Divini Redemptoris
Pio
XI
La nuova civiltà cristiana, nata con
l'avvento del Salvatore, superiore ad ogni altra civiltà
1.La promessa di
un Redentore illumina la prima pagina della storia dell'umanità; e così la
fiduciosa speranza di tempi migliori lenì il rimpianto del paradiso perduto e
accompagnò il genere umano nel suo tribolato cammino, finché nella pienezza dei
tempi il Salvatore del mondo, venendo sulla terra, compì l'attesa e inaugurò
una nuova civiltà universale, la civiltà cristiana, immensamente superiore a
quella che l'uomo aveva fino a1lora laboriosamente raggiunto in alcune nazioni
più privilegiate.
Il consumismo bolscevico e ateo
minaccia tremenda per la civiltà umana
2. Ma la lotta fra il
bene e il male rimase nel mondo come triste retaggio
della colpa originale; e l'antico tentatore non ha mai desistito con fallaci
promesse d'ingannare l'umanità. Perciò nel corso dei
secoli uno sconvolgimento è succeduto all'altro fino alla rivoluzione dei
nostri giorni, la quale o già imperversa o seriamente minaccia, si può dire,
dappertutto e supera in ampiezza e violenza quanto si ebbe a sperimentare nelle
precedenti persecuzioni contro
3. Questo pericolo
tanto minaccioso, Voi l'avete già compreso, Venerabili
Fratelli, è il comunismo bolscevico ed ateo che mira a capovolgere
l'ordinamento sociale e a scalzare gli stessi fondamenti della civiltà.
Condanne anteriori del comunismo
4. Di fronte a tale
minaccia
Atti del presente Pontificato
5. Noi pure durante
il Nostro Pontificato abbiamo sovente e con premurosa insistenza denunziate le
correnti atee minacciosamente crescenti. Quando nel 1924
Necessità di un altro documento solenne
6. Ma nonostante
questi ripetuti avvertimenti paterni, che sono stati da Voi, Venerabili
Fratelli, con Nostra grande soddisfazione, così
fedelmente trasmessi e commentati ai fedeli con tante Vostre recenti Lettere
pastorali anche collettive, il pericolo sotto la spinta di abili agitatori non
fa che aggravarsi di giorno in giorno. Perciò Noi ci
crediamo in dovere di elevare di nuovo
Solo la civiltà cristiana è veramente umana
7. Noi, quindi,
vogliamo ancora una volta esporre come in breve sintesi i principi del
comunismo ateo come si manifestano principalmente nel bolscevismo, con i suoi
metodi di azione, contrapponendo a questi falsi
principi la luminosa dottrina della Chiesa ed inculcando di nuovo con
insistenza i mezzi coi quali la civiltà cristiana, sola Civitas
veramente humana, può essere salvata da questo satanico
flagello e maggiormente sviluppata, per il vero benessere dell'umana società.
La dottrina del comunismo ha un falso ideale di
giustizia, di eguaglianza e di fraternità
8. Il comunismo di oggi, in modo più accentuato che altri simili movimenti
del passato, nasconde in sé un'idea di falsa redenzione. Uno pseudo-ideale di giustizia, di uguaglianza
e di fraternità nel lavoro, pervade tutta la sua dottrina e tutta la sua
attività d'un certo falso misticismo, che alle folle adescate da fallaci
promesse comunica uno slancio e un entusiasmo contagioso, specialmente in un
tempo come il nostro, in cui da una distribuzione difettosa delle cose di
questo mondo risulta una miseria non consueta, si vanta anzi questo pseudo-ideale come se fosse stato iniziatore di un certo
progresso economico, il quale, quando è reale, si spiega con ben altre cause,
come con l'intensificare la produzione industriale in paesi che ne erano quasi
privi, valendosi anche di enormi ricchezze naturali, e con l'uso di metodi
brutali per fare ingenti lavori con poca spesa.
Il materialismo evoluzionistico di Marx
9. La dottrina che il
comunismo nasconde sotto apparenze talvolta così seducenti, in sostanza oggi si
fonda sui principi già predicati da Marx del materialismo dialettico e materialismo storico, di cui i teorici del bolscevismo
pretendono possedere l'unica genuina interpretazione. Questa
dottrina insegna non esserci che una sola realtà, la materia, con le sue forze
cieche, la quale evolvendosi diventa pianta, animale, uomo. Anche la società umana non è altro che un'apparenza e una
forma della materia che si evolve nel detto modo, e per ineluttabile necessità,
tende, in un perpetuo conflitto delle forze, verso la sintesi finale: una
società senza classi. In tale dottrina, com'è evidente, non vi è posto per
l'idea di Dio, non esiste differenza fra spirito e materia, né tra anima e
corpo; non si dà sopravvivenza dell'anima dopo morte, e quindi nessuna speranza
in un'altra vita. Insistendo sull'aspetto dialettico del loro materialismo i
comunisti pretendono che il conflitto che porta il
mondo verso la sintesi finale, può essere accelerato dagli uomini. Quindi si sforzano di rendere più acuti gli antagonismi che
sorgono fra le diverse classi della società, e la lotta di classe con i suoi
odi e le sue distruzioni, prende l'aspetto d'una crociata per il Progresso
dell'umanità. Invece, tutte le forze, quali che esse siano, che resistono a
quelle violenze sistematiche, debbono essere
annientate come nemiche del genere umano.
L'uomo viene spogliato della
vera libertà e della sua dignità
10. Inoltre, il
comunismo spoglia l'uomo della sua libertà, principio
spirituale della sua condotta morale, toglie ogni dignità alla persona
umana e ogni ritegno morale contro l'assalto degli stimoli ciechi. All'uomo individuo
non è riconosciuto, di fronte alla collettività, alcun diritto naturale della
personalità umana, essendo essa, nel comunismo, semplice ruota e ingranaggio
del sistema; nelle relazioni poi degli uomini fra loro è
sostenuto il principio dell'assoluta uguaglianza, rinnegando ogni gerarchia e
ogni autorità che sia stabilita da Dio, compresa quella dei genitori; ma tutto
ciò che tra gli uomini esiste della così detta autorità e subordinazione, tutto
deriva dalla collettività come da primo e unico fonte. Né viene
accordato agli individui diritto alcuno di proprietà sui beni di natura e sui
mezzi di produzione, poiché essendo essi sorgente di altri beni, il loro
possesso condurrebbe al potere di un uomo sull'altro. Per questo appunto dovrà
essere distrutta radicalmente questa sorta di proprietà privata, come la prima
sorgente di ogni schiavitù economica.
Distruzione dei valori fondamentali del matrimonio e
della famiglia
11. Rifiutando alla
vita umana ogni carattere sacro e spirituale, una tale dottrina naturalmente fa
del matrimonio e della famiglia una istituzione
puramente artificiale e civile, ossia il frutto di un determinato sistema
economico; viene rinnegata l'esistenza di un vincolo matrimoniale di natura giuridico-morale che sia sottratto al beneplacito dei
singoli o della collettività, e, conseguentemente l'indissolubilità di esso. In
particolare per il comunismo non esiste alcun legame della donna con la
famiglia e con la casa. Esso, proclamando il principio della emancipazione
della donna, la ritira dalla vita domestica e dalla cura dei figli per
trascinarla nella vita pubblica e nella produzione collettiva nella stessa
misura che l'uomo, devo1vendo alla collettività la cura del focolare e della
prole. È negato infine ai genitori il diritto di educazione,
essendo questo concepito come un diritto esclusivo della comunità, nel cui nome
soltanto e per suo mandato i genitori possono esercitarlo.
La società diverrebbe una collettività col solo scopo
della produzione
12. Che cosa sarebbe dunque la società umana, basata su tali
fondamenti materialistici? Sarebbe una collettività senz'altra gerarchia che
quella del sistema economico. Essa avrebbe come unica missione la produzione di
beni per mezzo del lavoro collettivo e per fine il godimento dei beni della
terra in un paradiso in cui ciascuno "darebbe secondo le sue forze, e
riceverebbe secondo i suoi bisogni". Alla
collettività il comunismo riconosce il diritto, o piuttosto l'arbitrio
illimitato, di aggiogare gli individui al lavoro collettivo, senza riguardo al
loro benessere personale, anche contro la loro volontà
e persino con la violenza. In essa tanto la morale
quanto l'ordine giuridico non sarebbero se non un'emanazione del sistema
economico del tempo, di origine quindi terrestre, mutevole e caduca. In breve
si pretende di introdurre una nuova epoca e una nuova civiltà, frutto soltanto
di una cieca evoluzione: "una umanità senza
Dio".
