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Se i sacerdoti soltanto abbiano il potere delle chiavi
Supplemento
Questione 19
Articolo 3
SEMBRA che non i sacerdoti soltanto abbiano il potere delle chiavi.
Infatti:
1. S. Isidoro scrive che "gli ostiari hanno l'incombenza di distinguere tra i buoni e i cattivi: accolgono i buoni, ed escludono gli indegni". Ma questa, come abbiamo visto, è la definizione del potere delle chiavi. Dunque non i sacerdoti soltanto, ma anche gli ostiari hanno il potere delle chiavi.
2 Ai sacerdoti il potere delle chiavi viene conferito da Dio con l'unzione sacra. Ma anche i re ricevono da Dio il potere sul popolo dei credenti, e vengono consacrati con l'unzione sacra. Quindi il potere delle chiavi non spetta soltanto ai sacerdoti.
3. Il sacerdozio è un ordine sacro strettamente personale. Invece il potere delle chiavi talora sembra essere conferito a tutta un'assemblea: poiché ci sono dei capitoli che possono comminare la scomunica, il che rientra nel potere delle chiavi. Perciò questo non spetta esclusivamente ai sacerdoti.
4. Le donne non sono suscettibili di ordini sacri: perché come dice S. Paolo, ad esse non spetta insegnare. Eppure certe donne pare che abbiano il potere delle chiavi: le abbadesse, p. es., che hanno un potere spirituale sulle loro suddite. Perciò non i sacerdoti soltanto hanno il potere delle chiavi.
IN CONTRARIO: 1. S. Ambrogio insegna: "Questo diritto", di legare e di sciogliere, "è concesso solo ai sacerdoti".
2. Col potere delle chiavi uno è posto come intermediario tra il popolo e Dio. Ma questo compete solo ai sacerdoti, i quali, come dice S. Paolo, "sono costituiti per il culto di Dio, allo scopo di offrire oblazioni e sacrifici per i peccati". Perciò soltanto i sacerdoti hanno il potere delle chiavi.
RISPONDO: Esistono due tipi di chiavi. Il primo ha un potere che si estende direttamente fino al cielo, togliendo con la remissione dei peccati, gli ostacoli che impediscono di entrarvi. Essa viene chiamata "chiave dell'ordine". E questa si riscontra solo nei sacerdoti: perché essi soltanto sono ordinati al popolo per le cose che direttamente riguardano Dio.
Il secondo tipo di chiave non tende al cielo direttamente, bensì attraverso la Chiesa militante: poiché da codesto potere uno viene escluso o ammesso nella Chiesa militante, rispettivamente con la scomunica e con l'assoluzione. E questa viene nominata "chiave della giurisdizione in foro esterno". Ecco perché possono averla anche coloro che non sono sacerdoti: p. es., gli arcidiaconi, i vescovi eletti, e gli altri che hanno facoltà di scomunicare. Ma propriamente questo potere non si può chiamare chiave del cielo, bensì potere preparatorio rispetto a quella.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Gli ostiari hanno le chiavi per custodire quanto è contenuto nel tempio materiale: ed esaminano chi ammettere e chi escludere in codesto tempio, non giudicando di propria autorità chi è degno e chi indegno, ma eseguendo il giudizio dato dal sacerdote: cosicché essi risultano puri esecutori del potere sacerdotale.
2. I re non hanno nessun potere nelle cose spirituali, e quindi non ricevono le chiavi del regno dei cieli: l'hanno solo su quelle temporali, e questo deriva anch'esso totalmente da Dio, come dice
S. Paolo. Né mediante l'unzione che ricevono viene loro conferito nessun ordine sacro: ma si vuol indicare così che il loro eccelso potere deriva da Cristo, affinché essi regnino sul popolo cristiano come sudditi essi stessi di Cristo.
3. Come in campo politico talora il potere è tutto in un solo individuo, ed è il caso del regno; talora invece è spartito ugualmente tra più individui costituiti nei vari uffici, secondo le parole di Aristotele; così anche la giurisdizione spirituale può essere esercitata da uno solo, p. es., dal vescovo, oppure da più individui, p. es. dal capitolo. E in tal caso costoro hanno cumulativamente la chiave della giurisdizione, ma non quella dell'ordine.
4. Secondo l'Apostolo la donna è in istato di sudditanza, e quindi non può avere nessuna giurisdizione spirituale. Del resto anche secondo il Filosofo si ha la corruzione di tutto il vivere civile quando il dominio finisce nelle mani di una donna. Perciò la donna non ha ne le chiavi dell'ordine né le chiavi della giurisdizione. Tuttavia ad essa viene affidato qualche atto nell'uso delle chiavi: p. es., la correzione di quelle donne che a lei sono sottoposte, per evitare il pericolo che potrebbe risultare dalla coabitazione di uomini in mezzo a loro.
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