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Se il suono della tromba debba esser causa della nostra resurrezione
Supplemento
Questione 76
Articolo 2
SEMBRA che il suono della tromba non debba esser causa della nostra resurrezione. Infatti:
1. Dice il Damasceno: "Credi che vi sarà la resurrezione per volontà, potenza e comando di Dio". Ora, poiché tutte queste cose sono causa sufficiente della nostra resurrezione, non c'è bisogno di mettere tra le sue cause il suono della tromba.
2. È inutile suonare per chi non può sentire. Ebbene i morti sono privi dell'udito. Quindi non è conveniente che si levi una voce per risuscitarli.
3. Un suono può esser causa della resurrezione solo per una speciale facoltà ad esso concessa da Dio: infatti alle parole del Salmo, "Darà alla sua voce una voce di potenza", la Glossa aggiunge: "per risuscitare i corpi". Ma se pure è data a qualcuno in modo miracoloso una certa virtù, l'atto che ne deriva è però naturale, come è evidente nella guarigione del cieco cui fu ridata per miracolo la vista, ma per vederci naturalmente. Quindi se un suono fosse causa della resurrezione, la resurrezione sarebbe un fatto naturale. Il che è falso.
IN CONTRARIO: 1. Scrive S. Paolo: "Il Signore stesso, al suono della tromba di Dio, scenderà dal cielo, ed i morti che sono in Cristo, risorgeranno per primi".
2. Nel Vangelo si legge che "coloro i quali sono nei sepolcri ascolteranno la voce del Figlio di Dio, e ascoltandola vivranno". Ma codesta voce non è che la tromba, come dice il testo delle Sentenze. Dunque...
RISPONDO: La causa deve in qualche modo fisicamente raggiungere l'effetto; perché, come spiega Aristotele, il movente e il mosso, l'operante e l'operato sono insieme. Ora, Cristo risorto è la causa univoca della nostra resurrezione. Perciò è necessario che egli compia la resurrezione dei corpi con un segno unico materiale qualsiasi.
Ebbene, questo segno, secondo alcuni, sarà letteralmente la voce di Cristo che darà l'ordine di risorgere come "ordinò al mare e cessò la tempesta".
Secondo altri invece quel segno non sarà altro che la manifesta riapparizione del Figlio di Dio nel mondo, della quale sta scritto: "Come la folgore viene dall'ariete e guizza fino all'occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'Uomo". E questi si fanno forti dell'autorità di S. Gregorio, il quale dice che "suonare la tromba altro non significa che mostrare al mondo il Figlio come giudice". Secondo questa interpretazione, la stessa apparizione del Figlio di Dio sarebbe denominata sua voce; perché tutta la natura obbedirà a lui per ricostruire e ricomporre i corpi umani: perciò S. Paolo afferma che egli verrà "nell'atto di comandare". Cosicché la sua apparizione equivale alla sua voce, in quanto essa ha la forza di un comando.
Codesta voce, comunque sia, talora è denominata "un grido", perché simile a quello del banditore che cita in giudizio. Talora è chiamata "suono di tromba", per la sua evidente risonanza, come dice il testo delle Sentenze: o per l'affinità con gli usi della tromba che si riscontrano nel vecchio Testamento. Infatti la tromba adunava l'assemblea, incitava alla battaglia, e invitava alle feste. Ora, i risorti saranno convocati in assemblea per il giudizio, saranno incitati alla guerra in cui "tutto il mondo combatterà contro gli insensati", e saranno invitati alla festa dell'eternità.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il Damasceno in quelle sue parole, che si riferiscono alla causa materiale della resurrezione, accenna a queste tre cose: alla volontà di Dio che la comanda, alla sua potenza che la eseguisce, e alla facilità dell'esecuzione, che egli esprime col termine nutus, o cenno, a somiglianza di quanto viene compiuto tra noi uomini. Ora, per noi è facilissimo compiere ciò che si fa appena detto: ma la facilità è ancora maggiore, se al minimo segno della nostra volontà, ossia al solo cenno, una cosa viene eseguita dai sottoposti, prima ancora che noi parliamo. Codesto nostro cenno causa in qualche modo l'esecuzione suddetta, perché induce gli altri ad eseguire il nostro volere. Ebbene il cenno di Dio col quale si farà la nostra resurrezione non è altro che un segno dato da Dio, a cui tutta la natura obbedirà, perché i morti risorgeranno. E codesto segno non è altro che "il suono della tromba", come sopra abbiamo spiegato.
2. Come le parole della forma dei sacramenti hanno la capacità di santificare non perché sono ascoltate ma perché sono proferite, così quella voce, di qualunque natura essa sia, avrà un'efficacia strumentale per risuscitare i morti, non perché sarà udita, ma perché sarà proferita. Del resto valga l'esempio del suono il quale sveglia chi dorme con la sola vibrazione dell'aria, ridestando l'organo dell'udito, prima che uno se ne renda conto; perché il giudizio sul suono che giunge alle orecchie è posteriore al risveglio, non già causa di esso.
3. L'argomento sarebbe valido se la facoltà concessa a quel suono fosse un essere perfetto in natura, perché in tal caso ciò che da lui procede, avrebbe quale principio una potenza ormai diventata naturale. Ma qui non si tratta di una facoltà del genere, bensì di una di quelle facoltà già descritte a proposito della forma dei sacramenti.
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