Parte prima > Trattato sulla Trinità delle Persone > Dono quale nome dello Spirito Santo > Se Dono sia nome personale
Prima pars
Quaestio 38
Articulus 1
[29966] Iª q. 38 a. 1 arg. 1 Ad primum sic proceditur. Videtur quod donum non sit nomen personale. Omne enim nomen personale importat aliquam distinctionem in divinis. Sed nomen doni non importat aliquam distinctionem in divinis, dicit enim Augustinus, XV de Trin., quod spiritus sanctus ita datur sicut Dei donum, ut etiam seipsum det sicut Deus. Ergo donum non est nomen personale.
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Prima parte
Questione 38
Articolo 1
[29966] Iª q. 38 a. 1 arg. 1
SEMBRA che Dono non sia nome di una persona divina. Infatti:
1. Ogni nome personale accenna a qualche distinzione in Dio. Ora, il nome dono non accenna ad alcuna distinzione esistente in Dio; giacché S. Agostino dice che lo Spirito Santo «come dono di Dio, è dato in modo che anch'egli, quale Dio, doni se stesso». Perciò dono non è nome personale.
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[29967] Iª q. 38 a. 1 arg. 2 Praeterea, nullum nomen personale convenit essentiae divinae. Sed essentia divina est donum quod pater dat filio, ut patet per Hilarium, IX de Trin. Ergo donum non est nomen personale.
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[29967] Iª q. 38 a. 1 arg. 2
2. Nessun nome personale può convenire all'essenza divina. Ora, come appare chiaramente da un'affermazione di S. Ilario, l'essenza divina è il dono che il Padre da al Figlio. Quindi dono non è nome personale.
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[29968] Iª q. 38 a. 1 arg. 3 Praeterea, secundum Damascenum, nihil est subiectum aut serviens in divinis personis. Sed donum importat quandam subiectionem et ad eum cui datur, et ad eum a quo datur. Ergo donum non est nomen personale.
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[29968] Iª q. 38 a. 1 arg. 3
3. Secondo il Damasceno, tra le persone divine non c'è subordinati né sottoposti. Dono invece importa una certa subordinazione sia al soggetto cui viene dato, sia a quello dal quale è dato. Quindi dono non è nome personale.
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[29969] Iª q. 38 a. 1 arg. 4 Praeterea, donum importat respectum ad creaturam, et ita videtur de Deo dici ex tempore. Sed nomina personalia dicuntur de Deo ab aeterno, ut pater et filius. Ergo donum non est nomen personale.
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[29969] Iª q. 38 a. 1 arg. 4
4. Dono indica relazione alle creature, quindi si attribuisce a Dio dall'inizio del tempo. Ma i nomi personali si dicono di Dio da tutta l'eternità, come Padre e Figlio. Perciò dono non è nome personale.
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[29970] Iª q. 38 a. 1 s. c. Sed contra est quod Augustinus dicit, XV de Trin., sicut corpus carnis nihil aliud est quam caro, sic donum spiritus sancti nihil aliud est quam spiritus sanctus. Sed spiritus sanctus est nomen personale. Ergo et donum.
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[29970] Iª q. 38 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Dice S. Agostino: «Come il corpo, di carne non è che la carne, così il dono dello Spirito Santo non è altro che lo Spirito Santo.» Ma Spirito Santo è nome personale. Perciò anche Dono.
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[29971] Iª q. 38 a. 1 co. Respondeo dicendum quod in nomine doni importatur aptitudo ad hoc quod donetur. Quod autem donatur, habet habitudinem et ad id a quo datur, et ad id cui datur, non enim daretur ab aliquo nisi esset eius; et ad hoc alicui datur, ut eius sit. Persona autem divina dicitur esse alicuius, vel secundum originem, sicut filius est patris; vel inquantum ab aliquo habetur. Habere autem dicimur id quo libere possumus uti vel frui, ut volumus. Et per hunc modum divina persona non potest haberi nisi a rationali creatura Deo coniuncta. Aliae autem creaturae moveri quidem possunt a divina persona; non tamen sic quod in potestate earum sit frui divina persona, et uti effectu eius. Ad quod quandoque pertingit rationalis creatura; ut puta cum sic fit particeps divini verbi et procedentis amoris, ut possit libere Deum vere cognoscere et recte amare. Unde sola creatura rationalis potest habere divinam personam. Sed ad hoc quod sic eam habeat, non potest propria virtute pervenire, unde oportet quod hoc ei desuper detur; hoc enim dari nobis dicitur, quod aliunde habemus. Et sic divinae personae competit dari, et esse donum.
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[29971] Iª q. 38 a. 1 co.
