Bibbia a fumetti - Castigat ridendo mores - da Astrologia a Vita Sociale il dizionario dei problemi dell'uomo moderno

 

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di Albino Luciani

 

EVANGELIZZARE

CON GIOIA E SPERANZA

 

di Albino Luciani

 


"Perché annunciare il Vangelo, dal momento che tutti sono salvati dalla rettitudine del cuore?".

 

Però: la rettitudine del cuore non basta da sola senza la grazia di Dio e senza il desiderio im­plicito del battesimo. In materia ha sbagliato P. Feeney, che interpretava troppo rigidamente l’ extra ecclesiam nulla salus". Ma sbagliano anche coloro che oggi si accontentano, per mandare in Paradiso, della sola "buona coscienza" e dicono che lottare per un mondo più giusto equivale, anche se si è atei, anche se non si ha il minimo desiderio del battesimo, anche se si odia la Chiesa, a essere battezzati. La "buona vo­lontà" vale, certo, ma nella misura in cui essa corrisponde alla grazia di Dio. Se fosse altrimenti, la fortuna sarebbe non l’essere cristiani, ma l’essere atei o non cri­stiani: questi ultimi senza Vangelo, senza fede, senza sacramenti, senza vita liturgica, senza resistere alle pas­sioni, senza dover im­boccare l’evangelica "porta stretta", si salve­rebbero più facilmente di noi, i pelagiani avrebbero avuto ragione, la Chiesa si sarebbe ingannata e avrebbe ingannato circa la necessità della grazia e del battesimo. Si rilegga Lumen Gentium: "Quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, e tuttavia cercano sincera­mente Dio, e coll’aiuto della grazia si sforzano di com­piere con le opere la volontà di Dio, conosciuta at­traverso il dettame della coscienza, possono conse­guire la salvezza eterna. Né la divina provvidenza nega gli aiuti necessari alla salvezza a coloro che senza colpa da parte loro non sono ancora arrivati a una conoscenza esplicita di Dio, e si sforzano, non senza la grazia divina, di condurre una vita retta (le sottolineature sono mie). Poiché tutto ciò che di buono e di vero si trova in loro, è ritenuto dalla chiesa come una preparazione al Vangelo, e come dato da colui che illumina ogni giorno, affinché abbia fi­nalmente la vita".

 

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Altra difficoltà: "il mondo e la storia sono pieni dei “germi del Verbo”; è illusione di portare il Vangelo là dove esso già si trova nei semi, che il Signore stesso vi ha sparsi".

 

Risposta: I “semina Verbi" sono aiuto, prepa­razione della evangelizza­zione, ma non di più. Se l’evangelizzazione manca, Dio può sostituirla con mezzi straordinari che lui solo conosce in vista della salvezza. Peraltro, se il Figlio è venuto, ciò è stato precisamente per ri­velarci, mediante la sua parola e la sua vita, i sen­tieri ordinari della sal­vezza. E ci ha ordinato di trasmettere agli altri questa rivelazione con la sua stessa autorità. Non sarà inutile che ciascun cri­stiano e ciascun evangeliz­zatore approfondisca nella preghiera questo pensiero: gli uomini po­tranno salvarsi anche per altri sentieri, grazie alla misericordia di Dio, benché noi non annun­ziamo loro il Vangelo; ma potremo noi salvarci se, per negligenza, per paura, per vergogna, ciò che S. Paolo chiamava “arrossire del Vangelo”, o in conse­guenza di idee false, tra­scuriamo di annunziarlo?"

 

Altro ostacolo all’evan­gelizzazione: la mancanza di fervore, che “si mani­festa nella stanchezza, nella delusione, nell’acco­modamento, nel disinte­resse, e soprattutto nella mancanza di gioia e di spe­ranza".

 

COME EVANGELIZZARE

 

      1.Con la testimonianza della vita. "L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o, se ascolta i maestri, lo fa perché sono testimoni". “Lo diciamo a tutti: bisogna che il nostro zelo per l’evangelizza­zione scaturisca da una vera santità di vita ... senza questo contrassegno di santità, la nostra parola difficilmente si aprirà la strada del cuore del­l’uomo del nostro tempo, ma rischia di essere vana e infeconda". Con pensieri tratti da 1 Pt 31, dall’Oc­tavius di Minucio Felice e dall’Apologeticum di Ter­tulliano, EN dice: "Ecco un cristiano o un gruppo di cristiani, in seno alla co­munità di uomini nella quale vivono, manife­stano capacità di com­prensione e di accogli­mento, comunione di vita e di destino con gli altri, so­lidarietà negli sforzi di tutti per tutto ciò che è nobile e buono. Ecco: essi irradiano, inoltre, in ma­niera molto semplice e spontanea, la fede in alcuni valori che sono al di là dei valori correnti, e la speranza in qualche cosa che non si vede, e che non si oserebbe immaginare. Allora con tale testimo­nianza senza parole, questi cristiani fanno salire nel cuore di coloro che il vedono vivere, do­mande irresistibili: perché sono così? Perché vivono in tal modo? Che cosa o chi li ispira? Perché sono in mezzo a noi? Ebbene, una tale testimonianza è già una proclamazione silen­ziosa, ma molto forte ed ef­ficace".

