Il miracolo dell’acqua trasformata in vino da Gesù alle
nozze di Cana per l’insistenza di sua Madre quando non era
ancora giunta la sua ora suggerisce di cercare nel buon vino una
metafora dell’amore coniugale. Tiziano – ama definirsi
vignéron – sostiene che il buon vino si produce nel campo curando
la qualità dell’uva prima che nella cantina vegliandone la
fermentazione. Il prodotto che porta in tavola con orgoglio è risultato di operazioni diverse, vi convergono la sua
esperienza e le virtù native dell’uva maturata sulle viti e
fermentata nei tini in modo che nemmeno lui conosce. Esperienza ereditata e
affinata nel corso di anni gli ha fatto capire il modo
dei procedimenti naturali e come disporli nelle condizioni ottimali con manovra
a vista.
In modo analogo l’amore coniugale si sviluppa per la forza vitale
che dà sapore alla vita dell’uomo e della donna. Porta in sé le sue modalità di fioritura e di
maturazione e pure le sue patologie – che possono essere curate – e
domanda competenza e attenzione con manovra a vista. Si tratta di
vigilare intorno a d una creatura delicata come un semino e capace di
irrobustirsi quanto una quercia che può vigoreggiare nelle condizioni
più avverse. Finezza di misura, che è eleganza,
nata nella distinzione tra quanto è da fare e quanto lasciar fare alla
natura del seme e ai tempi di sviluppo. Diligenza umile nella osservazione, fantasia e audacia di invenzione sono le
componenti dell’opera d’arte viva e vitale quale alla fine
maturerà.
Il valore delle parole e dei gesti, che nascono da perseverante
attenzione ed ascolto, si verifica alla prova dei
fatti come nel caso dell’arciere, che scocca la freccia ad occhi bendati
e sa se ha colto il bersaglio soltanto dopo oppure come chi voglia misurare la
profondità del pozzo: vi lascia cadere un sassolino e attende che gli
ritorni il tocco dall’acqua.