Al
Figaro barbiere *
LA RIVOLUZIONE PER LA RIVOLUZIONE
Caro Figaro,
siete ritornato!
Sul piccolo schermo ho visto il vostro Matrimonio. Eravate il figlio del
popolo, che coi privilegiati di una volta tratta ormai da pari a pari e col
cappello in testa. Insieme alla vostra Susanna, rappresentavate la gioventù,
che lotta perché le venga riconosciuto il diritto alla vita, all’amore, alla
famiglia, alla giusta libertà.
Di fronte alla
vostra intraprendente "aria d’artista", al vostro brio
aggressivamente e giovanilmente indiavolato, la nobiltà faceva la figura molto
magra di classe frivola, decrepita e in via di disfacimento!
Ho riudito il vostro celebre monologo. Dal palcoscenico dicevate
pressapoco: "Ebbene, chi e che cosa sono io, per esempio, io Figaro, al
cospetto di tutti questi nobili blasonati, di questi borghesi togati, che sono
e fanno tutto, mentre in sostanza, non sono né migliori né peggiori di me?
Barbiere, sensale di matrimoni, consigliere di pseudo-diplomatici, sissignori,
tutto quel che volete! Ma io sono anche, e sento di essere, davanti a tutti
costoro, qualcosa di nuovo, di forte. Essi pretendono ch’io solo sia onesto in
un mondo di bari e di furfanti. Non accetto, mi ribello; sono un cittadino!".
Quella sera, a Parigi, il teatro fu un
subbuglio. La platea applaudì, ma la nobiltà, scandalizzata, si
turò le orecchie. A sua volta, il Re turò a voi la bocca,
mettendovi in prigione. Invano; dal palcoscenico e dalla prigione, voi siete
saltato in piazza, gridando: "Signori! La commedia è finita, e la rivoluzione
si mette in marcia!".
E aprivate davvero Ia Rivoluzione francese.
***
Ritornando adesso, scoprirete che milioni di
giovani fanno, su per giù, quello che avete fatto voi due secoli fa; si
confrontano colla società e,
trovandola decrepita, si ribellano e saltano in piazza.
Lassù, a Liverpool in uno scantinato, è
scritto: "Qui sono nati i Beatles! Qui tutto è cominciato!".
Se non
lo sapete, si tratta di quattro scapigliati e canori giovanotti, che avevano la vostra stessa
"aria di artista" ed ai quali la Regina d'Inghilterra non solo non
ha turato la bocca, ma ha conferito un’alta onorificenza.
Essi hanno venduto milioni di dischi e fatto
un sacco di soldi. Si sono fatti applaudire da platee ben più vaste della
vostra: hanno determinato in tutto il mondo il sorgere di ."complessi nei quali, accompagnati da batterie e
chitarre elettriche, giovani cantanti si agitano sotto la luce violentissima
di lampade potenti, eccitano gli spettatori. surriscaldandoli psicologicamente
e portandoli a gesti collettivi di parossistica partecipazione.
***
Guardatevi attorno! Parecchi di questi ragazzi portano il codino come
voi e curano la chioma con impegno quasi femminile: con "shampoo" di
tutti i tipi, con "onde", riccioli e perfino "messa in
piega" presso parrucchiere per signora. E quante barbe! E basette e
basettoni!
E varietà di vestiti! Una vera miscela di
vecchio e di nuovo, di femminile e di maschile, di oriente e di occidente! A
volte, solo un paio di blue-ieans con
una maglietta a maglione o giaccone di pelle. A volte calzettoni
rinascimentali, giacché arieggianti a quelle degli ufficiali napoleonici con
merletti settecenteschi e scarpe con fibbie ecclesiastiche. A volte canzoni e
camicie a colori sgargianti. a fantasie floreali, ed in più
"palandrane" zingaresche.
A volte vesti volutamente lacere,
che fanno pensare ad una mitica città di Barbonia. Per le ragazze, minigonna, short con maxi e midi cappotto ed altri
aggeggi.
Come il giudicate questi fenomeni? Per me, essi mi trovano incompetente
e profano e, tuttavia, un tantino divertito e incuriosito, ma anche critico. La
chiamano "musica dei giovani"; osservo, però, che il mercato
discografico procura palate di milioni a furbi anziani!
Si invocano spontaneità,
anticonformismo e originalità in realtà scaltri "industriali dell’abbigliamento"
manovrano il settore indisturbati e sovrani! Ci si dichiara rivoluzionari, ma
le cure troppo minute dedicate alla chioma e all’abito rischiano di fare
soltanto degli effeminati. Le ragazze, vestendo molto succinte, pensano all’eleganza
e alla moda; io non voglio essere né manicheo né giansenista, ma penso
mestamente ch’esse non aiutano affatto la virtù dei giovani.
Naturalmente, questi giovani
simpatizzano per la "rivoluzione", intesa come mezzo per far cessare
lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Alcuni ritengono inadeguate e
controproducenti le riforme e giustificano la rivoluzione come unico mezzo per
la giustizia sociale.
Altri vogliono invece riforme sociali
coraggiose e rapide; solo come mezzo estremo, ed in soli casi gravissimi ed
eccezionali, accettano la violenza.
Altri buttano via ogni scrupolo.
"La violenza - dicono - si giustifica da sola
e si deve fare Ia rivoluzione per Ia
rivoluzione!".
Mao-Tse-Tung ha detto ai cinesi:
"Piantiamo la rivoluzione culturale,
facendo piazza pulita dell’ideologia borghese rimasta nel marxismo! ".
