Terza Parte > I Sacramenti > Che cos'è il sacramento > Se si possa aggiungere qualche cosa alle parole della forma sacramentale
Tertia pars
Quaestio 60
Articulus 8
[49596] IIIª q. 60 a. 8 arg. 1 Ad octavum sic proceditur. Videtur quod nihil liceat addere verbis in quibus consistit forma sacramentorum. Non enim minoris sunt necessitatis huiusmodi verba sacramentalia quam verba sacrae Scripturae. Sed verbis sacrae Scripturae nihil licet addere vel minuere, dicitur enim Deut. IV, non addetis ad verbum quod vobis loquor, nec auferetis ab eo; et Apoc. ult., contestor omni audienti verba prophetiae libri huius, si quis apposuerit ad haec, apponet super eum Deus plagas scriptas in libro isto; et si quis diminuerit, auferet Deus partem eius de libro vitae. Ergo videtur quod neque in formis sacramentorum liceat aliquid addere vel minuere.
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Terza parte
Questione 60
Articolo 8
[49596] IIIª q. 60 a. 8 arg. 1
SEMBRA che alle parole della forma sacramentale non si possa aggiungere niente. Infatti:
1. Le parole sacramentali non hanno meno valore delle parole della S. Scrittura. Ma alle parole della Scrittura niente si può aggiungere o togliere, poiché nel Deuteronomio si legge: "Non aggiungete e non togliete nulla a ciò che io vi dico"; e nell'Apocalisse: "Io protesto a ognuno che ode le parole della profezia di questo libro che, se aggiunge a queste cose, Dio manderà sopra di lui le piaghe scritte in questo libro. E se ne toglie, Dio gli toglierà la sua parte dal libro della vita". Perciò anche alla forma dei sacramenti non è lecito aggiungere o togliere nulla.
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[49597] IIIª q. 60 a. 8 arg. 2 Praeterea, verba se habent in sacramentis per modum formae, ut dictum est. Sed in formis quaelibet additio vel subtractio variat speciem, sicut et in numeris, ut dicitur in VIII Metaphys. Ergo videtur quod, si aliquid addatur vel subtrahatur a forma sacramenti, non erit idem sacramentum.
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[49597] IIIª q. 60 a. 8 arg. 2
2. Nei sacramenti le parole costituiscono la forma, come si è detto. Ma nelle forme come nei numeri ogni aggiunta o sottrazione, come nota Aristotele, cambia la specie. Perciò aggiungendo o togliendo qualche cosa alla forma sacramentale, non si ha più l'identico sacramento.
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[49598] IIIª q. 60 a. 8 arg. 3 Praeterea, sicut ad formam sacramenti determinatus numerus dictionum requiritur, ita etiam requiritur determinatus ordo verborum, et etiam orationis continuitas. Si ergo additio vel subtractio non aufert sacramenti veritatem, videtur quod pari ratione nec transpositio verborum, aut etiam interpolatio pronuntiationis.
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[49598] IIIª q. 60 a. 8 arg. 3
3. Alla forma di un sacramento, come si richiede un determinato numero di parole, così si richiede un determinato ordine e la continuità della loro pronunzia. Se dunque l'aggiungere o il togliere non distrugge la validità del sacramento, lo stesso sembra potersi dire della trasposizione delle parole, o dell'interruzione nel pronunziarle.
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[49599] IIIª q. 60 a. 8 s. c. Sed contra est quod in formis sacramentorum quaedam apponuntur a quibusdam quae ab aliis non ponuntur, sicut Latini baptizant sub hac forma, ego te baptizo in nomine patris et filii et spiritus sancti; Graeci autem sub ista, baptizatur servus Christi n. in nomine patris, et cetera. Et tamen utrique verum conferunt sacramentum. Ergo in formis sacramentorum licet aliquid addere vel minuere.
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[49599] IIIª q. 60 a. 8 s. c.
IN CONTRARIO: Nella forma dei sacramenti vengono fatte da alcuni aggiunte che non vengono usate da altri: i Latini, p. es., battezzano con la formula: "Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo"; i Greci invece con quest'altra: "Sia battezzato il servo del Cristo... nel nome del Padre...". E tuttavia gli uni e gli altri conferiscono validamente il sacramento. Perciò nella formula sacramentale è lecito aggiungere o togliere qualche cosa.
