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Se la costrizione del timore possa smuovere un uomo risoluto
Supplemento
Questione 47
Articolo 2
SEMBRA che la costrizione del timore non possa smuovere "un uomo formato". Infatti:
1. È proprio dell'uomo formato non temere il pericolo. E poiché il timore è "una trepidazione dell'animo nell'imminenza del pericolo", è chiaro che egli non può essere violentato.
2. A detta del Filosofo, "la morte è la cosa più terribile", come l'oggetto più perfetto del timore. Ma gli uomini formati non si lasciano costringere dalla morte: poiché il coraggioso sa affrontarla. Dunque nessun timore può smuovere l'uomo formato.
3. Tra tutti i pericoli i buoni temono specialmente l'infamia. Eppure il timore dell'infamia non è considerato dalla legge civile come capace dì smuovere un uomo formato: "Il timore dell'infamia non rientra nell'editto: "Ciò che è stato compiuto per paura"". Quindi neppure gli altri timori possono smuovere l'uomo formato.
4. L'intimidazione non è senza peccato in colui che la subisce, poiché gli fa promettere ciò che non vuoi mantenere, e quindi lo fa mentire. Ma non è dell'uomo formato commettere per paura peccati anche minimi. Dunque nessun timore può smuovere un uomo risoluto.
IN CONTRARIO: 1. Abramo e Isacco erano uomini formati. Eppure si lasciarono smuovere dal timore: poiché per paura dissero che le loro mogli erano loro sorelle. Perciò il timore può smuovere anche un nomo formato.
2. In tutti i casi di violenza "mista" si riscontra l'influsso del timore. Ma per quanto uno sia formato, può sempre subire tale violenza: poiché, se è in mare, getterà via le merci in pericolo di naufragio. Quindi il timore può smuovere anche un uomo formato.
RISPONDO: Un uomo viene smosso dal timore quando ne subisce la costrizione. E tale costrizione si subisce quando uno compie ciò che altrimenti non vorrebbe, per evitare ciò che teme. Ma l'uomo formato si distingue dall'incostante per due motivi. Primo per la diversa qualità dei pericoli che essi temono. Poiché l'uomo formato e costante segue la retta ragione, che gli indica ciò che deve preferire. Ora, bisogna preferire sempre il minor male, oppure il maggior bene. Perciò l'uomo formato dal timore di un male maggiore si lascia costringere a un male minore: e mai si lascia costringere a un male maggiore per evitarne uno minore. Invece l'incostante si lascia costringere a un male maggiore per paura di mali minori: si abbandona al peccato, p. es. per paura di un danno materiale. L'ostinato al contrario non si lascia costringere a subire neppure un male minore, per evitare un male più grave. Perciò il coraggioso sta tra l'incostante e il pertinace.
Secondo, il coraggioso si distingue dall'incostante anche per il giudizio sull'imminenza del pericolo. Poiché il primo si lascia smuovere solo da indizi gravi ed evidenti; il secondo invece da indizi leggeri. "L'empio", dicono i Proverbi, "fugge senza che nessuno l'insegna".
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'uomo formato, come dice il Filosofo del coraggioso, è intrepido, ma non nel senso che non teme affatto, bensì nel senso che non teme ciò che non si deve temere, o quando non si deve temere.
2. I peccati sono il male supremo. Ecco perché l'uomo formato non può mai esservi costretto: anzi uno deve piuttosto morire che tollerarli, come lo stesso Filosofo insegna. Ma tra i danni materiali alcuni sono più piccoli, altri più gravi. Tra questi i principali sono i danni personali, come la morte, le percosse, lo stupro e la schiavitù. Perciò l'uomo formato può lasciarsi costringere dal timore di essi a subire altri danni materiali. - I danni maggiori sono appunto riassunti in quel verso: "Stupro, schiavitù, fustigazione e morte". Poco importa che queste minacce riguardino la persona propria, o quella della moglie, dei figli, o degli amici.
3. Sebbene l'infamia sia un danno grave, tuttavia può essere facilmente scongiurato. Ecco perché secondo il diritto civile il timore dell'infamia non si ammette nell'uomo formato.
4. Il timore non costringe l'onesto a mentire, perché in quel momento la persona virtuosa vuol dare; dopo però vuol chiedere la restituzione; o almeno denunziare la cosa al giudice, se promise di non chiedere la restituzione. Invece non può promettere di non denunziare, essendo ciò contrario alla giustizia, e quindi non può lasciarsi costringere a questo, che equivarrebbe ad agire contro la giustizia.
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