Articolo 2: LA
PARTECIPAZIONE ALLA VITA SOCIALE
III. Responsabilità e partecipazione
[1913] La partecipazione è
l’impegno volontario e generoso della persona negli scambi sociali. È
necessario che tutti, ciascuno secondo il posto che occupa e il ruolo che
ricopre, partecipino a promuovere il bene comune. Questo dovere è inerente alla
dignità della persona umana.
[1914] La partecipazione si
realizza innanzitutto con il farsi carico dei settori dei quali l’uomo si
assume la responsabilità personale: attraverso la premura con cui si
dedica all’educazione della propria famiglia, mediante la coscienza con cui
attende al proprio lavoro, egli partecipa al bene altrui e della società .
[1915] I cittadini, per quanto è
possibile, devono prendere parte attiva alla vita pubblica. Le modalità
di tale partecipazione possono variare da un paese all’altro, da una cultura
all’altra. «È da lodarsi il modo di agire di quelle nazioni nelle quali la
maggioranza dei cittadini è fatta partecipe della gestione della cosa pubblica
in un clima di vera libertà» .
[1916] La partecipazione di tutti all’attuazione
del bene comune implica, come ogni dovere etico, una conversione incessantemente rinnovata dei
partner sociali. La frode e altri sotterfugi mediante i quali alcuni si
sottraggono alle imposizioni della legge e alle prescrizioni del dovere sociale,
vanno condannati con fermezza, perché incompatibili con le esigenze della
giustizia. Ci si deve occupare del progresso delle istituzioni che servono a
migliorare le condizioni di vita degli uomini .
[1917] Spetta
a coloro che sono investiti di autorità consolidare i valori che attirano la
fiducia dei membri del gruppo e li stimolano a mettersi al servizio dei loro
simili. La partecipazione ha inizio dall’educazione e dalla cultura.
«Legittimamente si può pensare che il futuro dell’umanità sia riposto nelle
mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani
ragioni di vita e di speranza» .