Fede e ragione Il presidente della Pontificia Accademia per
Difendo la vita con l'aiuto
di Galileo
L'embrione è un essere umano fin dalla fecondazione: ciò che sostiene
di mons. ELIO SGRECCIA
Presidente
della Pontificia Accademia per
A
poche settimane dal voto sul referendum a proposito di fecondazione
artificiale, il dibattito oscilla tra politica, scienza, cultura e teologia.
Gli elettori partecipano ad una discussione dove entrambi
gli schieramenti citano, a favore delle proprie ragioni, San Tommaso,
Aristotele, Galileo Galilei e gli ultimi articoli
della letteratura scientifica a proposito di embrione. Quando
comincia la vita? O piuttosto bisognerebbe chiedersi:
quando comincia la vita individuale? Interrogativi molto
grandi posti davanti alle tre scelte del 12 giugno: abrogare la legge,
confermarla o astenersi. In questo articolo
mons. Elio Sgreccia, presidente della Pontificia
Accademia per
L'identità
biologica, genetica e organismica dell'embrione che
ne fa un essere umano, nuovo, vivo, attivo, individualizzato e capace di
svilupparsi per un suo progetto interno — non si offendano
i lettori se siamo costretti a ripeterci — fin dal momento della fecondazione,
non è frutto di dogma, ma di mera scienza e lo possiamo dimostrare con le
parole di scienziati che, non solo non sono dogmatici, ma talora non sono
neppure credenti e si dimostrano fedeli seguaci di Galileo. Cito soltanto due
passi
Il
primo passo è di uno dei più noti biologi, il prof. Scott
F. Gilbert, il cui trattato
è intitolato: Developmental Biology , seventh edition
2003, p. 25. All'inizio del 2 ° capitolo, parlando dello sviluppo e della
classificazione degli animali afferma: « Quando noi consideriamo un individuo,
siamo soliti considerare soltanto una stretta parte del suo
proprio ciclo vitale; quando noi consideriamo un cane, per esempio,
rappresentiamo abitualmente un cane adulto. Ma un cane
è cane sin dal momento della fecondazione dell'uovo del cane con lo spermatozoo
del cane e rimane cane anche quando è divenuto un vecchio cane prossimo alla
morte ».
Dunque
( e pensiamo che la stessa biologia valga anche per qualsiasi animale
superiore, compreso l'uomo), l'individuo cane nasce dal momento della
fertilizzazione o fecondazione: questa non è una affermazione
di un dogmatico.
Voglio
citare un altro passo di un noto biologo non credente, lo studioso A. Vescovi,
che ha scritto recentemente: « Lo sviluppo di un essere umano comincia
dall'incontro di uno spermatozoo con una cellula uovo, in un processo che
prende il nome di fecondazione. La fecondazione comprende una serie di eventi successivi che vanno dal contatto dello
spermatozoo con la cellula uovo alla fusione delle membrane cellulari,
all'unione dei pronuclei delle due cellule ( ognuno
dei quali possiede 23 cromosomi) per dare origine ad una nuova cellula che
possiede un patrimonio genetico completo o diploide (
46 cromosomi). ( A. L.
Vescovi L. Spinardi, La
natura biologica dell'embrione , in Medicina e Morale , 2004/ 1, p. 55).
Potrei
citare molti, a centinaia, altri biologi, genetisti, cattolici e non, ma sempre
fedeli al dato sperimentale: sull'identità e lo statuto dell'embrione esistono
volumi recenti ben documentati.
È
stata la cosiddetta « teoria gradualista » che ha
voluto aprioristicamente supporre che un individuo che si sviluppa, passi da
uno stadio indifferenziato e confuso alla graduale identità. Ma
non è così. L'individuo che si sviluppa ha già un'identità e si muove nel suo
sviluppo con un programma predeterminato da un codice genetico che contiene non
soltanto la determinazione della specie cui appartiene, ma anche le note
individualizzanti e i suoi meccanismi di sviluppo. Tutto questo è ben spiegato
nel trattato citato sopra e in qualsiasi altro trattato di biologia che si
rispetti.
