ALLEANZA NUOVA
04.
12. 21
L’antica alleanza ha la sua punta avanzata nella legge del Sinai, contiene la sapienza di Dio e la scelta di Israele come figlio primogenito. E’ eteronomia, viene da fuori della coscienza ed ha nei profeti i suoi banditori. La legge che viene annunciata al popolo domanda l’attenzione dell’ascolto. Il suddito che la osserva acquista fin dove è capace la saggezza del legislatore.
La legge ha funzione di pedagogo come insegna san Paolo nella lettera ai Galati e si esaurisce a Pasqua. “La legge e i profeti vanno fino a Giovanni, da allora in poi viene annunciato il regno di Dio e ognuno si sforza per entrarvi”. ( Luca 16, 16).
Il figlio condotto dal pedagogo deve capire da sé quando scocca l’ora di non essere più guidato e di muoversi a pari con suo padre. Se dico: “Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta” è ora che mi alzi dal letto e mi metta in movimento: è l’alba. Sembra che il risveglio consista esattamente in questo: prendere coscienza che il pedagogo ha esaurito il suo compito, non avrò più soggezione di lui, perché ora mi guida lo Spirito Santo.
“Et erunt omnes docibiles Dei “. (Geremia 31, 32 - 34 ). Non sono diventato dio a me stesso, ma Dio desidera divinizzarmi facendomi suo partner e mi manda il suo Spirito, il competente di tutta l’operazione. Mi serve capire il modo di intervento dello Spirito Santo. Sua parola è la bellezza, unica forza capace di muovere senza fare violenza. Egli conosce il timbro di voce del mio cuore e lo sa distinguere da ogni altro più di quanto non lo sappia distinguere io stesso. Mi attrae e mi lascia la certezza che sono io e solo io a volermi muovere perché mi pare e piace.
E’ proprio dell’amore mettersi nel cuore di una persona ed interpretarla: guardare con i suoi occhi, vibrare con le sue fibre, conoscere la sua voce in modo che quasi non si possa più distinguere chi è che parla, pur rimanendo inconfondibili i due soggetti.
L’indicazione operativa per me è la carità. Mi conviene imparare correttamente il mio compito se voglio crescere e non sciupare le occasioni. Carità è ricerca della unicità delle persone della mia vita. Non se ne può dare una scienza di tipo astratto e universale alla maniera delle essenze codificabili. Posso solo fare esperienza ponendomi in attitudine contemplativa nell’intento di imparare soggetti unici non comparabili tra di loro e pertanto non giudicabili.
Non è operazione che mi renda tonto come colui che non sa valutare. L’esperienza della contemplazione mi fa vedere in modo impietoso pregi e difetti dei miei fratelli e mi porta pure a conoscere il meccanismo della loro psicologia. A me resta il compito di cercare la trascendenza di ciascuna persona, cioè di vedere quella unicità che va oltre tutto quello che può essere codificato.
Queste cose o le impari da te o te le scordi.