Articolo 7: LE
VIRTÙ
Introduzione
[1803] «Tutto quello che è vero,
nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto
questo sia oggetto dei vostri pensieri» (Fil 4,8).La virtù è una disposizione abituale e ferma a fare il
bene. Essa consente alla persona, non soltanto di compiere atti buoni, ma di
dare il meglio di sé. Con tutte le proprie energie sensibili e spirituali la
persona virtuosa tende verso il bene; lo ricerca e lo sceglie in azioni
concrete.Il fine
di una vita virtuosa consiste nel divenire simili a Dio .
II. Le virtù teologali
Introduzione
[1812] Le virtù umane si radicano nelle
virtù teologali, le quali rendono le facoltà dell’uomo idonee alla
partecipazione alla natura divina . Le virtù teologali, infatti, si riferiscono
direttamente a Dio. Esse dispongono i cristiani a vivere in relazione con la
Santissima Trinità. Hanno come origine, causa ed oggetto Dio Uno e Trino.
[1813] Le virtù teologali fondano,
animano e caratterizzano l’agire morale del cristiano. Esse informano e
vivificano tutte le virtù morali. Sono infuse da Dio nell’anima dei fedeli per renderli
capaci di agire quali suoi figli e meritare la vita eterna. Sono il pegno della
presenza e dell’azione dello Spirito Santo nelle facoltà dell’essere umano. Tre
sono le virtù teologali: la fede, la speranza e la carità .
La fede
[1814] La fede è la virtù teologale
per la quale noi crediamo in Dio e a tutto ciò che egli ci ha detto e rivelato,
e che la Santa Chiesa ci propone da credere, perché egli è la stessa verità.
Con la fede «l’uomo si abbandona tutto a Dio liberamente» . Per questo il credente
cerca di conoscere e di fare la volontà di Dio. «Il giusto vivrà mediante la
fede» (Rm 1,17). La fede viva
«opera per mezzo della carità» (Gal 5,6).
[1815] Il dono della fede rimane in
colui che non ha peccato contro di essa . Ma «la fede senza le opere è morta» (Gc 2,26): se non si accompagna alla
speranza e all’amore, la fede non unisce pienamente il fedele a Cristo e non ne
fa un membro vivo del suo Corpo.
[1816] Il discepolo di Cristo non
deve soltanto custodire la fede e vivere di essa, ma anche professarla, darne
testimonianza con franchezza e diffonderla: «Devono tutti essere pronti a
confessare Cristo davanti agli uomini, e a seguirlo sulla via della Croce
attraverso le persecuzioni, che non mancano mai alla Chiesa» . Il servizio e la
testimonianza della fede sono indispensabili per la salvezza: «Chi mi
riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio
che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo
rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli» (Mt 10,32-33).
La speranza
[1817] La speranza è la virtù
teologale per la quale desideriamo il Regno dei cieli e la vita eterna come
nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e
appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull’aiuto della grazia dello Spirito
Santo. «Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché
è fedele colui che ha promesso» (Eb
10,23). Lo Spirito è stato «effuso da lui su di noi abbondantemente per
mezzo di Gesù Cristo, Salvatore nostro, perché, giustificati dalla sua grazia,
diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna» (Tt 3,6-7).
[1818] La virtù della speranza
risponde all’aspirazione alla felicità, che Dio ha posto nel cuore di ogni
uomo; essa assume le attese che ispirano le attività degli uomini; le purifica
per ordinarle al Regno dei cieli; salvaguarda dallo scoraggiamento; sostiene in
tutti i momenti di abbandono; dilata il cuore nell’attesa della beatitudine
eterna. Lo slancio della speranza preserva dall’egoismo e conduce alla gioia
della carità.
[1819] La speranza cristiana
riprende e porta a pienezza la speranza del popolo eletto, la quale trova la
propria origine ed il proprio modello nella speranza di Abramo, colmato in Isacco delle promesse di Dio e
purificato dalla prova del sacrificio . «Egli ebbe fede sperando contro ogni
speranza e così divenne padre di molti popoli» (Rm 4,18).
[1820] La speranza cristiana si
sviluppa, fin dagli inizi della predicazione di Gesù, nell’annuncio delle
beatitudini. Le beatitudini elevano
la nostra speranza verso il Cielo come verso la nuova Terra promessa; ne
tracciano il cammino attraverso le prove che attendono i discepoli di Gesù. Ma
per i meriti di Gesù Cristo e della sua Passione, Dio ci custodisce nella
«speranza» che «non delude» (Rm 5,5).