La «
teoria gradualista » ha preso le mosse dal Rapporto Warnock in Inghilterra quando si
inventò il termine « pre embrione » . Ma ( si faccia
ben attenzione!) i biologi presenti in quel Comitato, fra cui Ann McLaren, non potendo negare
apertamente, confessarono che la definizione del pre
embrione fu frutto di una « decisione » sollecitata da fattori non definiti e cioè non scientifici; ecco le parole: « Poiché la temporalizzazione dei differenti studi di sviluppo (
dell'embrione) è critica, una volta che il processo di sviluppo è iniziato, non
c'è stadio particolare dello stesso che sia più importante di un altro: tutti
sono parte di un processo continuo e se ciò non si realizza normalmente nel
tempo giusto e nella sequenza esatta, lo sviluppo ulteriore cessa. Perciò da un
punto dì vista biologico, non si può identificare un singolo stadio di sviluppo
dell'embrione, al di là del quale l'embrione in vitro
non dovrebbe essere mantenuto in vita » ( Report of
the Committee of Inquire into Human Fertilization
and Embriology , cap. 17, p. 2), e più avanti
prosegue dicendo: « Tuttavia si è convenuto che questa fosse un'area nella
quale si doveva prendere una precisa decisione, al fine di tranquillizzare la
pubblica ansietà ». ( Ibidem, p.65)
L'annidamento, la cerebralizzazione
etc. sono le varie fasi dello sviluppo, l'essere che si sviluppa è definito sin
dal momento della fertilizzazione.
La
cosa riguarda anche l'ootide, nome giunto per ultimo,
per definire uno stadio iniziale che partirebbe dal momento della penetrazione
della membrana dell'ovulo da parte della testa dello spermatozoo fino al
momento in cui i due patrimoni genetici, quello dell'ovulo e quello dello
spermatozoo, si incontrerebbero completamente fino a
fondersi; in questo stadio si vorrebbe considerare « l'ovulo fecondato » , come
un « non ancora » , un « ootide » ( o un prezigote 2n, un non ancora zigote con due nuclei).
È
stata conosciuta da poco questa proposta e ci sono stati dibattiti in merito, ma questa novità, che verrebbe da Oltreoceano, non
risulta agli occhi degli sperimentatori tradizionali qualcosa di confuso e di
non determinato; al contrario, biologi autorevoli affermano che dopo la
penetrazione della testa dello spermatozoo dentro la membrana dell'ovulo
cominciano ad agire precisi meccanismi di causalità e all'interno della cellula
uovo e all'esterno di essa; ad es. bloccando l'ingresso di altri spermatozoi e
orientando con un linguaggio biologico tutto il materiale genetico che —
peraltro — non avrebbe bisogno di fondersi per agire sinergicamente; in altre
parole quello che si vuol definire un ootide altro
non è che un embrione, più precisamente uno zigote nelle sue primissime fasi.
Al
momento la teoria dell'ootide non convince né al di
qua né al di là dell'Oceano.
Bisognerebbe
quantomeno aspettare prima di introdurre una denominazione non scientifica, con
il rischio di introdurre una nuova decisione nel campo dell'embriologia.
Per
dirla tutta, viene il dubbio che qui si verifichi una
sorta di « conflitto di interesse » : la definizione dell'ootide
potrebbe essere portata avanti per un interesse « politico » , al fine di
ottenere all'interno della stessa legge 40 uno spazio per poter congelare gli
embrioni ( gli ovuli fecondati) con l'artifizio di chiamarli ootidi. E l'interesse politico potrebbe imparentarsi con
quello professionale di coloro che intendono ampliare
la zona della fecondazione artificiale e con quello economico, legato alle
sperimentazioni e ai brevetti.
A
questo punto — dopo aver letto l'articolo dell'on.
Giuliano Amato pubblicato l' 11 aprile sul Corriere
con il titolo « I dogmatici dell'embrione lo trattano come muffa » — io sarei
tentato di dare del dogmatico proprio all'on. Amato,
dal momento che stimo galileiani tutti coloro che
difendono i dati scientifici dell'embriologia consolidata; ma non voglio usare
la parola dogma perché il « dogma » è una verità molto seria e fondata sui dati
della Rivelazione.
Penso,
invece, che l'utilitarismo è il principio orientativo di molti laicisti e di
molti politici quando vogliono perseguire, a tutti i costi, il soddisfacimento di interessi di categoria e l'accoglimento di un presunto «
diritto al figlio » o un guadagno elettorale.
Suggerirei
comunque all'on. Amato di
riconsiderare la sua affermazione dove dice: « Quell'entità
( leggi l'embrione) non c'è all'atto della fecondazione dell'ovocita, né c'è nelle ore successive che portano alla
formazione dell'ootide quando i cromosomi paterni e
materni non si sono ancora congiunti ».
Per quanto ne sappia, questa teoria è tutta da
dimostrare e, almeno per ora, non può reggersi come linea di condotta, neppure
se viene fatta propria da « politici » abituati a prendere « decisioni ». Chi
invoca Galileo non può prendere sul serio la teoria dell'ootide
« non ancora embrione » .
