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Se siano convenienti le vesti istituite nella Chiesa per i ministri
Supplemento
Questione 40
Articolo 7
SEMBRA che non siano convenienti le vesti istituite nella Chiesa per i ministri [dell'altare].
Infatti:
1. I ministri del nuovo Testamento sono tenuti alla castità più di quelli del vecchio. Ora, tra le vesti di questi ultimi c'erano i cosciali, che stavano a indicare la castità. Perciò a maggior ragione questi dovrebbero essere adesso tra le vesti dei ministri della Chiesa.
2. Il sacerdozio del nuovo Testamento è superiore a quello del vecchio. Ma i sacerdoti antichi avevano le mitre, che sono segno di dignità. Dunque dovrebbero averle anche i sacerdoti della nuova legge.
3. Il sacerdote è più vicino agli ordini dei ministri che l'ordine episcopale. Ora, i vescovi portano le vesti dei ministri: cioè la dalmatica che è la veste del diacono, e la tunicella che è la veste del suddiacono. Perciò a maggior ragione dovrebbero portarle i semplici sacerdoti.
4. Nell'antica legge il pontefice portava l'efod, o superomerale; che a detta di S. Beda significava "il fardello del Vangelo". Ma questo grava specialmente sulle spalle dei nostri pontefici. Essi quindi dovrebbero portare tale ornamento.
5. Sul razionale che usavano i pontefici dell'antica legge erano incise "dottrina e verità". Ora, la verità è stata manifestata soprattutto nella nuova legge. Dunque esso si addice ai pontefici della nuova legge.
6. La lamina d'oro, su cui era scritto l'augustissimo nome di Dio, era l'ornamento più nobile dell'antica legge. Perciò l'uso di esso doveva essere trasferito nella nuova legge.
7. Le insegne esterne dei ministri della Chiesa sono i segni del potere interiore. Ora, gli arcivescovi non hanno un potere diverso per natura da quello dei vescovi, come abbiamo notato. Essi dunque non devono avere il pallio, che i vescovi non hanno.
8. Nel Romano Pontefice risiede la pienezza del potere. Eppure egli non usa il pastorale. Perciò non devono usarlo neppure gli altri vescovi.
RISPONDO: Le vesti dei ministri rappresentano simbolicamente le doti in essi richieste per trattare le cose di Dio. E poiché alcune sono richieste in tutti, mentre altre che sono richieste nei ministri superiori non sono così indispensabili per gli inferiori, certe vesti sono comuni a tutti, e altre sono riservate a quelli superiori.
Ecco perché a tutti i ministri viene assegnato l’amitto per coprire le spalle, che sta a indicare la fermezza nel compimento del ministero sacro, cui sono chiamati; nonché il camice, che indica la purezza dei costumi, e il cingolo che indica la repressione della carne.
Il suddiacono porta inoltre il manipolo, che indica le purificazioni delle più piccole macchie, poiché il manipolo è come un fazzoletto per astergere la faccia: essi infatti sono i primi ad essere ammessi a trattare le cose sacre. Portano inoltre la tunicella stretta, che vuole indicare la dottrina di Cristo: perciò nell'antica legge da tale veste pendevano dei campanelli. Infatti i suddiaconi sono già ammessi ad annunziare la dottrina della nuova legge.
Al diacono invece viene imposta anche la stola sulla spalla sinistra, per indicare che viene applicato al ministero degli stessi sacramenti. E in più viene data la dalmatica, che è una veste larga, così chiamata perché cominciò ad essere usata in Dalmazia: e ciò per indicare che egli è già addetto alla distribuzione dei sacramenti, avendo il compito di distribuire il sangue; e nel distribuire si richiede larghezza.
Al sacerdote poi la stola viene posta su entrambe le spalle: per mostrare che a lui viene data la piena potestà di amministrare i sacramenti, e non quale ministro altrui; ecco perché la sua stola discende fino agli arti inferiori. Inoltre egli porta la casula [o pianeta], che significa la carità: poiché egli celebra "il sacramento della carità", cioè l'Eucarestia.
Ai vescovi invece sono dati nove ornamenti in più, oltre quelli dei sacerdoti: calze, sandali, cintura, tunicella, dalmatica, mitra, guanti, anello e pastorale; questo perché sono nove le cose che essi possono fare più del sacerdote, e cioè: ordinare i chierici, benedire le vergini, consacrare i pontefici, imporre le mani [nella cresima e nelle ordinazioni], dedicare le chiese, deporre i chierici, celebrare i sinodi, benedire il crisma, consacrare le vesti e i vasi sacri. - Oppure si può dire che le calze stanno a indicare la rettitudine del camminare. I sandali che coprono i piedi indicano il disprezzo per i beni terreni. La cintura che unisce la stola col camice indica l'amore delle virtù. La tunicella indica la perseveranza: poiché si dice che Giuseppe portasse "una tunica talare", che cioè scendeva fino ai talloni, i quali simboleggiano l'estremità della vita. La dalmatica significa larghezza nelle opere di misericordia. I guanti indicano la cautela nell'operare; la mitra la scienza del vecchio e del nuovo Testamento: per questo appunto essa ha due punte. Il pastorale poi indica la sollecitudine pastorale, con la quale il vescovo deve "raccogliere i lontani", il che è indicato dalla voluta in alto; "sorreggere i deboli", indicato dall'asta medesima; e "stimolare i tiepidi", il che è indicato dalla punta terminale di questo ornamento. Di qui il verso: "Collige, sustenta, stimula vaga, morbida, lenta". E finalmente l'anello sta a indicare i sacramenti della fede, con la quale la Chiesa diviene sposa di Cristo: poiché il vescovo in persona di Cristo è lo sposo della Chiesa.
In più gli arcivescovi hanno il pallio, come segno di un potere privilegiato: esso infatti sta a indicare "la collana d'oro" che si soleva dare ai combattenti valorosi.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Ai sacerdoti dell'antica legge la continenza era comandata solo per il tempo in cui attendevano al loro ministero. Ecco perché per indicare la castità che allora dovevano osservare nell'offrire i sacrifici usavano i cosciali. Invece ai ministri del nuovo Testamento è imposta la castità perpetua. Perciò la somiglianza non regge.
2. La mitra suddetta non era un distintivo di dignità: ma, come spiega S. Girolamo, era una specie di cappello. Invece la tiara, che era un segno di dignità, era riservata ai pontefici, come adesso la mitra.
3. Il potere dei ministri ha la sua origine nel vescovo, non già nel sacerdote, il quale non può conferire i loro ordini. Ecco perché le loro vesti deve indossarle il vescovo e non il sacerdote.
4. Invece dell'efod il sacerdote usa la stola, che ha il medesimo significato.
5. Il razionale è sostituito dal pallio.
6. Come dice Innocenzo III, in luogo della lamina suddetta i nostri vescovi hanno la croce; come al posto dei cosciali hanno i sandali, invece della veste di lino il camice, invece della fascia il cingolo, invece del manto la funicella, invece dell'efod l'amitto, il pallio per il razionale, e la mitra per la tiara.
7. Sebbene gli arcivescovi non abbiano un potere di natura diversa, tuttavia l'hanno più ampio dei vescovi. E per indicare tale ampiezza viene loro dato il pallio, che ne circonda da ogni parte la persona.
8. Il Romano Pontefice non usa il pastorale, perché S. Pietro inviò il suo per risuscitare un suo discepolo, che poi divenne vescovo di Treveri. Ecco perché il Papa usa il pastorale solo nella diocesi di Treveri, e non altrove. - Oppure ciò sta a significare che egli non ha un potere limitato, come quello indicato dalla voluta del pastorale.
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