A san Bonaventura *
"BARONE" ANCHE
LUI?
Dottissimo Santo,
i
vostri frati stanno preparando una grande celebrazione per il settimo Centenario
dalla vostra morte (1274-1974).
A quali aspetti
della vostra personalità daranno rilievo?
Siete stato prima
studente poi professore a!1’Università di Parigi, generale dell’Ordine francescano,
vescovo e cardinale, oratore ascoltatissimo al
Concilio ecumenico di Lione, scrittore di cose teologiche e mistiche con grande risonanza anche nei secoli successivi al vostro.
Dove metteranno i frati
il dito e l’accento? Non lo so. Se dipendesse da me,
tra tutti i vostri libri, sceglierei
Scommetto, però,
che né Voi né lui presagivate minimamente l’interpretazione, che ne ha fatto
l’altro giorno uno studente universitario, parlando con me. "Noi, giovani
d’oggi - disse - siamo con san Francesco". "Benissimo",
risposi io. "Sì - riprese - come san Francesco
ha contestato suo padre, buttandogli in faccia i vestiti, così noi buttiamo in
faccia a questa società di sporchi consumi tutto quello che ci ha dato o,
meglio, imposto!".
Nei tempi in cui
studiavate, semplice laico, c’erano a Parigi diecimila studenti universitari:
discutevano, chiassavano, tumultuavano e spesso contestavano
anch’essi, ma con stile diverso.
Lo stile e i
problemi dei giovani contestatori nostri sono diversi. Permettete che ve ne
dica qua!cosa.
***
Anche ai vostri tempi i
giovani volevano, innovando, staccarsi dal passato. Ma oggi essi - meglio, parecchi di
essi - predicano la rottura completa col passato,
rigettando in blocco società, famiglia, matrimonio, scuola, morale e religione.
"Voi volete
buttar giù tutto - ho detto all’interlocutore di cui sopra - ma dopo? Cosa metterete al posto delle istituzioni fatte
crollare?".
M’ha risposto:
"Questa è una domanda borghese!".
Dunque, i nostri giovani
fanno la protesta, ma non fanno la proposta.
Direte:
"Forse, si tratta di giovani poveri, diseredati; per questo ce l’hanno coi borghesi!
". Oh no si tratta proprio dei figli della borghesia, di giovani,
cui spesso non manca proprio nulla. Hanno i mezzi di vivere, ma non hanno
ideali, per cui vivere.
Direte ancora:
"Ci saranno almeno delle ragioni, delle scuse per spiegare questa
situazione?". Certo, e tento di indicarvene alcune.
Oggi le porte delle
Scuole Superiori e delle Università sono spalancate: i giovani vi entrano, in
Italia, a centinaia di migliaia ogni anno. Non vi si trova, però, tutto quel
che vi si dovrebbe trovare e, in più, non c’è proporzione tra porte d’entrata
agli studi e porte d’entrata agli impieghi.
Giovani forniti di laurea o diploma non trovano posti
adeguati di lavoro e il numero degli intellettuali disoccupati sta per
aumentare di molto nei prossimi anni. La società non ha saputo prevedere
questo gravissimo disagio e i giovani se la prendono con la società.
Non basta. In
questa stessa società c’è un tremendo vuoto morale e religioso. Tutti sembrano oggi spasmodicamente protesi verso conquiste materiali:
guadagnare, investire, circondarsi di nuove comodità, star bene. Pochi pensano
anche a "far bene".
Dio - che dovrebbe
invadere la nostra vita - è invece diventato una stella
lontanissima, cui si guarda solo in certi momenti. Si crede di
essere religiosi, perché si va in chiesa, pretendendo poi di condurre
fuori chiesa una vita eguale a quella di tanti altri, intessuta di piccole o
grandi astuzie, di ingiustizie, di colpe contro la carità, mancando assolutamente
di coerenza.
I giovani, che
invece vogliono la coerenza, non ci stanno. Trovano poi incoerenze, vere o
apparenti, nella stessa Chiesa, e rigettano anche questa. E, poiché bisogna pur
professare qualcosa, aderiscono a pessime ideologie di
moda e al culto spasmodico del sesso, che è una religione a rovescio sotto il
nome di "liberazione sessuale od erotica".
