GRAZIE
04.
10. 10
Noi siamo limitati. Conoscere il nostro limite fa parte della conoscenza, non del limite.
La nostra vita dipende da qualcuno che ce ne ha fatto dono in qualità di sorgente o di conduttore.
Il mio primo respiro consapevole dovrebbe essere grazie. Il grazie contiene l’accettazione del dono.
Così esercito il primo atto della mia libertà, primo in senso di valore, non necessariamente in senso cronologico.
Sono chiamato a dire grazie liberamente, sebbene non disponga di alternative ragionevoli.
E’ la condizione di figlio. Se mi colloco al mio posto le tessere del mosaico cominciano a rendere visibile un disegno.
Come alternativa potrò arrogarmi il diritto e farmi dio a me stesso senza rendermi conto di quanto è scomoda oltre che ridicola questa posizione.
Posso accettare la mia condizione a collo torto come colui che si piega malvolentieri, dice grazie a denti stretti e si lamenta di continuo come se gli avessero sottratta la sua parte di eredità.
E’ malcontento e rende pesante la vita a chi gli sta vicino.
Posso dire grazie col sorriso che nasce dal cuore. Mi accorgerò, appena abbia imparato a distaccarmi dalle cose e da me stesso, che tutto mi appartiene, perché sono figlio di Dio.