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[49600] IIIª q. 60 a. 8 co. Respondeo dicendum quod circa omnes istas mutationes quae possunt in formis sacramentorum contingere, duo videntur esse consideranda. Unum quidem ex parte eius qui profert verba, cuius intentio requiritur ad sacramentum, ut infra dicetur. Et ideo, si intendat per huiusmodi additionem vel diminutionem alium ritum inducere qui non sit ab Ecclesia receptus, non videtur perfici sacramentum, quia non videtur quod intendat facere id quod facit Ecclesia. Aliud autem est considerandum ex parte significationis verborum. Cum enim verba operentur in sacramentis quantum ad sensum quem faciunt, ut supra dictum est, oportet considerare utrum per talem mutationem tollatur debitus sensus verborum, quia sic manifestum est quod tollitur veritas sacramenti. Manifestum est autem quod, si diminuatur aliquid eorum quae sunt de substantia formae sacramentalis, tollitur debitus sensus verborum, et ideo non perficitur sacramentum. Unde Didymus dicit, in libro de spiritu sancto, si quis ita baptizare conetur ut unum de praedictis nominibus praetermittat, scilicet patris et filii et spiritus sancti, sine perfectione baptizabit. Si autem subtrahatur aliquid quod non sit de substantia formae, talis diminutio non tollit debitum sensum verborum, et per consequens nec sacramenti perfectionem. Sicut in forma Eucharistiae, quae est, hoc est enim corpus meum, ly enim sublatum non tollit debitum sensum verborum, et ideo non impedit perfectionem sacramenti, quamvis possit contingere quod ille qui praetermittit, peccet ex negligentia vel contemptu. Circa additionem etiam contingit aliquid apponi quod est corruptivum debiti sensus, puta si aliquis dicat, ego te baptizo in nomine patris maioris et filii minoris, sicut Ariani baptizabant. Et ideo talis additio tollit veritatem sacramenti. Si vero sit talis additio quae non auferat debitum sensum, non tollitur sacramenti veritas. Nec refert utrum talis additio fiat in principio, medio vel fine. Ut, si aliquis dicat, ego te baptizo in nomine Dei patris omnipotentis, et filii eius unigeniti, et spiritus sancti Paracleti, erit verum Baptisma. Et similiter, si quis dicat, ego te baptizo in nomine patris et filii et spiritus sancti, et beata virgo te adiuvet, erit verum Baptisma. Forte autem si diceret, ego te baptizo in nomine patris et filii et spiritus sancti et beatae virginis Mariae, non esset Baptismus, quia dicitur I Cor. I, nunquid Paulus pro vobis crucifixus est? Aut in nomine Pauli baptizati estis? Sed hoc verum est si sic intelligatur in nomine beatae virginis baptizari sicut in nomine Trinitatis, quo Baptismus consecratur, talis enim sensus esset contrarius verae fidei, et per consequens tolleret veritatem sacramenti. Si vero sic intelligatur quod additur, et in nomine beatae virginis, non quasi nomen beatae virginis aliquid operetur in Baptismo, sed ut eius intercessio prosit baptizato ad conservandam gratiam baptismalem, non tollitur perfectio sacramenti.
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[49600] IIIª q. 60 a. 8 co.
RISPONDO: Circa le variazioni che si possono verificare nella forma dei sacramenti, si devono tener presenti due cose. La prima riguarda colui che pronunzia la forma e la cui intenzione, come si dirà, è indispensabile per il sacramento. Se dunque costui con l'aggiunta o con l'abbreviazione intende introdurre un rito diverso, non approvato dalla Chiesa, non compie il sacramento, perché non intende fare ciò che fa la Chiesa.
La seconda cosa da tener presente riguarda il significato delle parole. Infatti, operando queste nei sacramenti, come sopra abbiamo detto, per il senso che hanno, bisogna vedere se la mutazione ne altera il debito significato. Se lo altera, è evidente che il sacramento non si produce. Ora, è chiaro che se si toglie alla forma del sacramento un elemento essenziale, il debito significato delle parole viene alterato; e quindi non si produce il sacramento. Di qui le parole di Didimo: "Se qualcuno tenta di battezzare tacendo uno dei nomi indicati", cioè del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, "battezza invalidamente". - Se invece si omette qualche elemento non essenziale della forma, non viene meno il senso debito delle parole e di conseguenza non è menomato il sacramento. Così nella forma dell'Eucaristia: "Questo è infatti il mio corpo", l'omissione di "infatti" non impedisce il senso necessario delle parole, e quindi non menoma il sacramento, quantunque in tale omissione si possa peccare per negligenza o per mancanza di rispetto.
