Prima pars
Quaestio 99
Articulus 1
[32603] Iª q. 99 a. 1 arg. 1 Ad primum sic proceditur. Videtur quod pueri in statu innocentiae, mox nati, virtutem perfectam habuissent ad motum membrorum. Dicit enim Augustinus, in libro de Bapt. Parvul., quod infirmitati mentis congruit haec infirmitas corporis, quae scilicet in pueris apparet. Sed in statu innocentiae nulla fuisset infirmitas mentis. Ergo neque talis infirmitas corporis fuisset in parvulis.
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Prima parte
Questione 99
Articolo 1
[32603] Iª q. 99 a. 1 arg. 1
SEMBRA che nello stato di innocenza i bambini appena nati avrebbero avuto perfetta vigoria nell'uso delle membra. Infatti:
1. Dice S. Agostino che "l'attuale infermità del corpo", che si scorge nei bambini, "corrisponde all'infermità dell'anima", Ora, nello stato di innocenza mancava qualsiasi infermità di anima. Quindi nei bambini sarebbe mancata anche tale infermità di corpo.
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[32604] Iª q. 99 a. 1 arg. 2 Praeterea, quaedam animalia statim cum nascuntur, habent virtutem sufficientem ad usum membrorum. Sed homo est nobilior aliis animalibus. Ergo multo magis est naturale homini quod statim natus virtutem habeat ad usum membrorum. Et ita videtur esse poena ex peccato consequens.
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[32604] Iª q. 99 a. 1 arg. 2
2. Vi sono degli animali che, appena nati, hanno vigoria sufficiente por l'uso delle membra. Ma l'uomo è più nobile degli altri animali. Dunque è tanto più naturale che, appena nato, l'uomo possieda la virtù di muovere le sue membra. E la privazione di essa non è che un castigo dovuto al peccato.
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[32605] Iª q. 99 a. 1 arg. 3 Praeterea, non posse consequi delectabile propositum, afflictionem inducit. Sed si pueri non habuissent virtutem ad movendum membra, frequenter accidisset quod non possent consequi aliquod delectabile eis propositum. Ergo fuisset in eis afflictio; quae non poterat esse ante peccatum. Non ergo in statu innocentiae defuisset pueris virtus ad movendum membra.
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[32605] Iª q. 99 a. 1 arg. 3
3. Non poter conseguire una cosa piacevole che ci si presenta, reca afflizione. Ma se si ammette che i bambini non avrebbero avuto la capacità di muovere le loro membra, sarebbe accaduto spesso di non poter raggiungere delle cose piacevoli loro proposte. Quindi ci sarebbe stata in essi una pena; il che è inammissibile prima del peccato. Perciò nello stato di innocenza non sarebbe mancata ai bambini la facoltà di muovere le loro membra.
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[32606] Iª q. 99 a. 1 arg. 4 Praeterea, defectus senectutis videtur correspondere defectui pueritiae. Sed in statu innocentiae non fuisset defectus senectutis. Ergo neque etiam defectus pueritiae.
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[32606] Iª q. 99 a. 1 arg. 4
4. Le infermità della vecchiaia corrispondono a quelle della puerizia. Ora, nello stato di innocenza non ci sarebbero stati gli acciacchi della vecchiaia. Dunque neppure le infermità dell'infanzia.
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[32607] Iª q. 99 a. 1 s. c. Sed contra est quod omne generatum prius est imperfectum quam perficiatur. Sed pueri in statu innocentiae fuissent per generationem producti. Ergo a principio imperfecti fuissent et quantitate et virtute corporis.
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[32607] Iª q. 99 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Ogni cosa che deriva per generazione è inizialmente imperfetta. Ma nello stato di innocenza i bambini sarebbero venuti all'esistenza per generazione. Dunque all'inizio essi sarebbero stati imperfetti nelle proporzioni e nella vigoria del corpo.
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[32608] Iª q. 99 a. 1 co. Respondeo dicendum quod ea quae sunt supra naturam, sola fide tenemus; quod autem credimus, auctoritati debemus. Unde in omnibus asserendis sequi debemus naturam rerum, praeter ea quae auctoritate divina traduntur, quae sunt supra naturam. Manifestum est autem naturale hoc esse, utpote et principiis humanae naturae competens, quod pueri mox nati non habeant sufficientem virtutem ad movendum membra. Quia homo naturaliter habet cerebrum maius in quantitate, secundum proportionem sui corporis, quam cetera animalia. Unde naturale est quod, propter maximam humiditatem cerebri in pueris, nervi, qui sunt instrumenta motus, non sunt idonei ad movendum membra. Ex alia vero parte nulli Catholico dubium est quin divina virtute fieri possit, ut pueri mox nati perfectam virtutem habeant ad motum membrorum. Constat autem per auctoritatem Scripturae, quod Deus fecit hominem rectum, et haec rectitudo consistit, ut Augustinus dicit, in perfecta subiectione corporis ad animam. Sicut ergo in primo statu non poterat esse in membris hominis aliquid quod repugnaret ordinatae hominis voluntati, ita membra hominis deficere non poterant humanae voluntati. Voluntas autem hominis ordinata est quae tendit in actus sibi convenientes. Non sunt autem iidem actus convenientes homini secundum quamlibet aetatem. Dicendum est ergo quod pueri mox nati non habuissent sufficientem virtutem ad movendum membra ad quoslibet actus; sed ad actus pueritiae convenientes, puta ad sugendum ubera, et ad alia huiusmodi.
