A Johann Wolfgang
Goethe *
NOBILTA' FA OBBLIGO
Illustre poeta,
l’ultima Mostra del Cinema (1971),
chiacchierata cento volte e in cento modi, mi ha fatto pensare, non so perché,
a Voi. Si tratta forse di impressioni, che emergono dal mio subcosciente su
provocazione di parole lette sui giornali di quei giorni e vi evocano come
esteta, artista, critico d’arte.
Voi
foste grande esteta, perché capace di percepire subito, intensamente e ad
enormi bracciate il "bello naturale" ch’è sparso nel mondo, dai fenomeni
della natura alle passioni intense dell’animo umano. Foste grande artista,
perché capace di esprimere potentemente per gli altri sia il bello percepito,
sia gli stati d’animo, con cui l’avevate percepito. Foste insigne critico d’arte, perché vi
chinaste con intendimento e passione sulle creazioni artistiche altrui.
***
Come esteta avreste trovato alla Mostra un
sacco di cose
belle, per voi nuove. Il cinema stesso, fatto com’è di luce, di movimento, colon, musica e azione, è una
cosa bella.
Vi
sedete davanti allo schermo. Se il montaggio del film è stato accorto, un
ritmo rapido vi trascinerà insieme agli avvenimenti e le ore vi sembreranno
minuti. I "primissimi piani", riempiendo gli schermi con un solo
volto, avvicineranno a voi straordinariamente le figure, mostrando anime sconvolte
da profonde emozioni e creando tra voi e gli attori una grande intimità. Gli
scorci potenti, che avete ammirato nel Mantegna e nel
Caravaggio, li potrete vedere ingigantiti, grazie
all’"angolazione" che riprendendo, mettiamo, un farabutto dal basso, lo deforma con ombre sinistre e ve lo fa
apparire minacciosissimo e terrificante. Questo, tanto per accennare a qualche
dato.
Troverete al cinema anche il
"bello artistico"? Credo di si. Il "critico d’arte", ch’è
in voi, si prepari però a delle sorprese. Eravate abituato alle trascendenti
contemplazioni, ai fervori classici, ad ascoltare un linguaggio che saliva a
voi da architetture, da marmi ed affreschi, da miniature di codici.
Giudicavate, in singolo, l’architetto, il pittore, l’attore-interprete.
Nel cinema gli artisti possono
invece essere parecchi: produttore, sceneggiatore, regista, attore, ciascuno
agendo d’intesa e in armonia con gli altri per produrre un unico film.
Difficile, però, individuare qual è stato il vero "momento creativo"
dell’opera: ciò varia da un film all’altro. L’arte
ci può essere, ripeto, e altissima, ma, se c’è, non si lascia
includere in questo o quello scomparto, ama invece vagare e scorribandare
attraverso tutti gli scomparti. Arte sui
generis: la chiamano "Decima Musa".
In chiave di influenza, poi,
diventa "Quinto potere" dopo il Parlamento, il Consiglio dei Ministri,
Ma, a sua volta, viene
condizionato, perché legato all’industria, al commercio e quindi al denaro. Il
regista, gli attori desiderano spesso di produrre opere ad alto livello
artistico, che permettano loro di rivelarsi.
Ma il produttore, che deve
mettere fuori i soldi, ragiona in modo diverso e vuole films
di successo o di "cassetta". Se esistesse uno stregone, mettiamo il
Vostro dottor Faust o addirittura Mefistofele
in persona, che, a colpi di bacchetta magica o
con filtri ed incantesimi, garantisse a priori il successo del film artistico,
il produttore farebbe il film artistico.
Non essendoci lo stregone, il
produttore cerca di ingegnarsi per altre vie. Quali? Terenzio ebbe, ai suoi
tempi, l’amara sorpresa di vedere gli spettatori lasciare le sue commedie
artistiche per andare a ridere a crepapelle dai saltimbanchi e dai mimi, che
erano venuti a prodursi nei pressi del teatro.
Il fenomeno si ripete: i
produttori tendono a sfornare films che assecondino
le tendenze meno nobili degli spettatori, che alle sale cinematografiche vanno
di solito non per elevarsi, ma per sollazzarsi.
Ecco, allora, una cosa che forse
avrebbe rattristato alla Mostra Goethe critico
d’arte: constatare che c’erano i mezzi e le persone per realizzare dei
capolavori e trovare talvolta nelle opere realizzate soltanto delle cose
mediocri per colpa delle prevalenti preoccupazioni economiche.
