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Se le nostre virtù siano innate
Prima pars secundae partis
Quaestio 63
Articulus 1
[36132] Iª-IIae q. 63 a. 1 arg. 1 Ad primum sic proceditur. Videtur quod virtus sit in nobis a natura. Dicit enim Damascenus, in III libro, naturales sunt virtutes, et aequaliter insunt omnibus. Et Antonius dicit, in sermone ad monachos, si naturam voluntas mutaverit, perversitas est; conditio servetur, et virtus est. Et Matth. IV, super illud, circuibat Iesus etc., dicit Glossa, docet naturales iustitias, scilicet castitatem, iustitiam, humilitatem, quas naturaliter habet homo.
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Prima parte della seconda parte
Questione 63
Articolo 1
[36132] Iª-IIae q. 63 a. 1 arg. 1
SEMBRA che le virtù siano originate in noi dalla natura. Infatti:
1. Il Damasceno scrive: "Le virtù sono naturali, ed esistono ugualmente in tutti". E S. Antonio diceva parlando ai suoi monaci: "Se il volere contrasta la natura, si ha il peccato; se ne rispetta la condizione, si ha la virtù". E la Glossa, spiegando quel passo evangelico, "Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando...", osserva: "Insegna le virtù naturali, cioè la castità, la giustizia, l'umiltà, che l'uomo per natura possiede".
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[36133] Iª-IIae q. 63 a. 1 arg. 2 Praeterea, bonum virtutis est secundum rationem esse, ut ex dictis patet. Sed id quod est secundum rationem, est homini naturale, cum ratio sit hominis natura. Ergo virtus inest homini a natura.
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[36133] Iª-IIae q. 63 a. 1 arg. 2
2. Il bene della virtù consiste nell'essere conforme alla ragione, come abbiamo spiegato. Ma ciò che è conforme alla ragione è naturale per l'uomo: poiché la ragione costituisce la natura umana. Dunque la virtù è innata nell'uomo per natura.
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[36134] Iª-IIae q. 63 a. 1 arg. 3 Praeterea, illud dicitur esse nobis naturale, quod nobis a nativitate inest. Sed virtutes quibusdam a nativitate insunt, dicitur enim Iob XXXI, ab infantia crevit mecum miseratio, et de utero egressa est mecum. Ergo virtus inest homini a natura.
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[36134] Iª-IIae q. 63 a. 1 arg. 3
3. Si dice che è naturale quello che si trova in noi dalla nascita. Ora, in alcuni le virtù si trovano dalla nascita; infatti Giobbe diceva: "Fin dalla mia infanzia crebbe insieme con me la compassione, e dal seno di mia madre era uscita meco". Dunque le virtù si trovano nell'uomo per natura.
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[36135] Iª-IIae q. 63 a. 1 s. c. Sed contra, id quod inest homini a natura, est omnibus hominibus commune, et non tollitur per peccatum, quia etiam in Daemonibus bona naturalia manent, ut Dionysius dicit, in IV cap. de Div. Nom. Sed virtus non inest omnibus hominibus; et abiicitur per peccatum. Ergo non inest homini a natura.
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[36135] Iª-IIae q. 63 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Ciò che esiste nell'uomo per natura è comune a tutti gli uomini, e non viene sottratto dal peccato: poiché, come si esprime Dionigi, anche nei demoni rimangono i beni naturali. Invece le virtù non si trovano in tutti gli uomini: e si perdono col peccato. Dunque esse non si trovano nell'uomo per natura.
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[36136] Iª-IIae q. 63 a. 1 co. Respondeo dicendum quod circa formas corporales, aliqui dixerunt quod sunt totaliter ab intrinseco, sicut ponentes latitationem formarum. Aliqui vero, quod totaliter sint ab extrinseco, sicut ponentes formas corporales esse ab aliqua causa separata. Aliqui vero, quod partim sint ab intrinseco, inquantum scilicet praeexistunt in materia in potentia; et partim ab extrinseco, inquantum scilicet reducuntur ad actum per agens. Ita etiam circa scientias et virtutes, aliqui quidem posuerunt eas totaliter esse ab intrinseco, ita scilicet quod omnes virtutes et scientiae naturaliter praeexistunt in anima; sed per disciplinam et exercitium impedimenta scientiae et virtutis tolluntur, quae adveniunt animae ex corporis gravitate; sicut cum ferrum clarificatur per limationem. Et haec fuit opinio Platonicorum. Alii vero dixerunt quod sunt totaliter ab extrinseco, idest ex influentia intelligentiae agentis, ut ponit Avicenna. Alii vero dixerunt quod secundum aptitudinem scientiae et virtutes sunt in nobis a natura, non autem secundum perfectionem, ut philosophus dicit, in II Ethic. Et hoc verius est. Ad cuius manifestationem, oportet considerare quod aliquid dicitur alicui homini naturale dupliciter, uno modo, ex natura speciei; alio modo, ex natura individui. Et quia unumquodque habet speciem secundum suam formam, individuatur vero secundum materiam; forma vero hominis est anima rationalis, materia vero corpus, id quod convenit homini secundum animam rationalem, est ei naturale secundum rationem speciei; id vero quod est ei naturale secundum determinatam corporis complexionem, est ei naturale secundum naturam individui. Quod enim est naturale homini ex parte corporis secundum speciem, quodammodo refertur ad animam, inquantum scilicet tale corpus est tali animae proportionatum. Utroque autem modo virtus est homini naturalis secundum quandam inchoationem. Secundum quidem naturam speciei, inquantum in ratione homini insunt naturaliter quaedam principia naturaliter cognita tam scibilium quam agendorum, quae sunt quaedam seminalia intellectualium virtutum et moralium; et inquantum in voluntate inest quidam naturalis appetitus boni quod est secundum rationem. Secundum vero naturam individui, inquantum ex corporis dispositione aliqui sunt dispositi vel melius vel peius ad quasdam virtutes, prout scilicet vires quaedam sensitivae actus sunt quarundam partium corporis, ex quarum dispositione adiuvantur vel impediuntur huiusmodi vires in suis actibus, et per consequens vires rationales, quibus huiusmodi sensitivae vires deserviunt. Et secundum hoc, unus homo habet naturalem aptitudinem ad scientiam, alius ad fortitudinem, alius ad temperantiam. Et his modis tam virtutes intellectuales quam morales, secundum quandam aptitudinis inchoationem, sunt in nobis a natura. Non autem consummatio earum. Quia natura determinatur ad unum, consummatio autem huiusmodi virtutum non est secundum unum modum actionis, sed diversimode, secundum diversas materias in quibus virtutes operantur, et secundum diversas circumstantias. Sic ergo patet quod virtutes in nobis sunt a natura secundum aptitudinem et inchoationem, non autem secundum perfectionem, praeter virtutes theologicas, quae sunt totaliter ab extrinseco.