Il potere statale è il mezzo più efficace per conseguire
i fini del comunismo
13. Quando poi le
qualità collettive saranno finalmente acquisite da tutti, in quella condizione
utopistica di una società senza alcuna differenza di classi lo Stato politico,
che ora si concepisce solo come lo strumento di dominazione dei capitalisti sui
proletari, perderà ogni sua ragione d'essere e si
"dissolverà"; però, finché questa beata condizione non sarà attuata,
lo Stato e il potere statale è per il comunismo il mezzo più efficace e più
universale per conseguire il suo fine.
Il comunismo bolscevico ed ateo quale nuovo Vangelo
14. Ecco, Venerabili
Fratelli, il nuovo presunto Vangelo, che il comunismo bolscevico ed ateo
annunzia all'umanità quasi messaggio salutare e redentore! Un sistema, pieno di errori e sofismi, contrastante sia con la ragione sia con
la rivelazione divina; sovvertitore dell'ordine sociale, perché equivale alla
distruzione delle sue basi fondamentali, misconoscitore
della vera origine della natura e del fine dello Stato, negatore dei diritti
della personalità umana, della sua dignità e libertà.
La diffusione del comunismo aiutata da abbaglianti
promesse di un futuro di benessere
15. Ma come mai può avvenire che un tale sistema,
scientificamente da lungo tempo sorpassato, confutato dalla realtà pratica;
come può avvenire, diciamo, che un tale sistema possa diffondersi così
rapidamente in tutte le parti del mondo? La spiegazione sta nel fatto che assai
pochi hanno potuto penetrare la vera natura del
comunismo; più invece cedono alla tentazione abilmente presentata sotto le più
abbaglianti promesse. Sotto pretesto che si vuole soltanto migliorare la sorte
delle classi lavoratrici, togliere abusi reali prodotti dall'economia liberale
e ottenere una più equa distribuzione dei beni terreni (scopi senza dubbio
pienamente legittimi), e profittando della mondiale crisi economica, si riesce
ad attirare nella sfera d'influenza del comunismo anche quei ceti della
popolazione che per principio rigettano ogni materialismo e ogni
terrorismo. E siccome ogni errore contiene sempre una
parte di vero, questo lato della verità che abbiamo accennato, messo
astutamente in mostra a tempo e luogo per coprire, quando conviene, la crudezza
ributtante e inumana dei princìpi e dei metodi del
comunismo, seduce anche spiriti non volgari, fino a diventarne a loro volta gli
apostoli presso giovani intelligenze ancora poco atte ad avvertirne gli
intrinseci errori. I banditori del comunismo sanno inoltre profittare anche
degli antagonismi di razza, delle divisioni od opposizioni di diversi sistemi
politici, perfino della disorientazione nel campo
della scienza senza Dio, per infiltrarsi nelle Università e corroborare i
principi della loro dottrina con argomenti pseudoscientifici.
Il liberalismo ha preparato la strada al comunismo
16. Per spiegare poi
come il comunismo sia riuscito a farsi accettare senza
esame da tante masse di operai, conviene ricordarsi che questi vi erano già
preparati dall'abbandono religioso e morale nel quale erano stati lasciati
dall'economia liberale. Con i turni di lavoro anche
domenicale non si dava loro tempo neppur di soddisfare
ai più gravi doveri religiosi nei giorni festivi; non si pensava a costruire
chiese presso le officine né a facilitare l'opera del sacerdote; anzi si
continuava a promuovere positivamente il laicismo. Si raccoglie dunque
ora l'eredità di errori dai Nostri Predecessori e da
Noi stessi tante volte denunziati, e non è da maravigliarsi
che in un mondo già largamente scristianizzato dilaghi l'errore comunista.
La diffusione del comunismo frutto di una propaganda astuta
17. Inoltre la
diffusione così rapida delle idee comuniste che si infiltrano
in tutti i paesi grandi e piccoli, colti e meno sviluppati, sicché nessun
angolo della terra è libero da esse, si spiega con una propaganda veramente
diabolica quale forse il mondo non ha mai veduto: propaganda diretta da un solo
centro e che abilissimamente si adatta alle condizioni dei diversi popoli;
propaganda che dispone di grandi mezzi finanziari, di gigantesche
organizzazioni, di congressi internazionali di innumerevoli forze ben
addestrate; propaganda che si fa attraverso fogli volanti e riviste, nei
cinematografi, nei teatri, con la radio, nelle scuole e persino nelle
Università, penetra a poco a poco in tutti i ceti delle popolazioni anche
migliori, senza che quasi si accorgano del veleno che sempre più pervade le
menti e i cuori.
Congiura del silenzio nella stampa mondiale
18. Un terzo potente
aiuto al diffondersi del comunismo è una vera congiura del silenzio in una grande parte della stampa mondiale non cattolica. Diciamo
congiura, perché non si può altrimenti spiegare che una stampa così avida di mettere in rilievo anche i piccoli incidenti quotidiani,
abbia potuto per tanto tempo tacere degli orrori commessi in Russia, nel
Messico e anche in gran parte della Spagna, e parli relativamente così poco
d'una sì vasta organizzazione mondiale quale è il comunismo di Mosca. Questo
silenzio è dovuto in parte a ragioni di una politica
meno previdente, ed è favorito da varie forze occulte le quali da tempo cercano
di distruggere l'ordine sociale cristiano.
Persecuzione anticristiana del comunismo in Russia e in Messico
19. Intanto i
dolorosi effetti di quella propaganda ci stanno dinanzi. Dove
il comunismo ha potuto affermarsi e dominare - e qui Noi pensiamo con singolare
affetto paterno ai popoli della Russia e del Messico, - ivi si è sforzato con
ogni mezzo di distruggere (e lo proclama apertamente) fin dalle sue basi la
civiltà e la religione cristiana, spegnendone nel cuore degli uomini, specie
della gioventù, ogni ricordo. Vescovi e sacerdoti sono stati banditi,
condannati ai lavori forzati, fucilati e messi a morte in maniera inumana;
semplici laici, per aver difeso la religione, sono stati sospettati, vessati,
perseguitati e trascinati nelle prigioni e davanti ai tribunali.
Orrori del comunismo in Spagna
20. Anche là dove, come nella Nostra carissima Spagna, il
flagello comunista non ha avuto ancora il tempo di far sentire tutti gli
effetti delle sue teorie, vi si è, in compenso, scatenato purtroppo con una
violenza più furibonda. Non si è abbattuta l'una o l'altra chiesa, questo o
quel chiostro, ma quando fu possibile si distrusse
ogni chiesa e ogni chiostro e qualsiasi traccia di religione cristiana, anche
se legata ai più insigni monumenti d'arte e di scienza! Il furore comunista non
si è limitato ad uccidere Vescovi e migliaia di sacerdoti, di religiosi e
religiose, cercando in modo particolare quelli e quelle che proprio si
occupavano con maggior impegno degli operai e dei poveri; ma fece un numero
molto maggiore di vittime tra i laici di ogni ceto,
che fino al presente vengono, si può dire ogni giorno, trucidati a schiere per
il fatto di essere buoni cristiani o almeno contrari all'ateismo comunista. E
una tale spaventevole distruzione viene eseguita con
un odio, una barbarie e una efferatezza che non si sarebbe creduta possibile
nel nostro secolo.
Non vi può essere
uomo privato, che pensi saggiamente, né uomo di Stato, consapevole della sua
responsabilità, che non rabbrividisca al pensiero che quanto oggi accade in Ispagna non abbia forse a
ripetersi domani in altre nazioni civili.
Le persecuzioni e le violenze sono i frutti naturali dei
sistema comunista
21. Né si può dire che tali atrocità siano un fenomeno transitorio solito
ad accompagnarsi a qualunque grande rivoluzione, isolati eccessi di
esasperazione comuni ad ogni guerra; no, sono frutti naturali del sistema, che
manca di ogni freno interno. Un freno è necessario all'uomo sia individuo che in società. Anche i popoli
barbari ebbero questo freno nella legge naturale scolpita da Dio nell'animo di
ciascun uomo. E quando questa legge naturale venne
meglio osservata, si videro antiche nazioni assurgere ad una grandezza che
abbaglia ancora, più di quel che converrebbe, certi superficiali studiosi della
storia umana. Ma se si strappa dal cuore degli uomini l'idea stessa di Dio,
essi necessariamente sono dalle loro passioni sospinti
alla più efferata barbarie.
Il comunismo è antireligioso per natura e lotta contro tutto ciò che è divino
22. È quello che
purtroppo stiamo vedendo: per la prima volta nella storia stiamo assistendo ad
una lotta freddamente voluta e accuratamente preparata dall'uomo contro
"tutto ciò che è divino" (9) . Il comunismo
è per sua natura antireligioso, e considera la
religione come "l'oppio del popolo" perché i princìpi
religiosi che parlano della vita d'oltre tomba, distolgono il proletario dal
mirare al conseguimento del paradiso sovietico, che è di questa terra.
