[35680] Iª-IIae q. 51 a. 1 co. Respondeo dicendum quod aliquid potest esse naturale alicui dupliciter. Uno modo, secundum naturam speciei, sicut naturale est homini esse risibile, et igni ferri sursum. Alio modo, secundum naturam individui, sicut naturale est Socrati vel Platoni esse aegrotativum vel sanativum, secundum propriam complexionem. Rursus, secundum utramque naturam potest dici aliquid naturale dupliciter, uno modo, quia totum est a natura; alio modo, quia secundum aliquid est a natura, et secundum aliquid est ab exteriori principio. Sicut cum aliquis sanatur per seipsum, tota sanitas est a natura, cum autem aliquis sanatur auxilio medicinae, sanitas partim est a natura, partim ab exteriori principio. Sic igitur si loquamur de habitu secundum quod est dispositio subiecti in ordine ad formam vel naturam, quolibet praedictorum modorum contingit habitum esse naturalem. Est enim aliqua dispositio naturalis quae debetur humanae speciei, extra quam nullus homo invenitur. Et haec est naturalis secundum naturam speciei. Sed quia talis dispositio quandam latitudinem habet, contingit diversos gradus huiusmodi dispositionis convenire diversis hominibus secundum naturam individui. Et huiusmodi dispositio potest esse vel totaliter a natura, vel partim a natura et partim ab exteriori principio, sicut dictum est de his qui sanantur per artem. Sed habitus qui est dispositio ad operationem, cuius subiectum est potentia animae, ut dictum est, potest quidem esse naturalis et secundum naturam speciei, et secundum naturam individui. Secundum quidem naturam speciei, secundum quod se tenet ex parte ipsius animae, quae, cum sit forma corporis, est principium specificum. Secundum autem naturam individui, ex parte corporis, quod est materiale principium. Sed tamen neutro modo contingit in hominibus esse habitus naturales ita quod sint totaliter a natura. In Angelis siquidem contingit, eo quod habent species intelligibiles naturaliter inditas, quod non competit animae humanae, ut in primo dictum est. Sunt ergo in hominibus aliqui habitus naturales, tanquam partim a natura existentes et partim ab exteriori principio; aliter quidem in apprehensivis potentiis, et aliter in appetitivis. In apprehensivis enim potentiis potest esse habitus naturalis secundum inchoationem, et secundum naturam speciei, et secundum naturam individui. Secundum quidem naturam speciei, ex parte ipsius animae, sicut intellectus principiorum dicitur esse habitus naturalis. Ex ipsa enim natura animae intellectualis, convenit homini quod statim, cognito quid est totum et quid est pars, cognoscat quod omne totum est maius sua parte, et simile est in ceteris. Sed quid sit totum, et quid sit pars, cognoscere non potest nisi per species intelligibiles a phantasmatibus acceptas. Et propter hoc philosophus, in fine posteriorum, ostendit quod cognitio principiorum provenit nobis ex sensu. Secundum vero naturam individui, est aliquis habitus cognoscitivus secundum inchoationem naturalis, inquantum unus homo, ex dispositione organorum, est magis aptus ad bene intelligendum quam alius, inquantum ad operationem intellectus indigemus virtutibus sensitivis. In appetitivis autem potentiis non est aliquis habitus naturalis secundum inchoationem, ex parte ipsius animae, quantum ad ipsam substantiam habitus, sed solum quantum ad principia quaedam ipsius, sicut principia iuris communis dicuntur esse seminalia virtutum. Et hoc ideo, quia inclinatio ad obiecta propria, quae videtur esse inchoatio habitus, non pertinet ad habitum, sed magis pertinet ad ipsam rationem potentiarum. Sed ex parte corporis, secundum naturam individui, sunt aliqui habitus appetitivi secundum inchoationes naturales. Sunt enim quidam dispositi ex propria corporis complexione ad castitatem vel mansuetudinem, vel ad aliquid huiusmodi.
|
|
[35680] Iª-IIae q. 51 a. 1 co.
RISPONDO: Una cosa può esser naturale per una creatura in due maniere. Primo, in forza della natura specifica: e in tal senso è naturale per l'uomo essere visibile, e al fuoco il tendere verso l'alto. Secondo, in forza della natura individuale: così può essere naturale per Socrate o per Platone avere, per complessione individuale, buona o cattiva salute. - Inoltre, in forza dell'una e dell'altra di codeste nature, una cosa può esser naturale in due maniere: primo, perché dipende interamente dalla natura: secondo, perché in parte dipende dalla natura, e in parte da un principio esterno. Quando uno, p. es., guarisce da se stesso, tutta la sua guarigione deriva dalla natura; quando invece guarisce con l'aiuto della medicina, la sua guarigione in parte deriva dalla natura, e in parte da un principio esterno.
