L’intuizione, folgore nel
buio,
candisce
le forme
nell’eternità
di istante;
battito
di ciglia rovesciato
arresta
il vano fluire della notte,
goccia
distillata di trascendenza atemporale.
Invano cercherai qualcuno
che
sappia
scioglierti
l’enigma
se
è vero il buio
o
se è vero il lampo,
sei
tu la coppa della sorte
tu
deciderai
se
è vita la vita
o
se è vita la morte.
Poco più di niente il tempo
concesso
ad incudine e martello
ed
è subito freddo il ferro
partorito
dalla forgia;
il
nemico versa veleno sulla memoria,
un
brandello di bottino sarà
fortunoso
pane di sopravvivenza
che
possa quietarti per un poco
il
morso della fame.
Paziente come un bambino
attenderai
se il cielo scocchi
ancora
una saetta,
ti
basterà per rapire un’altra mica
al
mistero delle cose,
che
liberi le mani
all’urgenza
di impastare di luce
la
tua creta
se
mai qualcuno la trovasse degna
di
uno sguardo.