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I

I. Gesù e la Legge

 

[577]   Gesù ha fatto una solenne precisazione all’inizio del Discorso della Montagna, quando ha presentato, alla luce della grazia della Nuova Alleanza, la Legge data da Dio sul Sinai al momento della Prima Alleanza:

 

"Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla Legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel Regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel Regno dei cieli" (Mt 5,17-19).

 

            [578]   Gesù, il Messia d’Israele, il più grande quindi nel Regno dei cieli, aveva il dovere di

osservare la Legge, praticandola nella sua integralità fin nei minimi precetti, secondo le sue stesse parole. Ed è anche il solo che l’abbia potuto fare perfettamente . Gli Ebrei, secondo quanto essi stessi confessano, non hanno mai potuto osservare la Legge nella sua integralità senza trasgredire il più piccolo precetto . Per questo, ogni anno, alla festa dell’Espiazione, i figli d’Israele chiedono perdono a Dio per le loro trasgressioni della Legge. In realtà, la Legge costituisce un tutto unico e, come ricorda san Giacomo, «chiunque osservi tutta la Legge, ma la trasgredisca in un punto solo, diventa colpevole di tutto» (Gc 2,10) .

 

[579]   Il principio dell’integralità dell’osservanza della Legge, non solo nella lettera ma nel suo spirito, era caro ai farisei. Mettendolo in forte risalto per Israele, essi hanno condotto molti Ebrei del tempo di Gesù a uno zelo religioso estremo . E questo, se non voleva risolversi in una casistica «ipocrita»,  non poteva che preparare il Popolo a quell’inaudito intervento di Dio che sarà l’osservanza perfetta della Legge da parte dell’unico Giusto al posto di tutti i peccatori .

 

[580]   L’adempimento perfetto della Legge poteva essere soltanto l’opera del divino Legislatore nato sotto la Legge nella Persona del Figlio . Con Gesù, la Legge non appare più incisa su tavole di pietra ma scritta nel «cuore» (Ger 31,33) del Servo che, proclamando «il diritto con fermezza» (Is 42,3), diventa l’«Alleanza del Popolo» (Is 42,6). Gesù compie la Legge fino a prendere su di sé «la maledizione della Legge» (Gal 3,13), in cui erano incorsi coloro che non erano rimasti fedeli «a tutte le cose scritte nel libro della Legge» (Gal 3,10); infatti la morte di Cristo intervenne «per la redenzione delle colpe commesse sotto la Prima Alleanza» (Eb 9,15).

 

[581]   Gesù è apparso agli occhi degli Ebrei e dei loro capi spirituali come un «rabbi» . Spesso egli ha usato argomentazioni che rientravano nel quadro dell’interpretazione rabbinica della Legge . Ma al tempo stesso, Gesù non poteva che urtare i dottori della Legge; infatti, non si limitava a proporre la sua interpretazione accanto alle loro: «Egli insegnava come uno che ha autorità e non come i loro scribi» (Mt 7,29). In lui, è la Parola stessa di Dio, risuonata sul Sinai per dare a Mosè la Legge scritta, a farsi di nuovo sentire sul Monte delle Beatitudini . Essa non abolisce la Legge, ma la porta a compimento dandone in maniera divina l’interpretazione definitiva: «Avete inteso che fu detto agli antichi... ma io vi dico» (Mt 5,33-34). Con questa stessa autorità divina, Gesù sconfessa certe «tradizioni degli uomini» (Mc 7,8) care ai farisei i quali annullano «la Parola di Dio» (Mc 7,13).

 

[582]   Spingendosi oltre, Gesù dà compimento alla Legge sulla purità degli alimenti, tanto importante nella vita quotidiana giudaica, svelandone il senso «pedagogico»  con una interpretazione divina: «Tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può contaminarlo... Dichiarava così mondi tutti gli alimenti... Ciò che esce dall’uomo, questo sì contamina l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore dell’uomo, escono le intenzioni cattive» (Mc 7,18-21). Dando con autorità divina l’interpretazione definitiva della Legge, Gesù si è trovato a scontrarsi con certi dottori della Legge, i quali non ne accettavano la sua interpretazione, sebbene fosse garantita dai segni divini che la accompagnavano . Ciò vale soprattutto per la questione del sabato: Gesù ricorda, ricorrendo spesso ad argomentazioni rabbiniche,  che il riposo del sabato non viene violato dal servizio di Dio  o del prossimo,  servizio che le guarigioni da lui operate compiono.

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