CONOSCERE
04.
11. 09
Io sono di me stesso, ma da me stesso sono il nulla. Il modo per diventare qualche cosa lo posso realizzare nel conoscere. Quel che esiste in giro e che merita di essere conosciuto sono le persone. Mi propongo dunque di imparare le persone.
Conoscere mi fa diventare quello che non ero e che trovo nella presenza degli altri. Non mi posso considerare alla stregua di uno scaffale predefinito, dentro al quale io vada collocando le novità acquisite come fossero libri. Conoscendo gli altri me stesso mi vado componendo. Serve pertanto che abbandoni la rigidità del già fatto e mi consideri un cantiere aperto. Che cosa potrò essere non mi è noto. Non ho una identità da difendere, ma una vita in espansione da alimentare.
Le novità che vedo spingendo lo sguardo oltre le apparenze alla ricerca della identità del mio interlocutore attendono di essere metabolizzate perché diventino me.
Il modo della assimilazione è nella parola dalla grande duttilità. Vuol dire che io devo rendere me stesso molto duttile altrimenti la parola sarà povera e scarsamente significativa. Parole già dette, luoghi comuni, solo rumore della bocca.
La parola è la vibrazione dell’anima stupita dalla presenza di qualche cosa di nuovo che la raggiunge. L’anima - ma tutta la persona - come strumento musicale deve essere tenuta in condizione di grande purezza altrimenti manderà stridori e suoni confusi, non musica.
La parola per sua natura serve alla comunicazione, ne ha urgente necessità, se ne alimenta e trova in essa la sua verifica. E’ la vita della conoscenza.