Il comunismo ha imposto la schiavitù a milioni di uomini
23. Ma non si
calpesta impunemente la legge naturale e l'Autore di essa:
il comunismo non ha potuto né potrà ottenere il suo intento neppur
nel campo puramente economico. È vero che nella Russia ha potuto contribuire a
scuotere uomini e cose da una lunga e secolare inerzia, e ottenere con ogni
sorta di mezzi, spesso senza scrupoli, qualche successo materiale; ma sappiamo
per testimonianze non sospette, anche recentissime, che di
fatto neppur là ha raggiunto lo scopo che
aveva promesso; senza contare poi la schiavitù che il terrorismo ha imposto a
milioni di uomini. Anche nel campo economico è pur
necessaria qualche morale, qualche sentimento morale della responsabilità, che
invece non trova posto in un sistema prettamente materialistico come il
comunismo. Per sostituirlo non rimane che il terrorismo, quale appunto vediamo ora nella Russia, dove gli antichi compagni di
congiura e di lotta si dilaniano a vicenda; un terrorismo, il quale per altro
non riesce ad arginare non che la corruzione dei costumi, ma neppure il
dissolvimento della compagine sociale.
Un paterno pensiero ai popoli oppressi in Russia
24. Con questo però
non vogliamo in nessuna maniera condannare in massa i popoli dell'Unione
Sovietica, per i quali nutriamo il più vivo affetto paterno. Sappiamo come non
pochi di essi gemono sotto il duro giogo loro imposto
con la forza da uomini in massima parte estranei ai veri interessi del paese, e
riconosciamo che molti altri furono ingannati da fallaci speranze. Noi colpiamo
il sistema e i suoi autori e fautori, i quali hanno considerato
La luminosa dottrina sociale della Chiesa
25. Esposti così gli
errori e i mezzi violenti e ingannevoli del comunismo bolscevico ed ateo, è
tempo ormai, Venerabili Fratelli, di presentare brevemente la vera nozione
della Civitas humana, della umana Società, quale ce l'insegnano la ragione e la
rivelazione per il tramite della Chiesa Magistra gentium, e quale Voi già conoscete.
Per
26. Al di sopra di ogni altra realtà sta il sommo, unico supremo
Essere, Dio, Creatore onnipotente di tutte le cose, Giudice sapientissimo
e giustissimo di tutti gli uomini. Questa suprema realtà, Dio, è la condanna
più assoluta delle impudenti menzogne del comunismo. E
in verità, non perché gli uomini credono, Dio è; ma perché Egli è, perciò lo
crede e lo prega chiunque non chiuda volontariamente gli occhi di fronte alla
verità.
Che cosa è l'uomo secondo la ragione e la fede
27. Quanto all'uomo,
ciò che la ragione e la fede dicono di lui, Noi ne abbiamo
esposto i punti fondamentali nell'Enciclica sull'educazione cristiana (1) .
L'uomo ha un'anima spirituale e immortale; è una persona, dal Creatore ammirabilmente fornita di doni di corpo e di spirito, un
vero "microcosmo" come dicevano gli antichi, un piccolo mondo, che
vale di gran lunga più di tutto l'immenso mondo
inanimato. Egli ha in questa e nell'altra vita solo Dio per ultimo fine, è
dalla grazia santificante elevato al grado di figlio di Dio e incorporato al
regno di Dio nel mistico corpo di Cristo. Conseguentemente Dio l'ha dotato di molteplici e svariate
prerogative: diritto alla vita, all'integrità del corpo, ai mezzi necessari
all'esistenza; diritto di tendere al suo ultimo fine nella via tracciata da
Dio: diritto all'associazione, alla proprietà e all'uso della proprietà.
Dio stesso ha voluto il matrimonio e la famiglia
28. Come il
matrimonio e il diritto all'uso naturale di esso sono
di origine divina, così anche la costituzione e le prerogative fondamentali
della famiglia sono state determinate e fissate dal Creatore stesso, non
dall'arbitrio umano né da fattori economici. Nell'Enciclica sul matrimonio
cristiano (11) e nell'altra Nostra, sopra accennata, sull'educazione, Ci siamo
largamente diffusi su questi argomenti.
Mutui diritti e doveri tra l'uomo e la società
29. Ma Dio ha in pari tempo ordinato l'uomo anche alla società
civile, richiesta dalla sua stessa natura. Nel piano del Creatore la società è
un mezzo naturale, di cui l'uomo può e deve servirsi per il raggiungimento del
suo fine, essendo la società umana per l'uomo, e non viceversa. Ciò non è da
intendersi nel senso del liberalismo individualistico, che subordina la società
all'uso egoistico dell'individuo; ma solo nel senso che, mediante l'unione
organica con la società, sia a tutti resa possibile
per la mutua collaborazione l'attuazione della vera felicità terrena; inoltre
nel senso che nella società trovano sviluppo tutte le doti individuali e
sociali, inserite nella natura umana, le quali, sorpassano l'immediato
interesse del momento, rispecchiano nella società la perfezione divina, ciò che
nell'uomo isolato non può verificarsi. Ma anche quest'ultimo
scopo è in ultima analisi in ordine all'uomo, perché
riconosca questo riflesso della perfezione divina, e lo rimandi così in lode e
adorazione al Creatore. Solo l'uomo, la persona umana, è dotato di ragione e di
volontà moralmente libera.
La società non può frodare l'uomo dei suoi diritti
personali dati dal Creatore
30. Pertanto come
l'uomo non può esimersi dai doveri voluti da Dio verso la società civile, e i
rappresentanti dell'autorità hanno il diritto, quando egli si rifiutasse illegittimamente, di costringerlo al compimento
del proprio dovere. così la società non può frodare
l'uomo dei diritti personali che gli sono stati concessi dal Creatore, i più
importanti dei quali sono stati da Noi sopra accennati, né rendergliene
impossibile per principio l'uso. È quindi conforme alla ragione e da essa voluto che alla fin fine tutte le cose terrestri siano
ordinate alla persona umana, affinché per mezzo suo esse trovino la via verso
il Creatore. E si applica all uomo, alla persona
umana, ciò che l'Apostolo delle Genti scrive ai Corinti
sull'economia della salvezza cristiana: "Tutto è vostro, voi siete di Cristo, Cristo è di Dio" (12) . Mentre il
comunismo impoverisce la persona umana, capovolgendo i termini della religione,
dell'uomo e della società, la ragione e la rivelazione la elevano
cosi in alto!
Giustizia sociale e amore cristiano nell'ordine economico-sociale
31. Sull'ordine
economico-sociale i princìpi direttivi sono stati
esposti nell'Enciclica sociale di Leone XIII sulla questione del lavoro (13) , e nella Nostra sulla ricostruzione dell'ordine sociale
(14) sono stati adattati alle esigenze del tempo presente. Poi,
insistendo di nuovo sulla dottrina secolare della Chiesa circa il carattere
individuale e sociale della proprietà privata. Noi abbiamo precisato il
diritto e la dignità del lavoro, i rapporti di vicendevole appoggio e aiuto che
devono esistere tra quelli che detengono il capitale e quelli che lavorano, il
salario dovuto per stretta giustizia all'operaio per sé e per la sua famiglia.
Richiamo ai principi sociali svolti dalla
"Quadragesimo anno"
32. Nella stessa
Nostra Enciclica abbiamo mostrato che i mezzi per salvare il mondo attuale
dalla triste rovina nella quale il liberalismo amorale ci ha piombati,
non consistono nella lotta di classe e nel terrore, e neppure nell'abuso
autocratico del potere statale, ma nella penetrazione della giustizia sociale e
del sentimento di amore cristiano nell'ordine economico e sociale. Abbiamo
mostrato come una sana prosperità deve essere ricostruita secondo i veri princìpi di un sano corporativismo che rispetti
la debita gerarchia sociale, e come tutte le corporazioni devono unirsi
in armonica unità, ispirandosi al principio del bene comune della società. E la
missione più genuina e principale del potere pubblico e civile consiste appunto nel promuovere efficacemente questa armonia
e la coordinazione di tutte le forze sociali.
Gerarchia sociale e prerogative dello Stato secondo la
dottrina cattolica
Bellezza della dottrina sociale della Chiesa che vuole un
felice progresso della società
34.
