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Se dobbiamo rivolgerci ai santi affinché preghino per noi
Supplemento
Questione 72
Articolo 2
SEMBRA che non dobbiamo rivolgerci ai santi affinché preghino per noi. Infatti:
1. Nessuno si rivolge agli amici di qualcuno perché preghino per lui, se non fosse convinto di ottenere più facilmente ciò che desidera. Ma Dio è infinitamente più misericordioso di qualsiasi santo: quindi la sua volontà è più disposta ad esaudirci di quella di un santo. È dunque superfluo interporre dei mediatori tra noi e Dio, perché intercedano per noi.
2. Dobbiamo rivolgerci ai santi solo perché sappiamo che la loro preghiera è accetta a Dio. Ora, più uno è santo, più a Dio è accetta la sua preghiera. Perciò dovremmo sempre interporre fra noi e Dio gli intercessori più grandi, e mai quelli più piccoli.
3. Gesù Cristo, anche come uomo, è chiamato "il Santo dei Santi", e come tale può anch'egli pregare. Noi però non ci rivolgiamo mai a Cristo perché preghi per noi. Quindi non dobbiamo rivolgerci per questo neppure agli altri santi.
4. Chi è pregato da un altro, perché interceda per lui, non fa che presentare queste preghiere a colui cui sono dirette. Ma è superfluo presentare qualcosa a chi ha già tutto presente. Perciò è inutile che noi interponiamo degli intercessori fra noi e Dio.
5. Superflua è una cosa, quando essa, ci sia o non ci sia, non influisce su un dato avvenimento. Ora i santi pregano lo stesso per noi, anche se noi non li preghiamo; perché, se siamo degni delle loro orazioni, pregano per noi, anche senza le nostre preghiere; se poi ne siamo indegni, anche se li supplichiamo, non pregano per noi. Perciò è affatto superfluo rivolgerci a loro perché preghino per noi.
IN CONTRARIO: 1. Nel Libro di Giobbe si legge: "Chiama pure, se vi è qualcuno che ti possa rispondere, ricorri a qualche santo". "Il nostro chiamare", commenta S. Gregorio, "è quello di chi supplica il Signore con umile preghiera". Se quindi vogliamo pregare Dio, dobbiamo rivolgerci ai santi perché lo preghino per noi.
2. I santi in cielo sono più accetti a Dio di quando erano ancora su questa terra. Ma noi dobbiamo interporre presso Dio come intercessori i santi viventi qui in terra, come è chiaro dalle parole dell'Apostolo ai Romani: "Vi scongiuro, o fratelli, per il Signor nostro Gesù Cristo, e per la carità dello Spirito Santo, ad aiutarmi con le vostre orazioni che fate a Dio per me". Molto più quindi dobbiamo supplicare i santi del cielo che ci aiutino con le loro preghiere, presso Dio.
3. È consuetudine della Chiesa implorare la preghiera dei santi nelle Litanie.
RISPONDO: "È disposizione divina che gli esseri più lontani da Dio ritornino a lui per mezzo dei più vicini", come si esprime Dionigi. Ora, dato che i santi del cielo sono vicinissimi a Dio, l'ordine divino esige che noi, "i quali mentre siamo nel corpo andiamo pellegrinando lontano dal Signore", siamo ricondotti a lui per mezzo dei santi. Ciò avviene quando la bontà divina, per mezzo loro, effonde su di noi i suoi effetti benefici. E, dato che il nostro ritorno a Dio deve corrispondere all'effusione della bontà divina in noi, come per mezzo dei santi ci giungono i doni di Dio, così noi dobbiamo avvicinarci a lui, per riceverne ancora, facendo ricorso ai santi. Ecco perché noi li abbiamo come intercessori presso Dio e come intermediari, quando li supplichiamo di pregare per noi.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La divina potenza agisce mediante le cause seconde, non per indigenza, ma per la perfezione dell'ordine dell'universo, e perché la sua bontà si diffonde sulle cose in modo più vario, se queste ricevono non solo di essere buone in se stesse, ma ottengono pure la facoltà di comunicare il bene ad altre creature. Allo stesso modo, se noi dobbiamo con le preghiere dei santi bussare alla porta della sua clemenza, non è perché in Dio faccia difetto la misericordia, ma perché si rispetti l'ordine delle cose cui abbiamo accennato.
2. È vero che i santi più grandi sono più accetti a Dio: ma talvolta è bene pregare anche i santi più piccoli. E questo per cinque motivi. Primo, perché spesso uno ha maggiore devozione a un santo più piccolo che non a quello grande. E l'effetto della preghiera dipende soprattutto dalla devozione. - Secondo, per combattere la noia. Poiché le stesse cose finiscono per generare fastidio. Se noi invece preghiamo diversi santi, eccitiamo per ognuno come un nuovo fervore di devozione. - Terzo, perché alcuni santi hanno avuto il dono di aiutare in particolari necessità: S. Antonio, p. es., ha quello di liberare dal fuoco sacro. - Quarto, perché a tutti venga da noi concesso l'onore che meritano. - Quinto, perché con un più gran numero di intercessori, si ottiene talvolta ciò che non si ottiene con uno solo.
3. La preghiera è un atto determinato. Ora, ogni atto appartiene a un determinato supposito. Quindi, se noi dicessimo: "Cristo, prega per noi", senza aggiungere altro, sembrerebbe che noi ci riferissimo alla persona di Cristo. E ciò potrebbe suonare nel senso dell'eresia di Nestorio, il quale distingueva in Cristo la persona del figlio dell'uomo da quella del Figlio di Dio; oppure nel senso dell'eresia di Ario, secondo cui la persona del Figlio è minore di quella del Padre. Per non incorrere in questi errori, la Chiesa non dice: "Cristo, prega per noi", ma: "Cristo, ascoltaci", oppure: "abbi pietà di noi".
4. I santi, come vedremo, presentano a Dio le nostre suppliche, non per fargliele conoscere, ma nel senso che ne chiedono l'esaudimento; oppure per confrontarle con la verità di Dio, e per sapere il da farsi secondo i decreti della sua provvidenza.
5. Ci si rende degni delle preghiere dei santi, anche per il fatto che ricorriamo a loro con retta intenzione nelle nostre necessità. Perciò non è superfluo che noi li preghiamo.
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