Prima pars
Quaestio 101
Articulus 1
[32641] Iª q. 101 a. 1 arg. 1 Ad primum sic proceditur. Videtur quod in statu innocentiae pueri nati fuissent in scientia perfecti. Qualis enim fuit Adam, tales filios generasset. Sed Adam fuit in scientia perfectus, ut supra dictum est. Ergo filii nascerentur ab eo in scientia perfecti.
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Prima parte
Questione 101
Articolo 1
[32641] Iª q. 101 a. 1 arg. 1
SEMBRA che nello stato di innocenza i bambini sarebbero nati perfetti nel sapere. Infatti:
1. Quale era Adamo, tali dovevano essere i figli da lui generati. Ora, Adamo era perfetto nella scienza, come abbiamo già visto. Dunque i figli sarebbero nati da lui perfetti nel sapere.
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[32642] Iª q. 101 a. 1 arg. 2 Praeterea, ignorantia ex peccato causatur, ut Beda dicit. Sed ignorantia est privatio scientiae. Ergo ante peccatum pueri mox nati omnem scientiam habuissent.
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[32642] Iª q. 101 a. 1 arg. 2
2. L'ignoranza è causata dal peccato, come dice S. Beda. Ma l'ignoranza non è che la privazione della scienza. Quindi, prima del peccato, i bambini appena nati avrebbero posseduto ogni scienza.
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[32643] Iª q. 101 a. 1 arg. 3 Praeterea, pueri mox nati iustitiam habuissent. Sed ad iustitiam requiritur scientia, quae dirigit in agendis. Ergo etiam scientiam habuissent.
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[32643] Iª q. 101 a. 1 arg. 3
3. I bambini appena nati avrebbero posseduto la giustizia. Ma per la giustizia ci vuole la conoscenza che dirige nell'agire. Perciò avrebbero posseduto anche la scienza.
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[32644] Iª q. 101 a. 1 s. c. Sed contra est quod anima nostra per naturam est sicut tabula rasa in qua nihil est scriptum, ut dicitur in III de anima. Sed eadem animae natura est modo, quae tunc fuisset. Ergo animae puerorum in principio scientia caruissent.
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[32644] Iª q. 101 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: La nostra anima è per natura, secondo l'espressione di Aristotele, come "una tavoletta levigata in cui non c'è scritto niente". Ma la natura dell'anima sarebbe stata identica ora come allora. Dunque le anime dei bambini inizialmente sarebbero state prive di scienza.
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[32645] Iª q. 101 a. 1 co. Respondeo dicendum quod, sicut supra dictum est, de his quae sunt supra naturam, soli auctoritati creditur, unde ubi auctoritas deficit, sequi debemus naturae conditionem. Est autem naturale homini ut scientiam per sensus acquirat, sicut supra dictum est, et ideo anima unitur corpori, quia indiget eo ad suam propriam operationem; quod non esset, si statim a principio scientiam haberet non acquisitam per sensitivas virtutes. Et ideo dicendum est quod pueri in statu innocentiae non nascerentur perfecti in scientia; sed eam in processu temporis absque difficultate acquisivissent, inveniendo vel addiscendo.
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[32645] Iª q. 101 a. 1 co.
RISPONDO: Come abbiamo già ricordato, soltanto nelle cose che sorpassano la natura si deve esclusivamente credere all'autorità [di Dio rivelante]; ma se questa autorità manca, dobbiamo seguire l'ordine della natura. Ora, per l'uomo è naturale raggiungere la scienza per mezzo dei sensi, come si è visto; l'anima infatti si unisce al corpo, perché ne ha bisogno per esercitare la sua operazione specifica; ciò che non avverrebbe, se l'uomo inizialmente avesse una scienza non acquisita mediante le facoltà sensitive. Perciò si deve concludere che nello stato di innocenza i bambini non sarebbero nati perfetti nel sapere; ma che l'avrebbero acquistato col tempo senza difficoltà, per via di indagine e di insegnamento.
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[32646] Iª q. 101 a. 1 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod esse perfectum in scientia fuit individuale accidens primi parentis, inquantum scilicet ipse instituebatur ut pater et instructor totius humani generis. Et ideo quantum ad hoc, non generabat filios similes sibi; sed solum quantum ad accidentia naturalia vel gratuita totius naturae.
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[32646] Iª q. 101 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La perfezione nella scienza era un accidente individuale per il nostro progenitore, e cioè in quanto personalmente era stato costituito padre e maestro di tutto il genere umano. Quindi egli non avrebbe generato figli simili a sé sotto tale aspetto, ma simili solo quanto agli accidenti di natura e di grazia comuni a tutta la specie.
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[32647] Iª q. 101 a. 1 ad 2 Ad secundum dicendum quod ignorantia est privatio scientiae quae debet haberi pro tempore illo. Quod in pueris mox natis non fuisset, habuissent enim scientiam quae eis competebat secundum tempus illud. Unde ignorantia in eis non fuisset, sed nescientia respectu aliquorum. Quam etiam Dionysius ponit in Angelis sanctis, in VII Cael. Hier.
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[32647] Iª q. 101 a. 1 ad 2
2. L'ignoranza è la privazione della scienza in un soggetto fatto per possederla in un dato tempo. Questo non poteva capitare a dei bambini appena nati: poiché essi avrebbero avuto una scienza proporzionata alla loro età. Cosicché in essi non ci sarebbe stata ignoranza, ma semplice nescienza di un certo numero di cognizioni. E la nescienza è ammessa da Dionigi persino negli Angeli santi.
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[32648] Iª q. 101 a. 1 ad 3 Ad tertium dicendum quod pueri habuissent sufficientem scientiam ad dirigendum eos in operibus iustitiae in quibus homines diriguntur per universalia principia iuris; quam multo plenius tunc habuissent quam nunc naturaliter habemus, et similiter aliorum universalium principiorum.
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[32648] Iª q. 101 a. 1 ad 3
3. I bambini avrebbero posseduto una cognizione sufficiente per dirigersi nelle opere di giustizia, nelle quali gli uomini sono diretti dai principii universali del diritto; e l'avrebbero posseduta in grado molto superiore a quello che naturalmente noi ora possediamo: lo stesso si dica a proposito degli altri principii universali.
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