Se
la politica entra a comandare la scienza e a cambiare i dati della biologia, si
può arrivare a qualsiasi dirottamento dei dati, come quello che sta scritto
nell'Enciclopedia dei tempi dell'Urss, dove l'aborto viene definito come un « intervento chirurgico minore » .
Trovo
ancora che l'articolo dell'on. Amato cada in un'altra
confusione che ritengo doveroso segnalare: si identifica « il principio di
precauzione » con il « tuziorismo » là dove è stato
scritto « . .. ma il tuziorismo, e cioè
il principio di precauzione, non è un principio assoluto... ».
Il principio di precauzione, introdotto nelle trattazioni sulle biotecnologie (
in particolare quelle vegetali e animali, negli OGM) ha a che fare con il
dubbio sull'eventuale rischio di danno alla salute che una determinata
tecnologia può comportare; così inteso esso non è assoluto e cioè
non comporta l'astensione assoluta da ogni intervento. In
presenza di un dubbio del genere il principio di precauzione chiede di
agire in condizioni di cautela tali da potersi fermare in qualsiasi momento
quando si dovesse presentare tale rischio. La cautela è un dovere morale
proporzionato alla gravità del rischio.
Il tuziorismo, invece, cui si fa riferimento in campo morale non è equivalente al principio di precauzione e non è neppure
da interpretare come Rigorismo morale sistematico, ma specificamente si applica
di fronte ad una situazione in cui, mentre si sta per compiere un atto
distruttivo su un obiettivo, insorge il dubbio di fatto se si tratti di un
individuo umano o no.
In
tale dubbio si deve tenere la linea più sicura, e cioè
astenersi dall'intervento. Si fa l'esempio del cacciatore che dubita se dietro
la siepe si trovi un cerbiatto che pascola o un
bambino che gioca. In questo caso il principio di astenersi è assoluto in presenza del semplice dubbio serio. Di fronte all'ootide il dubbio che si tratti di un essere umano è piuttosto forte ( per me e per molti è certezza) e
l'intraprendere un congelamento o autorizzare una legge che ne permetta il
congelamento con tutto quello che ne segue, configura un illecito morale
assoluto. In questo senso il concetto è stato introdotto nella « Donum Vitae » ( 1987).
Non
vorrei ampliare le ragioni del mio dissenso con lo scritto dell'on. Amato, dilungandomi a citare anche la lettura sbagliata
della legge 40 ( art. 14 relativo all'impianto di tre embrioni), ove basta
ricordare che non esiste l'obbligo legale di fecondare tre embrioni, ma si indica soltanto il massimo consentito; a norma di legge
il ginecologo può benissimo fecondarne uno solo. C'è l'obbligo, questo sì, di
impiantare gli eventuali embrioni fecondati per evitare che siano buttati nel
lavandino. Ma anche quest'obbligo
non è coercibile, secondo le « linee guida » che interpretano la legge.
Non
capisco, poi, cosa c'entri l'essere contro Galileo o prima di Galileo, quando
non si è d'accordo con la proposta di legge che prevede ( firma di Amato e di Tonini) di
utilizzare gli embrioni congelati per la sperimentazione o il prelievo delle
cellule staminali, facendo leva sulla ragione per cui
sono embrioni comunque destinati a morire, e perciò sono ritenuti come «
premorti » ( sic!).
Dunque
si inaugurerebbe ( con il consenso presunto di
Galileo!) per decisione politica, un'altra categoria di esseri umani, quelli
che sono vivi ma possono essere valutati come « premorti » .
Di
questo passo, in forza dell'utilitarismo sociale ( o socialista?) che ispira
chiaramente la proposta, si potrebbe fare la sperimentazione soppressiva sui condannati a morte, sui malati terminali e,
perché no, anche su qualche malcapitato ritenuto ormai « ammuffito » e vicino a
morire decidendo che oramai è « un premorto ».
Dove
sono andati a finire i diritti umani che negano di praticare i maltrattamenti o
le torture sui prigionieri o sui condannati secondo
L'intera
raccolta dei Documenti pubblicati e le schede degli autori possono essere
consultate sul sito del « Corriere della Sera »
Viene
il dubbio che la volontà di ampliare i margini della procreazione assistita
serva anche a interessi legati alle sperimentazioni e
ai brevetti.
La
legge 40 non è perfetta. Ha però il pregio di difendere, non sul piano
religioso cattolico ma su quello laico, alcuni diritti
fondamentali dell'uomo
Corriere
della Sera : 2005-05-10