Anche nelle aggiunte può capitare d'introdurre qualche cosa che corrompe il senso dovuto; se uno dicesse p. es.: "Io ti battezzo nel nome del Padre maggiore e del Figlio minore", come facevano gli Ariani. Tale aggiunta comprometterebbe il sacramento. Se invece l'aggiunta è tale da conservare il senso dovuto, si salva il sacramento. E non importa nulla che l'aggiunta sia fatta al principio, in mezzo, o alla fine. Se si dicesse, p. es.: "Io ti battezzo nel nome di Dio Padre onnipotente e del suo Figlio unigenito e dello Spirito Santo Paraclito", il battesimo sarebbe valido. Così pure se si dicesse: "Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, e la Beata Vergine ti aiuti", il sacramento varrebbe.
Se invece per ipotesi si dicesse: "Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo e della Beata Vergine Maria", il battesimo non sarebbe valido; poiché S. Paolo giustamente domanda ai Corinzi: "Forse Paolo fu messo in croce per voi? O forse siete stati battezzati nel nome di Paolo?". È chiaro che nel caso del battesimo non varrebbe, se si intendesse battezzare nel nome della Beata Vergine alla stessa maniera che nel nome della Trinità, la quale fa santo il battesimo; perché tale senso è contrario alla vera fede e di conseguenza toglie valore al sacramento. Se invece l'aggiunta, "e nel nome della Beata Vergine", si fa non per significare che il nome della Beata Vergine operi qualche cosa nel battesimo, ma perché la sua intercessione giovi al battezzato per conservare la grazia del battesimo, non si compromette la validità del sacramento.
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[49601] IIIª q. 60 a. 8 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod verbis sacrae Scripturae non licet aliquid apponere quantum ad sensum, sed quantum ad expositionem sacrae Scripturae, multa verba eis a doctoribus apponuntur. Non tamen licet etiam verba sacrae Scripturae apponere ita quod dicantur esse de integritate sacrae Scripturae, quia hoc esset vitium falsitatis. Et similiter si quis diceret aliquid esse de necessitate formae quod non est.
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[49601] IIIª q. 60 a. 8 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Alle parole della Sacra Scrittura quanto al senso non è lecito aggiungere niente, ma quanto alla spiegazione gli esegeti aggiungono molte parole. Tuttavia queste aggiunte espositive non possono farsi passare come parti integranti della Scrittura, perché ciò sarebbe falso. E lo stesso avverrebbe, se uno affermasse che è essenziale alla forma sacramentale ciò che non lo è.
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[49602] IIIª q. 60 a. 8 ad 2 Ad secundum dicendum quod verba pertinent ad formam sacramenti ratione sensus significati. Et ideo, quaecumque fiat additio vel subtractio vocum quae non addat aliquid aut subtrahat debito sensui, non tollitur species sacramenti.
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[49602] IIIª q. 60 a. 8 ad 2
2. Le parole costituiscono la forma sacramentale per il loro significato. Perciò qualunque aggiunta o sottrazione di parole che non intacchi il senso genuino, non altera la natura del sacramento.
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[49603] IIIª q. 60 a. 8 ad 3 Ad tertium dicendum quod, si sit tanta interruptio verborum quod intercipiatur intentio pronuntiantis, tollitur sensus sacramenti, et per consequens veritas eius. Non autem tollitur quando est parva interruptio proferentis, quae intentionem et intellectum non aufert. Et idem etiam dicendum est de transpositione verborum. Quia, si tollit sensum locutionis, non perficitur sacramentum, sicut patet de negatione praeposita vel postposita signo. Si autem sit talis transpositio quae sensum locutionis non variat, non tollitur veritas sacramenti, secundum quod philosophus dicit quod nomina et verba transposita idem significant.
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[49603] IIIª q. 60 a. 8 ad 3
3. Se l'interruzione delle parole è tanta da compromettere l'intenzione di chi le pronunzia, si perde il senso e quindi la validità del sacramento. Non così invece, quando si tratta di una breve interruzione che non compromette né l'intenzione del ministro né la comprensione della frase.
E altrettanto dobbiamo dire della trasposizione delle parole. Perché se altera il senso della formula, non si ha il sacramento, come è chiaro nel caso di una negazione preposta o posposta al vocabolo decisivo. Se invece la trasposizione è tale da non mutare il senso della frase, il sacramento rimane integro, perché, come dice il Filosofo, "nomi e parole invertiti di posto hanno lo stesso senso".
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