Seconda parte > Gli atti umani in generale > Vizi e peccati > La sede del peccato originale >
Se il peccato originale risieda più nel corpo che nell'anima
Prima pars secundae partis
Quaestio 83
Articulus 1
[37108] Iª-IIae q. 83 a. 1 arg. 1 Ad primum sic proceditur. Videtur quod peccatum originale magis sit in carne quam in anima. Repugnantia enim carnis ad mentem ex corruptione originalis peccati procedit. Sed radix huius repugnantiae in carne consistit, dicit enim apostolus ad Rom. VII, video aliam legem in membris meis, repugnantem legi mentis meae. Ergo originale peccatum in carne principaliter consistit.
|
|
Prima parte della seconda parte
Questione 83
Articolo 1
[37108] Iª-IIae q. 83 a. 1 arg. 1
SEMBRA che il peccato originale risieda più nel corpo che nell'anima. Infatti:
1. Il contrasto tra la carne e lo spirito deriva dal peccato originale. Ma la radice di questo contrasto è nel corpo, com'è evidente dalle parole di S. Paolo: "Vedo un'altra legge nelle mie membra che fa guerra alla legge della mia mente". Perciò il peccato originale risiede principalmente nel corpo.
|
[37109] Iª-IIae q. 83 a. 1 arg. 2 Praeterea, unumquodque potius est in causa quam in effectu, sicut calor magis est in igne calefaciente quam in aqua calefacta. Sed anima inficitur infectione originalis peccati per semen carnale. Ergo peccatum originale magis est in carne quam in anima.
|
|
[37109] Iª-IIae q. 83 a. 1 arg. 2
2. Una qualità si trova più nella causa che negli effetti: il calore, p. es., è più nel fuoco che scalda, che nell'acqua riscaldata. Ora, l'anima viene contaminata col peccato originale dal seme corporeo. Dunque il peccato originale si trova più nel corpo che nell'anima.
|
[37110] Iª-IIae q. 83 a. 1 arg. 3 Praeterea, peccatum originale ex primo parente contrahimus, prout in eo fuimus secundum rationem seminalem. Sic autem non fuit ibi anima, sed sola caro. Ergo originale peccatum non est in anima, sed in carne.
|
|
[37110] Iª-IIae q. 83 a. 1 arg. 3
3. Noi contraiamo il peccato originale dal nostro progenitore, in quanto eravamo in lui secondo la ragione seminale. Ma in lui non c'era la nostra anima, bensì il nostro corpo soltanto. Perciò il peccato originale non è nell'anima, ma nel corpo.
|
[37111] Iª-IIae q. 83 a. 1 arg. 4 Praeterea, anima rationalis creata a Deo corpori infunditur. Si igitur anima per peccatum originale inficeretur, consequens esset quod ex sua creatione vel infusione inquinaretur. Et sic Deus esset causa peccati, qui est auctor creationis et infusionis.
|
|
[37111] Iª-IIae q. 83 a. 1 arg. 4
4. Nel corpo viene infusa un'anima creata da Dio. Se, dunque, l'anima venisse contaminata dal peccato originale, sarebbe contaminata dalla sua creazione e dalla sua infusione. E quindi Dio sarebbe causa del peccato, essendo egli l'artefice della creazione e dell'infusione.
|
[37112] Iª-IIae q. 83 a. 1 arg. 5 Praeterea, nullus sapiens liquorem pretiosum vasi infunderet ex quo sciret ipsum liquorem infici. Sed anima rationalis est pretiosior omni liquore. Si ergo anima ex corporis unione infici posset infectione originalis culpae, Deus, qui ipsa sapientia est, nunquam animam tali corpori infunderet. Infundit autem. Non ergo inquinatur ex carne. Sic igitur peccatum originale non est in anima, sed in carne.
|
|
[37112] Iª-IIae q. 83 a. 1 arg. 5
5. Nessun uomo sensato infonde un liquore prezioso in un vaso in cui sa bene che si corrompe. Ora, l'anima razionale è più preziosa di qualsiasi liquore. Perciò, se l'anima potesse contaminarsi col peccato originale mediante la sua unione col corpo, Dio, che è la stessa saggezza, mai infonderebbe l'anima in codesto corpo. Invece egli ve la infonde. Dunque essa non viene contaminata dal corpo. E quindi il peccato originale non può risiedere nell'anima, bensì nel corpo.
