Dall’affresco di Michelangelo nella volta della
cappella Sistina: la creazione di Eva. Pare che Adamo non si sia più
ripreso del tutto dall’anestesia generale e sonnecchi volentieri. Gli
manca qualche cosa di sé e non semplicemente un osso delle costole.
E’ diviso tra l’ambizione di sentirsi unico tra tutti e la pigrizia
mentale di omologarsi agli altri maschi. Tende a fare confusione dentro di
sé e, ritenendosi superiore, con buona dose di presunzione e di boria si
nasconde dietro la maschera della sua virilità. Facilmente si espone al
ridicolo esattamente là dove si ritiene originale. Soffre perché
gli sfugge qualche cosa di sé, ma non sa che cosa.
E’ il compito di Eva, raffigurata da
Michelangelo nuovissima e fresca nella sua verginità, svegliarlo con
delicatezza, perché i bambini destati di soprassalto sono di cattivo
umore. Lei si dovrà accorgere prima di lui che gli manca la sicurezza
della sua unicità e gliela farà conoscere, beninteso, dopo averla
capita. Per questo tocca a Eva vedere l’anima di Adamo per la quale egli
è unico tra tutti i maschi. Imparerà a distinguerlo e a
raggiungerlo là dove egli è solo a conoscere la sua solitudine,
scoprendo che è interessante perché la sua personalità
è collocata oltre quello che a lei piace o non piace, quindi lo
amerà tutto compresi i difetti.
Ogni piccola scoperta di quel luogo misterioso e unico
le darà brividi mai percepiti, per i quali non sono ancora state dette
le parole. L’impresa successiva è esattamente questa: trovare le
parole adatte a fermare quanto possibile l’attimo di felicità e
darglielo a conoscere. Affrontare questa fatica è il modo per vincere la
paura di perderlo e la conseguente ansia di possesso. Realizzare il dialogo con
lui a quel livello le permette di tenerlo vicino con delicatezza e audacia
senza il pericolo di dargli la sensazione di soffocamento. Eva dovrà dar
fondo a tutte le sue risorse di grazia femminile cercando vigore negli occhi di
Dio Padre, chiedendo a Lui cosa c’è nel cuore di Adamo,
perché lo ha avuto in dono dalle Sue mani.
ADAMO
Adamo annoiato dalla solitudine acquista nuova
consapevolezza di sé quando gli è data Eva in dono. Gli occhi di
lei, che lo guardano con sorpresa e interesse, gli fanno da specchio e lo danno
a conoscere a se stesso. “Si può sapere che cosa trovi di
interessante in quella ragazza?” chiedeva un papà al figlio da
poco innamorato. “Trovo di interessante che lei mi trova
interessante”.
Le cose non presentavano problema prima del peccato
originale: ”Erano nudi entrambi, Adamo e sua moglie, ma non ne provavano
vergogna”. (Genesi 2. 25). Dopo la colpa il dialogo si è fatto
più difficile, ma non impossibile. Serve la pazienza di cercare la
sorgente e si potrà scoprire che l’amore gratuito rigenera. Adamo
è tentato di prendersi Eva e di usarla per il suo piacere. In seguito,
annoiato di nuovo, potrà provare disprezzo e, trattandola da oggetto,
lasciarla perdere. Il meccanismo di questo comportamento perverso è
descritto nel capitolo ottavo del vangelo di Giovanni. Si tratta della donna
sorpresa in adulterio. Oggetto di cupidigia e insozzata da maschi vogliosi
viene oltraggiata la seconda volta con il pretesto della legge di Mosè. Essa pure nella sua fragilità si
è fatta complice. L’urgenza di farsi stringere l’ha condotta
a cercare scorciatoie di avvilimento.
Gesù Cristo la sa guardare con delicatezza nuova e da vero
gentiluomo si alza in piedi, come racconta Giovanni, prima di rivolgerle la
parola. Egli sa vedere in quella donna l’immagine e la somiglianza di Dio
dietro la paura e la vergogna che le alteravano il viso. Sa che quella persona
è molto di più di un oggetto di desiderio e la va a cercare
là dove è sola a percepire se stessa come soggetto. La sveglia da
un sopore rassegnato e mortifero e la sorprende dandola a conoscere a se stessa
come non si era mai conosciuta.