BERNARDO CERVELLERA
IL PRETE PIU’ TEMUTO DAI NIPOTI DI MAO:
“CIAMPI S’E’
PIEGATO AL REGIME CINESE”
Stefano Lorenzetto
C'è un prete che tiene in ufficio
una testa di Budda e un guerriero in terracotta di Xi'an accanto alle icone di
Gesù Cristo e della Madonna e va
predicando di non porgere l'altra
guancia alla Cina. Non lo fa per cattiveria.
Semplicemente segue il consiglio di un vescovo cinese costretto a vivere nelle catacombe: "I
politici di Pechino sono arroganti. Se
vuoi rispetto, devi trattarli a pesci in
faccia come sono soliti fare loro. Accarezzarli equivale a mostrarsi debole: ti disprezzano". Il
prete è il missionario P. Bernardo Cervellera.
Padre Bernardo Cervellera non è un
prete qualunque, ma un sinologo. Uno che
il Paese del Dragone l'ha girato in lungo
e in largo. Uno che per un anno è riuscito a insegnare sotto mentite spoglie all'Università di Pechino
prima d'essere scoperto e cacciato. Uno
che dal '
Sesto di otto
figli di un operaio di Grottaglie ("per
battezzarmi i miei scelsero sul calendario il santo del giorno in cui ero nato: la loro fantasia
aveva esaurito i nomi"), padre
Cervellera lasciò la provincia di Taranto a 11
anni per seguire con la famiglia il papà che aveva trovato lavoro a Sesto San Giovanni.
"Non ho
mai pensato di diventare prete. Ero
agnostico. A Milano ho studiato chimica
all'istituto Molinari e poi filosofia alla Cattolica. È stato don Luigi Giussani, il fondatore di
Comunione e liberazione, a farmi
ritrovare la fede. Una scoperta così
potente, così totalizzante che mi sono detto: ma io a questo ideale sono pronto a consacrare tutta la
vita! M'è venuta prima la vocazione al
celibato che quella al sacerdozio, curioso
no?".
Ordinato prete
nel '78, padre Cervellera è fedele anche a un
altro ordine, un po' meno sacro: quello dei giornalisti. A Roma dirige Asianews, l'agenzia del Pime
(Pontificio istituto missioni estere)
che con la sua fitta rete di corrispondenti
in ogni angolo del Medio ed Estremo Oriente
(da Gerusalemme a Bangkok, da Bagdad a Tokyo, da Bombay a Seoul, da Islamabad a Manila) è stata la più
tempestiva al mondo nel
"coprire" con notizie di prima mano la catastrofe dello tsunami. Il reverendo direttore è
abituato a parlare chiaro. Quando nel
'99 guidava Fides, l'agenzia di stampa che risponde direttamente al dicastero missionario della
Santa Sede, gli saltò in mente di
chiedere pubblicamente al presidente
cinese Jiang Zemin che fine avessero fatto il vescovo di Baoding e il suo ausiliare, spariti nel nulla
tre anni prima.
"Le idee
esposte da Fides sono opinioni personali di
padre Cervellera e se ne assume lui tutta la responsabilità", dettò ai giornalisti un
irritatissimo Joaquín Navarro Valls,
portavoce del Papa, preoccupato di non
pregiudicare i già precari rapporti fra regime comunista e Vaticano. Finì che l'assai poco diplomatico
Cervellera fu sollevato dall'incarico,
ufficialmente per scadenza naturale del
mandato. Il tempo di consolarsi pubblicando qualche libro, fra cui Dio è dalla parte della donna,
scritto in inglese, Libano, la pace futura e
Missione Cina, ed era già al comando
dell'agenzia Asianews, fondata nell'87 da un altro leggendario prete giramondo, Piero Gheddo,
molto seguita in sedi diplomatiche,
università e redazioni. Lui l'ha aperta a
tutti lanciando il sito http://www.asianews.it/ in tre lingue: italiano, inglese, cinese.
Chi vi legge in Internet?
"Il 60%
sono lettori di lingua inglese, il 30% italiani e il 10% cinesi. Solo che le autorità di Pechino
ogni tanto ci oscurano il sito,
soprattutto quando affrontiamo tematiche
sensibili".
Tipo?
"Basta
che compaiano tre parole - persecuzioni, Tiananmen, Taiwan - e interviene subito la censura. Per
capire quanta democrazia c'è in Cina,
mentre stavo là digitavo "democracy"
sul motore di ricerca Google: usciva la videata dei risultati ma era impossibile aprire le
relative pagine. Comunque i cinesi sono
bravissimi ad aggirare gli ostacoli e ad
arrivare lo stesso ai nostri server che si trovano negli Stati Uniti".