Non basta ancora.
C’è il culto della libertà. Ma non è la libertà
classica di poter fare ciò che si deve fare senz’essere disturbati o di poter
scegliere tra una cosa o l’altra. No, è l’indipendenza assoluta. "Sono io
solo a decidere ciò che è bene e ciò che è male. Voglio realizzare me stesso
senza dipendere da alcuna legge che venga dal di fuori.Chi resiste ai miei desideri, attenta alla
mia personalità. Ogni autorità è repressione. Ogni struttura è
prigione. Ogni superiore è gendarme".
Voi, dolcissimo e
dottissimo santo, avete insegnato parecchi anni e il magistero vi parve servizio alla vera, agli studenti, alle famiglie. Se veniste oggi! Proprio perché maestro, vi guarderebbero
come "mandarino" o "barone", che pretende imporre una sua
cultura per incatenare gli alunni al "sistema".
Sentireste parlare
di "descolarizzazione". Se scuola ha da
essere, gli alunni non imparino materie, ma
vengano abituati a discutere problemi politici
attuali". Dovreste accettare una "gestione sociale" della
scuola: avreste a che fare non solo con gli alunni e coi
loro genitori, ma anche coi partiti politici e coi sindacati; il tempo di
preparare le lezioni vi sarebbe in parte mangiato da lunghe assemblee e
discussioni.
Mica che questo sia
tutto male: il dialogo coi giovani è doveroso, è
giusto che le vane componenti sociali si interessino della scuola, e che questa
sia una cosa viva, rifuggente da esagerato e barboso nozionismo e astrattismo.
E’ solo il troppo, che storpia.
***
Impietosi, dunque,
questi ragazzi verso i maestri? Direi di sì.
Altrettanto, però, essi si mostrano pietosi, ed è un bene, verso i poveri, gli
emarginati, gli esclusi. Essi si dichiarano contro tutte le barriere sociali,
contro ogni discriminazione di classe o di razza. Questa è bella generosità:
purtroppo, anche qui, essi si trovano di fronte a gravissime
ingiustizie, cui si ribellano.
Sentono parlare di
Nazioni che si dicono cristiane e che tollerano ancora casi di tortura per
colpire le idee. Vedono famiglie di operai costrette a
vivere con centomila lire al mese, mentre alcuni pochi si arricchiscono straordinariamente
non si sa in che modo.
Una cantante
guadagna in una sola serata due milioni di lire e diventa miliardaria, vendendo
i dischi delle sue canzoni. Leggono di aiuti concessi
al Terzo Mondo; poi si accorgono che si tratta di poche gocce: i soldi sprecati
per armamenti sono straordinariamente superiori e intanto nel Terzo Mondo si
continua a soffrire e a morire.
C’è davvero di che
indignarsi; ma ecco, si esaspera a bella posta questo giusto sdegno giovanile,
dipingendo con tinte ancora più scure e sinistre certe nostre società e
tacendo le enormità mostruose di altre società
presentate, invece, come modello e addirittura come "ideali paesi
paradisiaci".
***
Ma non vorrei aver io
stesso caricato un po’ le tinte. Non sono tutti cosi i nostri giovani. Molti
badano a lavorare sodo, sono rispettosi, si preparano alla vita con serietà:
purtroppo, mentre gli altri parlano e scrivono, questi tacciono. Quegli stessi
che contestano, spesso si aspettano molto dagli adulti contestati e restano delusi quando si risponde loro vagamente e dicendo che
"si sta ricercando".
Bisognerebbe far
loro delle proposte concrete. Libertà? Certo,
ma, senza Dio, quale libertà? Il progresso, le scienze vi fanno conoscere
sempre più come è
fatto questo mondo; soltanto la dottrina di Cristo vi dice perché siete al mondo.
Un modello? Cristo è una scelta valida, per
sempre, per tutti. Egli ha battuto una certa strada e ha detto: seguitemi!
