Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La distinzione degli ordini e delle loro funzioni, e l'impressione del carattere >
Se gli ordini siano sette
Supplemento
Questione 37
Articolo 2
SEMBRA che gli ordini non siano sette. Infatti:
1. Gli ordini ecclesiastici hanno come scopo funzioni gerarchiche. Ora le funzioni gerarchiche, secondo le quali Dionigi li distingue, sono tre soltanto, cioè "purificare, illuminare e perfezionare". Essi dunque non sono sette.
2. Tutti i sacramenti hanno efficacia e valore dall'istituzione di Cristo, o almeno dei suoi apostoli. Ma nell'insegnamento di Cristo e degli apostoli non sono ricordati che i sacerdoti e i diaconi. Dunque non esistono altri ordini.
3. Il sacramento dell'ordine costituisce chi lo riceve amministratore degli altri sacramenti. Ma gli altri sacramenti sono sei. Quindi sei devono essere gli ordini.
IN CONTRARIO: Sembra che debbano essere di più: 1. Più una virtù è superiore, meno è frazionata. Ora, il potere gerarchico degli angeli è superiore a quello nostro, come insegna Dionigi. Perciò essendoci nella gerarchia angelica nove ordini, altrettanti o di più ancora devono essercene nella Chiesa.
2. Le profezie dei Salmi sono superiori a tutte le altre. Ora, per leggere nella Chiesa le altre profezie esiste un ordine, quello dei lettori. Dunque dovrebbe esistere anche un altro ordine per recitare i salmi: tanto più che nel Decreto [di Graziano] tra gli ordini viene ricordato il salmista al secondo posto dopo l'ostiario.
RISPONDO: Alcuni spiegano il numero degli ordini facendoli corrispondere alle grazie gratis date di cui parla S. Paolo. Cosicché "il linguaggio della sapienza" sarebbe dovuto al vescovo, essendo egli deputato a ordinare gli altri, che è compito della sapienza; "il linguaggio della scienza" al sacerdote, che è tenuto ad avere la chiave della scienza; "la fede" al diacono, il quale predica il Vangelo; "le opere della virtù" al suddiacono, il quale si slancia verso le opere della perfezione col voto di castità; "l'interpretazione delle lingue" all'accolito, indicata dal candelabro che egli porta; "la grazia delle guarigioni" all'esorcista; "il dono delle lingue" al salmista; "la profezia" al lettore; "il discernimento degli spiriti" all'ostiario, che deve ammettere gli uni e respingere gli altri.
Ma tale spiegazione è inconsistente. Poiché i carismi suddetti a differenza degli ordini che si accumulano sulla medesima persona, non vengono dati a uno stesso individuo: "C'è infatti divisione di carismi". - Inoltre si enumerano tra gli ordini cose che non lo sono, cioè l'episcopato e il salmistato.
Perciò altri cercano di spiegar la cosa per analogia con la gerarchia celeste, nella quale gli ordini si distinguono per l'opera di purificazione, d'illuminazione e di perfezionamento. L'ostiario infatti, essi dicono, "purifica" all'esterno, separando materialmente i buoni dai cattivi; l'accolito purifica interiormente, poiché con il lume che porta indica l'ufficio di allontanare le tenebre; l'esorcista poi svolge entrambe le funzioni, poiché il demonio che egli scaccia turba all'interno e all'esterno. L'"illuminazione" invece, che è dovuta all'insegnamento, va attribuita ai lettori per la dottrina dei profeti; ai suddiaconi per quella degli apostoli; e ai diaconi per quella evangelica. Il "perfezionamento" poi, se è comune, come quello della penitenza o del battesimo, ecc., spetta al sacerdote; se invece è straordinario, spetta al vescovo, come la consacrazione dei sacerdoti e delle vergini; e se eccellentissimo, spetta al Sommo Pontefice, in cui risiede la pienezza dell'autorità.
Ma anche questo non vale nulla. Sia perché gli ordini della gerarchia celeste non sono distinti tra loro per tali funzioni gerarchiche: trovandosi esse in qualsiasi ordine. - Sia perché, a detta di Dionigi stesso, perfezionare spetta ai vescovi, illuminare ai sacerdoti, purificare a tutti i ministri.
Altri quindi stabiliscono un legame tra gli ordini e i sette doni [dello Spirito Santo]: facendo corrispondere al sacerdozio il dono della sapienza, la quale ci "sazia col pane di vita e d'intelletto", come il sacerdote ci ristora col pane celeste; all'ostiario invece il timore, poiché egli ci allontana dalle malvagità; agli ordini intermedi poi fanno corrispondere i doni intermedi.
Anche questo però non vale. Perché in ciascun ordine i doni vengono elargiti tutti e sette.
Cercando quindi un'altra spiegazione, diremo che il sacramento dell'ordine è ordinato al sacramento dell'Eucarestia, il quale a detta di Dionigi è "il sacramento dei sacramenti". Infatti come il tempio, l'altare, i vasi sacri e le vesti ordinati all'Eucarestia hanno bisogno di consacrazione, cosi ne han bisogno i ministri: e tale consacrazione costituisce il sacramento dell'ordine. Perciò anche la divisione dell'ordine va desunta in rapporto all'Eucarestia.
