Articolo 12: “Credo
la vita eterna”
IV. L’inferno
[1033] Non possiamo essere uniti a
Dio se non scegliamo liberamente di amarlo. Ma non possiamo amare Dio se
pecchiamo gravemente contro di lui, contro il nostro prossimo o contro noi
stessi: «Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è
omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna»
(1Gv 3,15). Nostro Signore ci
avverte che saremo separati da lui se non soccorriamo nei loro gravi bisogni i
poveri e i piccoli che sono suoi fratelli . Morire in peccato mortale senza
essersene pentiti e senza accogliere l’amore misericordioso di Dio, significa
rimanere separati per sempre da lui per una nostra libera scelta. Ed è questo
stato di definitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio e con i beati che
viene designato con la parola «inferno».
[1034] Gesù parla ripetutamente
della «Geenna», del «fuoco inestinguibile»,
che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di
convertirsi, e dove possono perire sia l’anima che il corpo . Gesù annunzia con
parole severe che egli «manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno... tutti
gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente» (Mt 13,41-42), e che pronunzierà la
condanna: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno!» (Mt 25,41).
[1035] La Chiesa nel suo
insegnamento afferma l’esistenza dell’inferno e la sua eternità. Le anime di
coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono
immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell’inferno, «il fuoco
eterno» . La pena principale dell’inferno consiste nella separazione eterna da
Dio, nel quale soltanto l’uomo può avere la vita e la felicità per le quali è
stato creato e alle quali aspira.
[1036] Le affermazioni della Sacra Scrittura
e gli insegnamenti della Chiesa riguardanti l’inferno sono un appello alla
responsabilità con la quale
l’uomo deve usare la propria libertà in vista del proprio destino eterno.
Costituiscono nello stesso tempo un pressante appello alla conversione: «Entrate per la porta stretta, perché
larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono
quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via
che conduce alla Vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!» (Mt 7,13-14).
"Siccome non conosciamo
né il giorno né l’ora, bisogna, come ci avvisa il Signore, che vegliamo
assiduamente, affinché, finito l’unico corso della nostra vita terrena,
meritiamo con lui di entrare al banchetto nuziale ed essere annoverati tra i
beati, né ci si comandi, come a servi cattivi e pigri, di andare al fuoco
eterno, nelle tenebre esteriori dove «ci sarà pianto e stridore di denti». ( Lumen gentium 48 )
[1037] Dio
non predestina nessuno ad andare all’inferno;
questo è la conseguenza di una avversione volontaria a Dio (un peccato
mortale), in cui si persiste sino alla fine. Nella liturgia eucaristica e nelle
preghiere quotidiane dei fedeli, la Chiesa implora la misericordia di Dio, il
quale non vuole «che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi» (2Pt 3,9):
"Accetta con benevolenza, o Signore, l’offerta che ti presentiamo
noi tuoi ministri e tutta la tua famiglia: disponi nella tua pace i nostri
giorni, salvaci dalla dannazione eterna, e accoglici nel gregge degli
eletti".
( Messale Romano )