CAPITOLO TERZO: LA
RISPOSTA DELL’UOMO A DIO
INTRODUZIONE
[142] Con
la sua Rivelazione
«Dio invisibile nel suo immenso amore parla agli uomini come ad amici e si
intrattiene con essi per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé» . La
risposta adeguata a questo invito è la fede.
[143] Con
la fede l’uomo
sottomette pienamente a Dio la propria intelligenza e la propria volontà. Con tutto
il suo essere l’uomo dà il proprio assenso a Dio rivelatore . La Sacra
Scrittura chiama «obbedienza della fede» questa risposta dell’uomo a Dio che
rivela .
Articolo 1: IO
CREDO
III. Le caratteristiche della fede
La fede è una grazia
[153] Quando san Pietro confessa
che Gesù è «il Cristo, il Figlio del Dio vivente», Gesù gli dice: «Né la carne
né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli» (Mt 16,17) . La fede è un dono di Dio,
una virtù soprannaturale da Lui infusa. «Perché si possa prestare questa fede,
è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e gli aiuti interiori
dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi
della mente, e dia “a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità”»
.
La fede è un atto umano
[154] È impossibile credere senza
la grazia e gli aiuti interiori dello Spirito Santo. Non è però meno vero che
credere è un atto autenticamente umano. Non è contrario né alla libertà né
all’intelligenza dell’uomo far credito a Dio e aderire alle verità da lui
rivelate. Anche nelle relazioni umane non è contrario alla nostra dignità
credere a ciò che altre persone ci dicono di sé e delle loro intenzioni, e far
credito alle loro promesse (come, per esempio, quando un uomo e una donna si
sposano), per entrare così in reciproca comunione. Conseguentemente, ancor meno
è contrario alla nostra dignità «prestare, con la fede, la piena sottomissione
della nostra intelligenza e della nostra volontà a Dio quando si rivela» ed entrare in tal modo in intima comunione
con lui.
[155] Nella fede, l’intelligenza e
la volontà umane cooperano con la grazia divina: «Credere est actus intellectus assentientis veritati divinae ex imperio
voluntatis a Deo motae per gratiam - Credere è un atto dell’intelletto che,
sotto la spinta della volontà mossa da Dio per mezzo della grazia, dà il
proprio consenso alla verità divina» .
La fede e l’intelligenza
[156] Il motivo di credere non
consiste nel fatto che le verità rivelate appaiano come vere e intelligibili
alla luce della nostra ragione naturale. Noi crediamo «per l’autorità di Dio
stesso che le rivela, il quale non può né ingannarsi né ingannare». «Nondimeno,
perché l’ossequio della nostra fede fosse conforme alla ragione, Dio ha voluto
che agli interiori aiuti dello Spirito Santo si accompagnassero anche prove
esteriori della sua Rivelazione» . Così i miracoli di Cristo e dei santi, le profezie, la diffusione e la santità
della Chiesa, la sua fecondità e la sua stabilità «sono segni certissimi della
divina Rivelazione, adatti ad ogni intelligenza», sono «motivi di credibilità»
i quali mostrano che l’assenso della fede non è «affatto un cieco moto dello
spirito» .
[157] La fede è certa, più certa
di ogni conoscenza umana, perché si fonda sulla Parola stessa di Dio, il quale
non può mentire. Indubbiamente, le verità rivelate possono sembrare oscure alla
ragione e all’esperienza umana, ma «la certezza data dalla luce divina è più
grande di quella offerta dalla luce della ragione naturale» . «Diecimila
difficoltà non fanno un solo dubbio» .
[158] «La fede cerca di comprendere»: è caratteristico della fede che il credente
desideri conoscere meglio colui nel quale ha posto la sua fede, e comprendere
meglio ciò che egli ha rivelato; una conoscenza più penetrante richiederà a sua
volta una fede più grande, sempre più ardente d’amore. La grazia della fede
apre «gli occhi della mente» (Ef 1,18)
per una intelligenza viva dei contenuti della Rivelazione, cioè dell’insieme
del disegno di Dio e dei misteri della fede, dell’intima connessione che li
lega tra loro e con Cristo, centro del Mistero rivelato. Ora, «affinché
l’intelligenza della Rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito
Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni» . Così, secondo
il detto di sant’Agostino, «credo per comprendere e comprendo per meglio
credere» .