E in un Paese così poco democratico lei come ha fatto nel '95 ad avere una cattedra all'Università di
Pechino?
"Con un
po' di tresche. Ovviamente non dissi che ero un
prete. L'insegnamento è vietato ai sacerdoti. Il contratto con la facoltà di storia sarebbe dovuto
durare tre anni".
Per quale materia?
"Storia
della civiltà occidentale. Un giorno mi ha convocato la commissaria politica dell'ateneo:
"Non abbiamo bisogno di lei",
e ha strappato il contratto. La polizia mi ha dato 48 ore per lasciare Pechino, altrimenti sarei
stato espulso. Sono riparato a Hong
Kong, che era ancora colonia britannica".
Com'è la Cina di oggi?
"Stufa
del comunismo, di "servire il popolo" e di tutte quelle balle lì. La gente ha capito che
l'unico servizio il marxismo l'ha reso
ai capi di partito, consentendo loro di
arricchirsi a spese delle masse. Ciò nonostante i gangli vitali del sistema - il Pcc e l'ateismo -
resistono. Il cristianesimo e i valori
occidentali sono visti come "spiritual
pollution", contaminazione, e il Papa come fumo negli occhi".
Ma questo nuovo leader, Hu Jintao, non dicono che è riformista?
"Riformista? Lui sostiene che la democrazia non è fatta per la Cina. Propugna, come i predecessori, il
centralismo democratico, cioè la
supremazia del partito. Il governo
comunista non transige neppure sulle nomine dei vescovi, che devono andare bene innanzitutto al Pcc. Negli
ultimi vent'anni ha cercato di creare
una propria Chiesa nazionale, facendo nominare
solo i presuli scelti dalle associazioni
patriottiche anziché ordinati dal Papa. Ma ora l'85% dell'episcopato ha chiesto perdono a Roma, è
tornato in comunione col Santo
Padre".
La Cina è davvero vicina, come profetizzava il film di Bellocchio nel '67?
"Vicinissima. È il mercato più importante del mondo, detta le leggi della concorrenza a livello
planetario. Ma è una super potenza
fragile, priva di petrolio, che dipende
dall'estero per l'energia. Le banche si appoggiano a prestiti dello Stato. E lo sviluppo poggia su
uno sfruttamento spaventoso dell'uomo. I
muratori che costruiscono i fastosi
monumenti della moderna Shanghai, come
il Jinmao, la torre del Commercio dorato che con i suoi
I ricchi chi sono?
"Non
certo gente che si fa il mazzo come i nostri sciur Brambilla. Sono i figli di papà. Vengono
chiamati xiao zi, i principini. Vanno a
studiare negli Stati Uniti, ereditano le
posizioni di rendita occupate dai genitori durante la rivoluzione culturale, hanno il monopolio sui
commerci con l'estero, eludono le
imposte doganali. Si sono accaparrati le
imprese statali vendute ai privati per effetto della liberalizzazione, sfruttando leggi create ad
hoc dai loro parenti per fregare ai
lavoratori i diritti acquisiti".
Tanto diffusa è la corruzione?
"Il
professor Hu Angang, ricercatore dell'Accademia di scienze sociali, calcola che fra ruberie,
tangenti e frodi vengano sottratti
annualmente al Paese qualcosa come 150
miliardi di euro, pari al 14% del prodotto interno lordo. Con i soldi si compra tutto: laurea,
passaporto, moglie. La bustarella è
regola universale. Quando c'ero io i funzionari
statali s'accontentavano di una borsa in pelle di Gucci, adesso pretendono la Mercedes. Il compagno
presidente lancia ogni anno la campagna
anticorruzione, ma i miei amici di
Pechino ridono: "Come fa una persona a tagliare il suo stesso braccio?", dicono. È il partito
che è corrotto".
Bastano i dazi, come invocano i leghisti, per tenere a bada la concorrenza cinese?
"No".
Lei che propone?
"Io
pretenderei dalla Cina il rispetto degli standard internazionali. Se non li applicano,
boicotterei le sue merci. Fra questi standard,
includo la libertà religiosa, perché da
essa promanano le altre libertà: di pensiero, di stampa, di associazione".
Che cosa dobbiamo aspettarci dalla Cina? Che diventi entro il 2020 la prima potenza economica del
pianeta, come pronostica la Banca mondiale,
o che collassi?
