la parola di Dio"; e poco dopo: "E vissero e regnarono con Cristo mille anni". Quindi la resurrezione non sarà rimandata alla fine del mondo perché sia simultanea per tutti.
IN CONTRARIO: 1. Sta scritto: "L'uomo, poi che giacque, non sorgerà finche non cadrà il cielo, egli non si risveglierà per levarsi su dal suo sonno", e si parla del sonno della morte. Dunque la resurrezione degli uomini sarà differita a quando il cielo cadrà, cioè alla fine del mondo.
2. Leggiamo inoltre nell'Epistola agli Ebrei: "Gli uomini di Dio, pur dando testimonianza per la fede, non conseguirono l'oggetto della promessa", "cioè la perfetta beatitudine dell'anima e del corpo" [spiega la Glossa], "avendo Dio disposto qualcosa di meglio per noi, perché le cose non arrivassero senza di noi alla perfezione". "cioè al compimento", dice la Glossa: "affinché nel gaudio comune di tutti fosse più grande il gaudio dei singoli".
Ma la resurrezione non avverrà prima della glorificazione dei corpi: perché [Cristo], come dice altrove S. Paolo, "trasformerà il corpo della miseria nostra così che sia conforme al corpo della sua gloria"; e allora "i figli della resurrezione saranno come gli angeli di Dio in cielo", secondo l'espressione evangelica. Quindi la resurrezione sarà differita alla fine del mondo, quando tutti insieme risorgeranno.
RISPONDO: La divina provvidenza, come scrive S. Agostino, stabilì "che i corpi meno nobili ed inferiori fossero retti e guidati in qualche modo dai corpi più sottili e superiori. Perciò tutta la materia dei corpi inferiori è soggetta a mutazioni continue secondo il moto dei corpi celesti. Sarebbe quindi contro l'ordine stabilito dalla divina provvidenza, se la materia dei corpi inferiori arrivasse allo stato di incorruzione, mentre perdura il moto dei corpi superiori. Ora, siccome secondo la fede la resurrezione avverrà in modo da produrre una vita immortale in conformità a Cristo, il quale, come si esprime S. Paolo, "è risorto dai morti per non mai più morire", ne segue che la resurrezione dei corpi umani dovrà essere differita alla fine del mondo, quando cesserà il moto dei cieli. Ecco perché persino alcuni filosofi, convinti dell'eternità del moto dei cieli, ammisero il ritorno delle anime nei corpi mortali come li possediamo adesso: oppure ammettevano, come Empedocle, che l'anima sarebbe ritornata nello stesso corpo alla fine del "grande anno"; ovvero, come Pitagora, ritenevano che "qualsiasi anima potesse entrare in qualunque corpo", stando alle informazioni di Aristotele.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Sebbene tra il capo e le membra ci sia un più intimo rapporto in quanto influisce su di esse, rapporto che invece manca alle varie membra fra loro; tuttavia il capo esercita sulle membra una certa causalità che le membra non hanno; ed in questo esse differiscono dal capo mentre somigliano tra loro. Perciò la resurrezione di Cristo è in qualche modo il modello della nostra resurrezione, mentre la nostra fede in essa ci da la speranza di conseguirla: la resurrezione invece di un membro di Cristo non è causa della resurrezione degli altri suoi membri. Dunque la resurrezione di Cristo doveva precedere la resurrezione di tutti gli altri, che dovranno risorgere "alla fine dei secoli".
2. Alcune tra le membra di Cristo, pur essendo più degne e più simili al capo, non raggiungono mai la dignità e la funzione di capo, così da esser causa rispetto alle altre. Perciò la maggiore conformità a Cristo non esige che la loro resurrezione preceda come modello esemplare la resurrezione degli altri, come invece abbiamo detto della resurrezione di Cristo. Che poi ad alcuni sia stata concessa una resurrezione anticipata rispetto a quella universale, ciò deriva non dal fatto della loro conformità a Cristo, ma da uno speciale privilegio gratuito loro concesso.
3. S. Girolamo è indeciso circa quella resurrezione di santi in coincidenza con la resurrezione di Cristo; dubita cioè che essi, una volta testimoniata la resurrezione di Cristo, siano morti di nuovo, per cui si tratterebbe di un risuscitamento miracoloso, come quello di Lazzaro, più che di una vera resurrezione come avverrà alla fine del mondo; oppure che essi siano risorti col corpo a una vita immortale e perenne, "ascendendo in cielo con Cristo anche col corpo", come dice la Glossa. Ciò sembra più probabile. Perché se dovevano dare una vera testimonianza della vera resurrezione di Cristo, era conveniente che risorgessero realmente, come dice lo stesso S. Girolamo. Comunque è chiaro che la loro resurrezione fu anticipata non per un riguardo verso di essi, ma piuttosto per testimoniare la resurrezione di Cristo. E tali testimonianze sono date per costituire il fondamento della fede del nuovo Testamento. Per tale scopo era più valida la testimonianza dei Padri del vecchio Testamento, piuttosto che quella di coloro che sono morti, quando già era stato fondato il nuovo Testamento.
Va però notato che la loro resurrezione, benché ricordata nel Vangelo prima di quella di Cristo, tuttavia, come risulta dalle varie testimonianze, viene data per anticipazione, come si riscontra spesso negli istoriografi. Nessuno infatti risuscitò definitivamente e realmente prima di Cristo, perché egli è "primizia dei dormienti", come si esprime S. Paolo; quantunque alcuni, Lazzaro, p. es., siano stati richiamati in vita miracolosamente prima della resurrezione di Cristo.
4. Come riferisce S. Agostino, da quelle parole presero lo spunto gli eretici, detti Chiliasti o Millenaristi, i quali affermavano che vi sarebbe stata una prima resurrezione dei morti, che avrebbero regnato con Cristo mille anni su questa terra. Ma, come il Santo dimostra, quelle parole vanno interpretate diversamente: vanno applicate cioè alla resurrezione spirituale, che permette agli uomini di risorgere dal peccato mediante il dono della grazia. Invece la seconda resurrezione è quella dei corpi.
Il "regno di Cristo" è la Chiesa, che abbraccia non solo i martiri ma tutti gli eletti: "si indica qui la parte per il tutto". – Oppure vuol dire che tutti regnano con Cristo nella gloria, ma si fa menzione speciale dei martiri, "perché in modo particolare regnano quei morti, i quali combatterono per la verità fino alla morte".
Oppure il mille qui non ha un significato numerico preciso, ma indica tutto il tempo attuale, in cui i santi regnano con Cristo. Il mille infatti esprime l'universalità meglio di cento: perché cento è il quadrato di dieci, mentre mille è un numero cubico, o solido perché deriva da una doppia moltiplicazione del dieci, ossia dieci volte il quadrato di dieci. I Salmi si esprimono in questo senso in quella frase: "Parola che [Dio] mandò a mille generazioni", cioè "a tutte".
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