Nella "Rerum novarum"
e nella "Quadragesimo anno" sapienti principi di ordine
sociale
35. La saggezza e
somma utilità di questa dottrina viene ammessa da
quanti veramente la conoscono. Ben a ragione insigni statisti poterono
affermare che, dopo aver studiato i diversi sistemi sociali, non avevano
trovato nulla di più sapiente che i princìpi esposti
nelle Encicliche: Rerum novarum
e Quadragesimo anno. Ma anche in paesi non cattolici, anzi neppur
cristiani, si riconosce quanto siano utili per la
società umana le dottrine sociali della Chiesa; così, or fa appena un mese, un
eminente uomo politico dell'Estremo Oriente, non cristiano, non dubitò di
proclamare che
Fu il cristianesimo ad innalzare il lavoro manuale alla
sua vera dignità
36. Ma i nemici della Chiesa, pur costretti a riconoscere la
sapienza della sua dottrina, rimproverano alla Chiesa di non aver saputo agire
in conformità di quei principi, e perciò affermano di doversi cercare altre
vie. Quanto questa accusa sia falsa e ingiusta lo
dimostra tutta la storia del cristianesimo. Per non accennare che a qualche
punto caratteristico, fu il cristianesimo a proclamare per primo, in una
maniera e con una ampiezza e convinzione sconosciute
ai secoli precedenti, la vera e universale fratellanza di tutti gli uomini di
qualunque condizione e stirpe, contribuendo così potentemente all'abolizione
della schiavitù, non con sanguinose rivolte, ma per l'interna forza della sua
dottrina, che alla superba patrizia romana faceva vedere nella sua schiava una
sua sorella in Cristo. Fu il cristianesimo, che adora
il Figlio di Dio fattosi uomo per amor degli uomini e divenuto come
"Figlio del Fabbro", anzi "Fabbro" Egli stesso (19) (20),
fu il cristianesimo ad innalzare il lavoro manuale alla sua vera dignità; quel
lavoro manuale prima tanto disprezzato, che perfino il discreto Marco Tullio
Cicerone, riassumendo l'opinione generale del suo tempo, non si peritò di
scrivere queste parole di cui ora si vergognerebbe ogni sociologo: "Tutti
gli artigiani si occupano in mestieri spregevoli, poiché l'officina non può
avere alcunché di nobile" (21) .
L'azione della Chiesa ha rigenerato la società umana
37. Fedele a questi
principi
Dal disprezzo degli insegnamenti della Chiesa sono derivati il socialismo e il comunismo
38. Si può ben dire con tutta verità che
Necessità di ricorrere ai ripari di fronte all'ideologia comunista
39. Questa, Venerabili Fratelli, è la dottrina della Chiesa,
l'unica che possa apportare vera luce, come in ogni altro campo, così anche nel
campo sociale, e possa recare salvezza di fronte all'ideologia comunista. Ma
bisogna che tale dottrina passi sempre più nella pratica della vita, secondo
l'avvertimento dell'Apostolo San Giacomo: "Siate... operatori della parola
e non semplici uditori, ingannando voi stessi" (22) ;
perciò quello che più urge al presente è di adoperare con energia gli opportuni
rimedi per opporsi efficacemente al minaccioso sconvolgimento che si va
preparando. Nutriamo la ferma fiducia che almeno la passione con cui i figli
delle tenebre giorno e notte lavorano alla loro propaganda materialistica e
atea, valga a santamente stimolare i figli della luce
ad uno zelo non dissimile, anzi maggiore, e per l'onore della Maestà divina.
Tutti i cristiani sono impegnati in questa grande lotta
40. Che cosa bisogna
dunque fare, di quali rimedi servirsi per difendere Cristo e la civiltà
cristiana contro quel pernicioso nemico? Come un padre
nel cerchio della sua famiglia, Noi vorremmo intrattenerci quasi nell'intimità
sui doveri che la grande lotta dei giorni nostri
impone a tutti i figli della Chiesa, indirizzando il Nostro paterno
avvertimento anche a quei figli che si sono allontanati da essa.
Il rinnovamento della vita cristiana è il rimedio
fondamentale che preserva dal comunismo
41. Come in tutti i
periodi più burrascosi della storia della Chiesa, così ancor oggi il
fondamentale rimedio è un sincero rinnovamento di vita privata e pubblica
secondo i principii del Vangelo in tutti quelli che
si gloriano di appartenere all'Ovile di Cristo, affinché siano veramente il
sale della terra che preservi la società umana da una tale corruzione.
Consolazione per i segni di rinnovamento spirituale
42. Con animo
profondamente grato al Padre dei lumi, da cui discende "ogni cosa ottima
data e ogni dono perfetto" (23) , vediamo
dappertutto consolanti segni di questo rinnovamento spirituale, non solo in
tante anime singolarmente elette che in questi ultimi anni si sono innalzate al
vertice della più sublime santità e in tante altre sempre più numerose che
generosamente camminano verso la stessa luminosa meta, ma anche nel rifiorire
di una pietà sentita e vissuta in tutti i ceti della società, anche nei più
colti, come abbiamo rilevato nel Nostro recente Motu-proprio In multis solaciis del 28 ottobre
scorso, in occasione del riordinamento della Pontificia Accademia delle Scienze
(24) .
Necessità di professare la religione
non solo esteriormente
43. Non possiamo però
negare che molto ancora resta a fare su questa via del rinnovamento spirituale.
Anche in paesi cattolici, troppi sono quelli che sono cattolici
quasi solo di nome; troppi quelli che, pur seguendo più o meno
fedelmente le pratiche più essenziali della religione che si vantano di
professare, non si curano di conoscerla meglio, di acquistarne una più intima e
più profonda convinzione, e meno ancora di far sì che all'esterna vernice
corrisponda l'interno splendore di una coscienza retta e pura, che sente e
compie tutti i suoi doveri sotto lo sguardo di Dio. Sappiamo quanto il Divin Salvatore aborrisse questa
vana e fallace esteriorità, Egli che voleva che tutti adorassero il Padre
"in spirito e verità" (25) . Chi non vive veramente e sinceramente
secondo la fede che professa, non potrà oggi, mentre tanto gagliardo soffia il
vento della lotta e della persecuzione, reggersi a lungo, ma verrà
miseramente travolto da questo nuovo diluvio che minaccia il mondo, e così
mentre si prepara da sé la propria rovina, esporrà al ludibrio anche il nome
cristiano.
Il distacco dai beni terreni e il precetto della carità
sono due insegnamenti particolarmente attuali
44. E qui vogliamo,
Venerabili Fratelli, insistere piu particolarmente
sopra due insegnamenti del Signore, che hanno speciale
connessione con le attuali condizioni del genere umano: il distacco dei beni
terreni e il precetto della carità. "Beati i poveri di spirito"
furono le prime parole che uscirono dalle labbra del Divin
Maestro, nel suo sermone della montagna (26) . E questa lezione è più che mai necessaria in questi tempi di
materialismo assetato dei beni e piaceri di questa terra. Tutti i cristiani
ricchi o poveri, devono sempre tener fisso lo sguardo al cielo, ricordandosi
che "non abbiamo qui una città permanente, ma cerchiamo quella
avvenire" (27) . I ricchi non devono porre nelle cose della terra
la loro felicità né indirizzare al conseguimento di quelle i loro sforzi
migliori; ma, considerandosene solo come amministratori che sanno di doverne
rendere conto al supremo Padrone, se ne valgano come i mezzi preziosi che Dio loro
porge per fare del bene; e non lascino di distribuire ai poveri quello che loro
avanza, secondo il precetto evangelico (28) .
Altrimenti si verificherà di loro e delle loro
ricchezze la severa sentenza di San Giacomo Apostolo: "Su via adesso, o
ricchi, piangete, urlate a motivo delle miserie che verranno sopra di voi. Le
vostre ricchezze si sono imputridite e le vostre vestimenta sono state rose
dalle tignole. L'oro e l'argento vostro è arrugginito;
e la loro ruggine sarà una testimonianza contro di voi, e quasi fuoco, divorerà
le vostre carni. Vi siete adunati tesori d'ira per gli ultimi giorni..." (29) .
La miseria e la sofferenza non potranno mai scomparire
dal mondo
45. Ma anche i
poveri, a loro volta, pur adoperandosi secondo le leggi della carità e della
giustizia a provvedersi del necessario e anche a migliorare la loro condizione,
devono sempre rimanere essi pure "poveri di spirito" (30) , stimando più i beni spirituali che i beni e godimenti
terreni. Si ricordino poi che non si riuscirà mai a fare
scomparire dal mondo le miserie, i dolori, le tribolazioni, alle quali sono
soggetti anche quelli che nell'apparenza sembrano più fortunati. E quindi, per tutti e necessaria la pazienza, quella pazienza
cristiana che solleva il cuore alle divine promesse di una felicità eterna.