"Mi aspetto che crolli. Per stare in
piedi questo gigante d'argilla sta
cercando di rafforzare la vigilanza militare.
Dice niente che siano stati istituiti nuclei antisommossa in tutte le città, quando per mantenere l'ordine
pubblico prima bastavano l'esercito di
liberazione, la polizia e la guardia
civile? Ma l'Occidente, che vede nella Cina la fabbrica del mondo, anziché aiutare questa gente a
liberarsi pensa solo a sfruttarla ancora
di più".
Mi parli dei nostri imprenditori che delocalizzano la produzione, spostandola dall'Italia alla
Cina.
"Dico
loro che dovrebbero investire solo in presenza di precise clausole etiche su stipendi,
sicurezza, mense, persino sulle camerate,
perché oggi gli operai cinesi sono
costretti a dormire accanto alle macchine fra un turno e l'altro. State attenti, capitalisti: non
potete avere come unico obiettivo il
profitto. Fatevi amica la popolazione,
non i corrotti di Pechino. I governi passano, la gente resta".
Il reddito pro capite dei cinesi è raddoppiato in soli 10 anni. Il Giappone ha impiegato 43 anni per
conseguire lo stesso risultato, gli
Stati Uniti 47, la Gran Bretagna 58.
Come lo spiega?
"Con lo
schiavismo. La Cina conta 120 milioni di arricchiti, 900 milioni di miserabili e 300 milioni di
persone alle quali è impedito di fare
tre cose insieme - mangiare, vestirsi,
abitare - possono sceglierne una sola. L'operaio cinese lavora 15 ore su
Spaventoso.
"Metà
della popolazione in tutta la vita non riesce a farsi visitare da un medico, e non certo perché
scoppi di salute. Il 60-80% dei cinesi
muoiono perché non possono permettersi
cure sanitarie".
Quando non vengono messi a morte per legge.
"Il
governo comunista detiene il record mondiale delle esecuzioni capitali: ufficialmente 6.500 lo
scorso anno, in realtà oltre 10.000.
Secondo Human Rights Watch, i bracci della
morte nelle carceri sono diventati celle frigorifere di organi per i trapianti".
Ma non gli sparano un colpo alla nuca? Il prelievo di organi per trapianti può avvenire solo a cuore
battente.
"Ora non
più. Le esecuzioni si fanno con la siringa. E le camere della morte sono montate su camion che
possono agevolmente raggiungere gli
ospedali bisognosi dei "pezzi di ricambio".
Per quali reati può essere inflitta la pena capitale?
"Sono 68,
inclusi la frode fiscale e lo sfruttamento della prostituzione. I tribunali hanno un potere
assoluto e rispondono di fatto ai
segretari locali del partito".
Che vengono eletti come?
"Non
eletti: nominati. Dal governo centrale. È un sistema feudale, fatto di vassalli, valvassori e
valvassini, dove si può essere
giustiziati per un nonnulla: nei giorni scorsi
Liu Xiaolan, una donna arrivata a Guangzhou dalla campagna, è stata uccisa a botte da sette commessi di
un grande magazzino, su ordine del loro
capo-servizio: aveva rubato 20 yuan di
latte in polvere. L'equivalente di 2 euro per una vita".
Faceva
meglio a restarsene al paesello.
"Le
prospettive di sopravvivenza dei contadini non sono certo migliori. Devono pagare tasse sugli
animali posseduti e su quelli macellati,
sui parti delle scrofe, sui ruscelli,
sulle strade, sull'educazione. Chen Jingcang, un agricoltore di 51 anni che nello Shaanxi stava pascolando
la mucca su un campo d'avena di sua
proprietà, è stato tassato da un
fantomatico "Ufficio per l'imbellimento della città" per "non aver rispettato la bellezza del
verde": 200 yuan. Siccome è
riuscito a racimolarne solo 50, la sera del giorno dopo dieci impiegati lo hanno ammazzato a
bastonate".
Dimentica l'imposta sulla procreazione.
"Il
figlio unico è stabilito per legge. Sul secondo figlio si paga una tassa salata. La selezione dei
bimbi è praticata mediante aborto o
soffocamento in culla: l'Organizzazione
mondiale della sanità calcola che dall'
Ci sarà pure qualcosa di positivo da quelle parti.
"Il
popolo. I cinesi all'inizio sembrano freddi, diffidenti, ma quando hanno capito chi sei ti aprono il
cuore e la casa. I pechinesi, poi, sono
aristocratici, cordiali, eleganti. Gente
così non merita una simile leadership".
