Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > La dimora delle anime dopo la morte >
Se sia necessario distinguere tutte queste dimore
Supplemento
Questione 69
Articolo 7
SEMBRA che non sia necessario distinguere tutte queste dimore. Infatti:
1. Le dimore vengono attribuite alle anime dei trapassati in rapporto non solo al peccato, ma anche al merito. Ma per il merito non c'è che una dimora, cioè il paradiso. Quindi anche per i peccati basta una sola dimora.
2. La destinazione delle anime alle diverse dimore dopo la morte avviene secondo il merito o demerito. Ma il luogo per acquistare meriti o demeriti è uno solo. Perciò ci deve essere per le anime un solo luogo, anche dopo la morte.
3. I luoghi di pena devono corrispondere alle colpe. Ora, le colpe sono soltanto di tre specie: originale, veniale e mortale. Dunque tre devono essere i luoghi di pena.
IN CONTRARIO: Sembra che non bastino le dimore generalmente ammesse, ma ce ne vogliano molte di più. Quest'aria tenebrosa, p. es., è il carcere dei demoni, come scrive S. Pietro. E tuttavia essa non è computata tra le cinque dimore suddette. Dunque i regni d'oltretomba devono essere più di cinque.
2. Il paradiso terrestre è distinto da quello celeste. Ma alcuni, dopo questa vita, sono stati trasferiti al paradiso terrestre, come si dice di Enoc e di Elia. Quindi, non essendo il paradiso terrestre computato tra le suddette cinque dimore, queste devono essere più di cinque.
3. Ad ogni genere di peccatori deve corrispondere un particolare luogo di pena. Ma, nell'ipotesi che uno, contaminato dal peccato originale, muoia col solo peccato veniale, non troverebbe un luogo dove stare. Infatti non potrebbe andare in paradiso né al limbo dei patriarchi perché privo della grazia. Ma neppure potrebbe andare nel limbo dei bambini, dove non c'è pena sensibile, dovuta al peccato veniale. Non in purgatorio, dove la pena è solo temporanea, mentre a lui spetta una pena eterna. Mancando poi il peccato mortale, non può andare all'inferno. Bisogna quindi ammettere una sesta dimora.
4. La gravità delle pene dipende dalla diversità delle colpe e dei meriti. Ma i gradi dell'una e degli altri sono infiniti. Dunque bisogna che ci siano infinite dimore, per punire o premiare le anime dopo la morte.
5. Talvolta la punizione delle anime avviene nei luoghi stessi dove peccarono, come è chiaro da quel che racconta S. Gregorio. Ma esse peccarono dove noi abitiamo. Perciò tra i luoghi d'oltretomba bisogna metterci anche questa terra: tanto più che alcuni, come afferma più sopra il Maestro [delle Sentenze] sono puniti anche in questo mondo per i loro peccati.
6. Alcuni, che muoiono in grazia, hanno delle venialità le quali sono degne di pena; ma altri, pur morendo in peccato mortale, hanno dei meriti, per i quali dovrebbero ricevere un premio. Ora, per quelli che muoiono in grazia col peccato veniale c'è un luogo, in cui vengono puniti prima di ricevere il premio, cioè il purgatorio. Quindi ci deve essere un luogo anche per quelli che muoiono in peccato mortale, ma con qualche opera buona.
7. I patriarchi, come prima della venuta di Cristo erano in attesa della gloria perfetta dell'anima, così ora sono in attesa della gloria del loro corpo, quindi, allo stesso modo che si ammette un luogo per i santi, prima della venuta di Cristo, diverso da quello in cui ora si trovano, cosi si deve ammettere per loro un luogo, diverso dal presente, sul quale si troveranno dopo la resurrezione.
