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Se basti la confessione generale per cancellare i peccati mortali dimenticati
Supplemento
Questione 10
Articolo 5
SEMBRA che non basti la confessione generale per cancellare i peccati mortali dimenticati. Infatti:
1. Non è necessario confessare di nuovo un peccato già cancellato dalla confessione. Quindi se con la confessione generale venissero cancellati anche i peccati dimenticati, non sarebbe necessario
che uno li confessasse quando se ne ricorda.
2. Chi non ha coscienza di peccato, o è innocente, oppure si è scordato del suo peccato. Se dunque con la confessione generale venissero cancellati anche i peccati mortali dimenticati, chi non ha coscienza di nessun peccato grave può esser certo, con la confessione generale, che è immune dal peccato mortale. Il che è contro l'affermazione dell'Apostolo: "Non ho coscienza di nulla, ma non per questo sono giustificato".
3. Nessuno può ottenere un vantaggio dalla propria negligenza. Ora, non può capitare senza negligenza che uno dimentichi un peccato mortale prima che gli venga perdonato. Perciò egli non può ottenere da questo il vantaggio di esser perdonato di una colpa, senza confessarla espressamente.
4. È certamente più lontano dal pensiero di chi si confessa ciò che è del tutto ignorato, che quanto viene da lui dimenticato. Eppure la confessione generale non cancella i peccati commessi per ignoranza: che altrimenti gli eretici e la gente rozza, i quali ignorano che certi peccati in cui sono immersi sono peccati, verrebbero assolti anch'essi con la confessione generale: il che è falso. Dunque la confessione generale non cancella i peccati dimenticati.
IN CONTRARIO: 1. Nei Salmi si legge: "Accostatevi a lui e sarete illuminati, e i vostri volti non conosceranno la confusione". Ma chi confessa tutto ciò che sa si avvicina a Dio quanto gli è possibile. Da lui infatti non si può esigere di più. Egli perciò non viene confuso, così da essere respinto, ma riceve il perdono.
2. Chi si confessa riceve il perdono, a meno che non agisca con finzione. Ma chi confessa tutti i peccati che ha in mente, nel dimenticarne qualcuno non agisce con finzione; perché è vittima dell'ignoranza di fatto, che scusa dal peccato. Dunque ottiene il perdono. E quindi i peccati dimenticati sono condonati: essendo "cosa empia sperare un perdono a metà".
RISPONDO: La confessione presuppone la contrizione che cancella la colpa. Cosicché direttamente la confessione è ordinata a cancellare la pena: e compie codesto effetto per la vergogna che implica, e per il potere delle chiavi cui si sottopone chi si confessa.
Ora, può capitare che un peccato, cancellato quanto alla colpa per la contrizione precedente, sia in generale, quando non se ne ricorda nell'atto del pentimento, sia in particolare, venga però dimenticato prima della confessione. Allora la confessione generale sacramentale produce il condono della pena per il potere delle chiavi, cui il penitente si sottomette senza mettere ostacoli, per quanto dipende da lui. Però non consegue la diminuzione della pena che proviene dalla vergogna della confessione, che egli non ha sofferto dinanzi al sacerdote confessando in particolare il suo peccato.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Nella confessione sacramentale non solo si richiede l'assoluzione, ma anche il giudizio del sacerdote che deve imporre la soddisfazione. Ecco perché sebbene uno sia stato assolto, tuttavia è tenuto a confessare [il peccato dimenticato], per supplire quanto era mancato nella sua confessione.
2. La confessione, come abbiamo detto, non agisce che in forza della contrizione precedente. E questa nessuno può sapere quando sia vera; come non può sapere con certezza se abbia la grazia. Perciò uno non può sapere con certezza, se con la confessione generale gli siano stati perdonati i peccati dimenticati: sebbene possa arguirlo da alcuni indizi.
3. Costui non ritrae un vantaggio dalla sua negligenza. Perché in tal modo non ottiene la piena remissione che altrimenti avrebbe ottenuto. E neppure merita allo stesso modo. Inoltre è tenuto a riconfessarsi, quando il peccato torna a mente.
4. L'ignoranza della legge non scusa, perché essa stessa è un peccato: scusa invece l'ignoranza del fatto. Perciò se uno non confessa dei peccati che per ignoranza della legge divina non riconosce come peccati, non viene scusato dal peccato di finzione. Ne sarebbe scusato invece se non li ritenesse peccati perché ignora una circostanza particolare: come se uno, p. es., compisse l'atto matrimoniale con una donna estranea, ritenendola sua moglie. Ora, la dimenticanza di un atto peccaminoso rientra nell'ignoranza del fatto. Ecco perché uno è scusato dal peccato di finzione, che impedisce il frutto sia dell'assoluzione che della confessione.
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