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Se lo stato di schiavitù impedisca di ricevere gli ordini
Supplemento
Questione 39
Articolo 3
SEMBRA che lo stato di schiavitù non impedisca di ricevere gli ordini. Infatti:
1. La soggezione corporale non è incompatibile con la preminenza spirituale. Ora, nello schiavo c'è una soggezione corporale. Quindi egli non è impedito di ricevere la preminenza spirituale che viene data con l'ordine.
2. Quanto è occasione di umiltà non deve impedire di ricevere un sacramento. Ma tale è appunto la schiavitù: cosicché l'Apostolo consiglia che, "se uno può emanciparsi, preferisca piuttosto di servire nella schiavitù". Perciò questa non deve impedire l'ascesa agli ordini.
3. È più vergognoso che un chierico sia venduto come schiavo, piuttosto che uno schiavo diventi chierico. Ora, è lecito per un chierico esser venduto schiavo: poiché S. Paolino vescovo di Nola vendette così se stesso, come si legge nei Dialoghi. Quindi a più forte ragione uno schiavo può esser promosso chierico.
IN CONTRARIO: sembra che tale stato comprometta la stessa validità del sacramento. Infatti: 1. La donna non può ricevere l'ordine a motivo del suo stato di sudditanza. Ora, la sudditanza dello schiavo è ancora più grave: poiché la donna non è data all'uomo come schiava; tanto è vero che non fu creata dai piedi di lui. Dunque neppure lo schiavo è in grado di ricevere l'ordine.
2. Per il fatto che uno riceve un ordine è tenuto a compierne le funzioni. Ma non è possibile che uno possa servire simultaneamente un padrone carnale e compiere un ministero spirituale. Quindi lo schiavo non può ricevere l'ordine; perché non si può arrecare un danno al padrone.
RISPONDO: Con l'ordinazione uno si vota al servizio di Dio. Ora, poiché nessuno può offrire ciò che non gli appartiene, lo schiavo, che non ha potere su se stesso, non può essere ordinato. Se però lo fosse, riceverebbe l'ordinazione: perché la condizione libera è richiesta non per la validità del sacramento, ma per legge; essendo la schiavitù un impedimento non per la potestà di ordine, ma per il suo esercizio. Lo stesso vale per chi è gravato da altre obbligazioni, p. es., dai debiti.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: Col ricevere la potestà spirituale si contrae l'obbligo di compiere anche degli atti materiali. Di qui l'incompatibilità con la soggezione corporale.
2. Uno può prendere occasione di umiliarsi da molte altre cose, che non sono d'ostacolo all'esercizio degli ordini. Perciò l'argomento non regge.
3. S. Paolino fece quell'atto per un eccesso di carità, guidato dallo Spirito di Dio. E lo dimostrarono le conseguenze: poiché il suo gesto valse a liberare dalla schiavitù molti suoi diocesani. Perciò da esso non si può tirare conseguenza alcuna: perché "dove c'è lo Spirito del Signore, ivi è la libertà".
4. I segni sacramentali devono il loro significato alla natura. Ora, dalla natura ha uno stato di sudditanza la donna, ma non lo schiavo. Perciò il paragone non regge.
5. Se l'ordinazione di uno schiavo avviene a conoscenza del padrone e senza la sua protesta, ne produce per se stessa l'emancipazione. Se avviene all'insaputa del padrone, allora il vescovo e chi l'ha presentato sono tenuti a sborsare al padrone il doppio del prezzo dello schiavo, se essi sapevano che si trattava di uno schiavo. Altrimenti, se lo schiavo possiede un peculio deve redimere se stesso: diversamente egli torna schiavo del suo padrone, sebbene questo gl'impedisca l'esercizio del proprio ordine.
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