***
Un
altro fenomeno vi sarebbe potuto succedere: di trovare in qualche film
dell’arte autentica, mescolata però ad immoralità altrettanto autentica. Qui,
forse, Vi stupisce ch’io ammetta l'esistenza di opere immorali e, insieme. artisticamente belle.
Gli
è che l’aggettivo "artistico" si riferisce all’opera;
l’aggettivo "immora1e", invece, si riferisce all’agire
dell’artista-uomo e cristiano. Certe novelle immorali del Boccaccio
sono artisticamente belle; il Boccaccio, però, ha
commesso, scrivendole, una azione moralmente brutta, che si ripercuote con
danno in alcune categorie di lettori.
Ne
sapete qualche cosa anche Voi, che, dopo aver scritto I dolori del giovane Werther, vi sentiste inquieto e turbato,
constatando l’azione corrosiva che il libro aveva avuto sui più fiacchi e sui più
esaltati tra i giovani tedeschi.
***
Ma
io sto osando critiche nei confronti di quel Goethe,
che scrisse, a proposito di uno tra i suoi critici: Come ogni rosa così ogni
artista ha il suo insetto: io ho Tieck!".
Ebbene. adesso avete anche me, che ammiro il Vostro genio, ma non accetto
qualcuna delle vostre idee. Questa, per esempio: che, avendo l’arte per suo
campo tutta la realtà, l’artista possa legittimamente e liberissimamente
narrare, dipingere, descrivere tutto, anche il male.
L’artista
può si rappresentare il male, ma in modo che il male appaia male da fuggire,
non sia creduto bene, non venga abbellito, non spinga altri a ripeterlo e
imitarlo.
Nell’Edipo re di Sofocle tema centrale è l'incesto:
questo vi è descritto con frasi crudamente potenti, ma ne è talmente evidente,
dal principio alla fine, la riprovazione, sono così terribili i castighi
piombati sui colpevoli, che il lettore, a lettura finita, resta tutt’altro che entusiasta dell'incesto.
Ho
scritto: "dal principio alla fine". Pour cause: ci sono, infatti,
registi e critici, che credono di poter redimere tutto un film pornografico con
una sequenza a battuta moralistica finale, messa come spruzzatina d'acqua
santa a esorcismo e scaramanzia.
Ci
vuol altro!
***
Altra
idea da respingere: che l’uomo di genio sia quasi un semidio,
"divo"!, al di sopra della morale comune. Voi avete espresso questo
pensiero specialmente net tempo in cui, studiando Spinoza
colla signora von Stein,
cercavate Dio nel "Gran Tutto", opinando che l’uomo intelligente
potesse. elevandosi sempre più con la cultura, venire un po' alla volta
assorbito da Dio, confondersi in Lui ed essere legge a se stesso.
Oggi più d’uno condivide questa
idea, almeno in pratica. Male! Grandi sono, infatti, il destino e le
possibilità dell’uomo, ma di ogni uomo, anche di quello povero, ignorante e
sofferente. Dio ha voluto che fossimo tutti suoi figli e avessimo tutti in un
certo senso il suo stesso destino. Ma si tratta di una elevazione che si
realizza col suo aiuto e con l’osservanza della sua Legge, la quale obbliga
tutti, grandi e piccoli, artisti compresi.
Voi,
grande poeta, gli artisti presenti coi loro lavori alla Mostra e noi, gente
della strada, meno dotata di doni naturali, davanti a Dio siamo eguali, sotto
questo aspetto. Se qualcuno ha avuto il dono dell’arte, della notorietà e della
ricchezza, questi ha, semmai, un obbligo di pili di manifestare la sua
gratitudine a Dio con una vita buona.
Essere
dei "grandi" è anche dono di Dio, che deve non "scaldar la
testa", ma piuttosto spingere a modestia e virtù.
Ancora
una volta, noblesse oblige! Nobiltà fa obbligo!
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* JOHANN WOLFGANG GOETHE, poeta tedesco( 1749-1832). Fu uno dei più
grandi della letteratura occidentale. Romantico e insieme classico,
riprodusse nell’Illuminismo il vasto mondo della conoscenza vagheggiato dal
Rinascimento. Per lui l’arte può narrare, dipingere tutto, anche il male. La
sua opera maggiore è Faust, intorno alla quale lavorò per sessant’anni.
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Albino Luciani
Illustrissimi
Edizioni Messaggero - Padova