|
[37113] Iª-IIae q. 83 a. 1 s. c. Sed contra est quod idem est subiectum virtutis et vitii sive peccati, quod contrariatur virtuti. Sed caro non potest esse subiectum virtutis, dicit enim apostolus, ad Rom. VII, scio quod non habitat in me, hoc est in carne mea, bonum. Ergo caro non potest esse subiectum originalis peccati, sed solum anima.
|
|
[37113] Iª-IIae q. 83 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Identica è la sede della virtù e del vizio, o peccato, che è il suo contrario. Ora, il corpo non può essere sede di virtù; infatti S. Paolo afferma: "Io so bene che non abita in me, cioè nella mia carne, il bene". Dunque il corpo non può essere la sede del peccato originale, ma l'anima soltanto.
|
[37114] Iª-IIae q. 83 a. 1 co. Respondeo dicendum quod aliquid potest esse in aliquo dupliciter, uno modo, sicut in causa, vel principali vel instrumentali; alio modo, sicut in subiecto. Peccatum ergo originale omnium hominum fuit quidem in ipso Adam sicut in prima causa principali; secundum illud apostoli, Rom. V, in quo omnes peccaverunt. In semine autem corporali est peccatum originale sicut in causa instrumentali, eo quod per virtutem activam seminis traducitur peccatum originale in prolem, simul cum natura humana. Sed sicut in subiecto, peccatum originale nullo modo potest esse in carne, sed solum in anima. Cuius ratio est quia, sicut supra dictum est, hoc modo ex voluntate primi parentis peccatum originale traducitur in posteros per quandam generativam motionem, sicut a voluntate alicuius hominis derivatur peccatum actuale ad alias partes eius. In qua quidem derivatione hoc potest attendi, quod quidquid provenit ex motione voluntatis peccati ad quamcumque partem hominis quae quocumque modo potest esse particeps peccati, vel per modum subiecti vel per modum instrumenti, habet rationem culpae, sicut ex voluntate gulae provenit concupiscentia cibi ad concupiscibilem, et sumptio cibi ad manus et os, quae inquantum moventur a voluntate ad peccatum, sunt instrumenta peccati. Quod vero ulterius derivatur ad vim nutritivam et ad interiora membra, quae non sunt nata moveri a voluntate, non habet rationem culpae. Sic igitur, cum anima possit esse subiectum culpae, caro autem de se non habeat quod sit subiectum culpae; quidquid provenit de corruptione primi peccati ad animam, habet rationem culpae; quod autem provenit ad carnem, non habet rationem culpae, sed poenae. Sic igitur anima est subiectum peccati originalis, non autem caro.
|
|
[37114] Iª-IIae q. 83 a. 1 co.
RISPONDO: Una cosa può trovarsi in un'altra in due maniere: primo, come nella sua causa, o principale o strumentale; secondo, come nel suo subietto. Ebbene, il peccato originale del genere umano fu in Adamo stesso come nella sua causa principale; poiché, secondo l'espressione paolina, "in lui tutti peccarono". Codesto peccato è invece nel seme come nella sua causa strumentale: poiché dalla virtù attiva del seme esso viene trasmesso alla prole insieme con la natura umana. Ma il peccato originale non può risiedere, come nel proprio subietto, che nell'anima umana, e in nessun modo nel corpo.
E la ragione si è, l'abbiamo spiegato in precedenza, che il peccato originale si trasmette ai posteri dalla volontà del nostro progenitore mediante il moto di generazione, come dalla volontà di un uomo si propaga il peccato originale alle altre sue facoltà. E in questa propagazione si deve osservare che quanto deriva dalla mozione volontaria peccaminosa interessa tutte le parti dell'uomo che possono partecipare al peccato in una maniera qualsiasi, che abbia l'aspetto di colpa, cioè come subietto, o come strumento. Dal volere un peccato di gola, p. es., deriva al concupiscibile la concupiscenza del cibo, alle mani e alla bocca la consumazione di esso, in quanto, mossi dalla volontà, diventano strumenti del peccato. Invece quanto deriva in seguito alla facoltà nutritiva, e alle viscere, le quali non sono fatte per subire la mozione della volontà, non ha natura di colpa.