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[32608] Iª q. 99 a. 1 co.
RISPONDO: Soltanto alle verità che trascendono la nostra natura è necessario aderire con la fede, e dobbiamo all'autorità [del rivelatore] ciò che crediamo. Di conseguenza, in tutte le altre asserzioni dobbiamo partire dalla natura delle cose, purché non si tratti di verità soprannaturali trasmesse con l'autorità di Dio. Ora, è evidente che rientra nell'ordine della natura, perché corrisponde ai primordi della natura umana, che i bambini appena nati non abbiano forza sufficiente a muovere le loro membra. La natura infatti ha dato all'uomo un cervello che, in rapporto al suo corpo, ha una mole superiore a quella desoli altri animali. Quindi è cosa naturale che, nei bambini, i muscoli, i quali sono gli strumenti diretti del moto, non siano idonei a muovere le membra, data la preponderante umidità del loro cervello. - D'altra parte nessun cattolico dubita che la virtù divina possa far sì che i bambini appena nati abbiano la perfetta capacità di muovere le membra.
Ora, l'autorità della Scrittura assicura che "Dio fece l'uomo retto" e questa rettitudine, come spiega S. Agostino, consiste nella perfetta subordinazione del corpo all'anima. Perciò, come nello stato primitivo le membra umane non potevano opporre nessuna resistenza alla volontà bene ordinata dell'uomo, così non potevano rimanere inerti. La volontà dell'uomo poi è bene ordinata, quando tende agli atti, che a lui si addicono. Ora, all'uomo non si addicono i medesimi atti in tutte le età. Perciò dobbiamo concludere che i bambini appena nati non avrebbero avuto la vigoria necessaria a muovere le membra per qualunque azione, ma solo per quelle che si addicono all’infanzia, come poppare e simili.
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[32609] Iª q. 99 a. 1 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod Augustinus loquitur de ista infirmitate quae nunc in pueris apparet etiam quantum ad actus eorum pueritiae convenientes; ut patet per ea quae praemittit, quod iuxta se iacentibus mammis, magis possunt esurientes flere quam sugere.
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[32609] Iª q. 99 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. S. Agostino parla di quella infermità, che ora si riscontra nei bambini anche rispetto agli atti propri dell'infanzia, come si rileva dalle parole del contesto: "pur avendo vicine le mammelle, essi nella fame sono più capaci di piangere che di poppare".
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[32610] Iª q. 99 a. 1 ad 2 Ad secundum dicendum quod hoc quod quaedam animalia statim nata habent usum membrorum, non est ex eorum nobilitate, cum quaedam animalia perfectiora hoc non habeant, sed hoc eis contingit ex siccitate cerebri, et quia actus proprii talium animalium sunt imperfecti, ad quos etiam parva virtus sufficere potest.
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[32610] Iª q. 99 a. 1 ad 2
2. Il fatto che certi animali appena nati hanno l'uso delle membra non dipende dalla loro nobiltà, poiché altri animali più perfetti ne sono privi; la cosa dipende dalla siccità del loro cervello, e dal fatto che le loro azioni specifiche sono così imperfette, da richiedere una virtù minima.
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[32611] Iª q. 99 a. 1 ad 3 Ad tertium patet solutio per ea quae dicta sunt in corpore. Vel potest dici quod nihil appetivissent, nisi ordinata voluntate convenisset res secundum statum suum.
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[32611] Iª q. 99 a. 1 ad 3
3. La soluzione scaturisce da quanto si è detto. Si può anche aggiungere che essi non avrebbero desiderato cosa alcuna, che non fosse conveniente al loro stato.
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[32612] Iª q. 99 a. 1 ad 4 Ad quartum dicendum quod homo in statu innocentiae generatus fuisset, sed non fuisset corruptus. Et ideo in statu illo potuissent esse aliqui defectus pueriles, qui consequuntur generationem; non autem defectus seniles, qui ordinantur ad corruptionem.
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[32612] Iª q. 99 a. 1 ad 4
4. Nello stato di innocenza l'uomo sarebbe stato soggetto alla generazione, ma non alla corruzione. Quindi potevano esserci in lui le infermità dell'infanzia connesse con la generazione, non quelle senili, che precedono il disfacimento.
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