II.
ANALISI GENERALE
DELL’AMORE
3. L’AMORE COME "CONCUPISCENZA"
L’espressione latina "amor concupiscentiae"
sta ad indicare non tanto che il desiderio costituisce uno degli elementi
dell’amore, bensì che l’amore si traduce anche attraverso il desiderio, che fa
parte della sua essenza allo stesso modo della compiacenza che talvolta vi
predomina. I pensatori del Medio Evo avevano quindi perfet-tamente ragione
parlando dell’amore di concupiscenza, come dell’amore di compiacimento (amor complacentiae).
Anche la concupiscenza rientra nell’essenza di quell’amore che nasce tra l’uomo e la donna. Questo risulta dal fatto che la persona è un essere limitato, che
non può bastare a sé stesso, ha bisogno perciò, nel senso più oggettivo, di
altri esseri. A partire appunto dalla limitazione e dalla insufficienza
dell’essere umano, ci si eleva alla comprensione del suo rapporto con Dio. Come
ogni altra creatura, l’uomo ha bisogno di Dio per vivere.
Ma, per il momento, si tratta per noi di una cosa diversa. Per la
persona umana, il sesso costituisce una certa qual limitazione dell’essere.
L’uomo ha perciò bisogno della donna per completarsi onticamente,
e viceversa. Questo bisogno oggettivo si manifesta attraverso la
tendenza sessuale sulla cui base tra loro nasce l’amore. E' un amore di
concupiscenza, perché risulta dal bisogno e tende a trovare il bene che manca.
Per l’uomo è la donna, per la donna è l’uomo. Ma c’è
una profonda differenza tra l’amore di concupiscenza
e la concupiscenza stessa. Questa presuppone la sensazione sgradevole di una
mancanza, sensazione che può venire eliminata grazie a
un bene definito. L’uomo può, per esempio, desiderare la donna in questo modo.
La persona appare allora come un mezzo che può appagare il desiderio, come il
cibo sazia la fame (questo confronto e tuttavia malta imperfetto). Nondimeno,
quel che si nasconde dietro la parola
"concupiscenza" suggerisce un rapporto di carattere utilitario. Nel
caso che ci interessa, l’oggetto di concupiscenza è
una persona dell’altro sesso. E' quello di cui parlava Cristo
quando diceva: "Chiunque guardi una donna per desiderarla, ha già
commesso in cuor suo adulterio con essa" (Mt
5,28). Questa frase getta una viva luce sull’essenza dell'amore e della moralità
sessuale. Il problema ci apparirà con maggiore chiarezza nel corso dell’analisi
della sensualità.
L’amore di concupiscenza non si riduce
quindi ai soli desideri. Non è altro che una cristallizzazione
del bisogno oggettivo di un essere orientato versa un altro, dato che questo è
per quello un bene e un oggetto di desiderio. Tuttavia, nella coscienza del
soggetto, questo amore non si limita alla sola
concupiscenza. Appare come il desiderio
di un bene per sé: "io ti voglio perché tu
sei per me un bene ". L’oggetto dell’amore di concupiscenza è un
bene per il soggetto: la donna per l’uomo, l’uomo per
la donna. Per questo l’amore viene sentito come un
desiderio della persona, e non soltanto come un desiderio sensuale, come
concupiscenza, che sì lo accompagna, ma restando piuttosto nella sua ombra. Il
soggetto che ama è cosciente della presenza di questo desiderio, sa che la
concupiscenza resta, per così dire, a sua disposizione, ma se cerca di perfezionare il proprio amore, non lascerà ch’essa
prevalga su tutto ciò che quest’amore contiene in più
di quel desiderio. Sente anche se non comprende che
una tale egemonia del desiderio deformerebbe il loro amore e ne priverebbe
entrambi.
Pur non identificandosi con i desideri
sensuali, l’amore di concupiscenza costituisce nondimeno quell’aspetto
dell’amore in cui possono con più facilità innestarsi
degli atteggiamenti più o meno utilitaristici. Così come abbiamo
constatato, l’amore di concupiscenza presuppone un bene reale, grazie al
quale (per tornare all’espressione usata prima) "tu sei un bene per me". Un bene
che serve a soddisfare un bisogno è sempre un bene utile. Ma essere
utile non è affatto la stessa cosa che essere oggetto
di godimento. Perciò tutto quel che si può dire,
vistone l’aspetto che si rivela nell’amore di concupiscenza, è che l’amore si
avvicina il più possibile all’utilità pur compenetrandola della propria
essenza. Nondimeno, un vero amore di concupiscenza non si trasforma mai in un atteggiamento utilitaristico, perché ha sempre (anche
nel desiderio sensuale) le proprie radici nel principio personalistico.
Aggiungeremo che l’amore di concupiscenza fa parte anche dell’amore di Dio, che
l’uomo può desiderare e desidera come un bene per se
stesso. Quanto all’amore fra persone, bisogna descriverlo con precisione per
evitare l’errore di vedere nei soli desideri sensuali l’equivalente dell’amore
di concupiscenza, e inoltre quello di considerare che l’amore di concupiscenza
esaurisca l’essenza dell’amore di un uomo verso un altro uomo (e tanto più verso Dio), l’amore tra due persone.
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Da AMORE E RESPONSABILITA'
Karol Wojtyla
Ed. Marietti, Genova, 1996