RISPONDO: Il termine dono include l'idea di attitudine ad essere donato. Ora, ciò che si dona dice rapporto sia a chi dà, come a chi riceve: giacché non sarebbe dato se non fosse di chi lo dà, e si dà appunto perché sia di colui cui vien dato. Ora, una persona divina si dice di qualcuno o perché deriva da lui, come il Figlio è del Padre; o perché ne è posseduta. E diciamo di possedere quello di cui possiamo liberamente far uso o godere. E in questo modo una Persona divina non può essere posseduta che da una creatura ragionevole unita a Dio. Le altre creature possono subire la mozione di una Persona divina, non però fino ad essere in grado di godere di essa e di operare sotto il suo impulso. A questo talora arriva la creatura ragionevole, p. es., quando è fatta partecipe del Verbo divino e dell'Amore procedente, fino a poter liberamente conoscere con verità Dio e rettamente amarlo. Perciò solo la creatura ragionevole può possedere una Persona divina. Ma per averla in questo modo non le bastano le sole sue forze: onde è necessario che le sia dato dall'alto; giacché si dice che ci è dato ciò che abbiamo da altri. Perciò dovrà appartenere a una Persona divina di essere data e di essere Dono.
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[29972] Iª q. 38 a. 1 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod nomen doni importat distinctionem personalem, secundum quod donum dicitur esse alicuius per originem. Et tamen spiritus sanctus dat seipsum, inquantum est sui ipsius, ut potens se uti, vel potius frui; sicut et homo liber dicitur esse sui ipsius. Et hoc est quod Augustinus dicit, super Ioan., quid tam tuum est quam tu? Vel dicendum, et melius, quod donum oportet esse aliquo modo dantis. Sed hoc esse huius dicitur multipliciter. Uno modo, per modum identitatis, sicut dicit Augustinus super Ioan., et sic donum non distinguitur a dante, sed ab eo cui datur. Et sic dicitur quod spiritus sanctus dat se. Alio modo dicitur aliquid esse alicuius ut possessio vel servus, et sic oportet quod donum essentialiter distinguatur a dante. Et sic donum Dei est aliquid creatum. Tertio modo dicitur hoc esse huius per originem tantum, et sic filius est patris, et spiritus sanctus utriusque. Inquantum ergo donum hoc modo dicitur esse dantis, sic distinguitur a dante personaliter, et est nomen personale.
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[29972] Iª q. 38 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il termine Dono accenna a una distinzione di persone, in quanto dono è di qualcuno come da questi derivante. Tuttavia lo Spirito Santo da se stesso in quanto è di se stesso, potendo servirsi o piuttosto fruire di se medesimo; a quel modo che [analogamente] l'uomo libero si dice che è di se stesso. Questo pensiero è così espresso da S. Agostino: «Che cosa è mai tanto tuo quanto te stesso?». - Oppure si potrebbe rispondere meglio ancora che il dono deve essere in qualche maniera di chi lo da. Ma il possessivo si può spiegare in molti modi. Primo, può indicare identità, alla maniera riferita da S. Agostino. In tal caso il dono non è distinto da chi lo da, ma solo da chi lo riceve. In questo senso si può dire che lo Spirito Santo dona se stesso. Secondo, il possessivo può indicare proprietà o dominio: e in questo caso è necessario che il dono sia essenzialmente distinto da chi lo da. E qui il dono di Dio è qualcosa di creato. Terzo, il possessivo può limitarsi a indicare origine: e allora [si dirà che] il Figlio è del Padre, e lo Spirito Santo di ambedue. In quanto dunque, dono si dice di chi lo dà, in questo terzo modo, si distingue come persona dal donatore, ed è nome personale.
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[29973] Iª q. 38 a. 1 ad 2 Ad secundum dicendum quod essentia dicitur esse donum patris primo modo, quia essentia est patris per modum identitatis.
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[29973] Iª q. 38 a. 1 ad 2
2. L'essenza [divina] si dice dono del Padre nel primo dei modi suddetti; perché l'essenza è del Padre per identità con lui.
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[29974] Iª q. 38 a. 1 ad 3 Ad tertium dicendum quod donum, secundum quod est nomen personale in divinis, non importat subiectionem, sed originem tantum, in comparatione ad dantem. In comparatione vero ad eum cui datur, importat liberum usum vel fruitionem, ut dictum est.
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[29974] Iª q. 38 a. 1 ad 3
3. Dono, in quanto nome di una persona divina, nei riguardi del donatore non importa subordinazione alcuna, ma soltanto derivazione. In rapporto a chi lo riceve sta a indicare il libero uso e la fruizione, come si è spiegato.
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[29975] Iª q. 38 a. 1 ad 4 Ad quartum dicendum quod donum non dicitur ex eo quod actu datur, sed inquantum habet aptitudinem ut possit dari. Unde ab aeterno divina persona dicitur donum, licet ex tempore detur. Nec tamen per hoc quod importatur respectus ad creaturam, oportet quod sit essentiale, sed quod aliquid essentiale in suo intellectu includatur, sicut essentia includitur in intellectu personae, ut supra dictum est.
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[29975] Iª q. 38 a. 1 ad 4
4. Il dono si chiama così non perché è dato, ma perché è atto a essere dato. Quindi da tutta l'eternità una Persona divina si dice Dono, quantunque venga data a cominciare dal tempo. E neppure si può concludere che sia un termine essenziale per il fatto che dice relazione alle creature; ma solo che include nel suo concetto qualche cosa di essenziale; allo stesso modo che nel concetto di persona è inclusa implicitamente l'essenza, come abbiamo fatto osservare più sopra.
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