Infatti il potere di ordine ha per oggetto, o la consacrazione dell'Eucarestia medesima, oppure qualche funzione ad essa ordinata. Nel primo caso si ha l'ordine dei sacerdoti. Ecco perché quando questi vengono ordinati ricevono il calice col vino e la patena col pane; ricevendo il potere di consacrare il corpo e il sangue di Cristo.
A sua volta la cooperazione dei ministri è in ordine, o al sacramento stesso, o a quelli che devono riceverlo. Nel primo caso si presenta sotto tre forme. Primo, sotto forma di cooperazione nel sacramento stesso, rispetto però alla distribuzione, non alla consacrazione che è riservata al sacerdote. Ed è il compito del diacono.
Ecco perché nel testo [delle Sentenze] si legge, che "ai diaconi spetta ministrare ai sacerdoti in tutto ciò che riguarda i sacramenti di Cristo". Cosicché essi possono distribuirne anche il sangue. - Secondo, c'è un ministero ordinato a preparare la materia del sacramento nei vasi sacri destinati a contenerlo. Ed esso spetta ai suddiaconi. Ecco perché nel testo si dice che essi portano i vasi del corpo e del sangue del Signore, e portano le oblate sull'altare. Essi perciò nell'ordinazione ricevevano dal vescovo il calice, però vuoto. - Terzo, c'è un ministero ordinato a presentare la materia del sacramento. E questo spetta all’accolito. Questi infatti, come dice il testo [delle Sentenze] prepara le ampolle col vino e l'acqua. E per questo riceve all'ordinazione le ampolle vuote.
Le funzioni poi ordinate a preparare alla recezione del sacramento non possono esercitarsi che sugli immondi: perché i mondi sono già preparati a riceverlo. Ora, a detta di Dionigi, ci sono tre generi d'immondi. Alcuni sono addirittura infedeli, che non vogliono credere. E questi devono essere allontanati dall'assistere ai divini misteri e dall'assemblea dei fedeli. E tale è il compito degli ostiari. - Altri sono desiderosi di credere, ma sono privi d'istruzione, cioè i catecumeni. E a istruirli è deputato l'ordine dei lettori. Ecco perché viene loro affidata la lettura del vecchio Testamento, in cui sono i primi rudimenti della fede. - Altri poi sono credenti e istruiti, ma impediti dall'ossessione diabolica, cioè gli energumeni. E su di essi si esercita l'ordine degli esorcisti.
Ciò spiega il numero e la gerarchia degli ordini.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Dionigi parla degli ordini non in quanto sono sacramenti, ma in quanto sono ordinati alle funzioni gerarchiche. Ecco perché distingue in base ad esse tre ordini soltanto. E tra questi il primo, cioè l'episcopato, le compie tutte e tre; il secondo, cioè il sacerdozio, due; e il terzo una sola, cioè la purificazione; che spetta appunto al diacono, denominato ministro, comprendendo in esso tutti gli ordini inferiori. - Ma gli ordini sono sacramenti in rapporto al più nobile dei sacramenti. Perciò da questo va desunto il loro numero.
2. Nella Chiesa primitiva tutti i ministeri inferiori erano affidati ai diaconi, per la scarsità dei ministri; il che è evidente da quelle parole di Dionigi: "Tra i ministri alcuni custodiscono le porte chiuse del tempio, altri compiono qualche funzione del proprio ordine, e altri presentano ai sacerdoti sull'altare il pane sacro e il calice di benedizione". Però quei poteri erano tutti impliciti nell'unico potere del diacono. Ma in seguito, essendosi esteso il culto divino, la Chiesa ha distribuito espressamente in vari ordini quello che era implicito in uno solo. In tal senso il Maestro può dire nelle Sentenze, "che la Chiesa ha istituito" gli altri ordini.
3. Gli ordini sono ordinati principalmente all'Eucarestia, e solo di conseguenza agli altri sacramenti: poiché anche gli altri derivano da ciò che è contenuto in questo sacramento. Perciò non è necessario ricavare la divisione degli ordini dagli altri sacramenti.
4. Gli angeli differiscono tra loro nella specie: e per questo in essi può essere diverso il modo di ricevere le cose divine. E quindi in essi si distinguono anche diverse gerarchie. Invece negli ordini c'è una sola gerarchia, essendo unico il modo di ricevere le cose divine, dipendente dalla specie umana, cioè mediante l'immagine di cose sensibili. Ecco perché negli angeli non può esserci distinzione di ordini in base a dei sacramenti, come avviene presso di noi, ma solo in base alle funzioni gerarchiche esercitate da ciascun ordine su quelli inferiori. E sotto quest'aspetto i nostri ordini corrispondono ai loro: poiché nella nostra gerarchia ci sono tre tipi di ordini distinti secondo le funzioni gerarchiche, come in ciascuna delle gerarchie angeliche.
5. Il salmistato non è un ordine, ma un ufficio annesso a un ordine: siccome infatti i salmi si cantano, il cantore viene chiamato salmista. Ma cantore non è un nome di un ordine specifico. Sia perché cantare appartiene a tutto il coro. - Sia perché non ha un rapporto speciale col sacramento dell'Eucarestia. - Sia perché salmeggiare è un ufficio che talora è computato tra gli ordini in senso lato.
|