Il francese Regis Debray ha detto ai
sudamericani: "La vostra rivoluzione non può essere quella praticata altrove,
con in testa un partito; la guerrilla di
tutto il popolo, questa è la rivoluzione vera!".
Da Mao e da Debray si è passati a
Fidel Castro, a Giap e agli studenti del maggio francese: "Scopo della
rivoluzione studentesca - diceva Cohn-Bendit
- non è di trasformare la società, ma di rovesciarla".
Evidentemente, caro Figaro, vanno più
in là di voi e seguono i vostri epigoni: Castro, Che Guevara, Ho-Ci-Min, Giap
e sognano di diventare dei guerrilleros e
dei desperados. Con buone intenzioni,
intendiamoci; ma, intanto, vengono strumentalizzati da altri; intanto, non
avvertono che è utopia dividere radicalmente e senz’appello i buoni dai
cattivi, la lealtà dal sopruso, il "progresso" dalla
"conservazione"; non percepiscono che il disordine, in forza della
"spirale della violenza", il più delle volte ritarda il progresso,
seminando malcontento e odio.
***
E
tuttavia, sia da voi che da essi qualche insegnamento discende. Questo, per
esempio, che genitori, educatori, datori di lavoro, autorità, sacerdoti,
dobbiamo ammettere di non essere stati perfetti nel metodo e nell’impegno con
i giovani. Che s’ha da ricominciare con spirito di umiltà e di vero servizio,
preparandoci a un lavoro minuto, lungo, non appariscente.
Un mezzo matto aveva spaccato a colpi di
bastone la vetrina ed altri oggetti di un negozio. La strada fu subito tutta
piena di curiosi, che guardavano e commentavano. Poco dopo al negozio arrivò
un vecchietto con una scatola sotto il braccio: si levò la giacca, estrasse
dalla scatola colla, spago, arnesi e con pazienza infinita si mise a raccozzare
cocci e vetri rotti. Finì dopo ore e ore. Ma, stavolta, nessuno si fermò in
strada, a nessun curioso interessò il lavoro.
Qualcosa di simile avviene coi
giovani. Fanno chiassate e dimostrazioni, tutti guardano e parlano. Piano,
piano, con fatica e pazienza, genitori ed educatori mettono a posto, colmano
lacune, rettificano idee; nessuno vede o applaude.
***
Converrà che ci
dimostriamo molto aperti e comprensivi verso i giovani e verso i loro sbagli.
Gli sbagli, però, bisognerà chiamarli sbagli; e il Vangelo, presentarlo
"sine glossa", senza cincischiarlo per amore di popolarità. Certe
approvazioni non fanno piacere: ""Guai a voi - dice il Signore -
quando tutti gli uomini diranno bene di voi, perché così i vostri padri
trattavano i falsi profeti" (Lc. 6,
26). I giovani, del resto, amano che si dica loro la verità e intuiscono
l’amore dietro la parola amorosamente franca e ammonitrice.
Dovremo anche accettare che i
giovani siano diversi da noi anziani nel modo di giudicare, di comportarsi, di
amare e di pregare. Anch’essi hanno - come l’avete avuta, Figaro, voi - una parola degna
di ascolto e di rispetto da dire al mondo.
Converrà accettare di dividere
con essi il compito di fare avanzare la società. Con un’avvertenza:
che essi premono di
più sull’acceleratore e noi, invece, più sul freno; che in ogni caso, il
problema dei giovani non va staccato dal problema della società; la loro crisi
è, in parte, crisi della società.
***
Figaro! Voi siete stato
acutissimo nel colpire abusi e debolezze; non altrettanto acuto nel proporre
rimedi. Accurata, se pur con esagerazioni, la vostra diagnosi sulla società; ma
carente la terapia.
Eppure, per i giovani d’oggi e
di tutti i tempi, la terapia esiste: far ora intravvedere che la risposta
giusta ai quesiti che li assillano, più che Marcuse o Debray o Mao, l’ha data
Cristo.
Vogliono la
fraternità? Cristo ha detto: Voi siete tutti fratelli! Hanno sete di
autenticità? Cristo ha bollato con forza ogni ipocrisia. Sono contro
l’autoritarismo e il dispotismo? Cristo ha detto che l’autorità è servizio.
Contestano il formalismo? Cristo ha contestato le preghiere recitate solo
meccanicamente, l’elemosina fatta per farsi vedere, la
carità interessata. Vogliono la libertà religiosa? Cristo, da una parte ha voluto
che "tutti gli uomini.. giungessero alla conoscenza della verità",
dall’altra non ha imposto nulla con la forza, non ha impedito la propaganda
contraria, ha permesso l’abbandono degli Apostoli, il rinnegamento di Pietro,
il dubbio di Tommaso Ha chiesto e chiede di essere accettato e come
uomo e come Dio, è vero, ma non prima che avessimo controllato e visto ch’Egli
era da accettare, non senza una scelta libera!
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Che ne dite? La protesta di Figaro, più la proposta di Cristo, non potranno, unite,
aiutare sia i giovani che la società? Lo credo con fiducia.
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FIGARO, personaggio delle fortunate commedie dello scrittore francese
Beaumarchais (1732-99): Il barbiere di Siviglia, Il matrimonio di Figaro.
Simbolo della gioventù che lotta perché le venga riconosciuto il diritto alla
vita, all’amore, alla famiglia e alla libertà.
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Albino Luciani
Illustrissimi
Edizioni Messaggero - Padova
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