"Siate dunque pazienti, o fratelli - vi diremo ancora con San Giacomo -
sino alla venuta del Signore. Ecco, l'agricoltore aspetta il prezioso frutto
della terra, e l'aspetta con pazienza finché riceva il frutto primaticcio e il
serotino. Siate anche voi pazienti, e rinfrancate i
vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina" (31) . Solo così si
adempirà la consolante promessa del Signore: "Beati i poveri!". E non
è questa una consolazione e una promessa vana come sono le promesse dei
comunisti; ma sono parole di vita che contengono una somma realtà e che si verificano pienamente qui in terra e poi nell'eternità.
Quanti poveri, infatti, in queste parole e nell'aspettativa
del regno dei cieli che è già proclamato loro proprietà: "perché il regno
di Dio è vostro" (32) , trovano una felicità, che tanti ricchi non trovano
nelle loro ricchezze, sempre inquieti e sempre assetati come sono di averne di
più.
La carità cristiana testimonia che
46. Ancora più
importante, come rimedio del male di cui trattiamo, o certo più direttamente
ordinato a risanano, è il precetto della carità. Noi
pensiamo a quella carità cristiana, "paziente e benigna" (33) , la quale evita ogni aria di avvilente protezione e ogni
ostentazione; quella carità che fin dagli inizi del cristianesimo guadagnò a
Cristo i più poveri tra i poveri, gli schiavi; e ringraziamo tutti coloro che
nelle opere di beneficenza, dalle conferenze di S. Vincenzo de'
Paoli fino alle grandi recenti organizzazioni
d'assistenza sociale, hanno esercitato ed esercitano le opere della
misericordia corporale e spirituale. Quanto più i lavoratori e i poveri
sperimenteranno in se stessi ciò che lo spirito dell'Amore animato dalla virtù
di Cristo fa per essi, tanto più si spoglieranno del
pregiudizio che il Cristianesimo abbia perduto della sua efficacia e
La giustizia e la carità cristiana non sempre sono state
vissute nella pratica quotidiana
47. Ma quando vediamo
da un lato una folla di indigenti per varie ragioni
indipendenti da loro veramente oppressi dalla miseria, e dall'altro lato
accanto ad essi, tanti che si divertono spensieratamente e spendono enormi
somme in cose inutili, non possiamo non riconoscere con dolore che non solo non
è ben osservata la giustizia ma che pure il precetto della carità cristiana non
è approfondito abbastanza, non è vissuto nella pratica quotidiana. Desideriamo
pertanto, Venerabili Fratelli, che venga sempre più
illustrato con la parola e con gli scritti questo divino precetto, preziosa
tessera di riconoscimento lasciata da Cristo ai suoi veri discepoli; questo
precetto, che ci insegna a vedere nei sofferenti Gesù
stesso e ci impone di amare i nostri fratelli come il divin
Salvatore ha amato noi, cioè fino ai sacrificio di noi stessi, e, se occorre,
anche della propria vita. Si meditino poi da tutti e spesso
queste parole, per una parte consolanti ma per l'altra terribili, della
sentenza finale, che pronuncierà il Giudice Supremo
nel giorno dell'estremo Giudizio: "Venite, o benedetti dal Padre mio: ...
Perché io ebbi fame, e voi mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da
bere... In verità vi dico, che tutte le volte che avete fatto qualche cosa a
uno di questi minimi tra i miei fratelli, l'avete fatto a me" (34) . E di
contro: "Andate via da me, maledetti nel fuoco eterno..,
perché io ebbi fame, e voi non mi deste da mangiare; ebbi sete, e non mi deste
da bere... Io vi dico in verità che tutte le volte che voi non l'avete fatto a
uno di questi minimi tra i miei fratelli, non l'avete fatto a me" (35) .
Osservare il "nuovo precetto" della carità
48. Per assicurarsi dunque la vita eterna e poter efficacemente
soccorrere gli indigenti, è necessario ritornare ad una vita più modesta;
rinunziare ai godimenti, spesso anche peccaminosi, che il mondo oggi offre in
tanta abbondanza; dimenticare se stesso per l'amore del prossimo. Una
divina forza rigeneratnice si trova in questo
"precetto nuovo" (come Gesù lo chiamava) di
carità cristiana (36) , la cui fedele osservanza
infonderà nei cuori un'interna pace sconosciuta al mondo, e rimedierà
efficacemente ai mali che travagliano l'umanità.
Carità e giustizia debbono
operare insieme
49. Ma la carità non sarà mai vera carità se non terrà sempre
conto della giustizia. L'Apostolo insegna che "chi ama il prossimo, ha
adempiuto la legge"; e ne da la ragione:
"poiché il Non fornicare, Non uccidere, Non rubare... e qualsiasi altro
precetto, si riassume in questa formula: Amerai il tuo prossimo come te
stesso" (37) . Se dunque, secondo l'Apostolo, tutti i
doveri si riducono al solo precetto della vera carità, anche quelli che sono di
stretta giustizia, come il non uccidere e il non rubare; una cairità che privi l'operaio del salario a cui ha stretto
diritto, non è carità, ma un vano nome e una vuota speranza di carità.
Né l'operaio ha bisogno di ricevere come elemosina ciò
che a lui tocca per giustizia; né si può tentare di esimersi dai grandi doveri
imposti dalla giustizia con piccoli doni di misericordia. Carità e giustizia
impongono dei doveri, spesso circa la stessa cosa, ma sotto diverso aspetto; e
gli operai, a questi doveri altrui che li riguardano, sono giustamente
sensibili per ragione della loro stessa dignità.
Invito agli imprenditori cristiani ad osservare
l'insegnamento sociale della Chiesa
50. Perciò Ci
rivolgiamo in modo particolare a voi, padroni e industriali cristiani, il cui
compito è spesso tanto difficile perché voi portate la pesante eredità degli
errori di un regime economico iniquo che ha esercitato
il suo rovinoso influsso durante più generazioni; siate voi stessi memori della
vostra responsabilità. E purtroppo vero che il modo di agire
di certi ambienti cattolici ha contribuito a scuotere la fiducia dei lavoratori
nella religione di Gesù Cristo. Essi non
volevano capire che la carità cristiana esige il
riconoscimento di certi diritti, che sono dovuti all'operaio e che
La giustizia sociale è il segno della salute del corpo sociale
51. Difatti, oltre la
giustizia commutativa, vi è pure la giustizia sociale,
che impone anch'essa dei doveri a cui non si possono sottrarre né i padroni né
gli operai. Ed è appunto proprio della giustizia
sociale l'esigere dai singoli tutto ciò che è necessario al bene comune. Ma
come nell'organismo vivente non viene provvisto al
tutto, se non si dà alle singole parti e alle singole membra tutto ciò di cui
esse abbisognano per esercitare le loro funzioni; così non si può provvedere
all'organismo sociale e al bene di tutta la società se non si dà alle singole
parti e ai singoli membri, cioè uomini dotati della dignità di persone, tutto
quello che devono avere per le loro funzioni sociali. Se si soddisferà anche
alla giustizia sociale, un'intensa attività di tutta la vita economica svolta
nella tranquillità e nell'ordine ne sarà il frutto e dimostrerà la sanità del
corpo sociale, come la sanità del corpo umano si riconosce da una imperturbata e insieme piena e fruttuosa attività di
tutto l'organismo.
La giustizia sociale esige che gli operai dispongano
anche di una serie di provvidenze
52. Ma non si può dire di aver soddisfatto alla giustizia sociale se
gli operai non hanno assicurata la propria sostentazione e quella delle proprie
famiglie con un salario proporzionato a questo fine; se non si facilita loro
l'occasione di acquistare qualche modesta fortuna, prevenendo così la piaga del
pauperismo universale; se non si prendono provvedimenti a loro vantaggio, con
assicurazioni pubbliche o private, per il tempo della loro vecchiaia, della
malattia o della disoccupazione. In una parola, per ripetere quello che
abbiamo detto nella Nostra Enciclica Quadragesimo anno: "allora l'economia sociale veramente sussisterà e otterrà i
suoi fini, quando a tutti e singoli soci saranno somministrati tutti i beni che
si possono apprestare con le forze e i sussidi della natura, con l'arte
tecnica, con la costituzione sociale del fatto economico; i quali beni debbono
essere tanti quanti sono necessari sia a soddisfare ai bisogni e alle oneste
comodità sia a promuovere gli uomini a quella più felice condizione di vita,
che, quando la cosa si faccia prudentemente, non solo non è d'ostacolo alla
virtù, ma grandemente la favorisce" (38) .
