Il
diluvio ha coperto tutta la terra?
L’estensione
universale del diluvio si può intendere variamente:
Universalità geografica
Un
diluvio che abbia ricoperto l’intera superficie della terra, sommergendo anche
i monti più alti (universalità
geografica), non
è naturalmente possibile, perché in tutto il mondo non esiste una quantità di
acqua così grande da poter innalzare il livello del mare fino a quasi 8900
metri (tanto è alta la catena del Himalaya) sopra quello attuale.
Universalità antropologica
assoluta
Un
diluvio che abbia sommerso tutta (a terra allora abitata dagli uomini, cosicché
tutti sono periti eccetto le sole persone salvate dall’arca di Noè (universalità
antropologica assoluta) sarebbe in sé possibile, ma dovrebbe essere accaduto in un’epoca molto
remota, quando l’umanità non era ancora largamente diffusa sulla terra.
Sappiamo
che gli scrittori biblici, usando espressioni come “tutta la terra”, o “tutti
i popoli che sono sotto il cielo”, sogliono riferirsi a quell’orizzonte
parziale di cui stanno parlando al momento (esempi: Genesi 41, 57; Deuteronomio 2, 25; Atti 2, 5).
Essi
con le loro conoscenze geografiche limitate ben sapevano di non potersi
pronunciare su territori più ampi.
Tuttavia
su questo tema capitale del diluvio potevano essere informati da altre fonti.
Non
solo i popoli della Mesopotamia (Sumeri, Assiri, ecc.) ci hanno trasmesso il
ricordo e alcune descrizioni poetiche famose di un diluvio che ha parecchie
somiglianze con quello biblico, ma anche diversi altri popoli del mondo, assai
lontani gli uni dagli altri.
Cosi
molte tribù primitive delle Americhe; così altre nella Mongolia, nella Cina,
nell’India, Indocina, Polinesia, Australia e anche in qualche parte
dell'Africa.
Per
lo più i loro racconti hanno molte somiglianze con la Bibbia; spesso il
diluvio è concepito come un castigo divino per i peccati degli uomini e si afferma
che ha invaso tutta la terra lasciando pochissimi superstiti.
Il
grado di purezza religiosa e morale di queste tradizioni varia da caso a caso,
ma l’insieme delle loro convergenze denota un nucleo che risale molto indietro
nel tempo e conferma l’idea di una universalità antropologica. Il peso di
queste testimonianze è rilevante.
Al
loro confronto la tradizione biblica presenta notevoli caratteri di antichità e
di purezza, mentre quella mesopotamica, dominata da un senso di rassegnazione
fatalistica, in quanto attribuisce il diluvio ai capricci e all’intolleranza
degli dèi contro gli uomini, appare molto corrotta.
Universalità relativa
In
ogni modo vi sono studiosi che prescindono da queste indagini tra i popoli
primitivi e fanno osservare che nella nostra preistoria euro-asiatica si conosce un’epoca di grandi piogge e
inondazioni, accompagnate da una scomparsa forse totale degli uomini di
allora seguita dall’apparizione di genti nuove: è questo il passaggio dal
periodo chiamato paleolitico medio al successivo paleolitico superiore
(press’a poco 30.000 anni fa).
Non
sarebbe da escludere, pensano, che la descrizione del diluvio possa coincidere con tale quadro.
D’altra
pane, si aggiunge, in Mesopotamia nell’ampio bacino del fiumi Tigri ed Eufrate,
molto esposto alle inondazioni disastrose, queste si sono potute verificare
anche in tempi diversi.
Allora
bisognerebbe parlare di universalità soltanto relativa.
Però
è anche vero che la Bibbia e le altre tradizioni assegnano al diluvio tali
caratteri di unicità e grandezza, che ben difficilmente possono corrispondere
a eventi di ordinarie dimensioni naturali, che per ciò stesso sono ripetibili.
Universalità geografica
Si
noti ancora che l’insistenza forte del racconto sopra l’universalità geografica
del diluvio non è priva di significato, perché stabilisce un confronto fra due
narrazioni opposte.
L’opera
creatrice di Dio era partita da una terra totalmente spoglia, senza vita e come
paralizzata dall’oceano che la sommergeva; nel secondo e terzo giorno il
Signore l’aveva liberata dalle acque, dividendo queste in due masse: l’una
riposta sopra la volta celeste, l’altra distribuita intorno e al di sotto della
terra (Genesi 1, 6-10), conformemente
alle idee cosmografiche del tempo.
Ora
nel diluvio le acque si scatenano da entrambi i depositi, quello inferiore e
quello superiore (Genesi 7, 11),
cosicché nel crescere fino a coprire i monti più alti riprendono quello stesso
dominio sopra la terra che avevano prima che Dio procedesse alla creazione.
Così fanno morire tutti gli esseri viventi
(notare: compresi gli uccelli; Genesi
7, 19-24).
Con
questi particolari si mostra che il peccato degli uomini ha causato l’annullamento
di tutta l’opera del Signore.
In
effetti la terra intera, fatta per sostenere la vita dell’uomo, aveva perduto
qualsiasi ragione di essere, una volta che l’uomo, peccando, aveva condannato
se stesso a una morte irrimediabile.