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[36136] Iª-IIae q. 63 a. 1 co.
RISPONDO: A proposito delle forme corporee, alcuni affermarono che sono totalmente dall'interno: così fecero i sostenitori delle forme latenti. - Altri dissero che sono totalmente dall'esterno: così fecero i sostenitori della loro derivazione dalle cause separate. - E altri affermarono che sono in parte dall'interno, cioè in quanto preesistono potenzialmente nella materia; e in parte dall'esterno, in quanto sono rese attuali da una causa agente.
Allo stesso modo, anche a proposito della scienza e delle virtù alcuni affermarono che esse sono totalmente dall'interno: cosicché tutte le virtù e le scienze preesisterebbero naturalmente nell'anima; e la disciplina e l'esercizio non farebbero che togliere gli ostacoli della scienza e della virtù, procurati all'anima dal peso del corpo; e cioè come la limatura serve a lustrare il ferro. E questa era l'opinione di Platone. - Altri invece affermarono che le virtù sono totalmente dall'esterno, e cioè dall'influsso dell'intelligenza agente: come fa Avicenna. - Altri, finalmente, affermarono che le virtù e le scienze provengono in noi dalla natura come attitudini, ma non nel loro stato perfetto: così insegna il Filosofo. E questo è più rispondente al vero.
Per averne l'evidenza, bisogna considerare che una cosa può dirsi naturale per un uomo in due maniere: primo, in base alla natura specifica; secondo, in base alla sua natura individuale. E poiché ogni essere deve la specie alla sua forma e l'individuazione alla materia; e forma dell'uomo è l'anima razionale, mentre il corpo ne è la materia: ciò che appartiene all'uomo in forza dell'anima razionale, è naturale per lui secondo la natura specifica; e quello che gli è naturale in forza della determinata complessione del corpo è per lui naturale secondo la natura individuale. Infatti ciò che all'uomo è specificamente naturale per parte del corpo, in qualche modo si riferisce all'anima: cioè è dovuto al fatto che tale corpo è proporzionato a tale anima.
Ora, le virtù sono naturali per l'uomo in questi due modi, ma allo stato di germi. Secondo la natura specifica, per il fatto che nella sua ragione si trovano naturalmente conosciuti alcuni principi, sia speculativi che pratici; principi che sono come i germi delle virtù intellettuali e morali; e anche perché nella volontà si trova un appetito naturale di quel bene che è conforme alla ragione. E secondo la natura individuale, per il fatto che alcuni sono disposti più o meno bene a certe virtù in base alle disposizioni del corpo: e cioè per il fatto che le potenze sensitive sono perfezioni di certe parti del corpo, dalle cui predisposizioni sono aiutate od ostacolate nei loro atti, sia codeste potenze, che le potenze razionali, cui devono servire. E in base a questo un uomo possiede un'attitudine naturale alla scienza, un altro alla fortezza, un altro ancora alla temperanza. E in questi (due) modi le virtù sia intellettuali che morali provengono in noi dalla natura come predisposizioni e attitudini. - Ma da questa non proviene il loro pieno sviluppo. Poiché la natura è determinata in un modo soltanto: invece lo sviluppo di queste virtù non procede secondo un unico modo di agire, ma in modi molteplici, e secondo le diverse materie in cui le virtù si esercitano, e secondo circostanze diverse.
È perciò evidente che in noi le virtù provengono dalla natura come attitudini e predisposizioni, non già nella loro perfezione: eccetto le virtù teologali, che derivano totalmente dall'esterno.
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[36137] Iª-IIae q. 63 a. 1 ad 1 Et per hoc patet responsio ad obiecta. Nam primae duae rationes procedunt secundum quod seminalia virtutum insunt nobis a natura, inquantum rationales sumus. Tertia vero ratio procedit secundum quod ex naturali dispositione corporis, quam habet ex nativitate, unus habet aptitudinem ad miserendum, alius ad temperate vivendum, alius ad aliam virtutem.
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[36137] Iª-IIae q. 63 a. 1 ad 1
È così evidente la risposta alle difficoltà. Infatti i primi due argomenti valgono nel senso che i germi delle virtù provengono in noi dalla natura, in quanto siamo esseri ragionevoli. - Il terzo può dimostrare che dalle predisposizioni naturali del corpo, ricevute dalla nascita, uno ha l'attitudine alla compassione, altri alla temperanza o a qualche altra virtù.
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