Realizzare associazioni tra datori di lavoro per
adempiere i doveri di giustizia
53. Se poi, come
avviene sempre più frequentemente nel salariato, la giustizia non può essere
osservata dai singoli, se non a patto che tutti si accordino a praticarla
insieme mediante istituzioni che uniscano tra loro i datori di lavoro, per
evitare tra essi una concorrenza incompatibile con la
giustizia dovuta ai lavoratori, il dovere degli impresari e padroni è di
sostenere e di promuovere queste istituzioni necessarie, che diventano il mezzo
normale per poter adempiere i doveri di giustizia. Ma anche i lavoratori si
ricordino dei loro obblighi di carità e di giustizia verso i datori di lavoro,
e siano persuasi che con questo salvaguarderanno
meglio anche i propri interessi.
Necessità di istituzioni professionali
e interprofessionali
54. Se dunque si
considera l'insieme della vita economica, - come l'abbiamo già notato nella
Nostra Enciclica Quadragesimo anno, - non si potrà far regnare nelle relazioni
economico-sociali la mutua collaborazione della giustizia e della carità, se
non per mezzo di un corpo di istituzioni professionali
e interprofessionali su basi solidamente cristiane, collegate tra loro e
formanti, sotto forme diverse e adattate ai luoghi e circostanze, quello che si
diceva la corporazione.
Studio e diffusione della dottrina sociale cristiana
55. Per dare a questa azione sociale una più grande efficacia, è molto
necessario di promuovere lo studio dei problemi sociali alla luce della
dottrina della Chiesa e diffonderne gli insegnamenti sotto l'egida
dell'Autorità di Dio costituita nella Chiesa stessa. Se il modo di agire di
taluni cattolici ha lasciato a desiderare nel campo economico-sociale, ciò
stesso avvenne perché essi non hanno abbastanza conosciuto
e meditato gli insegnamenti dei Sommi Pontefici su questo argomento. Perciò è
sommamente necessario che in tutti i ceti della società si promuova una più
intensa formazione sociale corrispondente al diverso grado di cultura
intellettuale, e si procuri con ogni sollecitudine e industria
la più larga diffusione degli insegnamenti della Chiesa anche tra la classe
operaia. Siano illuminate le menti alla luce sicura della dottrina cattolica e
inclinate le volontà a seguirla e ad applicarla come norma del retto vivere,
per l'adempimento coscienzioso dei molteplici doveri sociali, opponendosi così
a quella incoerenza e discontinuità nella vita
cristiana da Noi varie volte lamentata, per cui taluni, mentre sono
apparentemente fedeli all'adempimento dei loro doveri religiosi, nel campo poi
del lavoro o dell'industria o della professione o nel commercio o nell'impiego,
per un deplorevole sdoppiamento di coscienza, conducono una vita troppo
difforme dalle norme così chiare della giustizia e della carità cristiana,
procurando in tal modo grave scandalo ai deboli e offrendo ai cattivi facile
pretesto di screditare
Il ruolo della stampa cattolica nell'opera di rinnovamento
56. Grande contributo a questo rinnovamento può rendere la
stampa cattolica. Essa può e deve dapprima procurare in vari e attraenti modi
di far sempre meglio conoscere la dottrina sociale, informare con esattezza ma
anche con la debita ampiezza sull'attività dei nemici, e riferire sui mezzi di
combattere che si sono mostrati i più efficaci in varie regioni, proporre utili
suggerimenti e mettere in guardia contro le astuzie e gli inganni coi quali i comunisti procurano, e sono già riusciti ad
attrarre a sé uomini in buona fede.
Premunirsi contro le insidie del comunismo
57. Su questo punto
abbiamo già insistito nella Nostra Allocuzione del 12 maggio dell'anno scorso,
ma crediamo necessario, Venerabili Fratelli, di dover
in modo particolare richiamarvi sopra di nuovo la vostra attenzione. Il
comunismo nel principio si mostrò quale era in tutta la sua perversità, ma ben
presto si accorse che in tale modo allontanava da sé i popoli e perciò ha cambiato tattica e procura di attirare le folle con vari
inganni nascondendo i propri disegni dietro idee che in sé sono buone ed
attraenti. Così vedendo il comune desiderio di pace, i capi del comunismo
fingono di essere i più zelanti fautori e propagatori del movimento per la pace
mondiale; ma nello stesso tempo eccitano a una lotta
di classe che fa correre fiumi di sangue, e sentendo di non avere interna
garanzia di pace, ricorrono ad armamenti illimitati. Così, sotto vari nomi che
neppure alludono al comunismo, fondano associazioni e periodici che servono poi
unicamente a far penetrare le loro idee in ambienti altrimenti a loro non
facilmente accessibili; anzi procurano con perfidia di infiltrarsi in
associazioni cattoliche e religiose. Così altrove, senza punto recedere dai
loro perversi principi, invitano i cattolici a collaborare seco
sul campo così detto umanitario e caritativo, proponendo talvolta anche cose
del tutto conformi allo spirito cristiano e alla dottrina della Chiesa. Altrove
poi spingono l'ipocrisia fino a far credere che il comunismo in paesi di
maggior fede o di maggior cultura assumerà un altro
aspetto più mite, non impedirà il culto religioso e rispetterà la libertà delle
coscienze. Vi sono anzi di quelli che riferendosi a certi cambiamenti
introdotti recentemente nella legislazione sovietica, ne concludono
che il comunismo stia per abbandonare il suo programma di lotta contro Dio.
Non è ammessa alcuna collaborazione con il comunismo
58. Procurate,
Venerabili Fratelli, che i fedeli non si lascino
ingannare! Il comunismo è intrinsecamente perverso e non si può ammettere in
nessun campo la collaborazione con lui da parte di chiunque voglia
salvare la civilizzazione cristiana. E se taluni indotti in errore cooperassero alla vittoria del comunismo nel loro paese,
cadranno per i primi come vittime del loro errore e quanto più le regioni dove
il comunismo riesce a penetrare si distinguono per l'antichità e la grandezza
della loro civiltà cristiana, tanto più devastatore vi si manifesterà l'odio
dei "senza Dio".
Preghiera e penitenza
59. Ma "se il
Signore non sarà il custode della città, indarno veglia colui
che la custodisce" (39) . Perciò, come ultimo e potentissimo
rimedio, vi raccomandiamo, Venerabili Fratelli, di
promuovere e intensificare nel modo più efficace nelle vostre diocesi lo
spirito di preghiera congiunta con la cristiana penitenza. Quando gli Apostoli
chiesero al Salvatore perché non avessero essi potuto liberare dello spirito
maligno un demoniaco, il Signore rispose: "Demoni siffatti non si
scacciano, se non con la preghiera e col digiuno" (40) .
Anche il male che oggi tormenta l'umanità non potrà esser vinto se non da una universale santa crociata di preghiera e di penitenza; e
raccomandiamo singolarmente agli Ordini contemplativi, maschili e femminili, di
raddoppiare le loro suppliche e i loro sacrifici per impetrare dal Cielo alla
Chiesa un valido soccorso nelle lotte presenti, con la possente intercessione
della Vergine Immacolata, la quale, come un giorno schiacciò il capo all'antico
serpente, così è sempre il sicuro presidio e l'invincibile "Aiuto dei
Cristiani".
Ai sacerdoti il compito di tenere accesa la fiaccola
della fede
60. Per l'opera
mondiale di salute che siamo venuti tracciando e per
l'applicazione dei rimedi che abbiamo brevemente indicati, ministri e operai
evangelici designati dal divino Re Gesù Cristo sono
in prima linea i sacerdoti. Ad essi, per vocazione
speciale, sotto la guida dei sacri Pastori e in unione di filiale obbedienza al
Vicario di Cristo in terra, è affidato il compito di tenere accesa nel mondo la
fiaccola della fede e di infondere nei fedeli quella soprannaturale fiducia
colla quale
I sacerdoti esortati ad operare a vantaggio dei poveri e
degli operai
Utilizzare nuove forme di apostolato
per riguadagnare a Cristo le masse operaie
62. Non possiamo
negare che molto si è fatto in questo senso, specialmente dopo le Encicliche Rerum novarum e
Quadragesimo anno; e con paterna compiacenza salutiamo le industriose cure
pastorali di tanti Vescovi e Sacerdoti, che vanno escogitando e provando, sia
pure con le debite prudenti cautele, nuovi metodi di apostolato meglio
corrispondenti alle esigenze moderne. Ma tutto questo
è ancora troppo poco al bisogno presente. Come, quando la patria è in pericolo,
tutto ciò che non è strettamente necessario o non è direttamente ordinato
all'urgente bisogno della difesa comune, passa in seconda linea; così anche nel
caso nostro, ogni altra opera, per quanto bella e buona, deve cedere il posto
alla vitale necessità di salvare le basi della fede e civiltà cristiana. E quindi nelle parrocchie i sacerdoti, pur dando
naturalmente quello che è necessario alla cura ordinaria dei fedeli, riservino
il più e il meglio delle loro forze e della loro attività a riguadagnare le
masse dei lavoratori a Cristo e alla Chiesa e a far penetrare lo spirito
cristiano negli ambienti che ne sono più alieni. Essi poi,
nelle masse popolari troveranno una corrispondenza e un'abbondanza di frutti
inaspettata, che li compenserà del duro lavoro del primo dissodamento; come
abbiamo visto e vediamo in Roma e in molte altre metropoli, dove al sorgere di
nuove chiese nei quartieri periferici si vanno raccogliendo zelanti comunità
parrocchiali e si operano veri miracoli di conversioni tra popolazioni che
erano ostili alla religione solo perché non la conoscevano.