Perciò, siccome l'anima può essere sede o subietto di una colpa, a differenza del corpo, che di suo non può esserlo, tutto ciò che di corrotto deriva all'anima dal primo peccato ha natura di colpa; quanto invece deriva al corpo non ha natura di colpa, ma di pena. Dunque sede del peccato originale è l'anima, e non il corpo.
|
[37115] Iª-IIae q. 83 a. 1 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod, sicut Augustinus dicit in libro Retract., apostolus loquitur ibi de homine iam redempto, qui liberatus est a culpa, sed subiacet poenae, ratione cuius peccatum dicitur habitare in carne. Unde ex hoc non sequitur quod caro sit subiectum culpae, sed solum poenae.
|
|
[37115] Iª-IIae q. 83 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Come spiega S. Agostino, l'Apostolo in quel passo parla dell'uomo già redento, che, liberato dalla colpa, è soggetto ancora alla pena, in forza della quale si dice che il peccato "abita nella carne". Perciò da questo non segue che il corpo sia la sede della colpa, ma soltanto della pena.
|
[37116] Iª-IIae q. 83 a. 1 ad 2 Ad secundum dicendum quod peccatum originale causatur ex semine sicut ex causa instrumentali. Non autem oportet quod aliquid sit principalius in causa instrumentali quam in effectu, sed solum in causa principali. Et hoc modo peccatum originale potiori modo fuit in Adam, in quo fuit secundum rationem actualis peccati.
|
|
[37116] Iª-IIae q. 83 a. 1 ad 2
2. Il peccato originale è causato dal seme come da una causa strumentale. Ora, non è detto che una qualità debba trovarsi più intensamente che nell'effetto nella causa strumentale, ma solo nella sua causa principale. E realmente il peccato originale si trova in grado superiore in Adamo, nel quale venne a trovarsi come peccato attuale.
|
[37117] Iª-IIae q. 83 a. 1 ad 3 Ad tertium dicendum quod anima huius hominis non fuit secundum seminalem rationem in Adam peccante sicut in principio effectivo, sed sicut in principio dispositivo, eo quod semen corporale, quod ex Adam traducitur, sua virtute non efficit animam rationalem, sed ad eam disponit.
|
|
[37117] Iª-IIae q. 83 a. 1 ad 3
3. L'anima di quest'uomo secondo la ragione seminale non era in Adamo peccatore come in un principio efficiente, ma come in un principio dispositivo: poiché il seme, che da Adamo si trasmette, non può produrre con la sua virtù l'anima razionale, ma solo predisporre ad essa.
|
[37118] Iª-IIae q. 83 a. 1 ad 4 Ad quartum dicendum quod infectio originalis peccati nullo modo causatur a Deo, sed ex solo peccato primi parentis per carnalem generationem. Et ideo, cum creatio importet respectum animae ad solum Deum, non potest dici quod anima ex sua creatione inquinetur. Sed infusio importat respectum et ad Deum infundentem, et ad carnem cui infunditur anima. Et ideo, habito respectu ad Deum infundentem, non potest dici quod anima per infusionem maculetur; sed solum habito respectu ad corpus cui infunditur.
|
|
[37118] Iª-IIae q. 83 a. 1 ad 4
4. La corruzione del peccato originale in nessun modo è causata da Dio, ma solo dal peccato del nostro progenitore mediante la generazione carnale. Quindi, siccome la creazione implica una relazione dell'anima a Dio soltanto, non si può dire che l'anima viene inquinata dalla sua creazione. - L'infusione, poi, implica relazione e a Dio che la infonde e al corpo nel quale l'anima viene infusa. Perciò, in rapporto a Dio che la infonde non si può dire che l'anima viene macchiata dall'infusione; ma solo in rapporto al corpo in cui viene infusa.
|
[37119] Iª-IIae q. 83 a. 1 ad 5 Ad quintum dicendum quod bonum commune praefertur bono singulari. Unde Deus, secundum suam sapientiam, non praetermittit universalem ordinem rerum, qui est ut tali corpori talis anima infundatur, ut vitetur singularis infectio huius animae, praesertim cum natura animae hoc habeat, ut esse non incipiat nisi in corpore, ut in primo habitum est. Melius est autem ei sic esse secundum naturam, quam nullo modo esse, praesertim cum possit per gratiam damnationem evadere.
|
|
[37119] Iª-IIae q. 83 a. 1 ad 5
5. Il bene comune è preferibile a un bene particolare. Perciò Dio, nella sua sapienza, non trascura l'ordine generale delle cose, il quale richiede che a tali corpi siano infuse le rispettive anime, per evitare il contagio di quest'anima particolare: specialmente considerando che la natura di queste anime è tale da non poter cominciare ad esistere senza un corpo, come abbiamo spiegato nella Prima Parte. Ora, per l'anima è meglio essere così secondo natura, che non essere affatto: specialmente se si pensa che essa con la grazia può sfuggire la dannazione.
|
|
|