[159] Fede
e scienza.
«Anche se la fede è sopra la ragione, non vi potrà mai essere vera divergenza
tra fede e ragione: poiché lo stesso Dio che rivela i misteri e comunica la
fede, ha anche deposto nello spirito umano il lume della ragione, questo Dio
non potrebbe negare se stesso, né il vero contraddire il vero» . «Perciò la
ricerca metodica di ogni disciplina, se procede in maniera veramente
scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale contrasto con la
fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno origine dal
medesimo Dio. Anzi, chi si sforza con umiltà e perseveranza di scandagliare i
segreti della realtà, anche senza che egli se ne avveda, viene come condotto
dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che
siano quello che sono» .
La libertà della fede
[160] Per essere umana, la
risposta della fede data dall’uomo a Dio deve essere volontaria; «nessuno
quindi può essere costretto ad abbracciare la fede contro la sua volontà.
Infatti l’atto di fede è volontario per sua stessa natura» . «Dio chiama certo
gli uomini a servire lui in spirito e verità, per cui essi sono vincolati in
coscienza ma non coartati... Ciò è apparso in sommo grado in Cristo Gesù» .
Infatti, Cristo ha invitato alla fede e alla conversione, ma a ciò non ha
affatto costretto. Ha reso testimonianza alla verità», ma non ha voluto
«imporla con la forza a coloro che la respingevano. Il suo regno... cresce in
virtù dell’amore, con il quale Cristo, esaltato in croce, trae a sé gli uomini»
.
La necessità della fede
[161] Credere in Gesù Cristo e in
colui che l’ha mandato per la nostra salvezza, è necessario per essere salvati
. «Poiché “senza la fede è impossibile essere graditi a Dio” (Eb 11,6) e condividere le condizioni
di suoi figli, nessuno può essere mai giustificato senza di essa e nessuno
conseguirà la vita eterna se non “persevererà in essa sino alla fine” (Mt 10,22; Mt 24,13)» .
La perseveranza nella
fede
[162] La fede è un dono che Dio fa
all’uomo gratuitamente. Noi possiamo perdere questo dono inestimabile. San
Paolo, a questo proposito, mette in guardia Timoteo: Combatti «la buona
battaglia con fede e buona coscienza, poiché alcuni che l’hanno ripudiata hanno
fatto naufragio nella fede» (1Tm 1,18-19).
Per vivere, crescere e perseverare nella fede sino alla fine, dobbiamo nutrirla
con la Parola di Dio; dobbiamo chiedere al Signore di accrescerla; essa deve operare «per mezzo della carità» (Gal 5,6), essere sostenuta dalla speranza
ed essere radicata nella fede della Chiesa.
La fede - inizio della
vita eterna
[163] La fede ci fa gustare come
in anticipo la gioia e la luce della visione beatifica, fine del nostro
pellegrinare quaggiù. Allora vedremo Dio «a faccia a faccia» (1Cor 13,12), «così come egli è» (1Gv 3,2). (1Gv 3, 2). La fede, quindi,
è già l’inizio della vita eterna:Fin d’ora contempliamo come in uno specchio, quasi
fossero già presenti, le realtà meravigliose che ci riservano le promesse e
che, per la fede, attendiamo di godere .
[164] Ora, però, «camminiamo nella
fede e non ancora in visione» (2Cor 5,7),
e conosciamo Dio «come in uno specchio, in maniera confusa..., in modo
imperfetto» (1Cor 13,12). La
fede, luminosa a motivo di Colui nel quale crede, sovente è vissuta
nell’oscurità. La fede può essere messa alla prova. Il mondo nel quale viviamo
pare spesso molto lontano da ciò di cui la fede ci dà la certezza; le
esperienze del male e della sofferenza, delle ingiustizie e della morte
sembrano contraddire la Buona Novella, possono far vacillare la fede e
diventare per essa una tentazione.
[165] Allora
dobbiamo volgerci verso i testimoni
della fede: Abramo, che credette, «sperando contro ogni speranza» (Rm 4,18); la Vergine Maria che, nel
«cammino della fede», è giunta fino
alla «notte della fede» partecipando
alla sofferenza del suo Figlio e alla notte della sua tomba; e molti altri
testimoni della fede. «Circondati da un così gran nugolo di testimoni, deposto
tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza
nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e
perfezionatore della fede» (Eb 12,1-2)