Perciò, se parliamo dell'abito in quanto disposizione del soggetto in ordine alla forma o alla natura, possono esserci abiti naturali in ciascuno dei modi predetti. Ci sono infatti delle disposizioni naturali dovute alla specie umana, di cui nessun uomo può mancare. E queste sono naturali secondo la natura specifica. - Ma poiché codeste disposizioni hanno una certa ampiezza, possono adattarsi in grado diverso ai diversi uomini secondo la loro natura individuale. E codeste disposizioni possono derivare, o totalmente dalla natura; oppure in parte dalla natura, e in parte da principi esterni, come si è detto di coloro che sono guariti dalla medicina.
L'abito, invece, che dispone all'operazione, e che risiede, come abbiamo detto, nelle potenze dell'anima, può esser naturale e secondo la natura specifica, e secondo la natura individuale. Secondo la natura specifica, in quanto dipende direttamente dall'anima, che, essendo forma del corpo, è principio specifico. Secondo la natura individuale, in dipendenza dal corpo che è principio di ordine materiale. Ma in nessuno di questi due modi ci sono nell'uomo degli abiti naturali, che dipendono totalmente dalla natura. Ciò capita negli angeli, per il fatto che possiedono le specie intelligibili infuse per natura; il che non può dirsi per l'anima umana, come abbiamo spiegato nella Prima Parte.
Ci sono, dunque, nell'uomo degli abiti naturali, dovuti in parte alla natura, e in parte a un altro principio; però nelle potenze conoscitive ciò avviene in modo diverso che in quelle appetitive. Infatti nelle potenze conoscitive ci possono essere abiti naturali incipienti, e secondo la natura specifica, e secondo la natura individuale. Secondo la natura specifica, cioè in dipendenza dall'anima: e ne è un esempio l'intelletto dei principi, che è un abito naturale. Infatti in forza della natura stessa dell'anima intellettiva l'uomo ha la proprietà di intendere che qualsiasi tutto è maggiore della sua parte, appena conosciuto il tutto e la parte: e così per gli altri principi. Ma egli non può conoscere il tutto e la parte se non mediante le specie intelligibili, che riceve dai fantasmi. Per questo il Filosofo dimostra che la nostra conoscenza dei principi deriva dai sensi. - Anche secondo la natura individuale ci sono abiti conoscitivi naturali incipienti, in quanto un uomo è più adatto di un altro ad intendere, in forza delle disposizioni organiche, poiché per le funzioni dell'intelletto si richiedono le facoltà sensitive.
Invece nelle potenze appetitive non ci sono abiti naturali incipienti in dipendenza dell'anima, per quello che l'abito è in se stesso; ma soltanto in rapporto a certi suoi principi, quali i principi del diritto universale che si dicono germi delle virtù. E questo perché l'inclinazione verso l'oggetto proprio, che si potrebbe considerare l'inizio di un abito, non appartiene all'abito, ma piuttosto alla natura delle potenze. - Però in dipendenza dal corpo possono esserci degli abiti appetitivi incipienti, secondo la natura individuale. Infatti alcuni dalla complessione particolare del loro corpo sono predisposti alla castità, alla mansuetudine o ad altri abiti.
|
[35682] Iª-IIae q. 51 a. 1 ad 2 Ad secundum dicendum quod aliquid etiam naturaliter potest superaddi potentiae, quod tamen ad ipsam potentiam pertinere non potest. Sicut in Angelis non potest pertinere ad ipsam potentiam intellectivam quod sit per se cognoscitiva omnium, quia oporteret quod esset actus omnium, quod solius Dei est. Id enim quo aliquid cognoscitur, oportet esse actualem similitudinem eius quod cognoscitur, unde sequeretur, si potentia Angeli per seipsam cognosceret omnia, quod esset similitudo et actus omnium. Unde oportet quod superaddantur potentiae intellectivae ipsius aliquae species intelligibiles, quae sunt similitudines rerum intellectarum, quia per participationem divinae sapientiae, et non per essentiam propriam, possunt intellectus eorum esse actu ea quae intelligunt. Et sic patet quod non omne id quod pertinet ad habitum naturalem, potest ad potentiam pertinere.
|
|
[35682] Iª-IIae q. 51 a. 1 ad 2
2. È sempre possibile che si aggiunga per natura alla potenza ciò che non può appartenere alla potenza per se stessa. Negli angeli, p. es., non può appartenere alla stessa potenza intellettiva l'attitudine a conoscere tutte le cose: perché bisognerebbe che essa fosse l'atto di tutte le cose, il che è solo di Dio. Infatti il mezzo col quale si conosce, deve essere l'attuale somiglianza di ciò che viene conosciuto: perciò ne seguirebbe, se la potenza dell'angelo conoscesse per se stessa tutte le cose, che essa sarebbe la somiglianza e l'atto di tutti gli esseri. Perciò è necessario che alla sua facoltà intellettiva si aggiungano delle somiglianze o immagini delle cose conosciute: poiché l'intelletto degli angeli può essere attualmente le cose che conosce, non mediante le loro essenze, ma mediante una partecipazione della sapienza di Dio. Da ciò si dimostra che non tutto ciò che appartiene a un abito naturale può appartenere alla potenza (correlativa).
|