I.
L’avvenimento storico e trascendente
[639] Il mistero della
Risurrezione di Cristo è un avvenimento reale che ha avuto manifestazioni
storicamente constatate, come attesta il Nuovo Testamento. Già verso l’anno 56
san Paolo può scrivere ai cristiani di Corinto: «Vi ho trasmesso dunque,
anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri
peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno
secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici» (1Cor 15,3-4). L’Apostolo parla qui
della tradizione viva della Risurrezione che egli aveva appreso dopo la sua
conversione alle porte di Damasco .
Il sepolcro vuoto
[640] «Perché cercate tra i morti
colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato» (Lc 24,5-6). Nel quadro degli avvenimenti di Pasqua, il primo
elemento che si incontra è il sepolcro vuoto. Non è in sé una prova diretta.
L’assenza del corpo di Cristo nella tomba potrebbe spiegarsi altrimenti .
Malgrado ciò, il sepolcro vuoto ha costituito per tutti un segno essenziale. La
sua scoperta da parte dei discepoli è stato il primo passo verso il
riconoscimento dell’evento della Risurrezione. Dapprima è il caso delle pie
donne, poi di Pietro . «Il discepolo...
che Gesù amava» (Gv 20,2)
afferma che, entrando nella tomba vuota e scorgendo «le bende per terra» (Gv 20,6), «vide e credette» (Gv 20,8). Ciò suppone che egli abbia
constatato, dallo stato in cui si trovava il sepolcro vuoto, che l’assenza del corpo di Gesù non poteva
essere opera umana e che Gesù non era semplicemente ritornato ad una vita
terrena come era avvenuto per Lazzaro .
Le apparizioni del
Risorto
[641] Maria di Magdala e le pie
donne che andavano a completare l’imbalsamazione del Corpo di Gesù, sepolto in fretta la sera del Venerdì Santo
a causa del sopraggiungere del Sabato,
sono state le prime ad incontrare il Risorto . Le donne furono così le
prime messaggere della Risurrezione di Cristo per gli stessi Apostoli . A loro
Gesù appare in seguito: prima a Pietro, poi ai Dodici . Pietro, chiamato a
confermare la fede dei suoi fratelli,
vede dunque il Risorto prima di loro ed è sulla sua testimonianza che la
comunità esclama: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone» (Lc 24,34).
[642] Tutto ciò che è accaduto in
quelle giornate pasquali impegna ciascuno degli Apostoli - e Pietro in modo del
tutto particolare - nella costruzione dell’era nuova che ha inizio con il
mattino di Pasqua. Come testimoni del Risorto essi rimangono le pietre di
fondazione della sua Chiesa. La fede della prima comunità dei credenti è
fondata sulla testimonianza di uomini concreti, conosciuti dai cristiani e,
nella maggior parte, ancora vivi in mezzo a loro. Questi testimoni della
Risurrezione di Cristo sono prima di
tutto Pietro e i Dodici, ma non solamente loro: Paolo parla chiaramente di più
di cinquecento persone alle quali Gesù è apparso in una sola volta, oltre che a
Giacomo e a tutti gli Apostoli .
[643] Davanti a queste
testimonianze è impossibile interpretare la Risurrezione di Cristo al di fuori
dell’ordine fisico e non riconoscerla come un avvenimento storico. Risulta dai
fatti che la fede dei discepoli è stata sottoposta alla prova radicale della
passione e della morte in croce del loro Maestro da lui stesso preannunziata .
Lo sbigottimento provocato dalla passione fu così grande che i discepoli
(almeno alcuni di loro) non credettero subito alla notizia della Risurrezione.
Lungi dal presentarci una comunità presa da una esaltazione mistica, i Vangeli
ci presentano i discepoli smarriti e
spaventati, perché non hanno creduto
alle pie donne che tornavano dal sepolcro e «quelle parole parvero loro come un
vaneggiamento» (Lc 24,11) .
Quando Gesù si manifesta agli Undici la sera di Pasqua, li rimprovera «per la
loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo
avevano visto risuscitato» (Mc 16,14).
[644] Anche messi davanti alla
realtà di Gesù risuscitato, i discepoli dubitano ancora, tanto la cosa appare loro impossibile:
credono di vedere un fantasma . «Per la grande gioia ancora non credevano ed
erano stupefatti» (Lc 24,41).
Tommaso conobbe la medesima prova del dubbio
e, quando vi fu l’ultima apparizione in Galilea riferita da Matteo,
«alcuni... dubitavano» (Mt 28,17).
Per questo l’ipotesi secondo cui la Risurrezione sarebbe stata un «prodotto»
della fede (o della credulità) degli Apostoli, non ha fondamento. Al contrario,
la loro fede nella Risurrezione è nata - sotto l’azione della grazia divina -
dall’esperienza diretta della realtà di Gesù Risorto.
Lo stato dell’umanità di
Cristo risuscitata
[645] Gesù risorto stabilisce con
i suoi discepoli rapporti diretti, attraverso il contatto e la condivisione del pasto . Li invita a
riconoscere da ciò che egli non è un fantasma,
ma soprattutto a constatare che il corpo risuscitato con il quale si
presenta a loro è il medesimo che è stato martoriato e crocifisso, poiché porta
ancora i segni della passione . Questo corpo autentico e reale possiede però al
tempo stesso le proprietà nuove di un corpo glorioso; esso non è più situato nello
spazio e nel tempo, ma può rendersi presente a suo modo dove e quando
vuole, poiché la sua umanità non può
più essere trattenuta sulla terra e ormai non appartiene che al dominio divino
del Padre . Anche per questa ragione Gesù risorto è sovranamente libero di
apparire come vuole: sotto l’aspetto di un giardiniere o sotto altre sembianze, che erano familiari ai discepoli, e ciò per
suscitare la loro fede .
[646] La Risurrezione di Cristo
non fu un ritorno alla vita terrena, come lo fu per le risurrezioni che egli
aveva compiute prime della Pasqua: quelle della figlia di Giairo, del giovane
di Naim, di Lazzaro. Questi fatti erano avvenimenti miracolosi, ma le persone
miracolate ritrovavano, per il potere di Gesù, una vita terrena «ordinaria». Ad
un certo momento esse sarebbero morte di nuovo. La Risurrezione di Cristo è
essenzialmente diversa. Nel suo Corpo risuscitato egli passa dallo stato di
morte ad un’altra vita al di là del tempo e dello spazio. Il Corpo di Gesù è,
nella Risurrezione, colmato della potenza dello Spirito Santo; partecipa alla
vita divina nello stato della sua gloria, sì che san Paolo può dire di Cristo
che egli è «l’uomo celeste» .
La
Risurrezione come evento trascendente
[647] «O notte - canta l’«Exultet» di Pasqua - tu solo hai meritato di conoscere il tempo e l’ora in cui Cristo è risorto dagli inferi». Infatti, nessuno è stato testimone oculare dell’avvenimento stesso della Risurrezione e nessun evangelista lo descrive. Nessuno ha potuto dire come essa sia avvenuta fisicamente. Ancor meno fu percettibile ai sensi la sua essenza più intima, il passaggio ad un’altra vita. Avvenimento storico constatabile attraverso il segno del sepolcro vuoto e la realtà degli incontri degli Apostoli con Cristo risorto, la Risurrezione resta non di meno, in ciò in cui trascende e supera la storia, al cuore del Mistero della fede. Per questo motivo Cristo risorto non si manifesta al mondo, ma ai suoi discepoli, «a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme», i quali «ora sono i suoi testimoni davanti al popolo» (At 13,31).