La speranza è l’«àncora della nostra vita, sicura e salda, la quale penetra...»
là «dove Gesù è entrato per noi come precursore» (Eb 6,19-20). È altresì un’arma che ci protegge nel combattimento della
salvezza: «Dobbiamo essere... rivestiti con la corazza della fede e della
carità, avendo come elmo la speranza della salvezza» (1Ts 5,8). Essa ci procura la gioia anche nella prova: «lieti nella
speranza, forti nella tribolazione» (Rm
12,12). Si esprime e si alimenta nella preghiera, in modo
particolarissimo in quella del Pater,
sintesi di tutto ciò che la speranza ci fa desiderare.
[1821] Noi possiamo, dunque,
sperare la gloria del cielo promessa da Dio a coloro che lo amano e fanno la sua volontà . In ogni circostanza
ognuno deve sperare, con la grazia di Dio, di perseverare «sino alla fine» e ottenere la gioia del cielo, quale eterna
ricompensa di Dio per le buone opere compiute con la grazia di Cristo. Nella
speranza la Chiesa prega che «tutti gli uomini siano salvati» (1Tm 2,4). Essa anela ad essere unita a
Cristo, suo Sposo, nella gloria del cielo:Spera, anima mia, spera. Tu non conosci il giorno né
l’ora. Veglia premurosamente, tutto passa in un soffio, sebbene la tua
impazienza possa rendere incerto ciò che è certo, e lungo un tempo molto breve.
Pensa che quanto più lotterai, tanto più proverai l’amore che hai per il tuo
Dio e tanto più un giorno godrai con il tuo Diletto, in una felicità ed in
un’estasi che mai potranno aver fine .
La carità
[1822] La carità è la virtù
teologale per la quale amiamo Dio sopra ogni cosa per se stesso, e il nostro
prossimo come noi stessi per amore di Dio.
[1823] Gesù fa della carità il comandamento nuovo . Amando i suoi
«sino alla fine» (Gv 13,1), egli
manifesta l’amore che riceve dal Padre. Amandosi gli uni gli altri, i discepoli
imitano l’amore di Gesù, che essi ricevono a loro volta. Per questo Gesù dice:
«Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore»
(Gv 15,9). E ancora: «Questo è
il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati» (Gv 15,12).
[1824] La carità, frutto dello
Spirito e pienezza della legge, osserva i comandamenti di Dio e del suo Cristo: «Rimanete nel mio amore. Se
osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore» (Gv 15,9-10) .
[1825] Cristo è morto per amore
verso di noi, quando eravamo ancora «nemici» (Rm 5,10). Il Signore ci chiede di amare come lui, perfino i nostri
nemici, di farci il prossimo del più lontano, di amare i bambini e i poveri come lui stesso .L’Apostolo san Paolo ha dato un ineguagliabile quadro
della carità: «La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la
carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo
interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode
dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto
spera, tutto sopporta» (1Cor 13,4-7).
[1826] «Se non avessi la carità,
dice ancora l’Apostolo, non sono nulla...». E tutto ciò che è privilegio,
servizio, perfino virtù... senza la carità, «niente mi giova» (1Cor 13,1-4). La carità è superiore a
tutte le virtù. È la prima delle virtù teologali: «Queste le tre cose che
rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità» (1Cor 13,13).
[1827] L’esercizio di tutte le
virtù è animato e ispirato dalla carità. Questa è il «vincolo di perfezione» (Col 3,14); è la forma delle virtù; le articola e le
ordina tra loro; è sorgente e termine della loro pratica cristiana. La carità
garantisce e purifica la nostra capacità umana di amare. La eleva alla
perfezione soprannaturale dell’amore divino.
[1828] La pratica della vita morale
animata dalla carità dà al cristiano la libertà spirituale dei figli di Dio.
Egli non sta davanti a Dio come uno schiavo, nel timore servile, né come il
mercenario in cerca del salario, ma come un figlio che corrisponde all’amore di
colui che «ci ha amati per primo» (1Gv
4,19):O
ci allontaniamo dal male per timore del castigo e siamo nella disposizione
dello schiavo. O ci lasciamo prendere dall’attrattiva della ricompensa e siamo
simili ai mercenari. Oppure è per il bene in se stesso e per l’amore di colui
che comanda che noi obbediamo... e allora siamo nella disposizione dei figli .
[1829] La
carità ha come frutti la gioia,
la pace e la misericordia; esige la generosità e la dimostra sempre
disinteressata e benefica; è amicizia e comunione:Il compimento di tutte le nostre
opere è l’amore. Qui è il nostro fine; per questo noi corriamo, verso questa
meta corriamo; quando saremo giunti, vi troveremo riposo .