Strada un po’ stretta, ma strada di lealtà, di amore
verso tutti con piccoli e poveri privilegiati e che sbocca nella "gloria
del Padre". Sulla croce, Egli s’è offerto al Padre; facendolo risorgere,
il Padre ha dichiarato di accettare l’offerta, ha
glorificato l’umanità di Lui e di tutti quelli che sono Suoi, annunciando
festosamente che il mondo intero sarà un giorno trasformato in "cieli
nuovi e terra nuova".
Un mondo da migliorare, battendosi per la
giustizia, per togliere le cause dei mali? Certo, ma ciascuno cominci a
migliorare se stesso. E vediamo di non cadere in ingenue utopie;
imperfezioni ce ne saranno sempre, in qualunque sistema; non giudichiamo gli
uomini senza appello; non dividiamo radicalmente: di qua tutti buoni, di là
tutti cattivi; di qua solo lealtà, di là solo sopruso; questo è progressista,
quello è conservatore. La vita è molto e sempre complessa: anche i buoni
hanno mancanze, anche i cattivi hanno virtù.
Chiesa infedele? Cosi l’hanno già chiamata anche i Santi
Padri, che, però, specificavano: la santa Chiesa
infedele. Fatta di peccatori, infatti, per forza anche
***
Dolcissimo
san Bonaventura! I contemporanei, che ebbero
la fortuna di ascoltarvi, rimasero inebriati dalla vostra parola. Scrissero:
"parlava con lingua angelica". Desidererei
che parlaste come un angelo ancora: soprattutto ai genitori, agli educatori,
ai politici, a tutti coloro che hanno, oggi, la
responsabilità dei giovani. E vorrei che diceste:
"Non temete alcuna fatica, alcuna giusta riforma, alcuna spesa, alcun
dialogo, pur di aiutare questi figlioli. Ciò, per il loro bene, ma anche per il
vostro bene. Chi infatti teme
fatiche e spese oggi, può pagar caro domani".
Tolstoi sarebbe disposto a sottolineare
queste ultime vostre parole con una sua parabola.
Nel piccolo
Principato di Monaco i giudici avevano tanti anni fa condannato alla
ghigliottina un furfante, ma poi si accorsero di non avere, per la bisogna, né
ghigliottina né boia. Era così piccolo il Principato di Monaco! Chiesero in
prestito ambedue le cose alla vicina Francia, ma,
sentito il prezzo d’affitto, si spaventarono: "Costa troppo!".
Fecero
un passo analogo presso il Re di Sardegna. Anche là
"costava troppo".
Lasciarono dunque il furfante in prigione: ma il carceriere, il cuoco, il
cibo del prigioniero venivano pure a costare. "Lasciamo aperta la
prigione e che se ne vada per i fatti suoi! ",
decisero i giudici.
Vista la porta aperta, il prigioniero uscì per una
passeggiata lungo il mare. Ma a mezzogiorno andò alla
cucina del principe a reclamare il suo pasto. Così un giorno, due, tre, tanti giorni... la cosa minacciava di pesare forte sul bilancio
del Principato. I magnati decisero di chiamare l’uomo: "Non hai ancora
capito che te ne devi andare?". E lui: "Me
ne vado, me ne vado, però pagatemi! ".
Dovettero
pagarlo. E così, col pretesto che "costava
troppo" e col rimandare sempre, un brigante di più fu in giro per il mondo
a combinare malefatte.
Non si dica dunque "costa troppo"!, se
non vogliamo che il brigante della contestazione selvaggia e rivoluzionaria
continui a viaggiare per il mondo. Non si rimandino soluzione
di problemi, spese e dialoghi. Si parli con questi giovani e cerchiamo
di aiutarli con aiuti e metodi nuovi, adatti ai tempi, ma con lo stesso amore
appassionato con cui, caro santo, li aiutaste voi, ai
tempi vostri.
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S. BONAVENTURA di Bagnorea (1221-1274) fu maestro di teologia, generale
dell’Ordine francescano, vescovo e cardinale, oratore
ascoltatissimo al Concilio di Lione, scrittore
fecondo di cose teologiche e mistiche. Il suo pensiero, imperniato sulla
figura di Cristo Salvatore, culmina nella dottrina dell’Itinerario delta mente a Dio.
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Albino Luciani
Illustrissimi
Edizioni Messaggero - Padova
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