Caro Severino, l'embrione è il dono di Dio all'uomo
di ELIO SGRECCIA
Monsignor Elio Sgreccia, presidente della Pontificia
Accademia per
La
difficoltà che ho avuto nel rispondere derivava, e in parte la sento ancora,
dal fatto che si fa fatica a comprendere la tonalità e
i passaggi « logici » del suo scritto, certamente, penso, per mio difetto;
tuttavia ho creduto doveroso offrire qualche chiarificazione per esprimere
l'importanza che attribuisco al dialogo anche quando i percorsi filosofici sono
assai diversi. Se, poi, i miei argomenti appariranno «
frantumati » più di quelli di Severino e più di quelli degli avversari, mi
accontenterò di essere capito dalla gente comune, desiderosa forse di
riflettere, leggendo il mio povero scritto di replica.
Non sono ateo grazie a Dio! Ironica mi sembra
l'affermazione secondo la quale io non avrei mai nominato
Dio nei miei due interventi.
In
realtà, il rilievo ( rimprovero?) non è fondato. Non considero
il fatto che il Corriere della Sera abbia omesso, per comprensibili
ragioni di spazio, una mia premessa all'articolo pubblicato in data 8 febbraio,
relativa al fatto che
Entriamo nel nocciolo del discorso: il nocciolo era,
ed è, l'affermazione della dignità umana dell'embrione.
L'embrione
che diventa uomo
Il professor Severino scrive che non si può dimostrare che l'unione dello
spermatozoo con l'ovulo nel momento della fecondazione dia inizio a un essere umano che si sviluppa come individuo e che ha il
valore di persona; secondo il prof. Severino, affermare questo ( cosa che io ho
sostenuto in sintonia con tanti altri biologi, medici e filosofi, e in accordo
con i documenti della Chiesa) è come affermare che l'uomo è « capace di entrare
nel Regno dei Cieli » .
Severino se la prende con il concetto di « capacità » ,
perché, a suo parere, sarebbe un « non senso » : se i due gameti prima di
unirsi non sono già uomini non saranno mai « capaci » di dare origine a un uomo
neppure dopo l'unione, a meno che non si chiami in causa Dio ( cosa che io
avrei omesso di ricordare).
Non
oso dare lezione al prof. Severino né in tema di filosofia né in tema di biologia. Però ho imparato che il biologo quando
unisce in laboratorio il gamete maschile con quello femminile di un ratto
ottiene un embrione di ratto, perché i due gameti hanno la capacità di generare
un individuo ratto allo stadio embrionale, che poi si sviluppa e diviene adulto
proprio perché esiste una capacità, una potenzialità che si attua nel momento della unione. Il passaggio dalla potenza all'atto nel
vivente, per richiamare Aristotele, avviene per una forza intima, un principio
vitale, un'anima. Il vivente è causa e fine di tutta la sua attività e anche
del suo sviluppo, e questo per quel principio vitale che unisce tutti gli
elementi interni e li orienta verso lo sviluppo di un
ben preciso programma che caratterizza ogni individuo secondo la specie e le
sue proprie note individuali. Il fenomeno vita è descritto
così dai biologi, se non vado errato. Certamente questo fatto esige una causa
prima e distinta, il Dio Creatore, che ha creato l'universo e in esso la vita in tutte le sue forme, ma la causa prossima
dello sviluppo del vivente è interna a esso e si attua quando esistono le
condizioni necessarie. La fecondazione è la condizione necessaria perché la
potenzialità presente nei gameti si attui nella vita dell'individuo.
Nell'uomo il principio vitale è diverso rispetto a quello delle piante e degli
animali perché esso provoca non solo la crescita biologica dell'individuo (
come nella pianta) e gli conferisce la capacità sensitiva e di movimento (
co-me nell'animale), ma gli dona la capacità di svolgere attività immateriali e
spirituali quali il pensiero, la volontà e la coscienza morale.
Per questo motivo di superiorità dello spirito umano rispetto ai fattori
biologici della generazione è legittimo affermare che l'anima spirituale è
creata direttamente da Dio, perché lo spirito non può derivare dalla materia
biologica. Il Creatore interviene in ogni singolo uomo per costituirlo creatura
umana dotata di dignità specifica e superiore agli altri esseri viventi e non viventi. Questa conclusione è frutto sia della ragione sia,
per i credenti, della rivelazione biblica.
Che l'anima nell'embrione non si veda nell'immediatezza, come ricorda il
Magistero, è un dato di fatto, ma ciò non vuol dire
che non esista o non sia spirituale; la sua presenza, infatti, si deduce dagli
effetti che quell'essere vivente produce man mano che
si sviluppa. Neppure l'intelligenza del filosofo si vede esteriormente, ma la si constata per i suoi ragionamenti e quell'intelligenza
risiede nel principio vitale e spirituale che guida e sostiene lo sviluppo
dell'individuo.
Non sarà forse che al prof. Severino faccia difficoltà questa spiegazione della
capacità come potenzialità, per cui egli non si spiega
il passaggio dalla potenza all'atto, dalla potenzialità allo sviluppo? Una
spiegazione c'è: questo fatto esige