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Se si sia tenuti a confessarsi immediatamente
Supplemento
Questione 6
Articolo 5
SEMBRA che si sia tenuti a confessarsi immediatamente. Infatti:
1. Ugo di S. Vittore scrive: "Se non c'è una necessità che imponga la dilazione, niente può scusare il disprezzo". Ora, tutti son tenuti a evitare il disprezzo. Quindi tutti son tenuti a confessarsi subito.
2. Si è più tenuti ad evitare l'infermità spirituale che quella corporale. Ma chi è malato corporalmente, non senza danno per la salute, ritarda la chiamata del medico. Dunque non senza danno per la sua salvezza chi ha sacerdoti a disposizione trascura di confessarsi immediatamente.
3. A ciò cui siamo tenuti senza scadenze siamo tenuti immediatamente. Ora, senza scadenze l'uomo è tenuto verso Dio alla confessione. Quindi vi è tenuto immediatamente.
IN CONTRARIO: 1. Nei Canoni viene determinato il tempo per la confessione assieme a quello relativo alla comunione eucaristica. Ora, se uno non riceve l'Eucarestia prima del tempo stabilito dal diritto non commette peccato. Quindi neppure pecca se non si confessa prima di quel tempo.
2. Chi omette ciò cui è obbligato da un precetto, pecca mortalmente. Perciò se uno fosse tenuto a confessarsi immediatamente e non lo facesse quando ha dei sacerdoti a disposizione, peccherebbe di nuovo nel tempo successivo, e così di seguito. Cosicché uno incorrerebbe, per un'unica dilazione della penitenza, in molti peccati mortali. Il che è inammissibile.
RISPONDO: Essendo il proposito di confessarsi implicito nella contrizione, si è tenuti a codesto proposito tutte le volte che si è tenuti alla contrizione: quando cioè i peccati tornano a mente, e soprattutto in pericolo di morte, oppure quando uno si trova in tali circostanze da incorrere in peccato senza il perdono delle colpe passate: quando uno, p. es., è tenuto a celebrare, in mancanza di confessori è tenuto per lo meno a fare un atto di contrizione col proposito di confessarsi.
Ma a confessarsi di fatto si può essere obbligati in due modi. Primo, indirettamente: quando uno, cioè, è tenuto a compiere una cosa che non può essere compiuta senza peccato, se non ricorrendo alla confessione. Infatti allora si è tenuti a confessarsi: come quando si deve ricevere l'Eucarestia, cui nessuno, fuori dei casi urgenti, deve accedere dopo il peccato mortale se non dopo essersi riconfessato, avendo a disposizione il sacerdote. Da ciò è derivato il precetto della Chiesa che obbliga tutti a confessarsi una volta l'anno, poiché la Chiesa ha stabilito che una volta l'anno, ossia a Pasqua, tutti ricevano la santa comunione. Perciò prima di allora tutti son tenuti a confessarsi.
Secondo, uno può essere obbligato a confessarsi di fatto direttamente (per se). E per tale obbligo sembra che il differimento della confessione e del battesimo debba essere regolato dallo stesso criterio: poiché sono entrambi sacramenti di necessità. Ora, a ricevere il battesimo uno non è tenuto subito appena ne ha concepito il proposito, così da peccare mortalmente se non si battezza: e neppure c'è una scadenza oltre la quale il differimento costituisce peccato grave: ma può capitare che nella dilazione del battesimo si incorra o no nel peccato mortale. Ciò va determinato in base al motivo della dilazione: poiché, come dice Aristotele, la volontà non ritarda di compiere una cosa voluta, se non per un motivo suggerito dalla ragione. Perciò, se il motivo della dilazione del battesimo implica peccato mortale, p. es., il disprezzo, o altre cose del genere, tale dilazione è peccato mortale: altrimenti no. Sembra quindi che si debba dire lo stesso della confessione, la quale non è certo più necessaria del battesimo.
E poiché nella vita presente l'uomo è tenuto a compiere quanto è necessario alla salvezza, se incombe un pericolo di morte, di per sé allora uno è obbligato a confessarsi come a ricevere il battesimo. Ecco perché S. Giacomo prescrive simultaneamente di confessarsi e di ricevere l'estrema unzione.
Perciò sembra probabile l'opinione di coloro i quali affermano che uno non è tenuto a confessarsi immediatamente: sebbene differire sia pericoloso.
Altri invece affermano che il contrito è tenuto a confessarsi immediatamente, appena secondo il giusto criterio si presenta l'opportunità di farlo. Né fa difficoltà il termine stabilito dai Canoni, cioè che ci si confessi "una volta l'anno"; poiché la Chiesa non vuol favorire la dilazione, ma proibisce la negligenza di una dilazione più grave. Cosicché quel precetto non scusa dal peccato di dilazione in foro interno: ma scusa solo della pena in foro ecclesiastico, così da non esser privato della sepoltura regolare uno che viene a morire prima di quel tempo. - Ma questa opinione sembra essere troppo dura. Poiché i precetti affermativi non obbligano all'esecuzione immediata, ma a tempo debito; non per il solo fatto che si possono comodamente porre in esecuzione; poiché allora se uno non desse l'elemosina del suo superfluo appena si presenta un povero, peccherebbe mortalmente, il che è falso; bensì per il fatto che il tempo può condurre a un'urgente necessità. Quindi non è necessario che uno pecchi mortalmente se non si confessa subito appena si presenta l'occasione, senza aspettare un'occasione più propizia: ma quando col decorrere del tempo si presenta la necessità di confessarsi. Né si deve all'indulgenza della Chiesa il fatto di non esser tenuti a farlo immediatamente, ma alla natura del precetto affermativo. Cosicché prima che fosse così comandato dalla Chiesa uno vi era tenuto anche di meno.
Alcuni però dicono che i secolari non son tenuti a confessarsi prima della quaresima, che è il tempo penitenziale per essi: i religiosi invece sarebbero tenuti a farlo immediatamente, perché tutti i tempi sono per essi tempo di penitenza. - Ma questo non ha senso. Poiché i religiosi non hanno altri obblighi che quelli di tutti, all'infuori degli obblighi cui si sono legati con i voti.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Ugo da S. Vittore parla di coloro che muoiono senza questo sacramento.
2. Per la salute del corpo non si richiede necessariamente che si chiami subito il medico, se non quando urge la necessità del rimedio. Lo stesso si dica per l'infermità spirituale.
3. Il possesso della roba altrui, contro la volontà del padrone è contro un precetto negativo, il quale obbliga sempre e di continuo. Ecco perché si è tenuti a restituire immediatamente. Diverso è invece il modo di adempiere un precetto affermativo, il quale obbliga sempre, ma non di continuo. Ed è per questo che non si è tenuti a eseguirlo immediatamente.
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