L'apostolato più efficace è dato dai sacerdoti che vivono
in povertà e umiltà
63. Ma il più
efficace mezzo di apostolato tra le folle dei poveri e
degli umili è l'esempio del sacerdote, l'esempio di tutte le virtù sacerdotali,
quali le abbiamo descritte nella Nostra Enciclica Ad catholici
sacerdotii (42) , ma nel caso presente in modo
speciale è necessario un luminoso esempio di vita umile, povera,
disinteressata, copia fedele del Divin Maestro che
poteva proclamare con divina franchezza: "Le volpi hanno delle tane e gli
uccelli dell'aria dei nidi, ma il Figliuolo dell'uomo non ha dove posare il
capo" (43) . Un sacerdote veramente ed evangelicamente
povero e disinteressato fa miracoli di bene in mezzo al popolo, come un S.
Vincenzo de' Paoli, un Curato d'Ars, un Cottolengo, un Don Bosco e tanti altri; mentre un sacerdote
avaro e interessato, come abbiamo ricordato nella già citata Enciclica, anche
se non precipita come Giuda nel baratro del tradimento, sarà per lo meno un
vano "bronzo risonante" e un inutile "cembalo squillante"
(44) , e troppo spesso un impedimento piuttosto che uno strumento di grazia in
mezzo al popolo. E se il sacerdote secolare o regolare
per obbligo del suo ufficio deve amministrare dei beni temporali, si ricordi
che non soltanto deve scrupolosamente osservare tutto ciò che prescrive la
carità e la giustizia, ma deve mostrarsi in modo particolare veramente un padre
dei poveri.
Invito all'Azione cattolica per un apostolato sociale
64. Dopo che al
Clero, Noi rivolgiamo il Nostro paterno invito ai carissimi figli Nostri del
laicato, che militano nelle file della tanto a Noi
diletta Azione Cattolica, che dichiarammo in altra occasione (12 maggio 1936)
"un sussidio particolarmente provvidenziale" all'opera della Chiesa
in queste contingenze tanto difficili. Infatti
l'Azione Cattolica è pure apostolato sociale, in quanto tende a diffondere il
Regno di Gesù Cristo non solo negli individui, ma
anche nelle famiglie e nella società. Deve perciò anzi tutto attendere a
formare con cura speciale i suoi soci e prepararli alle sante battaglie del
Signore. A tale lavoro formativo, quanto mai urgente e
necessario, che si deve sempre premettere all'azione diretta e fattiva,
serviranno certamente i circoli di studio, le settimane sociali, corsi organici
di conferenze e tutte quelle altre iniziative atte a far conoscere la soluzione
dei problemi sociali in senso cristiano.
I membri dell'Azione cattolica sono i primi apostoli dei
compagni di lavoro
65. Militi
dell'Azione Cattolica così ben preparati ed addestrati saranno i primi ed
immediati apostoli dei loro compagni di lavoro e diventeranno i preziosi
ausiliari del sacerdote per portare la luce della verità e sollevare le gravi
miserie materiali e spirituali, in innumerevoli zone refrattarie alla azione del ministro di Dio, o per inveterati pregiudizi
contro il Clero o per deplorevole apatia religiosa. Si coopererà in tal modo,
sotto la guida di sacerdoti particolarmente esperti, a quella
assistenza religiosa alle classi lavoratrici, che Ci sta tanto a cuore,
come il mezzo più adatto per preservare quei Nostri diletti figli dall'insidia
comunista.
L'Azione cattolica deve operare anche con una vasta
propaganda orale e scritta
66. Oltre a questo apostolato individuale, spesse volte nascosto, ma
oltre modo utile ed efficace, è compito dell'Azione Cattolica fare con la
propaganda orale e scritta una larga seminagione dei princìpi
fondamentali che servano alla costruzione di un ordine sociale cristiano, quali
risultano dai documenti Pontifici.
Organizzazioni ausiliarie
67. Attorno
all'Azione Cattolica si schierano le organizzazioni che Noi abbiamo già
salutato come ausiliarie della stessa. Anche queste così utili organizzazioni,
Noi esortiamo con paterno affetto a consacrarsi alla grande
missione di cui trattiamo, che attualmente supera tutte le altre per la sua
vitale importanza.
Organizzazioni di classe
68. Noi pensiamo
altresì a quelle organizzazioni di classe: di lavoratori, di agricoltori,
di ingegneri, di medici, di padroni, di studiosi, e altre simili; uomini e
donne, i quali vivono nelle stesse condizioni culturali e quasi naturalmente
sono stati riuniti in gruppi omogenei. Proprio questi gruppi
e queste organizzazioni sono destinate ad introdurre quell'ordine
nella società, che Noi abbiamo avuto di mira nella Nostra Enciclica
Quadragesimo anno, e a diffondere così il riconoscimento della regalità di
Cristo nei diversi campi della cultura e del lavoro.
L'Azione cattolica deve operare in campo sociale anche
con lo studio dei nuovi problemi
69. Che se, per le
mutate condizioni della vita economica e sociale, lo Stato si è creduto in
dovere di intervenire fino ad assistere e regolare direttamente tali
istituzioni con particolari disposizioni legislative, salvo il rispetto
doveroso delle libertà e delle iniziative private; anche in tali circostanze
l'Azione Cattolica non può tenersi estranea alla realtà, ma deve dare con
saggezza il suo contributo di pensiero, con lo studio dei nuovi problemi alla
luce della dottrina cattolica, e di attività con la
partecipazione leale e volenterosa dei suoi inscritti alle nuove forme ed
istituzioni, portando in esse lo spirito cristiano, che è sempre principio di
ordine e di mutua e fraterna collaborazione.
Appello agli operai cattolici
70. Una parola
particolarmente paterna vorremmo qui indirizzare ai
Nostri cari operai cattolici, giovani e adulti, i quali forse in premio della
loro fedeltà talvolta eroica in questi tempi tanto difficili, hanno ricevuto
una missione molto nobile e ardua. Sotto la guida dei loro Vescovi e dei loro
Sacerdoti, essi devono ricondurre alla Chiesa e a Dio quelle moltitudini di loro fratelli di lavoro, i quali, esacerbati per non essere
stati compresi o trattati con la dignità alla quale avevano diritto, si sono
allontanati da Dio. Gli operai cattolici col loro esempio, con le loro parole,
dimostrino a questi loro fratelli traviati, che
Necessità della concordia tra i cattolici
Appello a quanti credono in Dio
72. Ma a questa lotta
impegnata dal potere delle tenebre contro l'idea stessa della Divinità, Ci è caro sperare che, oltre tutti quelli che si gloriano
del nome di Cristo, si oppongano pure validamente quanti (e sono la stragrande
maggioranza dell'umanità) credono ancora in Dio e lo adorano. Rinnoviamo quindi
l'appello che già lanciammo cinque anni or sono nella
Nostra Enciclica Caritate Christi,
affinché essi pure lealmente e cordialmente concorrano da parte loro "per
allontanare dall'umanità il grande pericolo che minaccia tutti". Poiché -
come allora dicevamo, - siccome "il credere in Dio è il fondamento
incrollabile di ogni ordinamento sociale e di ogni
responsabilità sulla terra, perciò tutti quelli che non vogliono l'anarchia e
il terrore devono energicamente adoperarsi perché i nemici della religione non
raggiungano lo scopo da loro così apertamente proclamato" (45) .
Doveri dello Stato cristiano: aiutare
73. Abbiamo esposto,
Venerabili Fratelli, il compito positivo, l'ordine
dottrinale insieme e pratico, che
Negli stati cristiani deve essere impedita la propaganda
atea e senza alcuna legge morale
74. Perciò gli Stati
porranno ogni cura per impedire che una propaganda atea, la quale sconvolge
tutti i fondamenti dell'ordine, faccia strage nei loro territori, perché non si
potrà avere autorità sulla terra, se non viene
riconosciuta l'autorità della Maestà divina, né sarà fermo il giuramento, se
non si giura nel nome del Dio vivente. Noi ripetiamo ciò che spesso e così
insistentemente abbiamo detto, nominatamente nella Nostra Enciclica Caritate Christi: "Come può
sostenersi un contratto qualsiasi e quale valore può avere un trattato, dove manchi ogni garanzia di coscienza? E
come si può parlare di garanzia di coscienza, dove è venuta meno ogni fede in
Dio, ogni timor di Dio? Tolta questa base, ogni legge morale cade con essa e non vi è più nessun rimedio che possa impedire la
graduale ma inevitabile rovina dei popoli, della famiglia, dello Stato, della
stessa umana civiltà" (46) .
