Articolo 12: “Credo
la vita eterna”
III. La purificazione finale o Purgatorio
[1030] Coloro che muoiono nella
grazia e nell’amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene
siano certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la loro
morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per
entrare nella gioia del cielo.
[1031] La Chiesa chiama Purgatorio questa purificazione finale degli
eletti, che è tutt’altra cosa dal castigo dei dannati. La Chiesa ha formulato
la dottrina della fede relativa al Purgatorio soprattutto nei Concilii di Firenze e di Trento . La Tradizione della Chiesa,
rifacendosi a certi passi della Scrittura,
parla di un fuoco purificatore:
"Per quanto riguarda alcune colpe leggere, si deve credere che c’è, prima
del Giudizio, un fuoco purificatore; infatti colui che è la Verità afferma che,
se qualcuno pronuncia una bestemmia contro lo Spirito Santo, non gli sarà
perdonata né in questo secolo, né in quello futuro (Mt 12,31). Da questa
affermazione si deduce che certe colpe possono essere rimesse in questo secolo,
ma certe altre nel secolo futuro". ( S.Gregorio Magno )
[1032] Questo
insegnamento poggia anche sulla pratica della preghiera per i defunti di cui la
Sacra Scrittura già parla: «Perciò [Giuda Maccabeo] fece offrire il sacrificio
espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato» (2Mac 12,45). Fin dai primi tempi, la
Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in
particolare il sacrificio eucaristico,
affinché, purificati, possano giungere alla visione beatifica di Dio. La
Chiesa raccomanda anche le elemosine, le indulgenze e le opere di penitenza a
favore dei defunti:
"Rechiamo loro soccorso e commemoriamoli. Se i figli di Giobbe sono
stati purificati dal sacrificio del loro padre, perché dovremmo dubitare che le nostre offerte per i morti
portino loro qualche consolazione? Non esitiamo a soccorrere coloro che sono
morti e ad offrire per loro le nostre preghiere". ( S.Giovanni Crisostomo )