RISPONDO: Le dimore vanno distinte in base allo stato delle anime. L'anima che è unita al corpo mortale è in grado di meritare; libera da questo è in grado di ricevere il premio o la pena secondo i meriti. Quindi, dopo la morte, l'anima è in grado di ricevere il premio finale, oppure ne è impedita. Se può ricevere la retribuzione finale, due sono i casi: o merita il premio, e allora c'è il paradiso: o merita il castigo, e allora, per la colpa attuale, c'è l'inferno; altrimenti, per il peccato originale, il limbo dei bambini. Se invece c'è qualche impedimento a ricevere la retribuzione finale, questo può dipendere da una colpa personale, e allora c'è il purgatorio, in cui vanno le anime che non possono conseguire subito il premio a causa dei peccati commessi; oppure l'impedimento è nella natura, e allora c'è il limbo dei patriarchi, dove erano trattenute le anime in attesa di raggiungere la gloria, perché il peccato dell'umana specie non si poteva ancora espiare.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. "Il bene avviene in una sola maniera, il male in tanti modi", come Dionigi e Aristotele dimostrano. Quindi, nulla di strano, se il luogo del premio eterno è uno solo e i luoghi di pena siano invece molti.
2. Lo stato di merito e di demerito è uno solo: perché chi può meritare può anche demeritare. Perciò è giusto che ci sia per questo un solo luogo per tutti. Invece gli stati dei premiati o dei puniti sono diversi. Perciò il paragone non regge.
3. Per la colpa originale si può essere puniti in due maniere, come è stato dichiarato sopra: a titolo personale, o soltanto a motivo della natura. Di qui la necessità di un doppio limbo per quell'unica colpa.
4. L'aere tenebroso non è assegnato ai demoni come luogo di retribuzione per i meriti, ma solo come luogo conveniente al loro ufficio, che è quello di metterci alla prova. Perciò non è compreso tra i luoghi dei quali trattiamo; ché ai demoni spetta innanzi tutto il fuoco dell'inferno, come è chiaro dal Vangelo.
5. Il paradiso terrestre più che per i trapassati da rimunerare era adatto per lo stato dei viatori. Ecco perché non è compreso tra i luoghi dei quali ora trattiamo.
6. L'ipotesi è assurda. Ma, ammettendola come possibile, costui sarebbe punito nell'inferno per tutta l'eternità. Poiché se il peccato veniale è punito in purgatorio, ciò si deve al fatto che occasionalmente è unito con lo stato di grazia. Se infatti è unito al peccato mortale, e quindi senza la grazia, allora è punito all'inferno con la pena eterna.
7. Le diversità di grado nella pena o nel merito non costituiscono stati diversi in base ai quali si distinguono le varie dimore. Perciò la ragione addotta non vale.
8. Se talvolta le anime separate sono punite nei luoghi abitati da noi, ciò non avviene perché codesti siano specifici luoghi di pena: ma solo per nostro ammaestramento; affinché conoscendo le loro pene ci teniamo lontani dalla colpa. L'esempio delle anime, punite per i loro peccati nello stato di unione col corpo, non fa a proposito. Perché quella pena non modifica lo stato di merito o di demerito dell'uomo; e noi ora trattiamo delle dimore destinate alle anime dopo lo stato predetto.
9. Il male non può mai essere assoluto, senza alcuna mescolanza di bene, mentre invece il bene può essere senza alcuna mescolanza di male. Perciò quelli che sono destinati alla beatitudine, cioè al sommo bene, devono essere purificati da ogni male. E quindi deve esserci un luogo in cui vengono purificati quelli che muoiono non completamente puri. Quelli invece che saranno imprigionati nell'inferno non saranno privi di ogni bene. Quindi non vale il paragone: perché i dannati possono ricevere il premio delle opere buone da essi fatte in passato con una mitigazione della pena.
10. La gloria dell'anima costituisce il premio essenziale; quella del corpo invece, derivando dall'anima, è radicalmente tutta nella stessa anima. Perciò mentre la mancata gloria dell'anima costituisce uno stato, non lo costituisce la mancata gloria del corpo.
Ecco perché uno solo è il luogo per le anime sante liberate dal corpo e per quelle riunite al corpo glorioso, cioè il cielo empireo. Invece non poteva essere unico il luogo destinato alle anime dei patriarchi prima e dopo il conseguimento della gloria.
|