Quanti cattolici ci sono in Cina?
"Quindici
milioni, molto uniti fra loro".
Come vivono?
"Nelle
grandi città riescono a mimetizzarsi. Vanno a messa alle 6 del mattino e poi in fabbrica. Le
persecuzioni più dure avvengono nelle
campagne, dove sono facilmente
individuabili. Di recente sono venuto in possesso di un documento dell'Istituto di propaganda che
ordina di rafforzare l'insegnamento
dell'ateismo come religione di Stato. È
vietato parlare di fede ai ragazzi prima dei 18
anni. Per il catechismo fino a quell'età sopperiscono i genitori. Ai seminari è imposto l'obbligo di
inserire il marxismo fra le materie. Ciò
nonostante ogni anno si registrano
150.000 conversioni adulte. I vescovi sono 117,
di cui una settantina riconosciuti dal governo. Tre sono scomparsi nelle prigioni e di loro non si sa
più nulla da anni, altri dieci vivono
agli arresti domiciliari. Le
persecuzioni colpiscono tutte le religioni. Nella sola provincia dello Zhejiang in un anno il
governo ha abbattuto con i bulldozer più
di 450 fra chiese cattoliche e
protestanti, templi buddisti e taoisti".
Possibile che il nostro presidente non abbia sentito il dovere di alzare la voce sui diritti umani
calpestati?
"È
significativo ciò che ha scritto Sergio Romano sul Corriere in risposta a un lettore: "Che
cosa sarebbe accaduto se Ciampi avesse
rimproverato ai suoi interlocutori la
persecuzione dei dissidenti o lo sfruttamento del lavoro minorile? Avrebbe perduto qualche buon affare
a vantaggio dei nostri
concorrenti".
Realpolitik.
"Prima
dello sbraco totale, con la cancellazione
dell'embargo sulle armi, a Pechino il capo dello Stato è andato persino a prosternarsi nel Tempio di
Confucio. Ma s'è ben guardato dal
visitare il Tempio dei Lama che dista
appena
Occhio. Le è già capitato di perdere la direzione di un'agenzia...
"Sono
contento. Adesso la sala stampa vaticana e Navarro Valls tutte le volte che arrestano un vescovo
ci-nese lanciano un appello per la sua
liberazione".
Visitare il Tempio di Confucio è un atto politico?
"Non per
nulla il governo finanzia le scuole di
confucianesimo, una dottrina morale che esalta il valore dell'obbedienza verso le autorità costituite
e il rispetto del ruolo che ti viene
assegnato nella società".
Com'è possibile che questo Paese sia passato dalla lunga marcia di Mao, dal libretto rosso, dalla
rivoluzione culturale, alla richiesta
ufficiale di celebrare in Cina il
concorso Miss Universo 2005?
"Come ha
fatto il maoismo a imporsi? S'è presentato come la religione di un semidio, Mao, che faceva il
bello e il cattivo tempo, permetteva ai
cavoli di crescere rigogliosi e in
privato viveva come un imperatore. Un dio taoista, da pregare, ma anche un dio buddista, con quel
suo predicare l'abnegazione verso il
popolo, la sobrietà, la frugalità
monastica. Così ha attecchito il marxismo. Quando i cinesi hanno capito che il "grande balzo in
avanti" aveva provocato solo
milioni di morti, la fiducia nei poteri taumaturgici dell'imperatore è crol-lata. Il resto viene
per reazione e passa attraverso la
riscoperta dell'individualità a lungo
repressa. Pensi solo alle cure estetiche: le nuove generazioni vanno dai chirurghi per farsi
allargare gli occhi a mandorla e
rimodellare il naso, in modo da averlo a
punta, alla francese. La ricerca religiosa diventa un anelito di assoluto dentro questa
umanità".
Mi sa dire perché, stando a un sondaggio della Bbc inglese, i cinesi risultano i più ottimisti del
pianeta e gli italiani i più pessimisti?
"I
cinesi, cresciuti nel taoismo, vedono nelle cose che vanno storte un incentivo a raddrizzarle. In
più sono un popolo giovane che torna a
credere in Dio dopo oltre mezzo secolo
di comunismo. Gli italiani invece stanno diventando atei e materialisti, hanno strappato via le
radici della loro speranza, sono
spaventati persino dall'idea di fare un
figlio. Per noi profitto e carriera non sono nemmeno più scopi di vita, ma solo squallidi passatempi nell'attesa
che venga il nulla".
Il Giornale 6.2.2005