Al principio della mia vita c’è il dono, dono è il suo principio e ne costituisce l’intima struttura.
Sono donato a me stesso. Dono significa cosa gratuita, non ho fatto
assolutamente nulla per averlo, non l’ho domandato né mi è stato possibile
desiderarlo. Questa osservazione mi libera del tutto da ogni responsabilità
intorno al principio della mia esistenza. Non tocca a me giustificare
il fatto che io esisto, giusto o sbagliato che io possa sentirmi non è
cosa che mi riguarda. La prima attività che tocca a me è di intonare il mio
respiro al rendimento di grazie e di rinnovare ogni giorno questa
attitudine interiore. Mi rendo conto che questo mi riporta alla
freschezza della sorgente e mi mantiene capace di stupore di fronte alla novità
di ogni cosa.
La mia condizione è la precarietà. Esisto e il desiderio
di affermare la mia vita mi accompagna, ma non posso modificare in nessun modo
la precarietà del mio principio, se io non fossi venuto al mondo nessuno avrebbe titolo per reclamare la mia esistenza. Mi soccorre
una parola di Gesù Cristo: “Conoscerete la verità e
la verità vi farà liberi”. (Giovanni
8, 32). Imparando a conoscere le cose che mi vedo intorno posso diventare
quello che non sono. La conoscenza
infatti è operazione immanente per la quale io divento ciò che conosco.
La verità è la qualità della conoscenza. Si tratta di
concedere me stesso alla luce delle cose lasciando che mi modellino
interiormente come in una congiunzione coniugale totalmente libera. Se voglio mi consegno e permetto che l’oggetto da conoscere
diventi me. Nessuno può legittimamente espropriarmi di questo diritto. Il luogo
dove si consumano le nozze è il mio cuore o il mio
intelletto o la mia anima, come preferisco indicare questo sacrario della mia
persona, ma alla fine dei conti mi trovo coinvolto nell’impresa con tutto il
mio essere anima e corpo. Qualcuno ha affermato che non è l’uomo a cercare la
luce delle cose, ma è la luce a che cerca l’uomo. La
conoscenza dunque è un amore vissuto, scaturisce dalla libertà e genera
felicità. I suoi comandamenti sono la totale disponibilità a distaccarmi da
tutto quello che mi impedisce la crescita, la finezza
dell’attenzione che nasce dallo spirito di distacco e soprattutto il
superamento dell’egocentrismo, che mi porta al pregiudizio e alla dipendenza
dal timore di essere giudicato