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2. Con la predicazione "ad extra". Anche la più bella testimonianza si rivelerà a lungo impotente, se non è illuminata, giustificata, ciò che Pietro chiamava "dare le ragioni della propria speranza , espli­citata da un annuncio chiaro e inequivocabile del Signore Gesù.

 

"Come potranno cre­dere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza che uno lo annunzi? ...".

 

Questa legge posta un giorno dall’apostolo Paolo conserva ancor oggi tutta la sua forza ... "la fatica, che provocano al giorno d’oggi tanti discorsi vuoti, e l’attualità di molte altre forme di comunicazione non devono tuttavia dimi­nuire la forza permanente della parola, né far perdere fiducia in essa"".

 

"La Chiesa si sentirebbe colpevole di fronte al suo Signore se non adoperasse i mass media, questi po­tenti mezzi, che l’intelli­genza umana rende ogni giorno più perfezionati; servendosi di essi la Chiesa “predica sui tetti” il mes­saggio di cui è deposi­taria; in loro essa trova una versione moderna ed ef­ficace del pulpito. Grazie ad essa riesce a parlare alle moltitudini".

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3. Con la predicazione "ad intra".

 

a)          L’ "omelia" ha un ruolo speciale nell’evangelizza­zione, nella misura in cui esprime la fede profonda del ministro sacro che predica, ed è impregnata di amore ... e fedele al Ma­gistero della Chiesa…., piena di speranza, nu­triente per la fede, genera­trice di pace e di unità. Molte comunità parroc­chiali o di altro tipo vivono e si consolidano grazie alla omelia di ogni domenica, quando essa ha tali qualità". Ciò non si è sempre verificato, se Du­panloup ha potuto dire: "In Francia si tengono ogni domenica 30 mila omelie: ciononostante, la Francia è ancora cri­stiana"!

 

b)         I sacramenti in quanto legati alla parola. Il compito, infatti, dell’evangelizza­zione è precisamente quello di educare nella fede in modo tale che essa conduca ciascun cristiano a vivere i sacramenti come veri sacramenti della fede, e non a riceverli passiva­mente o a subirli.

 

c)          Le circostanze più varie, che "offrono l'occasione di un annuncio discreto, ma incisivo, di ciò che il Si­gnore ha da dire in questa circostanza".

 

d)         La catechesi. "L'intelli­genza, soprattutto quella dei fanciulli e degli adole­scenti, ha bisogno di ap­prendere, mediante un in­segnamento religioso si­stematico, i dati fonda­mentali, il contenuto vivo della verità che Dio ha voluto trasmettere e che la Chiesa ha cercato di espri­mere in materia sempre più ricca ... Lo sforzo di evangelizzazione trarrà un grande profitto, sul piano dell’insegnamento catechetico dato in chiesa, nelle scuole, là dove è pos­sibile, in ogni caso nelle fa­miglie cristiane, se i cate­chisti dispongono di testi appropriati, aggiornati con saggezza e compe­tenza, sotto l’autorità dei Vescovi. I metodi dovran­no essere adatti all’età, alla cultura, alla capacità delle persone, nella costante ri­cerca di fissare nella me­mona, nell’intelligenza e nel cuore verità essenziali che dovranno impregnare la vita intera".

 

e)  Il contatto personale da persona a persona, che il Signore "ha spesso pra­ticato, come ad esempio attestano le conversazioni con Nicodemo, Zaccheo, la Samaritana, Simone il fariseo e con altri, ed anche gli Apostoli ... Noi non potremmo lodare a sufficienza quei sacerdoti che, attraverso il sacra­mento della penitenza o attraverso il dialogo pa­storale, si mostrano pronti a guidare le persone nelle vie del Vangelo, a confer­marle nei loro sforzi, a rial­zarle se sono cadute, ad as­sisterle sempre con discer­nimento e disponibilità".

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Opera Omnia, Vol. 7, pp.228-292


 

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