Prendere provvedimenti per il bene comune
75. Inoltre lo Stato
deve mettere ogni cura per creare quelle condizioni materiali di vita senza cui un'ordinata società non può sussistere, e per fornire
lavoro specialmente ai padri di famiglia e alla gioventù. S'inducano a questo
fine le classi possidenti ad assumersi, per la urgente
necessità del bene comune, quei pesi, senza cui la società umana non può essere
salvata né esse stesse potrebbero trovar salvezza. I provvedimenti però che lo
Stato prende a questo fine, devono essere tali che colpiscano
davvero quelli che di fatto hanno nelle loro mani i maggiori capitali e vanno
continuamente aumentandoli con grave danno altrui.
Richiamo ad operare con una prudente e sobria
amministrazione pubblica
76. Lo Stato medesimo,
memore della sua responsabilità davanti a Dio e alla società, con una prudente
e sobria amministrazione sia di esempio a tutti gli
altri. Oggi più che mai la gravissima crisi mondiale esige che quelli che dispongono di fondi enormi, frutto del lavoro e del sudore
di milioni di cittadini, abbiano sempre davanti agli occhi unicamente il bene
comune e siano intenti a promuoverlo quanto più è possibile. Anche i funzionari
dello Stato e tutti gli impiegati adempiano per obbligo di coscienza i loro
doveri con fedeltà e disinteresse, seguendo i luminosi esempi antichi e recenti
di uomini insigni, che con indefesso lavoro
sacrificarono tutta la loro vita per il bene della patria. Nel
commercio poi dei popoli fra loro, si procuri sollecitamente di rimuovere quegli
impedimenti artificiali della vita economica, che promanano dal sentimento
della diffidenza e dell'odio, ricordandosi che tutti i popoli della terra
formano un'unica famiglia di Dio.
Lasciare libertà alla Chiesa nel compimento della sua missione
77. Ma nello stesso
tempo lo Stato deve lasciare alla Chiesa la piena libertà di compiere la sua
divina e del tutto spirituale missione per contribuire
con ciò stesso potentemente a salvare i popoli dalla terribile tormenta
dell'ora presente. Si fa oggi dappertutto un angoscioso appello alle forze
morali e spirituali, e ben a ragione, perché il male che si deve combattere è
prima di tutto, considerato nella sua prima sorgente, un male di natura
spirituale, ed è da questa sorgente che sgorgano per una logica diabolica tutte
le mostruosità del comunismo. Ora, tra le forze morali e religiose eccelle
incontestabilmente
Operando solo con mezzi economici e politici lo Stato non
raggiunge lo scopo del bene comune
78. Se si agisce altrimenti e si pretende in pari tempo di raggiungere
lo scopo con mezzi puramente economici e politici, si è in balìa
di un errore pericoloso. E quando si esclude la
religione dalla scuola, dall'educazione, dalla vita pubblica e si espongono a
ludibrio i rappresentanti del cristianesimo e i suoi sacri riti, non si
promuove forse quel materialismo donde germoglia il comunismo? Né la forza, neppure la meglio organizzata, né gli ideali
terreni, siano pur essi i più grandi e i più nobili, possono padroneggiare un
movimento, che getta le sue radici proprio nella troppa stima dei beni del
mondo.
Appello ai governanti a non porre impedimenti alla
missione della Chiesa
79. Confidiamo che quelli
che dirigono le sorti delle nazioni, per poco che sentano
il pericolo estremo da cui oggi sono minacciati i popoli, sentiranno sempre
meglio il supremo dovere di non impedire
Appello paterno ai seguaci del comunismo
80. Ma non possiamo
porre fine a questa Lettera Enciclica senza rivolgere una parola a quegli
stessi Nostri figli che sono già intaccati quasi dal
male comunista. Li esortiamo vivamente ad ascoltare la voce del Padre che li
ama; e preghiamo il Signore che li illumini affinché abbandonino la via
sdrucciolevole che travolge tutti in una immensa
catastrofica rovina e riconoscano anch'essi che l'unico Salvatore è Gesù Cristo Signor Nostro: "perché non c'è sotto il
cielo alcun altro nome dato agli uomini, dal quale possiamo aspettarci d'esser
salvati" (47) .
S. Giuseppe modello e patrono
della classe operaia
81. E per affrettare la tanto da tutti desiderata "Pace di Cristo nel Regno
di Cristo" (48) poniamo la grande azione della Chiesa Cattolica contro il
comunismo ateo mondiale sotto l'egida del potente Protettore della Chiesa, S.Giuseppe. Egli appartiene alla classe operaia ed ha
sperimentato il peso della povertà, per sé e per
19 marzo 1937
Note:
(1) Enciclica Qui pluribus, del 9 novembre 1846: Acta
Pii IX, vol. I, p. 13. Cfr. Syllabus,
IV: A.A.S., vol. III, p. 170
(2) Enciclica Quod apostolici munenis,
del 28 dicembre 1878: Acta Leonis
XIII, vol. I, p. 40
(3) 18 dicembre 1924: A.A.S., vol. XVI (1924), pp.
494-495
(4) Enciclica Miserentissimus Redemptor,
dell'8 maggio 1928: AA.S.,
vol. XX (1928), pp. 165-178 (5) Enciclica Quadragesimo anno,
del 15 maggio 1931: A.A.S., vol. XXIII (1931), pp.
177-228
(6) Enciclica Caritate Christi,
del 3 maggio 1932: A.A.S.,
vol. XXIV (1932), pp. 177-194
(7) Enciclica Acerba animi, del 29 settembre 1932: A.A.S., vol. XXIV (1932), pp. 321-332
(8) Enciclica Dilectissima Nobis,
dei 3 giugno 1933: A.A.S.,
vol. XXV (1933), pp. 261-274
(9) 1Ts 2, 4
(10) Enciclica Divini illius Magistri,
del 31 dicembre 1929: A.A.S.,
voi. XXII (1930), pp. 49-86
(11) Enciclica Casti connubii, del 31 dicembre 1930: A.A.S., vol. XXII (1930), pp.
539-582
(12) 1Cor 3, 23
(13) Enciclica Rerum novarum,
del 15 maggio 1891: Acta Leonis
XIII, vol. XI, pp. 97-144
(14) Enciclica Quadragesimo anno, del 15 maggio 1931: A.AS.,
vol. XXIII (1931), pp. 177-228
(15) Enciclica Diuturnum illud,
del 29 giugno 1881: Acta Leonis
XIII, vol. II, pp. 269-287
(16) Enciclica Immortale Dei, del 1° novembre 1885: Acta
Leonis XIII, vol. V, pp. 118-150
(17) Lc 2, 14
(18) Mt 6, 33
(19) Mt 13, 55
(20) Mc 6, 3
(21) M.T. Cicerone, De officiis,
lib. I, c. 42
(22) Gc 1, 22
(23) Gc 1,17
(24) In multis solaciis,
del 28 ottobre 1936: A.A.S-, vol. XXVIII (1936), pp.
421-424
(25) Gv 4, 23
(26) Mt 5, 3
(27) Eb 13, 14
(28) Lc 11, 41
(29) Gc 5, 1-3
(30) Mt 5, 3
(31) Gc 5, 7-8
(32) Lc 6, 20
(33) 1Cor 13, 4
(34) Mt 25, 34-40
(35) Mt 25, 41-45
(36) Gv 13, 34
(37) Rm 13, 8-9
(38) Enciclica Quadragesimo anno, del 15 maggio 1931: A.A.S., vol. XXIII (1931), p. 202
(39) Sal 126, 1
(40) Mt 17, 21
(41) 1Gv 5, 4
(42) Enciclica Ad catholici sacerdotii, del 20 dicembre 1935: A.AS.,
vol. XXVIII (1936), pp. 5-53
(43) Mt 8, 20
(44) 1Cor 13, 1
(45) Enciclica Caritate Christi,
del 3 maggio 1932: A.A.S., vol. XXIV (1932), p. 184
(46) A.A.S., vol. XXIV
(1932), p. 190
(47) At 4, 12
(48) Cfr. Enciclica Ubi
arcano, del 23 dicembre 1922: A.A.S.,
vol. XIV (1922), p. 619